di Matteo Ernesto Oi – Quando c’è un problema, di qualsiasi natura, in giro per il mondo l’Europa e l’occidente in generale si preoccupa di risolverlo e, quasi sempre, con risultati poco soddisfacenti. Abbiamo gli strumenti, le tecnologie più avanzate, vantiamo schiere di esperti eppure il più delle volte rischiamo di peggiorare la situazione. Prendiamo, ad esempio, il fenomeno dell’immigrazione. Il dibattito italo-europeo si è bloccato su due aspetti contrapposti: come accoglierli e come respingerli. Da una parte xenofobi come i leghisti che vorrebbero affondare i gommoni, dall’altra quelli che si battono per lo ius soli, per il finanziamento di politiche integrative e il superamento delle barriere culturali.
Tutti hanno detto la loro, più o meno ragionata, sul fenomeno della migrazione tranne i diretti interessati e quando l’hanno fatto li abbiamo ignorati. Provate a fare mente locale e provare a ricordare quando è stata l’ultima volta che siano state interpellate le comunità migranti in Italia per sapere di cosa hanno bisogno, di come possiamo intervenire nel loro paese per gettare le basi necessarie alla garanzia dei diritti umani, di quali infrastrutture o di quali politiche di accoglienza hanno bisogno.
Se non vi è venuto in mente niente, state tranquilli è che non è mai successo. Il risultato?
Progetti spesso disastrosi, inumani come i CIE o inefficienti come frontex e mare nostrum. Forse un domani le istituzioni, i partiti, i corpi intermedi in un lampo di genio capiranno che le risposte non le dobbiamo cercare da soli ma insieme. Perché “ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.
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