di Ignazio Mazzoli – I perché nazionali. Il 31 ottobre scorso alle 21,25 un comunicato della Commissione di Garanzia per il Congresso del PD provinciale annunciava la sospensione di tutti i congressi in corso e convocati nelle date del 31 Ottobre, 1/2/3 novembre, per garantire la regolarità del procedimento congressuale, con un voto della maggioranza dei presenti di quell’organismo in cui sono rappresentate tutte le aree presenti nella federazione di Frosinone.
E dopo cosa è avvenuto? Ne sono piene le cronache dei giornali, non solo locali e le pagine di Facebook. Alcuni congressi si sono svolti altri no. E’ come se fossero due partiti distinti, ognuno con proprie regole.
E’ possibile cercare di capire? Tentar non nuoce.
Tre candidati alla Segreteria della Federazione di Frosinone del PD Sara Battisti, Mario D’Alessandro e Alessandro Martini sospendono la loro candidatura per protestare contro una proliferazione improvvisa e numericamente esuberante di tessere che andrebbero a sostegno del quarto candidato Simone Costanzo e per ripristinare una corretta competizione chiedono alla Commissione per il congresso e ottengono la sospensione cautelativa in attesa che intervengano gli organi superiori. Frosinone diviene un caso nazionale insieme a quelli di altre province dal nord al sud d’Italia che si evidenzia anche nella contrapposizione sulle regole della competizione congressuale fra i principali candidati alla guida del PD Gianni Cuperlo e Matteo Renzi.
Primo – Non siamo di fronte ad episodio solamente provinciale e nemmeno solo regionale visto che anche a Roma si sono verificate circostanze molto criticabili.
Secondo – Perché la vicenda di Frosinone è diventata così evidente al punto da essere emblematica tanto che i candidati ciociari sono inseguiti dai redattori di molte testate giornalistiche e televisive per essere ascoltati e intervistati? (vedi Ballarò del 5 novembre).
Al primo aspetto si può risponde riconoscendo che certe “regole” appaiono espedienti infantili di compromessi che per accontentare tutti alla fine mortificano solo una convincente immagine del partito che le adotta.
Perché non riconoscere che chi ha diritto a votare può essere solo una platea di iscritti consolidata ad una data determinata antecedente alla celebrazione del congresso? Scegliere di poter accettare nuovi iscritti con diritto di voto fino all’ultimo momento significa invitare alla competizione delle iscrizioni. Queste sono “non regole”. Sono soluzioni prive di ogni identità associativa e non sollecitano alcuna voglia di adesione. Valgono solo il tempo di una promessa occasionale e temporalmente molto limitata. Qualcuno ha scritto su Facebook “si mettono in discussione le tessere fasulle, che poi sarebbero quelle di chi viene solo a votare e dal giorno successivo non partecipa alla vita di partito”, certamente, queste sono non iscrizioni e non possono essere in alcun modo paragonate alle tessere di chi nel bene e nel male dentro un partito vuole starci non per un attimo compiacente.
Qui, aldilà delle vicende locali, c’è il grande problema del PD. Di quale sia la sua identità e soprattutto quali siano gli interessi reali che vuole sostenere e difendere.
In una stagione di tensioni politiche e sociali senza precedenti in epoca di “pace” la situazione è aggravata dalle tensioni interne dei partiti, di quelli che dovrebbero essere i protagonisti della rinascita del Paese.
Credo che con un piccolo sforzo di astrazione ognuno possa vedere come sia in atto un tiro alla fune ad uno dei capi della quale c’è anche chi è disposto a spezzarla pur di non cedere.
Nel PD è particolarmente evidente e la posta in gioco è altissima perché da un lato c’è chi tenta disperatamente di ripristinare la rappresentanza politica del lavoro e quindi di difendere il diritto democratico all’esistenza della sinistra in questo Paese e dall’altra c’è chi tutto questo vuole cancellare per sempre. O per lo meno lo spera. Ciò vuole fare oggi Matteo Renzi cercando di fare un partito liberista con il patrimonio della sinistra italiana.
Condivido un’affermazione postata su Facebook da Roberto Giannetti di Ceccano: «È l’ideologia del liberismo antipolitico, alla cui fonte si è abbeverata a lungo la stessa sinistra. Smarrendo la percezione che l’aumento drammatico delle diseguaglianze sociali non è indipendente dalla perdita di funzione dei partiti, dalla crisi dei corpi sociali, dal collasso del sistema, da certi miti della seconda Repubblica. La piaga del tesseramento gonfiato va affrontata con determinazione, se il Pd intende davvero essere un propulsore del cambiamento, e non un interprete dello spartito altrui».
n questi giorni ed in queste ore c’è un grande impegno di cittadini, anche della nostra provincia, che vogliono impedire che l’articolo 138 della Costituzione venga toccato perché temono una pericolosa involuzione dei diritti sociali ed economici in essa sanciti. “Vano sarà l’aver scritto nella nostra Carta il diritto di tutti i cittadini al lavoro, al riposo, e così via, se poi la vita economica continuerà a essere retta secondo i principî del liberalismo, sulla base dei quali nessuno di questi diritti mai potrà essere garantito” (nel dibattito alla Costituente).
Perché il PD è assente da questa battaglia. Non è forse il segno della sua ambiguità che alla fine si riflette in tutta la sua azione e nei suoi comportamenti?
I perchè provinciali. Affronterò ora il secondo aspetto di questa vicenda congressuale del PD frusinate. Certamente è la mia opinione, ma ancorata a dati di fatto incontrovertibili. Il relativismo non può esser scambiato per assenza di riferimenti certi e concreti – Ripropongo la domanda: Perché la vicenda di Frosinone è diventata così evidente al punto da essere emblematica tanto che i candidati ciociari sono inseguiti dai redattori di molte testate giornalistiche e televisive per essere ascoltati e intervistati? Martedì sera a Ballarò abbiamo assistito ad una strana interpretazione dei dati del tesseramento, in mezzo allo stupore di chi intervistava ed anche degli intervistati se non meraviglia troppo: da un lato chi diceva che passare da circa 20 iscritti a 120 in un paio d’ore è per lo meno anomalo e dall’altro chi gli rispondeva che anomalo era avere solo 20 iscritti senza spiegare perché farne 100 proprio poco prima del congresso fosse normale. Non commento. Ma è emblematica perché ha dei tratti specifici.
Tutti i giornali locali, da La Provincia a Ciociaria Oggi, dalle pagine locali de Il Messaggero al nostro giornale, hanno descritto le sofferenze della federazione di Frosinone del PD da molto tempo e da ultimo da molti mesi. “Partito mai nato”, “comitato d’affari”, “lotte fratricide” e descrizioni dettagliate delle urla e dei battibecchi feroci uditi nell’assemblea del 16 aprile 2013 che avrebbe dovuto sfiduciare il segretario della federazione Sara Battisti”,
Il congresso a Frosinone inizia i primi di marzo e non a ottobre come in tutta Italia.
Un’anticipazione che in realtà è un ritardo. Quando nell’estate del 2012 il PD ciociaro scoprì al suo interno di avere forze che volevano ribellarsi al regime notabilare che lo aveva portato alle sconfitte nel voto amministrativo di Frosinone e Ceccano, si pose il problema urgente di un congresso straordinario, che però quegli stessi che avevano causato la debacle del maggio 2012 non volevano. Coloro che avevano imparato a dissentire e a tenere ferma una loro posizione, ma non vollera dare vita d una corrente, riuscirono solo ad ottenere che venisse sostituito il segretario della Federazione ed in una assemblea con molte ombre una costruita maggioranza elesse Sara Battisti. Si ritrovarono insieme a sostenerla Bersaniani, Mariniani ed un’area Dem che faceva riferimento a Fioroni. Quindi, dopo anni di separazione si ritrovarono insieme l’area che fa capo a Francesco De Angelis, quella che fa capo a Luciano Gatti e quella che ha la sua guida in Francesco Scalia. Queste due avevano tenuto all’opposizione De Angelis. Restavano fuori tutti coloro che avevano condotto la campagna d’estate contro le correnti ed una aggregazione meno numerosa delle altre che fa capo a Simone Costanzo fino a quel momento molto impegnato nella lotta ai “due Franceschi”, il duopolio del PD come la stampa locale lo aveva definito.
La campagna elettorale ha sparigliato le carte. In particolare le primarie per le candidature al parlamento e la scelta delle candidature per le regionali hanno fatto saltare tutto lo schema che voleva una grande maggioranza. Anche questo caso dimostra che le “larghe intese” sono di difficile realizzazione. E, di scarsissima tenuta.
Il risultato elettorale vede un buon recupero del PD e l’elezione di un consigliere regionale, di una senatrice e di un senatore, ma non è apprezzato unitariamente. Genera in qualcuno una voglia di onnipotenza da evidenziare con una nuova guida della federazione (sfiducia al segretario e in subordine un congresso straordinario) come se il voto regionale e nazionale acquisisse la valenza di una conta interna. Tutto si drammatizza e lo scontro si avvelena. L’area che ancora allora si definisce Mariniana pretende la guida della federazione. Si allea con Simone Costanzo che dimentica in toto la sua battaglia dell’estate precedente e per rafforzarsi ripropone il vecchio giochetto di invogliare gli ex comunisti a ritrovarsi insieme nella stessa area. Ci vuole una bella faccia tosta dopo essere andati a fare scouting nelle file del Pdl!
Da quel momento hanno cominciato a delinearsi due organizzazioni di partito. Due federazioni?
Il cambio della sede che da via Garibaldi, nel centro di Frosinone, si sposta alla parte bassa della città in prossimità della stazione, sembra sancire anche fisicamente questa separazione. Solo per la propria conferenza stampa tutti i candidati alla segreteria hanno scelto il nuovo sito, ma per il resto ognuno opera e dirige da luoghi diversi.
Scrive Goffredo Bettini che guida l’aggregazione di riferimento in cui si trova De Angelis “I congressi dei circoli del PD e le primarie degli iscritti per l’elezione dei segretari di federazione sono un’ulteriore conferma delle necessità di un rinnovamento radicale della forma partito. (…) Tuttavia il peso del regime correntizio, dei personalismi e delle divisioni sul potere è stato grande”. Viene da chiedersi: ma a chi lo sta dicendo? Perché non guarda bene in casa sua?
Come si giungerà alla conclusione di questo congresso? L’osservatore comune dichiara che si tratta di comportamenti ineliminabili di lotta per il potere e che sono ancora una volta un duro colpo alla credibilità dei partiti. Queste pratiche di vita interna sono le stesse che hanno prodotto i risultati elettorali sin qui ottenuti dal PD, ma che anche ne hanno danneggiato la vita democratica e la capacità d’iniziativa nella società e nelle istituzioni.
Si legge sul Gianmarco’s Blog un amaro scritto del suo autore “Nel mio territorio, la Ciociaria, il PD versa nelle macerie anche negli stessi luoghi dove abitualmente vincevano i rossi e gli operai, sempre. Eppure, poi, il Congresso rappresenta, per un numero, a tratti esorbitante, la folgorazione sulla via del PD”. E’ vero. Accade così.
“Vendita emozionale” è una tecnica di promozione commerciale che produce risultati aldilà del valore intrinseco di ciò che concretamente si offre. Berlusconi è stato un maestro di questa vendita, Renzi ne è un adeguato successore, ma anche qui in provincia non mancano gli adepti di questa pratica.
Invito a leggere i documenti dei 4 candidati a segretario. Ad eccezione di quello “ORA! Non è tempo di idee tiepide” che contiene proposte concrete riferite alla realtà provinciale economica e sociale, non ho trovato un’dea di programma realizzabile. Affermazioni moralistiche e apodittiche sempre riferite al proprio avversario interno, una totale mancanza dell’avversario esterno, quello che dovrebbe essere il vero contendente dell’alternanza. Anzi sembra sempre più ricercato il silenzio sulle differenze per un’inesauribile rincorsa ai voti del centro senza accorgersi che la crisi ingrossa solo il malcontento e la protesta. Queste sono forze straordinarie da non far perdere nelle braccia spregiudicate dell’avventurismo di qualsiasi colore.
Un’ultima cosa che riguarda le regole. Anche per questa Frosinone è un caso nazionale. Mentre a Catania, contro il tesseramento anomalo, i due candidati a segretario trovano giusto concordare la sospensione del congresso, qui si continua imperterriti a far svolgere le assisi congressuali nonostante le deliberazioni della Commissione di garanzia.
4 Candidati ne corre uno solo. Che senso ha una gara senza contendenti?
Questo articolo è stato pubblicato anche sul quotidiano L’Inchiesta nei giorni 6 e 7 novembre 2013
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