7 anni per riconoscere un diritto assai evidente

Fabbrica 350-262di Ignazio Mazzoli – In piazza 25 luglio a Ceccano incontro Alessandro Del Brocco giovane operaio impegnato all’Ilva di Patrica dal luglio 2004 finché questa azienda non ha cessato l’attività. 31 anni, operaio di famiglia operaia, a 23 anni è vittima di un incidente sul lavoro.
Alle 6 del mattino, nello stabilimento dell’llva, la macchina spianatrice presso cui opera si arresta, le lastre di allumino per la Fiat non scorrono più per essere predisposte come prodotto. I rulli che le dovrebbero far avanzare slittano. Cosa è successo? Alessandro trova che è stata apportata una modifica artigianale “fai da te” all’utensile perché non assicurava la necessaria micro oleatura richiesta dalla Fiat. Sente suo dovere tuttavia fare i pezzi che gli spettano in quel turno e cerca di rendere funzionale la macchina su cui lavora. Questa non ne vuol sapere. La sua originaria funzionalità ormai è interdetta e la riparazione fatta non da risultati. Anzi. La macchina si ribella e castiga Alessandro, la sua mano destra viene ferita irrimediabilmente al pollice e all’indice, come testimoniano i moncherini di queste due dita ricoperte da pelle cicatrizzata che ricopre quella parte della suo arto fino all’altezza della parte mediale del polso sopra l’attaccatura del pollice. Anche il suo medio resta offeso.
In termini di medicina legale si tratta di schiacciamento-sguantamento della mano. l’operaio Alessandro Del Brocco chiede il risarcimento per i danni che gli sono stati prodotti dall’incidente, ma l’Ilva Spa si costituiva in giudizio contestando la richiesta perché “il danno biologico non era astrattamente e automaticamente riconducibile ad un evento, ma doveva essere provato in concreto”.
Incredibile a leggersi, ancora più incredibile riconoscere una qualche ragione per proporre questa contestazione. Alessandro Del Brocco non solo si preoccupava di fare il suo lavoro alla perfezione, lavoro che faceva da solo di fronte ad una macchina progettata per essere operata da quattro persone com’era fino a qualche tempo addietro, non solo si premurava di far funzionare un modifica abborracciata, ma diventava responsabile unico dei danni che subiva e tuttora subisce attraverso le permanenti conseguenze. Incredibile la logica che sottende tutto questo incidente sul lavoro.AlessandroDelBroccoAlessandro Del Brocco
La sentenza n° 773 di quest’anno, cancella questa incredibile interpretazione affermando “che La domanda proposta dal ricorrente pare meritevole di accoglimento nei limiti e per le argomentazioni che seguono”. E aggiunge che “l’infortunio occorso al Del Brocco in data 08.06.2007 è causalmente riconducibile alla condotta datoriale”.
La motivazione è di particolare interesse perché fa risaltare la diligenza e l’impegno dell’operaio ormai invalidato permanentemente.
«La macchina spianatrice cui era addetto il ricorrente (Del Brocco) non oliava il materiale…. nel periodo in cui il Del Brocco ha subito l’infortunio, sulla macchina era stato montato un serbatoio artigianale che serviva ad oliare il materiale poiché in quel periodo non arrivava materiale oliato alla produzione. I testimoni escussi hanno altresì riferito che la macchina spianatrice era stata quindi adibita ad un uso improprio che, verosimilmente, ha causato l’infortunio del ricorrente».
Nella sentenza c’è anche un richiamo che ha un valore più generale circa le responsabilità di chi fa impresa, infatti precisa «che l’art. 2087 c.c. afferma che l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa !e misure che, secondo la particolarità dei lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro». Grande è per questo risultato l’apprezzamento e la riconoscenza di Del Brocco per il lavoro del suo avvocato Aldo Schiavi. Ma perché ci vogliono sette anni per veder riconosciuto un diritto così evidente?
Dobbiamo, tuttavia, chiederci quanti Alessandro Del Brocco, quante lavoratrici e quanti lavoratori vivono situazioni del genere e non sempre vedono riconosciuti i propri diritti come in questo caso?
Soprattutto dobbiamo chiederci in quali condizioni lavorano tante operaie e tanti operai senza una cura assidua verso la loro salute e integrità fisica e morale? Qui non stiamo parlando di una distrazione che potrebbe verificarsi in una piccola azienda a conduzione familiare, stiamo parlando di un grave infortunio verificato in una delle più grandi imprese metalmeccaniche d’Europa. La lotta contro gli incidenti sul lavoro mai deve considerarsi conclusa.

31 luglio 2014

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ByIgnazio Mazzoli

Nato nel 1943. Fondatore e direttore di UNOeTRE.it. Risiede a Veroli in provincia di Frosinone. Lazio. Italia.

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