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Creare un percorso comune tra partito e comunità di cittadini

partito democratico bandiera350 250

partito-democratico bandiera350-250di Rosalia Mattone per il congresso cittadino del PD a Ceccano – Ci accingiamo oggi a svolgere il congresso del nostro circolo, forse uno dei passaggi più importanti e significativi nella vita del partito e dei militanti che lo compongono. Si dovrebbe guardare alla formazione dei nuovi organismi dirigenti come ad un momento di rilancio e ridefinizione di quelle che saranno le politiche, le azioni e gli orientamenti da qui ai prossimi anni. Un appuntamento atteso ed osservato da molti, in un partito che per vocazione, centralità ed importanza non può che essere protagonista della realtà politica del nostro paese.
Il partito democratico per chi come noi guarda alla politica come strumento per la buona gestione ed il miglioramento della propria comunità, rappresenta un contenitore potenzialmente ideale dove interagire, coinvolgere e mettere a sistema tutta una serie di competenze, volontà e predisposizioni volte alla buona pratica e all’interesse collettivo, definito in un’ottica di rappresentanza e tutela delle fasce deboli, derivante dall’impostazione di sinistra che il nostro partito porta nel proprio dna.
Il congresso nazionale dello scorso anno e l’elezione di Renzi a segretario hanno contribuito non poco a ridisegnare i confini e le direttrici del primo partito politico italiano. E’ innegabile come a fronte di un astensionismo che segna record ad ogni appuntamento elettorale, ultimo il dato preoccupante alle regionali in Emilia Romagna, ed al perpetrare di un sentimento di scoraggiamento se non addirittura di rifiuto in una larga fascia di elettori, il partito democratico sia riuscito comunque a creare nuovo interesse, attenzione, attivismo, provando a fornire un’alternativa a chi non vuole arrendersi alla semplice risposta urlata e scomposta.
Da qui al prossimo futuro, la nostra sfida, dei dirigenti locali del partito, dei militanti, degli attivisti e degli organismi che oggi andremo a ridefinire, non è la mera ricerca del più ampio consenso, certo fondamentale in ottica elettorale, ma la creazione di un percorso comune tra partito e comunità di cittadini in un’ottica di apertura e di dialogo, di ascolto e collaborazione, di valorizzazione di territorio e competenze.
La funzione del nostro partito in una comunità importante come Ceccano non dovrebbe esaurirsi nella semplice espressione di figure amministrative, secondo logiche ancorate attorno alle posizioni degli eletti e dei rappresentanti, bensi alimentare la partecipazione, incentivare l’attivismo , aprire il campo al confronto con la società civile, con l’associazionismo, con l’impresa ed il commercio, sollecitando progetti e soluzioni che in maniera naturale vivono ed esistono anche e soprattutto al di fuori dei confini della sezione e del partito.
Come attivisti, simpatizzanti, aspiranti amministratori o semplici elettori non possiamo che guardare con indignazione e non poco disagio allo stato del circolo del partito democratico ceccanese. Uno spazio dedicato all’attività ed alla discussione politica relegato a camera muta e sorda, lontana dalle stanze dove si prendono decisioni, si stringono accordi o si saldano alleanze. Luogo troppo spesso rimasto chiuso, evitando ogni confronto, scansando qualsiasi condivisione nelle scelte, attivabile ad intermittenza soltanto a ridosso di qualche appuntamento elettorale.
Di pari passo è venuto meno il valore della militanza, dell’impegno, sacrificando il valore aggiunto che può sempre arrivare dagli altri, un apparente immobilismo che soffoca sul nascere qualsiasi voglia di fare, di condividere, di partecipare.
Non possiamo continuare a svilire l’attività in un partito sull’altare della fedeltà ed dell’appartenenza correntizia, unico segno distintivo e di contrapposizione che mostra soltanto il lato più fosco e scoraggiante della politica.
Il mancato lavoro sui giovani e sul rinnovamento della classe dirigente ha portato ad un allontanamento sistematico delle forze probabilmente più disposte ad attivarsi, il freno imposto al naturale turn-over che tanto gioverebbe ad una formazione come la nostra, ha portato all’infinita riproposizione degli eterni schemi, secondo logiche di conservazione e difesa dei propri spazi, ormai intesi come posizioni acquisite di diritto.
La logica conseguenza della situazione in cui versa il partito è la mancanza di centralità e la perdita di ruolo guida del partito democratico all’interno del campo del centro sinistra ceccanese.
Non è un mistero, e dovrebbe altresi portarci ad una profonda riflessione un partito capace di raccogliere importanti risultati in alcuni appuntamenti elettorali, salvo poi ridursi a soggetto comprimario, se non addirittura spettatore nelle vicende locali.
E’ frutto di scelte personalistiche la situazione di isolamento del nostro partito.
E’ frutto di scelte personalistiche l’ingresso in una coalizione costruita su fluttuanti accordi.
E sempre da scelte personalistiche deriva la discutibile decisione di concorrere al commissariamento del nostro comune, con tutte le conseguenze che stiamo duramente pagando.
Oggi crediamo si dovrebbe tracciare un linea, un segno di distinzione col passato, marcare un punto da cui ripartire e ridefinirsi come soggetto politico. Dovremmo cercare di restituire un valore al concetto di militanza e di partecipazione, costruendo occasioni di confronto, aprendo i circoli, valorizzando e concedendo spazio a chi è disposto a sacrificare il proprio tempo per il bene del paese attraverso gli strumenti del partito.
Certo è un momento anche di coraggio, in cui vicende passate e presenti dovrebbero consigliare in certi casi un passo indietro, o quantomeno di lato.
Dovrebbe essere l’inizio di un cammino per ricollocare il partito democratico di Ceccano nel ruolo di partito guida del centrosinistra, trasformarlo in polo d’attrazione e non in zavorra da evitare.
Potrebbe essere l’occasione di riportare non solo all’interno del nostro partito, ma nel più ampio recinto di centrosinistra alcune tematiche che attanagliano la nostra comunità non da oggi.
La questione del lavoro, il commercio, quali azioni l’ amministrazione e le forze politiche sono disposte ed in grado di mettere in campo per far fronte alla drammatica questione dell’inquinamento fluviale ed atmosferico, come reagisce Ceccano a fronte di una sanità pubblica al collasso, come rispondono le forze politiche al fenomeno dell’immigrazione in aumento, cosa facciamo per rispondere alla crescente domanda di sicurezza dei cittadini. E ancora la questione del servizio idrico, la trasparenza amministrativa, il decoro urbano, l’incuria del bene comune.

Questo crediamo debba tornare a rompere il silenzio della nostra sezione, questi argomenti e le pratiche per affrontarli vorremmo sentire dalle voci di chi si candida a guidare un partito ed amministrare un paese.
Con difficoltà riusciamo ad appassionarci all’infinita telenovela della ricerca del candidato sindaco di turno, e con la stessa difficoltà crediamo che questo possa destare interesse nei cittadini alle prese con le difficoltà del vivere quotidiano.
La rincorsa al candidato ideale e all’accordo per tornaconto non possono sostituirsi alla costruzione di una coalizione che trae la propria solidità dalla condivisione dei progetti e dalla visione comune. Non possiamo perseverare in fluttuanti intese a geometrie variabili, costruite sulla necessità del momento, prive di salde basi, che hanno profondamente influenzato questa situazione di profonda instabilità politico-amministrativa.
Con preoccupazione e rammarico registriamo come questo intricato sistema di candidature e sponsorizzazioni sia piombato all’interno del nostro percorso congressuale, svuotandolo di contenuti e riempiendolo di tatticismi e strategie.
Sottolineiamo ancora una volta la nostra perplessità di fronte ad un circolo con centinaia d’iscritti eppure perennemente vuoto.
La necessità di una figura terza nella gestione del nostro circolo avrebbe dovuto garantire negli ultimi mesi un percorso di riavvicinamento e una riapertura di dialogo dopo profonde spaccature interne. La cronaca vuole che quest’attività non abbia dato alcun frutto.
Nonostante la naturale contiguità tra ruolo dei partiti e sistema amministrativo, avremmo ritenuto certamente più costruttivo non caricare l’appuntamento congressuale di altre contrapposizioni, trasformandolo nella rampa di lancio delle prossime amministrative.
Come più volte richiamato anche da diversi esponenti locali, il partito democratico si fonda sulle primarie come strumento per definire canditati alla guida di coalizioni.
Pratica nobile le primarie, ma a ben vedere non possono essere intese come rimedio assoluto, tantomeno come feticcio da sbandierare alla bisogna.
Riteniamo le primarie un sistema aperto e coinvolgente, coraggioso ed innovatore, ma non senza angoli bui.
Nascondere dietro quest’appuntamento la ridefinizione dei rapporti di forza dei soliti capicorrente col solo scopo di sancire chi comanda a questo tavolo, avrebbe il solo risultato di spartizione, perdendo invece l’aspetto costruttivo ed innovatore che le primarie dovrebbero portare in dote.
Se non cambia il metodo, non esiste soluzione primaria che tenga.
Auspichiamo quindi si possa aprire una fase nuova, profondamente innovatrice prima di tutto nei metodi e nelle pratiche, un percorso che porti alla riattivazione delle sedi del partito dove affrontare ed organizzare momenti di discussione, alla costruzione di organismi attivi, di un direttivo partecipato, in sostanza un partito che sia la casa di tutti, e non il rifugio di pochi.
I tempi dovrebbero essere maturi per un cambio di passo ma effettivamente ci rendiamo conto che ad oggi ancora non vi è la reale volontà di un cambiamento e ,fintanto sarà questa la situazione in cui dovrà versare il partito, c’è la necessità di lavorare sodo. Ed è quello che faremo anche senza avere cariche dirigenziali. La nostra forza non saranno i numeri ma certamente è la passione e l’indifferenza a partecipare e sottostare a determinate dinamiche.

Buon congresso a tutti.

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