di Ivano Alteri – In occasione dell’assemblea cittadina del Pd di Frosinone, e poi con un articolo anche sulle pagine di questo giornale, Stefano Vona, esponente cittadino del partito, ha lanciato l’idea di tenere le primarie per l’elezione del segretario del circolo. Certo le ragioni non gli mancano. Il rigonfiamento sospetto del tesseramento in occasione dell’ultimo congresso provinciale, il ritiro in corsa di tre candidati su quattro, l’annullamento di numerosi congressi di circolo, la celebrazione del congresso provinciale con una base elettorale quantomeno discutibile, la palude in cui tutto si è infine impantanato danno l’idea di una democrazia interna in balia di capibastone disposti a tutto, organizzatori di truppe cammellate, arraffatori di prebende di sottobosco politico, occupatori indefessi di posti ben remunerati, questuanti di ogni genere. Se i nuovi congressi tornassero a svolgersi con un processo tutto interno, i risultati sarebbero i medesimi, senza possibilità di scampo. Ma siamo sicuri che le primarie siano la soluzione? Noi le abbiamo sostenute in diverse occasioni, ma sempre con qualche riserva; ad alcune abbiamo anche partecipato, ad altre no. Ma rimuginando rimuginando, ci siamo fatti un’opinione piuttosto chiara, in proposito.
Innanzitutto, ci è chiaro che le primarie sanciscono una sconfitta della politica. Se la politica avesse avuto il senso morale, la lunghezza di pensiero, la tenacia e il coraggio della rappresentanza, non avrebbe consentito le distorsioni dei meccanismi democratici interni dei partiti, le strumentalizzazioni personalistiche, la degradazione dei partiti in comitati d’affari per azzeccagarbugli della politica. Al contrario, avrebbe preservato le prerogative dei gruppi dirigenti democraticamente eletti, avrebbe scacciato i malversatori, avrebbe costantemente chiamato i cittadini alla partecipazione interna, avendo ben presente che solo lo strumento partito consente loro una partecipazione efficacie. Avrebbe, insomma, fatto rispettare gli statuti dei partiti, nello spirito e nella lettera, reso i partiti “fruibili” dai più, anziché “contendibili” da due o tre. Ora che il disastro è quasi del tutto compiuto, e ci si rende conto che bisogna trovare il modo per impedire che si compia definitivamente, partire da tale consapevolezza, a noi pare essenziale per non prendere tragici abbagli.
In secondo luogo, le primarie non sono tutte uguali. Quelle per l’individuazione del candidato alle cariche istituzionali, riguardando ruoli coinvolgenti tutti i cittadini in generale, a noi paiono correttamente impiegate. Quelle, invece, per l’elezione degli organismi interni ai partiti, riguardando soltanto gli aderenti ad esso, sono, a nostro parere, del tutto fuori luogo, uno strumento demagogico messo a disposizione del primo ducetto vanaglorioso che passa. Inoltre, se un iscritto al partito, nelle scelte interne al partito, vale come un non iscritto, a che serve iscriversi? Quale forza ha l’iscritto nei confronti degli eletti alle primarie? Chi controlla l’eletto? Con quali strumenti?
Tuttavia, il Pd si trova nelle condizioni sopra descritte, schiacciato sotto il giogo di qualche persona, le prerogative degli organismi democratici interni sono state conculcate. La soluzione del problema non si trova all’interno del partito, ma fuori. In tale contesto, dunque, riteniamo che la proposta di Stefano Vona di tenere le primarie per l’elezione del segretario del circolo, sia da accogliere, ad una condizione: che si colga la loro natura emergenziale. In altri termini, esse avranno una funzione risolutiva dei problemi, a condizione che tutti i candidati comprendano e affrontino con coraggio un apparente paradosso: concorre ad elezioni primarie assumendo l’impegno di rendere fruibile il partito, restituendo ai suoi organismi le prerogative conculcate, rivitalizzando l’attivismo, vera partecipazione politica; con l’obiettivo politico dichiarato di non ricorrere più alle primarie, che sono una finta democrazia partecipata, per l’elezione degli organismi interni.
Insomma, le primarie possono eccezionalmente essere una soluzione ai problemi dei partiti, a condizione che si sappia che non sono la soluzione.
Frosinone 12 luglio 2014
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