da Fausta Insognata Dumano – Arte contemporanea, installazioni stravaganti, passi e non condividi la cosa non ti tocca. Manifestazioni estreme di protesta, fermati un attimo, non puoi restare indifferente, ma la morte è una spettacolarizzazione, la morte in diretta è entrata dentro casa tua, non te ne sei accorto. La prima volta fu con il bimbo caduto nel pozzo a Vermicino. Ora di pranzo, ora di cena, immagini purgate di corpi sventrati, ma la guerra è lontana. Suicidi, omicidi di stato assente e lontano. Hai perso il conto, ogni tanto guardi la statistica, di lavoro si muore.
Gli incidenti di lavoro, senza lavoro si muore due volte, prima la dignità , il dentro, poi muore il corpo. Il sangue scorre sul lavoro. Qualche artista provocatoriamente colora con la vernice rossa un lenzuolo, ma è finzione, sai che non è sangue. Paolo Coteni, docente dell’ accademia di Frosinone anni fa realizzò un’installazione, potevi impiccarti, solidarietà agli artisti dissidenti impiccati……Passi…..è lontano da te.
Bocche cucite i migranti, osservi in tv è lontano da te. Banchetti di petizioni davanti ai supermercati, guardi, vai di corsa, ogni problema è lontano dal tuo correre, c’è la spesa, devi cucinare, in tv cambi canale, rilassati con la prova del cuoco. Lei si è massacrata di coltellate, non è l’ amore malato, non è l’ ennesimo caso di femminicidio. LEI ha risposto alla violenza subdola di uno stato indifferente. FERMATI! Questa volta non ci sarà il sit in, il presidio, ci sono dei cadaveri viventi, Provocazione choc??
Stai discutendo dello choc che provi nel vedere questa protesta?? Lo choc più grande è l’ anestesia mentale di una società indifferente al dramma altrui. Se bisogna ricorrere a proteste choc significa che il sonno della ragione ha generato il mostro dell’ indifferenza……..Ungaretti narrò il dolore nella veglia di un compagno morto in guerra. Oggi potrebbe narrare il dolore di una veglia accanto al corpo di un uomo impiccato per mancanza di un lavoro e il nostro cuore è il paese più straziato dal dolore. Ho iniziato a scrivere su unoetre.it per narrare il suicidio di un mio amico, Carmine Cerbara, un prof, un precario storico della scuola,, un compagno di tante lotte.Ogni volta che prendo la tastiera per narrare un suicidio per la dignità, un vuoto macabro rende le parole dei codici sterili.Accendi la tv,cambi canale , il film non ti piace,ma con il telecomando non puoi cambiare l’indifferenza che ti circonda e ……allora devi scuoterla e provocarla
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