Documenterò il vissuto politico come testimone personale

Marcia delle donnedi Donato Galeone* – Non ho letto, ancora, i due libri di Ermisio Mazzocchi e di Tommaso Baris commentati dal direttore di info@unoetre.it Ignazio Mazzoli mentre leggo, con interesse, il pezzo di “Storia vissuta per una futura umanità” – scritto da Giuseppe Grillo – a commento di parte del libro “Partiti e Società nel Lazio Meridionale” 1964-1994. I due commenti alimentano curiosità, pur se riferite a parti politiche distinte e distanti, anche e non solo in questi giorni estivi disagiati e di scarsa mobilità vacanziera.

Io penso (nel rispetto reciproco di ogni commento, parlando o scrivendo di storia, guardando al futuro del nostro Paese, del Basso Lazio e della Provincia di Frosinone nel contesto globale e socioeconomico europeo) che il commento di Ignazio Mazzoli e di Giuseppe Grillo meritano una più articolata ed ampia riflessione storica non solo nazionale, regionale laziale e provinciale ciociara.

Riflessione, a mio avviso, che va oltre i “rapporti politici” intercorsi e rilevati nelle scelte più vere, discutibili e critiche – tra i maggiori Partiti e Sindacati democratici e/o aggregazioni sociali, quali essenziali strumenti basilari di democrazia attiva e non solo formale.

Così come realisticamente, ad oggi, se vogliamo parlare di un ” nuovo sviluppo vero” non possiamo non riferirci – innanzitutto – alle insufficienze di persistenti “capacità produttive” che si compongono di “lavoro”; di capitali e tecnologie; di imprenditorialità che organizza la produzione e di banche che la finanziano, nonché, di istituzioni che non rapidamente forniscono “servizi efficienti” per raggiungere mercati globali “sregolati” difficilmente accessibili alle piccole e medie imprese.

Nel concreto, per comprendere il presente di prevalente”capitalismo finanziario” – guardando al passato di “socialismo reale” – appare utile quanto indispensabile convenire per conoscere – confrontandoci – sul come e perché il “sistema produttivo” tanto nel Paese quanto nell’area laziale meridionale ha avuto – in assenza di programmata politica industriale – una prima forte espansione, poi inceppatasi, con la crisi energetica degli anni 1973, fino alla impennata inflazionistica vissuta verso la metà degli anni ottanta.

Così come dobbiamo, oggettivamente, rilevare – dal 1992 – il crollo dei nostri conti con l’estero; quello della lira e della crescita del debito pubblico che già, nel corso dell’ultimo decennio del secolo , con fatica, l’Italia cercò di avvicinarsi alla Unione Europea e alla moneta unica, con prelievi straordinari e con chiusura di imprese decotte dal “mordi e fuggi”.

Per competere, poi, con l’arrivo dell’euro ad inizio del nuovo millennio, tra la caduta del 2001 e la recessione del 2008-2013, del “sistema produttivo” che non è più cresciuto, esporta poco e si investe pochissimo.

Sono questi, indubbiamente, le “cornici o scenari” socio-economici di gran parte degli anni 1964-1994, raccontati da Ermisio Mazzocchi, nel contesto di una “società di laziale meridionale” entro cui collocare, storicamente, “nuovi e vecchi insediamenti produttivi” della nostra Provincia, prevalentemente, lungo l’asse autostradale Roma-Napoli e verso le aree tradizionali manifatturiere interne di Sora-Isola del Liri.

Proprio in quegli anni va rilevato l’estendersi e l’acuirsi del disagio sciale di famiglie coinvolte dalle crescenti “crisi aziendali” che già nei primi mesi del 1975, la stessa Chiesa Diocesana di Veroli-Frosinone approvava alla unanimità la promozione – nella 2^ Domenica di Quaresima – di una colletta da devolvere ai disoccupati, nei modi più opportuni, quale segno di “solidarietà umana” e di sostegno del “LAVORO” anche con l’azione sindacale unitaria dei lavoratori

Ed il 3 marzo 1975, la Federazione Provinciale della CGIL-CISL-UIL, valutando positivamente l’iniziativa del Vescovo Michele Federici e del Clero Diocesano verso gli operai – uniti – per salvaguardare i posti di lavoro mentre si sollecitavano ulteriori momenti di “confronto e di impegno” sia istituzionali che tra rappresentanze delle parti politiche-partitiche, mirati a bloccare e superare il crescente disagio sociale, segnalato giorno dopo giorno anche dalle comunità de Lazio meridionale.

E nell’autunno del 1975, la Camera di Commercio-Industria-Agricoltura promosse un confronto istituzionale per approfondire lo “stato delle cose” entrando nel merito dello sviluppo territoriale frusinate e del basso Lazio (Periodico n. 1 di ottobre-novembre 1975).

Personalmente, sia quale rappresentante della Cisl che della Federazione CGIL-CISL-UIL, evidenziai le positività e le incompiutezze, tra luci e ombre, degli interventi incentivati dello Stato nella economia locale – non programmata né funzionali per tipologie settoriali trainanti – verso una equilibrata trasformazione territoriale congiunta a visibile crescita sociale, per elevare a dignità il lavoro professionalizzato continuo, contrattato e partecipato.

A mio avviso, ieri come oggi, con il riconoscimento di “crisi industriale complessa” (Legge 7 agosto 2012 n.134) – pur appesantita dai circa 100.000 disoccupati – riemerge il “Parlare del passato guardando al futuro”.

Necessario, nei prossimi mesi, avviare la traduzione quantificata degli investimenti “incentivati”programmabili in “coerenze innovative”- verificabili in almeno tre punti da condividere e se:
1- funzionali all’armonizzazione dello sviluppo territoriale provinciale e laziale;
2- funzionali al nuovo modo di lavorare nelle imprese tecnologicamente avanzate;
3- disponibili alla partecipazione del lavoro, contrattata, in relazione ai risultati di produttività.
E’ riconosciuto, ormai, che le crisi dei vari modelli di sviluppo “non sono neutrali” ed ecco, quindi, l’appello da condividere verso la “Armonizzazione e Partecipazione” alle scelte di sviluppo territoriale con il “LAVORO” e non solo auspicando crescita a capitalismo globale e selvaggio.

Ciò significa, tanto ieri quanto oggi, che il soggetto economico impresa – tecnologicamente avanzata per competere nel mercato mondiale – dovrà condividere e convenire sul “come usare il territorio e cosa fare nell’agglomerato da ristrutturare e rilanciare” valutando, certamente, i costi di tutti i fattori e le componenti tipologiche-produttive dimensionate agli investimenti ed ai posti di lavoro organici professionalmente necessari e le quote di profitto, indispensabili, da reinvestire.

Anch’io leggerò volentieri i due libri di Ermisio Mazzocchi e di Tommaso Baris per conoscere sia i racconti altrui che, per maggiore conoscenza, dei contributi propositivi di un passato “storico del PCI e della DC” laziale e ciociara – nei rispettivi ruoli istituzionali – svolti tanto nel governo della Regione Lazio (1975-1979) quanto (1976-1979) nel Parlamento.

E, volentieri, volta a volta, documenterò il vissuto politico – non solo PCI e DC – ma anche di testimone personale nella gestione del Consorzio ASI della Provincia di Frosinone, nella funzione di Consigliere capo gruppoDC, che si concluse mediante mie dimissioni motivate nell’ottobre 1981.

(*) ex Segretario Provinciale Cisl di Frosinone e Regionale Lazio
16 luglio 2013

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