Brexit. The Day After

Professor James Galbraith University of Texas 350 260

Professor James Galbraith University of Texas 350 260 Analisi di James Galbraith in esclusiva per DiEM25 (il movimento paneuropeo fondato da Yanis Varoufakis, ex Ministro delle Finanze del primo governo greco Tsipras, a cui hanno aderito personalità come Noam Chomsky, Saskia Sassen, Ken Loach, Walter Baier, Brian Eno, Lorenzo Marsili, Soeren Altstaedt, Jean-Pierre Meeschaert, Michel Feher, Srecko Horvat, Toni Negri, Sandro Mezzadra, John McDonnell e tante altre personalità note.
James Galbraith ha specificamente autorizzato la pubblicazione su
UNOeTRE.it (Saturnino Manovale)

The Day After

ll terreno per la debacle della Brexit era stato preparato lo scorso luglio, quando l’Europa ha schiacciato l’ultimo governo progressista favorevole all’Europa che l’Unione Europea avrà la possibilità di vedere – il governo di SYRIZA eletto in Grecia a gennaio 2015. La maggior parte dei britannici non sono stati direttamente coinvolti nel trauma greco. Molti sicuramente guardavano con diffidenza ai leader greci. Ma devono aver notato come l’Europa ha trattato dall’alto in basso la Grecia, come ha rimproverato i suoi funzionari, come ha dettato condizioni e come ha fatto di un paese ribelle un esempio, cosicché nessun altro fosse mai tentato di seguire la stessa strada.
Se la distruzione della Grecia era servita a dare l’esempio, la campagna per il Leave ha vinto trasformando il referendum britannico in una ripugnante espressione di nativismo inglese, nutrendosi delle frustrazioni di una nazione profondamente diseguale, ironicamente divisa dalle stesse forze della nazione e dell’austerità che saranno ora pienamente al potere. L’effetto politico ha mandato un duro messaggio agli europei che vivono in Gran Bretagna e ai molti che avrebbero voluto andare a viverci. L’effetto economico lascerà la Gran Bretagna nelle mani di babbei che credono che la deregulation sia la fonte universale della crescita.
Che una tale campagna potesse prevalere – portando a breve ad un governo di estrema destra in Gran Bretagna – testimonia l’arrogante incompetenza delle elite politiche e finanziarie britanniche ed europee. Il Remain ha condotto una campagna fatta di paura, condiscendenza e conti meschini come se per i britannici contassero solo la crescita e la sterlina. E i leader del Remain sembravano credere che figure come Barack Obama, George Soros, Christine Lagarde, una lista di dieci economisti vincitori di premi Nobel o il dipartimento ricerca del FMI potessero avere peso per la classe operaia britannica.

Prevedibili conseguenze

Poiché niente accade subito, eccetto l’inizio dei negoziati, l’effetto economico immediato può essere piccolo. Se la caduta della sterlina permane, le esportazioni inglesi possono invero beneficiarne. Se il mondo si innervosisce, il dollaro salirà e le esportazioni statunitensi ne soffriranno, con possibili conseguenze politiche in America il prossimo autunno. Altrimenti, nel caso più probabile, i mercati si metteranno tranquilli e la vita britannica continuerà normalmente all’inizio – eccetto che per gli immigrati, naturalmente. Questo smentirà ulteriormente la campagna della paura.
Col tempo però, in quanto applicabili al Regno Unito, le strutture delle leggi, regolamenti, trasferimenti fiscali, commercio libero, confini aperti e diritti umani dell’UE costruiti in quattro decenni, verranno erose. Esattamente come questo avverrà – attraverso quale processo di negoziazione, con quali ritorsioni dai poteri disdegnati di Bruxelles e Berlino, con quale combinazione di lento cambiamento e atti bruschi, con quali conseguenze per l’unione della Scozia all’Inghilterra – è chiaramente ignoto ai leader della campagna del Leave. Questa mattina sono apparsi alla televisione britannica in egual modo trionfanti e sprovveduti.
E la crisi adesso esplode dappertutto in Europa: in Olanda e in Francia, ma anche in Spagna ed in Italia, così come in Germania, in Finlandia e nell’Est Europa. Se l’estrema destra può crescere in Gran Bretagna, può crescere dappertutto. Se la Gran Bretagna può uscire, possono farlo tutti; né l’UE, né l’euro sono irrevocabili. E molto probabilmente, poiché le predizioni apocalittiche di collasso economico e di una “Lehman agli steroidi” che hanno preceduto il referendum non si avvereranno, questi allarmi saranno ancora meno credibili quando saranno ascoltati la prossima volta.
L’Unione Europea ha seminato il vento. Potrebbe raccogliere la tempesta. A meno che non si muova, e velocemente, non meramente per imporre una vuota “unità”, ma per garantire un democratico, responsabile e realistico New Deal – o qualcosa di molto simile – per tutti gli europei.

James Galbraith è autore di “Welcome to the Poisoned Chalice: The Destruction of Greece and the Future of Europe”.

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