Proseguiamo con le recensioni di libri scritte da studenti. Questa volta è Giulia Bragalone che si cimenta con “Il Mangianomi” di Giovanni De Feo. E’ la prima di tre che pubblicheremo su queste pagine e che Giulia così presenta: «Queste qui sono alcune mie recensioni che mi piacerebbe moltissimo condividere con tutti quanti voi, invogliando ancor più alla lettura chi già la ama come mezzo di trasmissione ed invogliando chi invece, legge un po’ meno e sarebbe il momento giusto per cominciare a farlo: “Leggere è il cibo della mente”!
Buona lettura, a presto Giuly»
{tab=La trama parte 1}
di Giulia Bragalone – Trama del Mondo Fiabesco/Horror del “Mangianomi”. In un? Italia lontanissima, che sfuma nel mito e nella leggenda, il Ducato di Acquaviva è scosso da una terribile minaccia: un’orrenda, inafferrabile creatura, che può cambiare forma a piacimento, terrorizza i cittadini rubando i loro nomi e privandoli di ogni personalità. Chi ha la sfortuna di incontrare questa bestia, chiamata il Mangianomi, viene così trasformato in un guscio vuoto, uno zombie senza volontà.. un uomo o una donna senza più un’identità, continuamente in fuga dall’ombra del passato che lascia alle spalle di ogni sua vittima il Mangianomi al suo passaggio. Solo un uomo sembra in grado di affrontarlo, un cacciatore impavido, che vive nei boschi: si chiama Magubalik, non sarà facile combattere l’ignoto, l’ombra di un mostro senza nome.. porterà con se liti & confusione, morte interiore & depressione, ma il cacciatore terrà duro, sarà l’ancora di salvezza per il suo popolo con l’aiuto e il sostegno delle creature più docili & affezionate dell’intero Regno, i suoi Tre Cani, che daranno un sapore ancor più agrodolce alla Storia, facendoci amare l’avventura nei boschi, le fughe continue da un villaggio all’altro, l’estraniarsi da un pensiero che rende l’oggi malinconico & il domani claustrofobico & indomabile come l’istinto di un felino.. una Storia tra il fantastico e il reale, la stasi e la dinamica. Una caccia spietata in boschi da incubo, un Horror Fiabesco senza pari (ne dispari!), un viaggio nel nostro inconscio ed immaginario più oscuro. E’ un Progetto insolito, questo interessante lavoro di Giovanni De Feo, che pubblica per la casa editrice più indicata per un certo fantasy particolare e lontano dai soliti canoni (un po’ più convenzionali), la Salani, appunto. Suddiviso in ben due parti corpose & travolgenti, come due romanzi che fossero l?uno il seguito dell?altro (la prima parte infatti venne publicata alcuni anni orsono da Edizioni E/O)
Il Mangianomi è una lunga, coinvolgente odissea che mescola fantasy e horror e ambienta il tutto in un contesto fascinoso e realistico, come quello dei lontani reami del sud Italia.. tanto che potrebbe sembrare un Romanzo Storico, in cui il narratore racconta il suo stato d’animo, i suoi viaggi interiori oltre alla Storia, all’ambientazione di cui ci rende partecipi. E’ come se stessimo assistendo ad uno “Spettacolo Teatrale” del Globe. C’è la presenza indiscutibile & “surreale” di Riccardo Coltri, che sfrutta ambientazioni realmente esistite per contaminarle di magia, incantesimi, mostruose credenze popolari e strane bestie deformi, capaci di farci viaggiare in Mondi paralleli psichedelici e affascinanti.. sembrano quasi Sogni che prendono vita dal pennello della fantasia inondandoci di sensazioni, odori, spezie delle più rare fragranze.. provengono da una penna esperta e sapiente di chi sa come coinvolgere il lettore nella sua Storia senza farla sembrare banale o estremamente esplicita, ma coerente & attinente al tema delle Favole Horror sotto chiave moderna e con un pizzico di fascino poetico che rendono ancor più coinvolgente la Storia, che sprigiona magia pura da un capitolo all’altro, che mai annoia e sempre indaga l’infinito. De Feo insiste molto, molto meno su una certa componente horror, cruda e sanguinaria, forse la più realistica in un simile, oscuro contesto fantastico, come fa invece Coltri sia in Zeferina che ne La corsa selvatica, ma si concentra invece su un aspetto quasi favolistico e più avventuroso, si concentra più sulla Vita dei personaggi che sulla loro Morte. Questo non implica leggerezza narrativa, anzi, né una resa più semplicistica e meno appesantita da dettagli sanguinari che finirebbero col renderlo un incubo piuttosto che un “Sogno”..
{tab=Trama parte 2}
Una Favola da cui poter trarre idee positive e morali fantasiose. Le basi de “Il Mangianomi” sono invero piuttosto solide e seriose, per non parlare di un’accentuata complessità generale, ma i contorni di fiaba vengono raggiunti per una certa epica circolarità, per l?importanza degli animali pensanti alla pari di uomini e donne, per desideri che vengono esauditi, per un timbro veloce e piacevole nel tratteggiare eroi, antagonisti e comprimari. Rapido è infatti lo stile di De Feo, un vario, effervescente frullato di parole che costruisce frasi spesso molto lunghe ma che sembrano danzare sulla carta, per certe concessioni poetiche, per certe abilità descrittive, per certi toni da leggenda che arricchiscono un quadro narrativo mediamente più che buono. Si individuano, nel complesso, saltuari momenti di minor spontaneità espositiva, dove le frasi si fanno un po’ meno attente, ma sono parentesi facilmente sorvolabili di fronte a un mosaico complessivo di un ottimo valore compositivo. È più che altro il continuo, forse esagerato alternarsi di punti di vista che talvolta potrebbe confondere il lettore, ma che in compenso.. lo fanno navigare in Mondi Sommersi, Ri-Emersi, veramente eccezionali creando una sorta di “bolla d’aria” tra la realtà & la storia che ne segue. Perché De Feo salta da un personaggio all’altro con disinvoltura, quasi armeggiasse con la penna.. come facevano di rimando i cavalieri della tavola rotonda prima di un importante Torneo. Si tratta, in ogni caso, di uno stile perfetto per narrare una storia come questa, una storia costruita su un numero consistente di personaggi e avvenimenti che si rincorrono e si ripercuotono, una storia ben strutturata in molteplici punti di visti e in una non linearità che, tra flashback e digressioni temporali, semina elementi per poi raccoglierli intelligentemente in quasi 500 pagine che, bisogna dirlo, non stancano mai.. anzi, portano il lettore a voler leggere ancora e ancora, finché non si raggiunge la soglia & si legge la parola FINE sul fondo del libro e quasi dispiace, dopo giorni e giorni di lettura, dover mettere la parola FINE su una così bella Storia, una Favola Dark dalle mille Sfumature, trasformate poi in indelebili punti focali ed emozioni.
Spiccano così le sequenze del lungo inseguimento al Mangianomi, gradevolmente visionario da un punto di vista magico, tanto quanto l’affascinante incontro con la sotria; la discesa nel mondo dei morti, arricchita da una gustosa originalità nel dipingere la vita, sia spirituale che fisica, dopo il decesso; e infine l’assedio al Ducato, con fantasiosi momenti di battaglia. l mio parere: avventura, paura, personaggi imprevedibili e commoventi. Uno dei fantasy italiani più straordinari di tutti i tempi. Vi basta? Super -consigliato ai lettori più grandi (ma anche ai piccini) che amano gli animali, i cani in modo particolare. M’imbattei in questa storia qualche anno fa, quando era pubblicata dalla casa editrice E/O (ne vedete a sinistra la copertina). La Salani rilanciò, giustamente, quest’intrepida avventura che credo sarà ormai sempre disponibile nelle librerie e nelle biblioteche, integrando però nel volume anche il seguito del libro che non era mai stato pubblicato. In questi ultimi anni, Giovanni ha lavorato anche ad altre cose, fra cui la sceneggiatura di un film per bambini e adulti che ho trovato estremamente suggestivo e appassionante, si chiama: L’Uomo Fiammifero & a un nuovo romanzo per giovani adulti e adulti L’isola dei Liombruni, eccellenti anch’essi.. grazie alla cura e al Cuore che impiega nello scrivere ogni sua nuova Storia. Ogni pagina dei suoi libri, diventa un pezzo di vita, ogni ora trascorsa a leggere le rime di un libro è un’ora impiegata a crescere moralmente & culturalmente, un bagaglio che porteremo sempre con noi e che crescerà dentro di noi di giorno in giorno, come un albero dal fusto debole che si ingrosserà & metterà su nuove radici ogni volta che qualcuno si prenderà cura di lui e lo innaffierà col suo sapere, col suo affetto. Questi, sono alcuni passaggi del libro che mi son rimasti particolarmente impressi & che mi piacerebbe condividere con tutti quanti voi, lettori, che state leggendo questa lunga nota.. questa interminabile & assai particolareggiata..
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Storia:
“Osservate bene le ombre della mia lanterna. Potrete scorgervi le sagome nere di tre cani, la figura intabarrata di un cacciatore, una ragazza addormentata in una torre, e più in là un’ombra orrenda che li sovrasta: è nera e inconoscibile, tutta occhi e zanne. Sono i semi della mia storia questi, presagi e visioni di quanto state per ascoltare. Se fate attenzione vi accorgerete di come le mie parole siano le ombre che la mia lanterna getta sulla parete. Ma come ogni ombra ha un corpo che le genera, così ogni parola è il ricordo di un oggetto o di una passione, ogni nome un grido lanciato in un pozzo: non appena lo si ascolta, suscita in noi un’eco.”
?Allora la lupa cercò i suoi occhi, e in essi rimase intrappolata. C?era neve in quegli occhi, e silenzio, e in quel silenzio una risposta, come se lei avesse posto una domanda all?inverno e il cacciatore sentì i muscoli della bestia vibrare in un lungo brivido, poi la lupa guaì e si accucciò ai suoi piedi.?
“Saggi & Temuti, spazzini dei viventi & Imperatori della Notte..”
“È nera e inconoscibile, tutta occhi e zanne. Sono i semi della mia storia questi, presagi e visioni di quanto state per ascoltare.”
“Se fate attenzione vi accorgerete di come le mie parole siano le ombre che la mia lanterna getta sulla parete.”
“Ma come ogni ombra ha un corpo che la genera, così ogni suono è il ricordo di un oggetto o di una passione, ogni nome un grido lanciato in un pozzo. Non appena lo si ascolta, suscita in noi un’eco. E la somma di più echi non è un’eco più grande, ma una canzone.”
“E ogni canzone, quando risuona in noi, diventa musica.”
Sopra la volta c’era una scritta che egli si sforzò di leggere alla luce di quel chiarore di fosforo. “I Morti muoiono di morte silenziosa”.
“Era un fuoco bianco, candido come un incubo.”
— Capitolo XVII
“Com’è possibile pesare la presenza del Contaombre sugli abitanti della Città dei Nomi? Si pesa forse un pensiero? Qual è il valore di un etto di volontà, di un chilo di speranza, di un metro di amicizia? Eppure i nomai sentivano che dal giorno del suo arrivo qualcosa era cambiato nelle loro vite.”
“Piangeva come avrebbe pianto la statua di una bambina, gocce che scorrevano sulla pelle bianca, gli occhi sbarrati e la bocca semiaperta. E lui sapeva che in quella bocca e in quegli occhi si sarebbe perso di nuovo, che avrebbe rinunciato a tutto ancora e ancora pur di riaverla vicino a sé; ma era tardi ormai, poiché aveva di nuovo il suo nome e sapeva, nel profondo di sé, che mai più lo avrebbe perduto.”
— Il Mangianomi, di Giovanni De Feo
{tab=Giovanni De Feo: Biografia}
Giovanni De Feo: Biografia.
Nato a Roma nel 1973. Dall’età di sei anni disegna mappe e sogna di imbarcarsi su un bastimento di pirati sulle coste del Tirreno. Si è invece laureato in Storia del Cinema. Attualmente vive a Roma dove lavora come insegnante di italiano e consulente letterario per una casadi produzione cinematografica. Nel 2002 ha vinto il Premio Solinas per la miglior sceneggiatura.
Giulia Bragalone frequenta il Liceo Artistico Anton Giulio Bragaglia.
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