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Con la Grecia per l’Europa dei Popoli e un’Italia giusta

cambia la grecia cambia l europa 350 260

cambia la grecia cambia l europa 350 260di Gabriella Cerami, L’Huffington Post – Un Sirtaki lungo 20 mila persone. La sinistra-sinistra italiana sfila a fianco del popolo greco con la voglia di avere un Tsipras nostrano. Bandiere bianche e blu disseminate lungo tutto il corteo, mischiate a quelle rosse di Sinistra ecologia e libertà, a quelle con la falce e il martello di Rifondazione comunista e anche a quelle della Cgil, della Fiom e dell’Altra Europa con Tsipras.
“Adelante, compagneros! Syriza, Podemos venceremos”, è lo slogan della piazza, che manifesta, con il pugno chiuso alzato, per far arrivare ad Atene la propria vicinanza. Tanto che, dal palco all’ombra del Colosseo, il canto della resistenza greca diventa un tutt’uno con “Bella ciao”. Un filo diretto tra i due Paesi perché, l’esperienza Syriza è “iniziata a Genova, ai tempi del G8, da piazza Alimonda a Piazza Syntagma”, dice un dirigente della sinistra greca, Haris Golemis, al quale viene dato il compito di chiudere la carrellata di interventi. Così incita la piazza con un “Avanti, oh popolo. Adesso tocca anche a voi”.

C’è spazio per tutti lungo le vie del centro di Roma. Ci sono i centri sociali, che poi lanciano fumogeni e si dirigono verso altre direzioni, ci sono i comitati per la casa e ci sono anche – a grande sorpresa – gli ucraini filo-russi. Tra le bandiere rosse spuntano quelle arancioni e nere, manifesti in cui l’orso Putin mangia l’aquila Obama, e un enorme vessillo col Cristo degli ortodossi. “Noi siamo russi che viviamo in Ucraina, nel bacino del Donec conteso dai nazionalisti. Vogliamo vivere con i russi. Vogliamo unirci a loro e non vogliamo che l’America metta il suo muso in Ucraina”. Nella mischia c’è anche un grillino che confessa: “Guardate che qui ce ne sono tanti come me. Sono un cinque stelle rosso”.

La piazza italiana è contro l’austerità dell’Unione europea ma è più di ogni cosa contro il governo italiano. Dunque è una piazza anche contro Matteo Renzi? “Certo, non è simpatizzante nei confronti di chi il massimo che ha fatto contro l’austerità è stato regalare una cravatta a Tsipras in visita a Roma”, dice Nichi Vendola in prima fila dietro lo striscione “Contro l’austerità. Dalla parte della Grecia”. E poi ancora: “Le sinistre straniere hanno sempre imparato da noi, adesso siamo noi a dover imparare da loro”, per creare una nuova coalizione di sinistra. Intanto, insieme agli esponenti di Sel, c’è Stefano Fassina della minoranza dem che rivendica di non aver partecipato al voto sulle riforme: “Renzi ha fatto un grave errore politico. Le regole del gioco si scrivono insieme altrimenti si fanno danni”. Si fa vedere Alfredo D’Attore, anche lui dissidente Pd: “Dobbiamo considerare la Grecia non come una minaccia ma come un’opportunità”.

E poi Susanna Camusso, leader della della Cgil, e Maurizio Landini, leader della Fiom, si stringono in un abbraccio, dopo la pace ritrovata e sfilano l’una accanto all’altro: “Il segno positivo di oggi è che si può credere a un’Europa solidale dei popoli e non all’Europa di finanzieri e banchieri”. La manifestazione, promossa dai firmatari dell’appello “Cambia la Grecia. Cambia l’Europa”, nelle prossime ore sarà replicata in molte capitali europee. Intanto l’Italia fa sentire che c’è. Luciana Castellina, storica intellettuale di sinistra, critica duramente l’Unione: “L’Europa la deve smettere di ritenersi il faro della democrazia se è incapace di accogliere i rifugiati. Siamo qui – sottolinea – per ringraziare Tsipras che a Bruxelles sta combattendo anche per noi ed è lì a farsi ascoltare anche a nome nostro”.

La piazza, radunata sotto al Colosseo nel cuore di Roma, aspetta che la sinistra-sinistra italiana possa davvero fare, tutta unita, la sua parte. A questo proposito, tra i manifestanti con cartelli e striscioni, c’è anche qualcuno disorientato. E’ un ventenne. E’ in piazza con la sinistra radicale, tra le bandiere di Rifondazione, quelle di Sel, di Syriza, e persino di Democrazia Proletaria, ma ha in tasca la tessera del Pd. “Le riforme sono un tasto dolente. Quando dei nostri alleati trradizionali come Sel – spiega – fanno l’Aventino contro di noi, beh, io a differenza del nostro segretario mi fermerei un attimino a riflettere. Per capire dove ho sbagliato. Sbagliamo tutti…”.

Ecco che arriva Moni Ovadia: “Bisogna fare subito come i compagni greci e spagnoli. Non c’è più tempo. Dobbiamo dare vita ad una forza politica per dare una risposta alla gente che da 30 anni passa da una frustrazione ad un’altra”. Poi prende la parola un esponente della Fiom: “Dobbiamo ribellarci a questi figli di Troika. Hasta la victoria!”. E tutta la piazza urla con lui.

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