di Antonella Necci – “Tutti gli uomini sarebbero, dunque, necessariamente uguali, se fossero senza bisogni.” (Voltaire, filosofo)
Nell’aprire ogni giorno gli occhi, di fronte al piccolo mondo che mi si para davanti, sempre più insistentemente mi soffermo a confrontare come il popolo Italiano non sia da meno di altri popoli Europei, che, a tratti, vengono additati come più civili esempi di vita. Il nostro viene indicato come un paese dove la politica appare più frammentata, in partiti più o meno contenitori di ideologie, ma l’esempio che ci proviene non già da Spagna o Grecia, simili a noi nella ricerca della frammentazione, ma da quei paesi che storicamente si considerano bipartitici, ci deve far riflettere.
Andiamo a guardare cosa accade in una monarchia costituzionale come quella Inglese. The United Kingdom Indipendence Party, o UKIP, alle Amministrative ha riscosso un 23%di consensi, che hanno considerato il suo conservatorismo estremo come un mezzo positivo per imporre un pensiero autoritario sul Parlamento Europeo.
Una tale “fortuna” e così tanti seguaci in un tempo relativamente breve, la si deve al discusso leader, Nigel Farage. Nel settembre 2006, Farage divenne il leader dell’UKIP e guidò il partito verso le Elezioni europee del 2009, nelle quali esso si attestò al secondo posto del gradimento popolare, superando il Partito Laburista di poco più di un migliaio di voti e i Liberal Democratici di quasi mezzo milione di voti.
Le battaglie di Nigel Farage sono in difesa delle sovranità nazionali. Il 16 novembre 2011 ha denunciato, al Parlamento Europeo, ciò che ritiene essere il ribaltamento dei governi Italiano e Greco, per instaurare il “Puppet Government”, cioè governi fantoccio, accusando, tra gli altri, il Presidente del Consiglio Europeo ,Herman Van Rompuy di non essere mai stato eletto per rappresentare 500 milioni di persone, affermando, anche, che il suo carisma era “Pari a quello di uno straccio bagnato!”.
Il gruppo UKIP viene spesso accusato di avere posizioni razziste e xenofobe. Per quanto riguarda l’accusa di xenofobia, basterebbe leggersi il manifesto dell’Ukip del 2013 per farsi un’idea – seppur minima –: «I nostri valori tradizionali sono stati seppelliti. Ai bambini viene insegnato a vergognarsi del nostro passato. Il multiculturalismo ha diviso la nostra società. Il politically correct sta soffocando la libertà di parola». Concetto che viene ulteriormente rafforzato dall’Ukip Pocket Policy: «Fermeremo il supporto al multiculturalismo e sosterremo una comune cultura britannica».
Ma, contraddittoriamente, questo partito ha spinto, poi, per l’espulsione dell’eurodeputato Mario Borghezio, in seguito alle dichiarazioni razziste contro il ministro del governo Letta, Cécile Kyenge.
Dopo tali premesse, il fatto che i grillini ecologisti, vegani (contro ogni forma di sfruttamento della vita animale), attenti all’anti razzismo innanzitutto, ora siedano accanto ai militanti di UKIP, così come i leghisti, gettando la maschera, si siano schierati con Le Front National di Marine Le Pen, ci fa ragionare sulla mancanza di una concreta ideologia politica in chi, immeritatamente, ci rappresenta.
La pericolosità di tali alleanze evidenzia l’incapacità, tutta italiana, di non avere, non solo il coraggio delle proprie idee, ma anche la codardia di rinnegare dignità personale e orgoglio di fronte alla brama di potere.
Un leader politico come Farage, che seguendo il senso di isolazionismo tipicamente inglese, tenta di far leva sull’orgoglio nazionale dell’essere sudditi di una nazione che solo il secolo scorso dominava il mondo, non dovrebbe indurre in inganno coloro che appartengono ad una nazione che, solo il secolo scorso è riuscita, con notevoli sforzi ,ad unificarsi.
L’intento di Grillo e Casaleggio di unirsi a Farage, dopo le Europee, era stato tenuto nascosto, per tema di perdere voti. E infatti il dissenso tra le fila grilline è giunto subito dopo. Ciononostante, oggi, all’apertura dell’ottava Legislatura del Parlamento Europeo, dove di nuovo Schultz è stato eletto, all’esecuzione dell’Inno alla Gloria, Farage e i suoi, insieme ai grillini e a tutti gli euroscettici si sono provocatoriamente girati di spalle.
E’ davvero così forte l’ambizione per il potere, da potersi permettere il lusso di sembrare dei burattini mossi da un burattinaio? Sono davvero queste le persone che ci devono rappresentare?
Quante lotte intestine ci sono state all’interno di SEL per poter sostenere la diversità di opinione della Lista Tsipras, e quanto sta pagando, in termini politici, la ricerca di non allineamento di SEL e di Vendola, per la mancanza di rappresentanza al Parlamento Europeo?
La risposta alle mie domande di libera cittadina, ci proviene dalle tante voci del giornalismo che cercano di fare dell’informazione un mezzo di conoscenza e non di servilismo.
L’articolo di oggi, di Ferruccio Sansa, sul “Fatto Quotidiano” “Corruzione, non è il male peggiore”, ci invita a considerare l’intreccio del potere politico con quello finanziario, ammettendo che una macchina così complessa non si potrà mai inceppare o crollare, poiché poggia su basi troppo solide. E allora il compito del giornalista? E’ quello di non smettere mai di testimoniare, di analizzare, di ricordare dove tutti dimenticano, di parlare dove tutti stanno zitti.
Ferruccio Sansa conclude il suo articolo con un interrogativo, che si ricollega al senso di fiducia che l’attuale governo vorrebbe infondere: “è l’ottimista ( colui) che ama davvero il proprio paese o invece chi si fa un fegato così pensando che l’Italia, la terra più bella del mondo, potrebbe essere anche ricca come la Germania, se fosse governata da persone degne?”
01/07/2014
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