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Se la casa popolare non vi spetta, non è con gli schiaffi che si può ottenere

Tersigni sindaco Sora 350 260Il Sindaco di Sora Ernesto Tersigni

Tersigni sindaco Sora 350 260Pubblichiamo questo articolo della collega Antonella Necci con qualche giorno di ritardo rispetto agli avvenimenti narrati e ce ne scusiamo con i lettori e l’autrice, ma a volte la Redazione non riesce ad essere più sollecita. E’ stato scritto il 16 settembre, ma mantiene tutta la sua attualità.

di Antonella Necci – È di ieri l’ennesima notizia che un altro sindaco della provincia di Frosinone è stato schiaffeggiato. Da una donna. Anche lui, come il sindaco di Anagni Fausto Bassetta.
Ora, a parte la situazione un po’ surreale che vede maschi contro femmine e nella cui contesa è il cosiddetto sesso debole ad avere la meglio, al sindaco di Sora, Ernesto Tersigni è andata meglio che a Bassetta.
Intanto il sindaco di Sora poteva ricevere le botte sia dalla moglie che dal marito. Entrambi si erano presentati verso l’una di ieri, 15 Settembre, per richiedere, anche loro, un privilegio come una casa popolare. È stata la donna a perdere la pazienza e a far volare lo schiaffo dritto filato verso il volto serio del sindaco Tersigni.
Dura Lex, sed Lex.
Se la casa popolare non vi spetta, non è con la violenza che si può ottenere. Questo il sunto di quanto, sia Tersigni che Bassetta, avranno discusso con le inviperite signore. La violenza scaturita dall’ incomunicabilità tra le forze in gioco è deprecabile, sebbene sintomo dei tempi.
Resta da chiedersi perché sono proprio i sindaci, in questo difficile periodo, a cadere così facilmente vittime della rabbia popolare.
La risposta risiede di sicuro nel malcontento generale che si respira nei confronti delle istituzioni. I sindaci sono visti come i più diretti rappresentanti delle forze di governo. Colpire loro equivale colpire Matteo Renzi o meglio ancora Matteo Salvini, o un altro qualsiasi tra gli esponenti politici che si vedono ogni giorno in TV. Un tempo gli atti di terrorismo, e quindi di reale violenza, venivano compiuti contro le forze dell’ordine, rei di proteggere un falso potere costituitosi al governo del paese.
Oggi, che tanto desiderio di rivolta non esiste più, fortunatamente, si potrebbe azzardare, la violenza viene perpetrata attraverso qualche schiaffo o qualche graffio verso chi rappresenta e difende le istituzioni. Gesti deplorevoli. Essi sono un segnale di quanto la misura sia colma, anche se mai potranno essere strumento di rivendicazione democratica. Se si vuole affermare che la categoria degli intoccabili, in nessun ambito, non deve esistere più, lo si può fare, permettendo che disagio e sofferenza si incanalino verso rimostranze forti, decise e democraticamente espresse. Solo così si evidenzierà un equilibrio tra le parti e nessuna risulterà perdente. Esistono i mezzi per poter protestare contro leggi che non aderiscono alle esigenze delle classi deboli, allora cerchiamo di aiutare chi soffre a scoprire un percorso che si distacchi dalla violenza immediata e materialmente condannabile, fornendo gli strumenti perché la ribellione sia fruttuosa e non svolga la funzione di un boomerang.
Più volte ho ripetuto che se la legge non va incontro e non risolve le esigenze popolari, non si può definire giusta. La legge serve per creare uno stato dì Welfare che permetta una più probabile percezione del Bene per tutti, non solo per chi si riserva i privilegi. Tanto più grande ed ampia è la percezione del Bene, tanto minore sarà il senso di Rivolta che permette la reazione verbale o fisica atta alla modica dello Status quo vigente.
È semplice come equazione. Basta solo cedere e riscrivere una legge, eliminare la burocrazia, ascoltare i più deboli. Riconoscere che lo Stato che si rappresenta ha fallito. Senza recriminare con le colpe che non appartengono ad una sola fazione politica, ma sono equamente suddivise.
Chi colpisce esprime un malessere, uno stato di insofferenza e di mancato rispetto verso quello che si percepisce essere un fallimento. Lo Stato non mi aiuta, io colpisco lo Stato.
E io vi dico che è lo Stato a dover fare ammenda se vuole evitare episodi più gravi di intolleranza. Allora si che si dovrebbe parlare di violenza. Cerchiamo di evitare dunque reazioni più gravi che potrebbero seguire lo schiaffo o il graffio. Alla fine nessuno si è fatto male, se non la dignità umana.

16/09/2015

 

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ByAntonella Necci

Sono Antonella Necci nata a Roma vivo a Roma e insegno lingua e civiltà inglese in un liceo ad indirizzi classico e linguistico. Sono appassionata di storia e filosofia ma voglio provare ad iscrivermi nuovamente all'università. Ho intenzione di ricominciare a studiare per diventare medico, se mi riesce. È sempre stato il mio sogno ma per pigrizia non mi sono voluta misurare con il lavoro da affrontare con la facoltà di medicina.Cos'altro aggiungere? Non mi piace parlare di me!Ah una cosa però la voglio dire: il mio regista preferito è Ken Loach e spero tanto che vinca la Palma d'oro a Cannes visto che presenta un film di connotazione prometeutica!

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