di Ivano Alteri – In occasione del Brexit, e dell’uscita della Gran Bretagna dall’Ue, abbiamo potuto assistere allo spettacolo, in verità poco decoroso e un tantino sciatto, di alcuni soggetti, notoriamente a favore di un’Europa caratterizzata dall’aggressione dei ricchi contro i poveri, lamentarsi contro Cameron per avere egli permesso ai britannici di esprimersi su tale tema. Tra questi, per quanto riguarda l’Italia, spiccano Giorgio Napolitano e Mario Monti.
I due, provenienti da parti opposte ma convergenti proprio sulla difesa degli attuali privilegi di pochi, si sono prodigati in rimproveri contro l’ormai ex premier britannico, perché “non si può consentire al popolo di esprimersi su temi così complessi”. Purtroppo per loro, seguendo il loro stesso ragionamento, si giunge ad una conclusione terrificante, che loro probabilmente propugnano più che temere: la democrazia è di ostacolo all’attuale tentativo di cristallizzazione della sopraffazione di classe, e quindi va abbattuta. In altre parole, la guerra dei ricchi contro i poveri, scatenata dai ricchi e che essi starebbero vincendo (secondo un loro epigono americano Warren Buffett), dopo aver piegato il popolo, dovrebbe profondersi nel grande saccheggio e stupro dei vinti, giungendo davvero alla “fine della storia”. Ma la democrazia fa da ostacolo, poiché i presunti vinti non lo sono ancora del tutto, il popolo non è ancora domato, e non ci sta a farsi saccheggiare e stuprare da chicchessia.
Non solo nemici della partecipazione, ma del voto addirittura
È a questo punto che i Napolitano e i Monti s’inalberano e si accigliano contro l’irresponsabile Cameron, dicendogli fra le righe: “Ma come, stava andando tutto così bene, li stavamo cucinando un poco alla volta senza che se ne accorgessero troppo, come si fa con le rane gettate nell’acqua fredda messa sul fuoco a bollire, e tu che fai? Li fai votare? Ma cos’hai nel cervello?”.
A fronte di queste stupefacenti dichiarazioni, che non riguardano solo Brexit e il suo esito ma l’intera concezione che essi hanno della democrazia, chiediamo allora all’ex Presidente della Repubblica e senatore a vita, e all’ex Presidente del Consiglio ed egli stesso senatore a vita, i quali per assurgere a quegli onori hanno giurato sulla Costituzione democratica: come si può consentire di riformare la stessa Costituzione in oltre quaranta articoli e di sottoporre poi questa astrusità al popolo, attraverso il Referendum confermativo? Non è materia un po’ troppo complessa per un popolo citrullo? Non sarebbe opportuno almeno smontare il quesito referendario in tanti pezzi quanti sono gli articoli soggetti a riforma? Anzi: non sarebbe stato il caso di impedire una riforma così vasta e devastante, ad un Presidente del Consiglio mai sottoposto al giudizio elettorale, e ad un Parlamento eletto con legge dichiarata incostituzionale?
Cosa pensano, i Napolitano e i Monti, di questo referendum? È una iattura? Vorrebbero riformarsela da sé, la Costituzione? Cosa diranno gli osservatori stranieri, quando vedranno essere sottoposta al giudizio popolare una “materia così complessa”? E se vinceranno i NO (come noi speriamo vivamente), s’inalbereranno e acciglieranno contro Napolitano e Monti, come loro hanno fatto con Cameron? E non dovranno, allora, anch’essi, e tutti i loro simili, fare ciò che Cameron ha fatto: dimettersi e togliere l’insopportabile disturbo?
Colti da un tale raptus demofobico, quindi, i due epigoni della guerra ai poveri non si sono accorti di aver perduto l’aplomb, tipico di chi ragiona col culo al caldo, e di fare affermazioni inaccettabili e presuntuose, arroganti e offensive, costituenti attentato contro le istituzioni democratiche. Non si sono accorti che le conseguenze logiche delle loro improvvide esternazioni avrebbero demolito le loro asserite pubbliche virtù, e messo in malaccorta evidenza i loro demofobici viziacci privati. Ora essi si sentono mancare la terra sotto i piedi, e straparlano. Senza rendersi conto, forse anch’essi come le rane, che le lotte ormai diffusissime contro le prepotenze dei poteri da cui essi dipendono stanno cucinando a fuoco lento le loro miserabili certezze, fino a farle bollire nella cocente disillusione che coglie chi pensa di essere onnipotente e invece è solo prepotente.
Frosinone 25 giugno 2016
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