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Ascoltando Landini cosa mi passa per la mente

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martinofiletico landini 29set15 350 260di Ignazio Mazzoli – Capire e farsi capire. Non pare un caso che Maurizio Landini abbia affidato l’apertura del suo discorso nell’assemblea per una costituente della Coalizione sociale a Frosinone all’annuncio delle iniziative per il 17 ottobre giornata mondiale contro la povertà. Ha colto, così, il disaggio diffuso fra tutti e ha parlato di una iniziativa concreta mettendoli subito in relazione alla necessità di introdurre il reddito sociale, di mettere in discussione le politiche di austerità segnalando immediatamente di fare battaglia perché la prossima legge di stabilità sia la prima occasione per introdurre modifiche e correzioni alle attuali politiche economiche del governo, mentre “si abbassano salari e diritti, salgono le morti sul lavoro”. Partecipazione attiva, mobilitazione e risposte anche piccole, ma concrete e tangibili. E’ il leitmotiv del pomeriggio.
Landini sa di parlare in una provincia disastrata, il dibattito che ha ascoltato l’ha delineata come la “questione meridionale del Lazio”, dove si “deve ricostruire l’unità sociale che è stata distrutta” e quasi come un avvertimento ed una ammonizione ricorda che “l’obiettivo è unire le persone non le sigle”. Raccoglie così anche il grido di sofferenza che è riecheggiato più volte nell’aula magna del Martino Filetico: “questa politica non ci rappresenta più”.
Negli ultimi giorni questi problemi anche in giro per il mondo si sono imposti, grazie a Papa Francesco che nel suo viaggio Americano ha chiesto “Casa, lavoro, libertà e terra per tutti rivolgendo un appello ai governanti, perché “tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia, che è la cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale”.
Questo è ascoltare e farsi ascoltare. Che senso ha, come oramai capita quasi sempre, parlarsi addosso invettive e denunce, senza proposte concrete e senza iniziative di lavoro fra la gente. La logorrea della “denuncia” è l’immagine speculare e rovesciata degli annunci senza conseguenze che fanno da tempo governanti e politici improvvisati.
Giusto. Risposte anche piccole, ma risposte concrete si sono riproposte all’attenzione di molti durante l’incontro di Ferentino. Oggi i disoccupati, per esempio hanno uno strumenti ravvicinato e una dichiarazione d’impegno: La legge di “ricollocazione” e il promesso iter della nuova legge per il “Reddito di cittadinanza attiva”. Bene.Ferentino coalizionesociale
– L’occasione della ricollocazione anche se insufficiente (solo 2000 posti in tutta la regione, per ora) e complessa, va utilizzata e bisogna aiutare con assistenza gratuita tutti quelli che sono interessati a utilizzarla;
– La proposta di legge per il “Reddito di cittadinanza attiva” non può restare un annuncio. Dobbiamo sapere incalzare con continuità. Che senso ha aver rinunciato al rifinanziamento della 4/2009 che poteva essere veloce se non velocissimo, e aspettare due anni o la fine del mandato regionale in vista delle elezioni per avere la nuova legge? Da una parte ci sono quelli che si fanno i propri calcoli elettorali, dall’altra ci sono persone che lottano per sopravvivere. Mai dimenticarsi di questo.
Ma c’è un problema che va chiarito. In questa provincia operano due grandi multinazionali: la FCA (ex Fiat) e le grandi imprese farmaceutiche (fra le più grandi al mondo) ma non hanno bisogno di grandi numeri, mentre hanno bisogno di mano d’opera alle condizioni che loro preferiscono. Ora ci sono oltre 130000 disoccupati. Quale migliore condizione per influire sul mercato del lavoro a loro piacimento?
L’Accordo di Programma ha rappresentato la proposta strategica per evitare una disoccupazione strutturale, cioè permanente, infatti è finalizzato alla riconversione produttiva anche industriale. Quando si dice che l’AdP è finito e non serve più si dice che la riconversione non si farà più. Ma così la riconversione se la fanno le aziende a modo loro per avere il mercato del lavoro totalmente assoggettato. A questo seve la disoccupazione strutturale o permanente. E’ chiaro perché c’è questo attacco da tutte le parti all’accordo di programma?
Ne vogliamo prendere atto? Diciamo anche due no: 1) non accettiamo la disoccupazione strutturale, 2) costruiamo con le Istituzioni, i sindacati e i partiti un nuovo piano serio di riconversione produttiva e industriale. Se a questo si dice di no, resta in piedi ancora l’AdP. Il Ministero non l’ha cancellato ancora.
La situazione del frusinate è un problema grave per la disoccupazione, la mala sanità, il disastro ambientale della Valle del Sacco. Davvero è una sorta di “questione meridionale del Lazio”. E si può affrontare solo con l’impegno di tutti i partiti presenti in Regione e di tutte le province. Questa è una pietra al collo di tutti. Senza collaborazione e solidarietà si va a fondo. Perciò è inutile e dannoso criticare chi come Silvana Denicolò del M5S ha voluto impegnarsi, dicendole “ma di che s’impiccia?”. Anzi bisogna allargare il numero di chi vuole fare sua questa drammatica situazione. Questa emergenza frusinate si deve regionalizzare e il servilismo bigotto delle vestali del pensiero unico dovrebbe lasciare il posto ad una seria riflessione critica sugli errori fatti dai singoli e dai partiti, ma non solo.
Sono, questi, esempi di quesiti che chiedono risposte. Non nel 2017, ma oggi, ora. Partecipazione attiva e responsabilità possono ottenere risposte piccole, ma concrete. Da queste si trarranno forza e nuovi risultati.
30 settembre 2015

 

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ByIgnazio Mazzoli

Nato nel 1943. Fondatore e direttore di UNOeTRE.it. Risiede a Veroli in provincia di Frosinone. Lazio. Italia.

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