di Ignazio Mazzoli – Ancora una volta il Castello dei Conti di Ceccano ha ospitato un’interessante iniziativa di confronto politico. Gli Amici della Costituzione, Associazione nata e organizzata in quel comune ha avviato alcuni seminari di approfondimento della nostra Costituzione repubblicana. Ieri, 14
novembre ha preso vita il primo appuntamento.
Da dove nasce l’incontro di questa sera? – si è chiesto Angelino Loffredi che presiedeva la riunione – Dalla volontà di contrastare i tentativi occulti e palesi di mutilare se non addirittura annullare la Costituzione Italiana, in vigore dal 1 gennaio 1948. Il tentativo di eliminazione dell’art. 138 che frena e rallenta, attraverso alcune opportune procedure ogni ipotesi sbrigativa di modifica o eliminazione di norme costituzionali suscita sempre più determinazione ad ostacolare tanta frettolosa ansia di cambiamenti costituzionali.
Il saloncino degli archi in pietra, ospitava una platea variegata che accostava fra loro generazioni distanti. I giovani tuCeccano per la Costituzionettavia erano la maggior parte. Questa mescolanza non è frequente e il fatto che si sia determinata fa risaltare ancor più il significato dell’iniziativa.
Perché non si tratta soltanto di una distanza anagrafica fra giovani e meno giovani o addirittura anziani, si tratta di persone e pensieri separati da una grande rivoluzione tecnologica che penso non riusciamo ancora a valutare pienamente. Qualche studioso dovrebbe indagare quanto è
cambiato negli ultima 30 anni in termini di quantità e qualità di informazioni. Quanto è cambiato in rapidità di conoscenza e con quanta accelerazione tutto ciò si è andato via via realizzando. E cosa significa tutto ciò i fatto di comportamenti, giudizi e pregiudizi? Definire il cambiamento ed i risultati che ha prodotto sicuramente potrà aiutarci ad una reciproca migliore comprensione fra generazioni.
Bene, colta questa distanza è stato entusiasmante ascoltare dai giovani relatori, che illustravano gli articoli 41 e 54 della Costituzione, una lettura fresca, naturale, direi senza alternative, dei valori della nostra carta costituzionale, che così, anche grazie a loro dimostrava di essere dopo oltre 60 anni all’altezza dei tempi e soprattutto delle aspettative di queste generazioni appena approdate alle relazioni sociali. Par di capire che la scelta dei due articoli sia da interpretare come volontà di portare alla attenzione norme inerenti problemi assolutamente attuali. Il 41 con la disciplina che assicura la libertà d’impresa, ma anche la sua funzione sociale ed il 54 che norma come tutti noi abbiamo “il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi” ci costringono a guardare in faccia i mali del nostro oggi: disoccupazione e penalizzazione dei diritti del lavoro.
Marco Levantini e Gian Luca Popolla son stati i due relatori che hanno illustrato e commentato questi due articoli con tempi di comunicazione davvero snelli ed un linguaggio chiaro ricostruendo anche le ispirazioni che li hanno fatti giungere all’approvazione.
Io ed i miei convincimenti si sono ritrovati nella loro analisi. Con una matura consapevolezza, è stato dichiarato che un costituzione deve saper rispondere ad attese diverse per unire e non emarginare o peggio. Converrà tornare sul valore di questa affermazione perché è come un muro che vuole alzarsi contro gli egoismi imperanti in molti atteggiamenti anche di governo e di gestione della cosa pubblica.
Domande, curiosità, allarmi sono venuti negli interventi. Non ho sentito alcuna contestazione delle valutazioni esposte nelle relazioni. Questo incontro di Ceccano ha portato forse per la prima volta ad una platea varia e numerosa un messaggio inequivocabile in questo inizio di secolo XXI: questa nostra Costituzione è disattesa, non è attuata. Altro che cambiarla! Trovo che questa denuncia sia segno di una sensibilità molto affinata.
C’è da chiedersi che cos’è tutta questa retorica sulla Costituzione più bella del mondo se poi non la si attua e la si vuole cambiare?
E’ davvero la più bella e bisogna dire perché. La si difende se si attua. Se la si Rispetta. Le codificazioni della nostra carta costituzionale sono originali e diverse da tutte le altre, primo, perché nasce da una reale volontà unitaria (qui le larghe intese non c’entrano), secondo perché è un testo giuridico che non vuole limitarsi a registrare l’esistente, terzo codifica con i suoi articoli la possibilità di cambiamento ed adeguamento alle esigenze della società a cui si rivolge. Altro che Keynesiana come mi è parso di ascoltare. Con tutto il rispetto che Keynes merita. Ma la Costituzione nata dalla Resistenza è davvero molto di più. Se qualcuno legge gli articoli 1, 3 ,5 e via seguendo si accorge subito che non è rispettata anche nello spirito con cui la vollero i costituenti. Ma questi principi che molti considerano intoccabili non sono declamazione di intenti, ma sono sorretti, perché divengano realtà operante nella società e fra il popolo, da dettagliati articoli voluti per guidare l’insieme delle azioni utili a garantire che cosa deve significare nel concreto essere una “Repubblica fondata sul lavoro”. E qui viene subito alla mente l’articolo 41, uno dei più importanti di quell’insieme di norme che nel dibattito nella Costituente furono definiti “Principi dei rapporti sociali” ed in essi si configura appieno quella convergenza d’intenti richiamata nella relazione di Popolla.
Nella Prima Sottomissione apparvero chiaramente delle divergenze. Ma nella seduta plenaria la Costituente ritrovo la unità intorno alla relazione di Togliatti ed alle sue proposte di articolato. La ricerca di unità avvenne e si ottenne anche in altre come quando si trovò una grande maggioranza attorno alla definizione proposta da Amintore Fanfani per l’articolo uno citato poco fa.
Ma che conteneva la proposta di Palmiro Togliatti? 1- “la necessità di operare nella società italiana, attraverso l’azione dello Stato, profonde trasformazioni economiche e sociali, e ciò allo scopo tanto di fare opera effettiva di redenzione del popolo, quanto di colpire i gruppi privilegiati, autori del fascismo e responsabili della catastrofe nazionale, e impedire, con modificazioni e riforme della nostra stessa struttura sociale, che un’altra volta questi gruppi possano avere il sopravvento e imporre alla Nazione i loro propositi reazionari, antipopolari e antinazionali.
2 – la convinzione diffusa in Europa che non solo per la difesa economica degli interessi di chi lavora, ma per una difesa permanente delle libertà democratiche e della pace, imperiosamente si richiedeva che l’economia di ogni paese venisse organizzata su basi nuove, tali che impedissero ai “gruppi plutocratici reazionari” (le attuali multinazionali ndr) possano ancora una volta farsi arbitri della vita delle nazioni.
3- quale valore avrebbe mai avuto l’affermazione di questi nuovi diritti, qualora nella Costituzione stessa non fossero stati indicati, i mezzi e gli strumenti concreti in un metodo generale seguito dallo Stato per ottenere che all’affermazione di principio corrisponda una effettiva realizzazione dei nuovi diritti attribuiti al cittadino?
E si affermava che “Un inizio di garanzia si avrà invece quando nella Costituzione stessa venga indicato che la vita economica del Paese sarà regolata secondo principi nuovi, i quali tendano ad assicurare che l’interesse egoistico ed esclusivo di gruppi privilegiati non possa prevalere sull’interesse della collettività e tutta l’attività economica del Paese venga guidata in modo che consenta la realizzazione di nuovi principi di giustizia sociale. Non è forse attualissimo?
Troppo spesso si dice: tutto è deciso, nulla c’è più da fare. Sarebbe acquiescenza ad un equilibrio economico mondiale unico responsabile dei danni che ci piovono addosso. Reagire sempre e comunque all’ingiustizia, alla diseguaglianza dovrebbe essere il dovere di ognuno ed in primo luogo delle giovani generazioni. Partiamo dall’esigere il rispetto e l’attuazione della nostra Costituzione. Il nostro esempio potrebbe essere contagioso. Forse si.
Ed in ogni caso a coloro che dicono che le modifiche sono indispensabili altrimenti l’attacco sarà contro tutta la Costituzione dobbiamo chiedere, in primo luogo, lealtà verso i cittadini, verso la nazione. Ci dicano chi pretende di imporci altre regole e perché? Per conto di chi?
Si apra un’informazione chiara e franca in dialogo con la società per assicurare una consapevolezza diffusa. Sono certo che le forze per uscire da questa buia strettoia si troveranno, perché ci sono. Importante è non rassegnarsi, pensando che questa sia l’unica società realizzabile e possibile. Ce lo dice la Costituzione italiana.
La riproduzione di quest’articolo è autorizzata a condizione che siano citati la fonte www.unoetre.it e l’autore
unoetre.it by giornale on line is licensed under a Creative Commons Attribution 4.0 International License.
Sostieni il nostro lavoro.
unoetre.it è un giornale on line con una redazione di volontari. Qualsiasi donazione tu possa fare, fra quelle che qui sotto proponiamo, rappresenta un contributo prezioso per il nostro lavoro. Si prega di notare che per assicurare la nostra indipendenza, per parlare liberamente di argomenti politici, i contributi che ci invierete non sono deducibili dalle tasse. Per fare una donazione tramite il sito, cliccare qui sotto. Il tuo contributo ci perverrà sicuro attraverso PayPal. Grazie
Grazie per aver letto questo post, se ti fa piacere iscriviti alla newsletter di UNOeTRE.it!