Intervista a Sara Battisti raccolta da Ignazio Mazzoli – Abbiamo atteso i risultati dei ballottaggi per intervistare Sara Battisti, Presidente della federazione del PD frusinate, che qualche giorno addietro aveva rilasciato una dichiarazione sul voto raccolto dal suo partito nelle elezioni europee. Ecco le nostre domande e le sue risposte.
Nel suo commento al voto del 25 maggio dice: “La foto di gruppo scattata la notte delle elezioni europee (…) racchiude in sé le ragioni della vittoria del Partito Democratico. Gli elettori che si sono recati alle urne, infatti, hanno scelto di sostenere il cambiamento. Dopo i risultati dei ballottaggi dell’8 giugno c’è qualche messa a punto che vuole fare?
Anche nel risultato del ballottaggio si conferma il ragionamento fatto per la straordinaria vittoria del 25 maggio. Più volte, in questi anni, i cittadini hanno manifestato la voglia di partecipazione alla vita pubblica e amministrativa, come nei referendum del 2012 per condizionare scelte che fossero in linea con la loro voglia di cambiare ed innovare il paese. Questa necessità si è ancora palesata negli ultimi appuntamenti elettorali o di consultazione interna al PD. L’affermazione del M5S alle politiche del 2013, la contestuale vittoria di Nicola Zingaretti nel Lazio, l’ascesa di Matteo Renzi con il culmine di partecipazione alle primarie dell’8 dicembre, oggi la vittoria del PD, rappresentano un segnale inequivocabile: cambiare pagina, aprire la terza repubblica, abbandonare la politica personalistica e leaderistica, farsi società. Nel turno di ballottaggio, si è manifestato lo stesso sentimento. Dove siamo riusciti ad interpretarlo abbiamo vinto, dove questo non è avvenuto abbiamo perso. Devo però sottolineare che nel turno di ballottaggio gli schieramenti politici possono apparentarsi o coalizzarsi per impedire la vittoria di chi al primo turno aveva ottenuto il maggior numero di consensi. Elemento da non sottovalutare, per non essere troppo rigidi nelle valutazioni sull’analisi, così come alcuni esponenti del PD hanno fatto. Dobbiamo tener conto che il consenso ottenuto non è a prescindere, dobbiamo dimostrare ai cittadini di sapere mantenere gli impegni presi e cambiare l’Italia.
Ci sono 20 milioni e oltre di Italiani che non vanno a votare. Perché secondo lei?
Credo che un tempo la spinta ideologica consentiva ad un maggior numero di persone di sentire un’appartenenza viva e aderire convintamente ai progetti politici in campo e che, oggi invece, i tanti scandali che hanno coinvolto la classe politica, a partire dal ’92 arrivando ai giorni nostri, acuiscano un sentimento di disaffezione. D’altro canto però vi è una parte dei giornalisti e degli opinionisti italiani che soffia sul vento del populismo e ingigantisce questo elemento. E’ sicuramente un campanello d’allarme di cui tener conto, ma faccio presente che negli ultimi dieci anni è tipicamente delle democrazie occidentali, registrare una bassa affluenza alle urne.
Che cosa le suggerisce il risultato di Livorno? C’è nel voto al M5S un grande contributo che viene da elettorato di sinistra che ha difficoltà a riconoscersi nel PD?
A Livorno il PD è’ stato vittima delle sue stesse macchinazioni. Dobbiamo iniziare a capire che i cittadini ci restituiscono fiducia quando ci percepiscono affidabili, seri e uniti. Credo che il voto al M5S in quella realtà sia stato un voto “punitivo” nei nostro confronti. Ma sul dato nazionale credo che un popolo, anche quello della sinistra, abbia visto in questo PD la speranza del cambiamento, quello che da tempo invocava.
Gli sconquassi del Mose e dell’Expo non sono gli unici esempi di una cattiva condotta dei partiti e di molti politici perché ormai i fenomeni di corruzione e di tangenti sono capillarmente diffusi. Anche in questa realtà, come dimostra la vicenda Sangalli la magistratura è al lavoro. Il PD si libererà di corruttori e corrotti dandogli “un calcio nel sedere” come dice Renzi?
Mai come oggi vi è una “questione morale” da affrontare. E’ nelle parole, ancora di un’attualità disarmante, di Enrico Berlinguer che troviamo l’esempio di come la politica dovrebbe liberarsi da alcuni mali e di alcuni metodi di comportamento. E’ la nuova generazione che si affaccia alla politica, che va educata alla sobrietà e ad una nuova etica. Dopodiché dobbiamo imparare a punire severamente, con convinzione e senza paura, chi commette illeciti a danno della cosa pubblica e dei cittadini. Nella nostra Provincia, aldilà del caso Sangalli sul quale ancora pendono le indagini, vi è una relazione del procuratore di Roma che indica come esista una diffusa illegalità nell’amministrazione della cosa pubblica. Questo ci deve indurre a vigilare di più e ragionare su come si seleziona la classe dirigente. Questa non può essere frutto di consensi costruiti in maniera impropria, né di accordi sui destini personali di capi componente che selezionano non per capacità, ma per comodità e affiliazione la nuova classe dirigente. No all’improvvisazione.
Le misure disciplinari sicuramente contano, ma bastano per impedire malcostume, clientele e voto di scambio? Quale dialettica interna può contribuire a eliminare i fenomeni negativi che anche nel PD si sono manifestati e si manifestano?
Iniziamo nel dire che in questo paese esistono buone leggi e non ne verifichiamo però la reale applicazione, come la Legge Severino. Il PD ha già annunciato, a seguito degli scandali del Mose e dell’Expo, un irrigidimento nelle pene e nei controlli. La scelta di abolire il Finanziamento Pubblico ai partiti e di migliorarne il testo iniziale per assicurare un tetto massimo ai contributi privati va in questa direzione come pure l’introduzione della certificazione pubblica obbligatoria del rendiconto di campagne elettorali e di donazioni. Questa impostazione garantirà ai cittadini di autofinanziare il partito a cui danno il consenso sostenendolo anche economicamente. Un notevole passo in avanti che chiude definitivamente con la mala gestione del denaro pubblico, tipico della prima e della seconda repubblica. Sono convinta però che bisogna spronare tutti a favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte della politica. E’ provato infatti che laddove, ad esempio vengono promosse iniziative amministrative partecipate, come ad esempio la modifica dei piani regolatori, vi sia meno corruzione e più controllo. Insomma dobbiamo garantire trasparenza e possibilità di potere accedere alle informazioni, anche su come gestiamo le nostre risorse, renderci una casa di vetro, impedendo così a chi pensa di potere commettere illecito. La democrazia partecipata è uno strumento che rende tutto questo possibile ed è in questa direzione che dobbiamo andare.
Lei scrive nella sua dichiarazione: I cittadini hanno bisogno di sperare che davvero il paese possa vivere una fase di rinascita, sul piano economico sociale (…). Con 60.317 donne e 51.159 uomini disoccupati in Provincia a che punto siamo con gli impegni Fiat e l’Accordo di programma?
Il risultato elettorale ci assegna la grande responsabilità di procedere speditamente sul lavoro avviato per rispondere a tutti i cittadini della nostra provincia che al momento non hanno accesso al mondo del lavoro. Due anni fa impegni per la FIAT ed l’accordo di programma non esistevano come tanti altri provvedimenti assunti di concerto tra Regione e Governo. Oggi queste ed altre azioni vanno portate a termine e rese più incisive con una diversa politica economica europea.
11 giugno 2014
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