di Antonella Necci – La notizia si perde tra le innumerevoli che abbondano in questo periodo sulla strage di Gaza. E’ del 30 Luglio, ma sembra come uno squarcio di luce intensa in un cielo nero, fitto come la pece : la miracolosa nascita di quattro gemellini, tre maschi e una femmina, sotto le macerie dell’inferno di Gaza. Insieme alle altre che provocano rabbia, disperazione, senso di impotenza, si perde come l’inutile trafiletto nel giornale a grande tiratura. All’apertura dei quotidiani di oggi, oltre all’evento miracoloso, ho avuto un tale senso di rabbia, che ho deciso di calmarmi iniziando con le cose liete.
Tanto per non essere tacciata di antisemitismo, visti i tempi che corrono ci sarebbe anche questo rischio, come è accaduto alla giornalista spagnola che corrispondeva da Gaza per la principale rete televisiva. Vediamo di analizzare i fatti con un briciolo di ironia. Si vede che in molti avranno pensato la stessa cosa, e nel web erano presenti alcuni articoli, espressi sotto forma di monologhi, di giornalisti che pur non avendo gettato la spugna nella lotta per una informazione indipendente, si sentono impotenti di fronte all’inerzia e all’indifferenza del mondo circostante. E allora anche io oggi proverò ad immedesimarmi in una comune casalinga di Gaza.
Nel precedente articolo avevo goffamente provato ad essere un bambino che vive realtà più grandi di lui, oggi cerco di immaginare come sarebbe la vita senza luce, gas, acqua potabile, stretta in un’aula di una scuola ONU insieme ad altre 26 persone, e sentire i boati dei missili che si fanno sempre più vicini. Ma la scuola è sotto la protezione delle Nazioni Unite e nessuno oserà attaccarla. E’ questo che ci hanno detto, ed è per questo che siamo qui. E dove potevamo andare sennò? I tunnel verso l’Egitto sono stati chiusi da tempo, quale altra via di fuga ci hanno lasciato? Qui ci hanno detto che saremo al sicuro. Poi urla, gente che scappa, ci dicono di spostarci nelle altre aule, che i missili si stanno avvicinando, che non siamo più al sicuro. Pochi secondi e anche l’aula che era diventata la mia casa diventa un cumulo di macerie. Corpi che volano in aria schiantandosi, pezzo a pezzo sulle rovine di un mondo in rovina. Mi fermo. Ho immaginato troppo.
La mia testa da occidentale mi riporta al mio mondo per paura di affrontare qualcosa che non sa bene come affrontare, ma che i bravi giornalisti ci sanno descrivere. Mi accorgo di essere stata goffa anche in questa situazione, ma mi viene in mente un grande scienziato ebreo Albert Einstein, che non rinnegava la sua fede nonostante l’idea generale che uno scienziato dovesse per forza essere ateo. Quando Count Kessler un giorno gli disse: “Professore sento dire che lei è profondamente religioso”. Einstein gli rispose: “Sì, Lei può dirlo. Cerchi e penetri con i limiti della nostra mente i segreti della natura e scoprirà che, dietro tutte le discernibili concatenazioni, rimane sempre qualcosa di sottile, di intangibile e inesplicabile. La venerazione per questa forza, al di là di ogni altra cosa che noi possiamo comprendere, è la mia religione. A questo titolo io sono religioso” Ed è proprio penetrando dentro l’idea delle “discernibili concatenazioni”, che il Dio dei Palestinesi, li protegge, e li fa resistere, perché è tangibile la superiorità e l’aggressività delle Forze Israeliane. Quando Einstein diceva : “I crimini di cui gli ebrei sono stati incolpati nel corso della storia – crimini intesi a giustificare le atrocità perpetrate contro di essi – sono mutati in rapida successione […] Le accuse contro di loro, accuse della cui falsità gli istigatori erano ogni volta perfettamente consapevoli, superavano ogni immaginazione, ma hanno influenzato ripetutamente le masse. […] In questo caso, si può parlare di antisemitismo latente”, stava vivendo in pieno periodo nazista. Lui, tedesco di nascita, ma di famiglia ebraica. Ora accade la medesima cosa per i Palestinesi, e questa volta non si parla di Nazismo. Ma ora come allora il mondo si fermò, immobile, a guardare una carneficina, prima di adottare una soluzione, che divenne però una soluzione estrema. Vogliamo dunque giungere a quel punto?
04 Agosto 2014
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