Primo giorno di scuola di Antonella

Renzi a Palermo scuola PinoPuglisi

Renzi a Palermo scuola PinoPuglisidi Antonella Necci – Può cambiare la scuola italiana? E se può, in che modo? Ricalcando modelli anglosassoni o germanoidi che in alcuni casi sono già superati nei paesi oggetto dell’Italica emulazione?
Questo mi chiedevo, con un vago senso di fastidio e di inadeguezza mentre mi accingevo a partire da casa per affrontare il mio primo giorno di scuola.
La buona scuola si costruisce passo dopo passo, ma negli ultimi 15 anni i passi del gambero sono stati i preferiti.
Mi ritrovo a pensare che in passato la libertà di opinione, da parte di docenti e alunni ma anche da parte dei genitori, non era una guerra senza quartiere. Si discuteva, anche animatamente, ma mai nessuno dei diretti interessati metteva in discussione il ruolo di ciascuno.
Il rispetto delle parti in causa veniva prima di ogni altra diatriba. Oggi i “rimproveri” che bisogna ascoltare dai vari dirigenti scolastici assumono i connotati del pettegolezzo sviluppatosi negli angoli dei tetri corridoi scolastici e, non potendosi ancora basare, sfortunatamente per i delatori, su cavilli giuridici che farebbero perdere parecchie notti insonni nell’elaborazione di lettere di discolpa, si basa su quello che è stato udito dal collega che passava nel corridoio e casualmente ascoltava dietro la porta della tua classe, quando non veniva riferito dagli alunni ai quali, in questo modo, veniva garantito un voto migliore in latino e greco, spauracchi di tante generazioni.
La buona scuola italiana è anche questo. E non si sta parlando di scuola di bassa qualità, ma di licei, ancora considerati il fiore all’occhiello della cultura italiana.
Di fronte a simili situazioni, il docente che intende aprire un dialogo con la propria classe, basandosi su principi quali l’onestà e la verità, avrà qualche problema. L’ipocrisia e la falsità vengono visti come un grande modello di vita: l’arte di imparare a vivere, rappresentata dalla raffinata piaggeria nei confronti di chi ci è superiore, ma anche nei confronti di chi, con arroganza, finge di essere forte, diventano un modello a cui il docente deve adeguarsi.
Inutile insegnare principi e valori su cui poter fondare una società migliore. La scuola è il cattivo esempio a cui i discenti gradatamente si adeguano, sia per debolezza che per paura di ritorsioni da parte di quei docenti che usano il proprio ruolo con un bullismo ideologico.
Quello che Matteo Renzi ha tanto “predicato” stamattina all’apertura del nuovo anno scolastico, scegliendo Brancaccio e Palermo come simboli di rinascita di forti valori morali, è in sé positivo, ma ininfluente di fronte alle tante negatività presenti nella scuola. Non ultima l’idea molto generica che si sta diffondendo tra i colleghi e che si riferisce alla richiesta, da parte dei sindacati, di sbloccare il contratto di lavoro.
Come convincere le contorte menti di tanti docenti annebbiati dal conservatorismo emanato dal Cupolone, che lo sblocco di questo contratto è un nostro diritto, e che i diritti non hanno mai effetti collaterali?
Vi sembrerà strano, ma è proprio quello che ho dovuto constatare questa mattina.
Sentir dire che lo sblocco del contratto porterà un aumento dell’orario di servizio, quando gli stessi sindacati si sono battuti quest’estate perché ciò non accadesse, mi ha lasciato attonita.
In buon ordine mi sono ritirata nelle mie classi, e aspetterò che giunga il Verbo Divino dalle RSU di competenza. Stavolta voglio vedere cosa accade. E sarò pronta a raccontarvelo. Passo dopo passo.

15/00/2014

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ByAntonella Necci

Sono Antonella Necci nata a Roma vivo a Roma e insegno lingua e civiltà inglese in un liceo ad indirizzi classico e linguistico. Sono appassionata di storia e filosofia ma voglio provare ad iscrivermi nuovamente all'università. Ho intenzione di ricominciare a studiare per diventare medico, se mi riesce. È sempre stato il mio sogno ma per pigrizia non mi sono voluta misurare con il lavoro da affrontare con la facoltà di medicina.Cos'altro aggiungere? Non mi piace parlare di me!Ah una cosa però la voglio dire: il mio regista preferito è Ken Loach e spero tanto che vinca la Palma d'oro a Cannes visto che presenta un film di connotazione prometeutica!

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