di Francesco Notarcola – La elezione dell’On. Zingaretti alla Presidenza della Regione Lazio e l’arrivo della nuova manager della Asl, avevano aperto fiducia e speranza. Si attendevano provvedimenti urgenti per arrestare il caos direzionale ed organizzativo della sanità ciociara.
L’ospedale del Capoluogo, definito ed esaltato come la struttura più moderna della regione, che doveva essere il punto di riferimento delle popolazioni del basso Lazio come Dea di 2° livello e con U.O.C. (Unità Operative Complesse) di eccellenza, si avvia ad essere poco più di un’astanteria alle dipendenze di Roma.
Centinaia di milioni di euro per costruire l’edificio e per l’acquisto di arredi e macchinari sono stati spesi invano. A ciò vanno aggiunti gli enormi fondi spesi per la ristrutturazione e l’ammodernamento degli ospedali di Alatri, Ceccano, Cassino e Sora.
Se a tutto ciò si sommano gli enormi sprechi incontrollati e gli scandali venuti alla luce, possiamo calcolare che negli ultimi tre o quattro lustri sono stati sperperati migliaia di milioni.
La sanità regionale è in crisi solo per responsabilità della dirigenza e dei gruppi politici che si sono alternati, in questi anni, alla Presidenza della Regione Lazio.
La asl di Frosinone non è mai stata gestita e, da tempo,è in liquidazione per volontà politica, con la inerte complicità degli eletti di questa provincia.
Nell’ospedale del Capoluogo e negli altri rimasti, si continua a sopprimere ed accorpare reparti importanti. Rischia di chiudere anche l’ematologia. Si aspetta solo che il primario raggiunga l’età della pensione.
Si sospendono i ricoveri e si riducono le attività ambulatoriali. Mancano i primari, medici ed infermieri.
Persino gli ambulatori di Viale Mazzini sono senza caposala.
Medici ed infermieri, costretti a turni di lavoro massacranti ed in condizioni di alto rischio non ce la fanno più.
Nelle strutture ospedaliere sale operatorie e macchine strumentali per indagini diagnostiche funzionano al minimo o giacciono inutilizzati.
Un’azienda in crisi che non si pone la necessità di far funzionare al massimo le sue potenzialità e non si pone il problema del recupero delle risorse umane e di ingenti risorse finanziarie, è destinata a fallire. A fronte della crescente domanda di salute che viene da un territorio aggredito e malato, riempito di discariche e di inceneritori da Colleferro a San Vittore del Lazio, per volontà romana, o si investe o si chiude.
Ormai sono in discussione i livelli essenziali di assistenza e il diritto alla salute.
Nel pronto soccorso del Capoluogo non è cambiato nulla e sono peggiorate le condizioni di quelli di Cassino e di Sora. I tempi di attesa sono ormai biblici.
L’esigenza di avere ai vertici della Asl, manager e dirigenti con titoli altisonanti sussiste solo se si vogliono mettere in atto strategie di rilancio, di efficienza e di qualità.
Le popolazioni della Ciociaria e del Cassinate non meritano una sanità stracciona e di basso livello.
Mentre esprimiamo la nostra solidarietà ai sindaci del sorano che lunedì 16 inizieranno il digiuno per difendere l’ospedale di Sora e per impedire la smobilitazione del reparto di ortopedia, chiediamo al sindaco del Capoluogo, di convocare urgentemente la conferenza locale della sanità, aperta alla associazioni ed all’Ordine dei medici per decidere cosa fare per impedire uno smantellamento progressivo che marcia spedito verso l’azzeramento dei servizi sanitari e delle strutture ospedaliere della provincia,
Frosinone 15 giugno 2014-
Francesco Notarcola – Presidente della Consulta delle associazioni della città di Frosinone
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