di Antonella Necci – Troppo giovani per poter andare in pensione e troppo vecchi per mettersi in competizione di nuovo nel mercato del lavoro, il dramma dei cinquantenni privi di occupazione o ridotti a lavori definiti “socialmente utili” sembra essere un problema di quei paesi il cui sistema pensionistico e un instabile mercato del lavoro hanno contribuito a creare. Se il problema è sempre esistito, in un periodo di grave recessione economica come quello attuale, esso acquisisce contorni drammatici e secondo gli ultimi dati CENSIS dal 2008 ad oggi i disoccupati ultra cinquantenni di lunga durata sono aumentati del 189%.
Tralasciando il lato umano di questa situazione che sta di sicuro alla base dell’aumento di suicidi, e provando, sia pure con dolore a capire solo l’aspetto tecnico del problema, la domanda su cosa fare per evitare e migliorare le condizioni di vita di questa fascia di popolazione pare non interessi a nessuno.
Come ben ha dichiarato Stefano Gavioli, ex operaio di Mantova prima di partire in mountain bike per Bruxelles alla volta del Parlamento Europeo, questa sembra una generazione di invisibili. Uomini e donne con eguale dignità rispetto al resto della popolazione lavorativa che si ritrovano a vivere in uno stato di inutilità o solo marginalmente utili alla società che in passato hanno servito.
Una società che permetta che gli individui che la compongono non usufruiscano di eguale dignità non può essere chiamata “civile”.
Pensiamoci bene, dunque, quando ci ritroviamo a tollerare, magari con un lieve senso di fastidio e inadeguatezza, le notizie che ci giungono in tal senso e ricordiamo sempre che in quella condizione ci potrebbe essere chiunque di noi.
Il lungo viaggio che Stefano Gavioli sta affrontando per consegnare una petizione che chieda dignità lavorativa per tutti i disoccupati che abbiano superato l’età utile per essere ricollocati nel mondo del lavoro merita rispetto e stima e anche emulazione. Il buon esempio da imitare. Invece di adorare tanti falsi miti o ritenere che esista una entità superiore che sbloccherà la propria condizione, vediamo di seguire l’esempio di persone positive come Gavioli e adoperiamoci perché qualcosa cambi davvero. Il gesto di Stefano Gavioli è la classica goccia nell’oceano dell’indifferenza visto che solo L’altra Mantova e il nostro quotidiano online con l’entusiasta Fausta Insognata Dumano stanno seguendo ogni tappa di questi 20 giorni che separano Gavioli dal Parlamento Europeo.
Nonostante questo la considerazione che vorrei evidenziare riguarda la mia personale visione di simili imprese.
Io penso che se tanti uomini e donne prendessero l’iniziativa e decidessero che è ora di far sentire la propria voce con gran forza, nessun Parlamento reazionario potrebbe non prendere atto che un nuovo fermento potrebbe causare il ribaltamento di una situazione statica. Sono sicura che chiunque, anche il politico più conservatore, di fronte alla determinazione di tanti cambierebbe orientamento, assumendo quei valori riformisti tanto negati.
Sarebbe interessante se tanti altri “Gavioli” affrontassero imprese impervie per far sentire la propria voce. Ve la immaginate la faccia di Juncker che si ritroverebbe tanti ultra cinquantenni che sgomitando da diverse parti d’Europa, chi planando in deltaplano, chi arrampicandosi in free climbing, chi più moderatamente in bici affollerebbero gli immensi parchi antistanti alla ricerca di una porta aperta per poter entrare nella sede del Parlamento Europeo per consegnare petizioni che necessitano risposta immediata? Un attacco pacifico ma determinato. Impossibile non ascoltarlo. Ancora più impossibile restare indifferenti.
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