di Ivano Alteri – La crisi che la sinistra sta vivendo ormai da molti anni, in Italia e nel mondo, tra “terze vie”, viottoli scorciatoie, e deviazioni varie, sta causando disastri per miliardi di persone, avendo essa rinunciato ad ogni azione di contrasto all’ideologia della sopraffazione che calpesta tutto e tutti. Ciò era ampiamente previsto e, forse, poteva essere evitato, se solo la sinistra non avesse abbandonato scientemente i propri riferimenti culturali; o, più semplicemente, se la sua classe politica, per ragioni ancora tutte da indagare, non avesse deciso proditoriamente di condurci, nel corso di pochi anni, dalla lotta alla resa incondizionata.
Ma le crisi, in compenso, non sono solo disastro; esse costringono al movimento chi giace immoto, e contengono in grembo già tutti gli elementi costituenti il futuro prossimo. La stessa discussione avviatasi nel Paese, e su questo giornale con l’intervento del direttore Ignazio Mazzoli, ne è una prova tangibile. Questa non sarebbe neanche nata, se la sinistra non vivesse questa grave crisi; e non si saprebbe neanche su cosa dibattere se non avesse già gli elementi necessari all’analisi. È la forza della necessità a spingere a fare quel che poteva essere fatto prima, ma per varie ragioni non si è fatto; ed è la forza dei problemi reali ad indicare la via. E allora, come consiglia la nostra tradizione politica, “quando tutto è perduto, non resta che ricominciare d’accapo”.
Nel nostro caso, come nel film di Troisi, non si tratta neanche di ricominciare da zero. Abbiamo, invece, un punto di partenza formidabile, rappresentato dalla nostra Costituzione. Il nostro non vuole essere un riferimento retorico e di routine, magari preso allo scopo di esaltare il risultato referendario di dicembre ed usarlo in termini elettoralistici (a favore di chi?); o per evitare di affrontare coraggiosamente i problemi, ricorrendo a quanto già detto e fatto da altri. Il riferimento alla Costituzione, invece, ci pare più che opportuno perché offre una concretezza difficilmente rintracciabile in altri percorsi. In essa troviamo, a nostro parere, l’obiettivo principale della sinistra, e cioè quello di “rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana” (art. 3 Costituzione; praticamente, il “cognome” del nostro giornale). Compito della sinistra, dunque, dovrebbe essere fornire gli strumenti per conseguire tale obiettivo.
Un ostacolo apparentemente insormontabile sulla sua via è la rassegnazione, molto diffusa anche tra chi non sia affetto da indifferenza, alla realtà attuale; come se fosse stata sempre questa, come se fosse dettata dalle leggi inviolabili della natura, come se fosse immodificabile: così è, così è sempre stato, così sempre sarà; si dice. Ma non è vero. Non è sempre stato così, né è necessario che così resti, ammesso anche che così sia. Se i nostri antichi avi accovacciati sui rami avessero detto, come fanno ora i rassegnati o i sedicenti realisti, “Così è!”, con ogni probabilità staremmo ancora a dondolarci sugli alberi. Sulla rassegnazione e sui rassegnati, quindi. non si può contare, cosi come non si può contare sugli indifferenti; anzi, le due categorie sono assolutamente da temere.
Le gambe a quell’idea possono venire soltanto da chi è capace di uscire dal fogliame, ergersi a guardare lontano, e procedere, nonostante tutto, a proprio rischio e pericolo. Ci pare, insomma, che la via della sinistra, che in questi anni ha seguito pavidamente sentieri già abbondantemente battuti da altri, non sia altro che la via dell’Uomo. La prima via.
Frosinone 22 febbraio 2016
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