di Loredana Ferri – I rintocchi della campana risuonano nella piazza del paese, sono le dodici. Due amici si salutano. ” Ciao, ci vediamo più tardi!” “Non so… oggi vorrei scrivere per il giornale” risponde l’uomo infreddolito che con le mani dentro le tasche del cappotto, si avvia verso casa. Sale cinque scalini di marmo, apre il portone e il tepore della casa silenziosa lo avvolge. Attraversa il lungo corridoio fino a raggiungere la cucina, apre il frigo. Non è mai stato un gran cuoco, così la moglie gli ha lasciato del cibo già pronto, dovrà solo riscaldarlo.
Il pranzo è stato solitario e fugace, accende la televisione, un tg, poi le palpebre diventano pesanti…
Più tardi entrerà nel suo studio.
Sono giorni che l’uomo elabora i suoi pensieri: la sua mente corre su binari infiniti. Ha scritto sorseggiando un caffè seduto su una seggiola sul balcone di casa, ammirando i Monti Lepini, persino mentre la moglie gli elencava cosa avrebbe preparato da mangiare il giorno di Natale. Tutto era nella sua testa, parola dopo parola, compreso il finale. Basta solo scrivere quei pensieri nel suo computer e divulgarlo in rete.
Ma qualcosa non va, forse non è il momento e la giornata giusta. O sarebbe meglio dire che, sa cose’ questo suo malessere. È per via di questi sconvolgimenti burrascosi quotidiani, che da qualche tempo attraversano il nostro paese. Si è bloccato diventando pensieroso, dubbioso, deluso. Teme per il futuro, il nuovo si sa spaventa sempre, soprattutto quando nel passato si sono fatti dei grossi sbagli. Dovrà cambiare, modificare il suo pezzo. Si alza, va alla finestra, la apre facendo un lungo respiro profondo. Guarda il cielo, che nel frattempo si copre di nuvole grigie. Le previsioni dicono che forse nel tardo pomeriggio nevicherà.
Insieme ha lui il suo passato è uscito da quella finestra, a lui piace la storia degli uomini; quella che ci fa capire meglio il nostro presente.
La malinconia lo avvolge quasi a crogiolarcisi come fosse una coperta calda. Sotto quella finestra c’è la strada principale, la mente lo riporta ai lunghi cortei e sventolii di bandiere. Gli sembra di sentire ancora le voci dei comizi. Un comignolo fumante su un tetto gli fa rivivere come nella tela del 1959-60 di Renato Guttuso “La discussione”, le riunioni fumose nella sala della sezione del PC percependo ancora l’unione e l’entusiasmo di cambiare insieme.
Di fronte al suo palazzo ci sono le abitazioni, dove vivevano zii paterni e materni. Lui si curò di loro fino alla fine della loro esistenza e li prese come esempio nel corso della sua vita. Nel giorno di Natale era di consuetudine riunirsi con loro. Si assaporavano cibi semplici e si sorseggiava del buon vino dopo di che l’allegria prendeva il sopravvento. Richiude la finestra, e nella penombra di quella stanza ha la sensazione che tutta la sua vita e il mondo intero sono avvolti nel fumo di quel comignolo. “Accidenti ai ricordi!” Pensa. Vorrebbe qualcuno che lo rassicurasse, che gli dicesse che questo momento passerà. Vorrebbe il padre vicino, il suo amico Nicolò Machiavelli, gli basterebbe avere accanto la sua gatta Sulmo, per affondare le sue dita nel suo folto pelo, ma non c’è, perché è fuggita da casa e da quel giorno, non ha fatto ritorno. Tutti sono morti, spariti… Poi, il suo sguardo finisce su una parete del suo studio. Nel corso degli anni, lui e la moglie hanno collezionato delle foto ricordo, ci sono loro il giorno del matrimonio, le figlie quando erano bambine che corrono felici su un prato; la nipotina al suo primo compleanno, il futuro della sua famiglia. Già… la famiglia; è quello che conta. Su questo pensiero accende la luce, si sente risollevato, va alla ricerca del suo sigaro dentro un cassetto ma non lo trova. Così decide di andarli a comprare, uscire gli farà bene. Mette il suo cappotto e sta per aprire il portone quando qualcuno suona al citofono. Di fronte a lui, un corriere che, porgendogli un piccolo pacco di cartone gli chiede: “È lei il signor….” ” Si sono io” risponde sorpreso. Una firma prego! Con la scatola tra le mani l’uomo rientra in casa, appoggiandola sulla scrivania. La apre. Come le scatole cinesi, si cela un altro pacchetto più piccolo, scioglie il nastro che lo trattiene e scarta con delicatezza la carta blu lucida. Dentro quell’involucro sapientemente confezionato c’è il desiderio di poco prima: dei sigari!
Rimane per un attimo incredulo, legge il biglietto che lo accompagna: “Spero ti siano di conforto nei momenti bui, Buon Natale e Buon Anno. Tua nipote”. Certo, questo regalo inatteso non basterà a risollevare lui e tutti noi di fronte a questo presente inafferrabile, ma un regalo inatteso è sempre gradito.
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