landini coalizione sociale 350 260
landini coalizione sociale 350 260di Angela Mauro – da huffingtonpost.it – “Il punto è che nessuno di noi l’ha mai fatto questo percorso… Non è facile, né semplice, né scontato. E sarebbe rassicurante se si potesse dire: da oggi nasce una nuova forza politica. Sarebbero tutti più contenti sui giornali. E invece continueranno a non capire cosa sta succedendo… E fanno bene ad avere timore”. Non è il discorso di un criptico intellettuale. E’ Maurizio Landini, l’ex saldatore a capo della Fiom, che arringa la platea gremita del centro congresso Frentani a Roma. Secondo giorno di assemblea della ‘sua’ coalizione sociale. Oltre 200 interventi solo nella prima giornata di ieri, a nome di 300 associazioni di 80 città d’Italia. Qui lo considerano un successo. Non tanto per i numeri – “siamo all’inizio”, premette Landini – ma per quello che definiscono un ‘mix riuscito’. Tra sindacato e precari non iscritti al sindacato, l’intellettuale Stefano Rodotà e il militante del centro sociale, la Fiom e i comitati che occupano stabili per “il diritto alla casa”, sdogana Landini, lui che ammette: “Da metalmeccanico queste cose non le capivo…”.
Dopo la due giorni, il primo appuntamento è per “il 20 giugno a Roma contro le stragi nel Mediterraneo e per porre il problema di come affrontare il tema dei migranti”, dice il segretario della Fiom. E’ la risposta che s’incastra bene nella cronaca del giorno, diretta al governatore della Lombardia Roberto Maroni che ha intimato ai comuni di non accogliere i migranti in arrivo dal nord Africa, pena la perdita dei finanziamenti regionali. “Un modo barbaro di affrontare temi complessi”, denuncia Landini. Ma, al di là del 20 giugno, la coalizione sociale si muove senza calendari alla mano e consapevolmente senza una forma. Se non nei temi. Per orientarsi, forse può risultare utile la traccia di Stefano Rodotà: “La democrazia si salva se si sprigiona tutta la creatività sociale di associazioni e movimenti: questo è il compito che abbiamo davanti. Solo così si potrà dire che il potere non sta tutto da una sola parte”. Standing ovation per lui e anche uno, due tre, “Ro-do-tà! Ro-do-tà!” che ricordano piazza Montecitorio alle elezioni quirinalizie 2013.
Altri tempi. Oggi la ‘parte con il potere” di cui parla il professore è Matteo Renzi, naturalmente bersaglio di tutti gli interventi. “Il premier fa bene a preoccuparsi di chi c’è fuori dal Pd – attacca Landini – ma sarebbe ora che si occupasse anche di chi mettono dentro il Pd!”. Da Vincenzo De Luca a Mafia capitale: “La corruzione è un sistema in questo paese che serve per avere più potere e più soldi…”, continua il leader Fiom. E di fronte alla corruzione si esercita un “garantismo peloso e ipocrita, da prima Repubblica… – scandisce Rodotà – Renzi non dovrebbe guardare al codice penale ma all’articolo 54 della Costituzione sulla disciplina e l’onore che dovrebbero contraddistinguere chi è nelle istituzioni pubbliche”.
La griglia è questa. E Renzi è anche quello che ha fatto il Jobs Act, che porta avanti la sua ‘Buona scuola’. Per Landini i tempi sono maturi per mollare gli ormeggi. E si lancia in un territorio finora sconosciuto alla Fiom. “Io mi sono sempre battuto per l’applicazione delle leggi. Ma non posso chiedere l’applicazione del Jobs Act: piuttosto devo battermi contro. E così sulla scuola o sul diritto alla casa”. L’ammissione: “Io delle occupazioni non ero entusiasta… Lo capisci solo quando tocca a un metalmeccanico. E allora: se ci sono case sfitte o spazi inutilizzati bisogna fare qualcosa…”. Gli applausi gli coprono la voce.
E’ qui che si salda l’asse tra mondi diversissimi. E’ questo il cuore della coalizione sociale, esperimento che vuole incrociare “battaglie sul reddito e salario”, urla Michele De Palma, responsabile Auto della Fiom, un altro “piccolo Landini” – nota una signora in platea – che infiamma il Frentani. Perché “il contratto a tutele crescenti non ha nulla a che fare con il tempo indeterminato: è solo un altro contratto precario”. Sul reddito minimo la coalizione sociale proverà a muoversi in autunno. “Tra 2-3 mesi ci si ritrova qui per lanciare le mobilitazioni d’autunno – propone Landini – ma nel frattempo bisogna costruire tante piccole coalizioni sociali nei territori…”. E si va avanti. Con l’idea fin troppo chiara che “ci siamo rotti le scatole di essere sempre quelli che pagano le tasse e si fanno il mazzo dalla mattina alla sera” (sempre Landini). Avanti, ma a ruota libera.
Così libera che oggi al Frentani le citazioni dotte hanno coperto archi finora imprevedibili a sinistra. C’è Marx: “La coalizione è sempre l’esito di collisioni”, dice Francesco Raparelli, precario del Laboratorio per lo sciopero sociale: “La nostra coalizione deve avere la capacità di collidere”. C’è anche Eduardo Galeano: “Il cammino lo facciamo insieme”, dice Giuseppe De Marzo di Libera: “Perché i tre milioni e 200mila ‘working poors’ in Italia non dovrebbero esistere: sono incostituzionali!”. C’è l’Italo Calvino de ‘Le città Invisibili’: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui…”, recita – sì, recita – Gianmarco De Pieri del Tpo di Bologna. Ma c’è anche Winston Churchill, citato da Landini: “Ci sono tre tipi di bugie: le piccole, le grandi e le statistiche… sull’occupazione di cui ci inondano da mesi senza che cambi nulla”. E ci sono le mondine. Anche Rodotà recita alla fine: “Sebben che siamo donne, paura non abbiamo, abbiam delle belle buone lingue, in lega ci mettiamo…”. In platea c’è chi ironizza: “Veramente il canto continuerebbe così: ‘E la libertà non viene, perché non c’è l’unione, crumiri col padrone, son tutti da ammazzar…'”. Alt: è solo un canto. E di altri tempi, ovviamente sì.

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