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diritto di sciopero 4 3
diritto di sciopero 4 3da controlacrisi.org – Fiat, denuncia della Fiom: “Con il nuovo accordo cancellato il diritto di sciopero”. “L’accordo tra Fca-Cnh e sindacati firmatari è un nuovo grave passo: si taglia anche il diritto di sciopero”. E’ il commento della Fiom sull’intesa raggiunta sul contratto aziendale. “L’accordo – afferma la Fiom – mina uno dei diritti fondamentali che la Costituzione assicura ai lavoratori, il diritto di sciopero. Gli scioperi potranno essere indetti solo a maggioranza delle Rsa firmatarie del contratto aziendale, limitando il diritto di proclamarli anche per gli stessi delegati Fim, Uilm, Uglm, Fismic e Associazione quadri”. Per la Fiom “quest’intesa non ha valore, il diritto di sciopero rimane comunque garantito”, mentre “rimane centrale la richiesta di riportare gli aumenti in paga base”.
“Si tratta di un’ipotesi – afferma la Fiom – costruita contro gli operai, in particolare quelli del montaggio, il cuore dello stabilimento. Perché‚ sul diritto, sulla giustezza di uno sciopero al montaggio – dove ci sono i carichi e i ritmi di lavoro più duri, dove la prestazione è vincolata – dovrebbero decidere i delegati degli impiegati, dei capi o dei quadri? Fca-Cnh e sindacati firmatari del Contratto aziendale stanno discutendo, per quanto riguarda gli orari di lavoro, l’estensione del modello Melfi basato su 20 turni settimanali, in base al quale un lavoratore può arrivare a lavorare anche 50 ore in una sola settimana – peggiorando pesantemente le condizioni di vita delle persone – e che toglie qualunque potere negoziale l’orario di lavoro. Siamo di fronte a un accordo gravissimo che cancella gli aumenti dei minimi tabellari e riduce il diritto di sciopero costituendo un precedente pericoloso per tutti”.
 

{tab=C’è chi salva l’Art.18}

di Giuliano Balestrieri da repubblica.itFuori da Unindustria, chi salva l’articolo 18. Il caso Trelleborg. Si allunga l’elenco delle società che mantengono le vecchie tutele in sede di contrattazione sindacale. Il giuslavorista Tiraboschi: “La legge lo ammette e auspica più intese tra singole aziende e lavoratori”. Diviso il mondo degli imprenditori.
Lamborghini, ecco il nuovo contratto: pensione tedesca, flessibilità e turni “pro-suv”. MILANO – In principio fu Novartis, seguita dall’ex Lucchini e adesso da Trelleborg, la multinazionale svedese degli pneumatici: tre aziende che – per motivi diversi – hanno scelto di non applicare il contratto a tutele crescenti ai nuovi assunti dopo la riorganizzazione aziendale. Tradotto: avranno tutti le garanzie previste dal vecchio articolo 18 che il governo ha rottamato lo scorso 7 marzo con l’entrata in vigore del Jobs Act. Una decisione che da un lato apre una nuova frontiera di benefit aziendali dall’altro fissa paletti ad oggi sconosciuti in materie di trattativa sindacale.
“Quello di Trelleborg è un accordo che farà storia” dice Emilio Miceli, segretario di Filctem-Cgil che prosegue: “Le relazioni industriali stanno cambiando, noi dobbiamo garantire i lavoratori”. Se la decisione di Novartis è passata quasi sottotraccia perché riguardava 13 dipendenti passati da una società all’altra del gruppo e quella della ex Lucchini ha avuto l’avallo del governo dopo l’ingresso nella società dei tunisini della Cevital; quella di Trelleborg ha fatto scoppiare un caso con la dura presa di posizione di Unindustria che ha annunciato l’uscita della società dalla rete di Confindustria.
 

{tab=In Germania}

 
di Fabio Sebastani da controlacrisi.orgDiritto di sciopero, la Germania introduce una legge per limitare l’indizione al solo sindacato più rappresentativo. Il 2015 potrebbe diventare l’anno record per i giorni di sciopero in Germania. Ed ecco che l’apparato politico amministrativo ha già prodotto una legge antisciopero tra le più repressive di Europa. Il parlamento federale ha approvato ieri a larga maggioranza una modifica della legge che regola le attività dei sindacati, riducendo così lo spazio di azione dei sindacati minori, come quello dei ferrovieri (Gdl) che da mesi, in rappresentanza di 20mila macchinisti, danno parecchio da fare alla Deutsche Bahn, l’azienda che gestisce i collegamenti su ferro.
La nuova legge sull’unità salariale, che entrerà in vigore a luglio, impone che a trattare con l’azienda per una determinata categoria di lavoratori sia solo la sigla sindacale con più iscritti. La legge, fortemente voluta dalla ministra del Lavoro Andrea Nahles (Spd), riporta la situazione al periodo antecedente al 2010, quando una sentenza della corte federale del lavoro introdusse la pluralità salariale. Sebbene la legge non impedirà al piccolo e combattivo sindacato dei macchinisti di bloccare il Paese in futuro, sarà però cancellata la possibilità che Gdl punti a rappresentare altre categorie di lavoratori alzando il prezzo della trattativa, facendo ‘concorrenza’ a sigle maggiori, come Evg, per esempio sul personale di carrozza o di stazione.
“Non tocchiamo il diritto di associazione e di sciopero” (per il quale comunque ci vuole il 75% dei consensi al referendum, ndr), ha precisato Nahles. Altri sindacati di categoria, come quello dei medici Marburger Bund, quello degli impiegati statali dbb, dei piloti Cockpit e dei giornalisti DJV, hanno però annunciato di fare ricorso contro la nuova normativa, fino alla corte costituzionale.
Critiche anche le opposizioni alla grande coalizione, che hanno votato contro alla legge.
Quest’anno la situazione della agitazioni sul lavoro particolarmente calda in Germania. Oltre agli scioperi dei ferrovieri, che hanno bloccato il Paese, al momento incrociano le braccia maestri e maestre d’asilo, lavoratori delle poste, delle assicurazioni e della vendita al dettaglio. Secondo calcoli dell’istituto di ricerca economica Iw, già oggi in Germania si è scioperato per il doppio dei giorni di tutto il 2014.
Intanto, il sindacato dei macchinisti dei treni in Germania ha accettato di sottoporre a un arbitrato la contesa negoziale con Deutsche Bank, sospendendo gli scioperi che duravano da 10 mesi. In questi 10 mesi sono stati proclamati 9 scioperi, indetti per chiedere un aumento del 5% degli stipendi e una riduzione dei tempi di lavoro. Gli scioperi hanno causato forti i disagi a milioni di pendolari, hanno suscitato un grande allarme politico e sono costati fino a 100 milioni di euro al giorno all’azienda. In Germania sono 5,5 milioni i cittadini che quotidianamente viaggiano in treno e un quinto delle merci e’ trasportato su rotaie. La Gdl, il sindacato dei macchinisti, ha fatto sapere in un comunicato che a sbloccare la situazione e’ stata la decisione dell’azienda di accettare la sua richiesta di rappresentare e negoziare i salari anche dei lavoratori non macchinisti delle ferrovie. Esattamente quello che la legge in seguito impedirà di fare.
 

{tab=Il sindacato unico dei Renzi}

 
di Gabriella Cerami da huffingtonpost.itMatteo Renzi, Cgil Cisl e Uil contro l’ipotesi del sindacato unico: “Succede solo nei regimi totalitari”. Il caudillo Matteo”. Così lo vedono i sindacati. Renzi provoca e loro rispondono. Colpo su colpo nell’eterna lotta tra il premier e i rappresentanti dei lavoratori. Dall’espressione “uomo solo al comando”, più volte ribadita dal segretario del Cgil, Susanna Camusso, a “dittatore” il passo è stato breve. In mezzo si può dire che ci siano stati la riforma della scuola e il sogno, annunciato dal premier, di “un sindacato unico” in Italia. Di quest’ultimo, così apertamente, non se ne era mai parlato. “Il sindacato unico – replica Camusso ai microfoni del Giornale Radio Rai – è una concezione che esiste solo nei regimi totalitari. Penso che il tema del sindacato sia quello del sindacato unitario. Invece il sindacato unico è una concezione che è concettualmente sbagliata – precisa – perché presuppone che la totalità di orientamenti e la rappresentanza di tutti i soggetti, anche diversi, che vi sono nel mondo del lavoro, vengano inclusi in un pensiero unico che non fa parte della modernità”. In sostanza, per la numero uno della Cgil, bisogna attuare la legge sulla rappresentanza, cioè l’articolo 39 della Costituzione, piuttosto che trovare il modo per silenziare i sindacati.
A pochi giorni dal voto delle Regionali l’accusa a Renzi di essere un dittatore è una mossa che può avere un peso notevole e penalizzare le sorti del Pd in alcune regionali. Anche perché l’attacco non arriva solo dalla Cgil ma anche da Cisl e Uil.
Il premier vorrebbe un sindacato “come quello che ha Putin”, dice il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. “Dove c’è un sindacato unico – dice ad Askanews – o ci sono governi totalitari o ci sono lavoratori che stanno peggio. Si deve rassegnare a un sindacato riformista. Vorrei capire poi cosa pensa della rappresentanza degli imprenditori nel ruolo di parte sociale. Pensa pure lì a un sindacato imprenditoriale unico?”.
“L’Italia – rincara il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan – non ha bisogno di un sindacato unico ma di sindacati responsabili e riformatori, capaci, come ha fatto sempre la Cisl nella sua storia, di guidare le trasformazioni del paese con una linea partecipativa e non antagonistica, assumendosi le responsabilità con la politica di concertazione e con accordi sindacali innovativi a livello nazionale, territoriale e aziendale. Questo è quello di cui ha bisogno il nostro Paese”.
I toni sono questi. Toni che non promettono nulla di buono in vista della trattativa sulla scuola. Renzi non è ancora entrato nella Sala verde per incontrare i sindacati su questo tema e forse si riserva di farlo quando il testo sarà in commissione Senato. Resta però il “forse” perché potrebbe mandare i suoi emissari. Intanto il premier, ospite a Bersaglio Mobile su La7, dice: “Io cattivo con i sindacati? Così mi dipingono. Ma per la prima volta il governo fa diminuire i precari. Poi questo è un ‘governo antipatico, il premier non capisce niente’, va bene, ma per la prima volta i precari diminuiscono” anche se “qualcuno dice che è un regalo ai padroni”. E poi ancora: “Prima dei cinquant’anni sarò fuori dalla politica. Potrò fare mille altre cose, ma non credo – aggiunge con una battuta – che farò il sindacalista…”. E con altrettanta ironia i sindacati, all’ennesima provocazione, potrebbero rispondere: “Per fortuna…”.
 
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