Conversazione con Ermisio Mazzocchi dopo il voto delle primarie per scegliere il segretario del PD.
Le assemblee dei Circoli del PD si sono conclusi con Renzi all’81,3%, Orlando al 16,5%, Emiliano al 2%. Come valuti questo risultato?
In una competizione come questa per la elezione del segretario nazionale, che in questa prima fase si è svolta esclusivamente all’interno del PD, sono determinanti i rapporti di forza che si manifestano tra le varie componenti e le aspettative cui ciascuno dei protagonisti aspira. Un impegno eccezionale è stato svolto dai sostenitori di Orlando, affrontando una campagna elettorale difficile. Tutto il gruppo dirigente della Federazione era schierato con Renzi. Nulla da eccepire. Il governo del partito è ad appannaggio di una area vasta che ha messo insieme maggioranza, che sostiene Costanzo, e minoranza, leggi Scalia – Pilozzi, ritrovandosi, pur nelle diverse e contrapposte aspettative, a convergere su Renzi. Il risultato, anche se non era del tutto scontato, non poteva che essere quello che si è ottenuto.
In questa competizione ci sono state anche forti turbolenze. Come lo spieghi?
Il PD è un partito che è alla costante ricerca di una sua identità, che non si è mai definita sin dal giorno della sua fondazione. Quella operazione di mescolare culture diverse, cattoliche, socialiste, comuniste, dovevano crescere come il pane lievitato. Ma questo processo si è bloccato, se non deviato, accrescendo per contrappeso il potere delle correnti che rispondono a logiche autoreferenziali e di conservazione delle proprie posizioni acquisite, con la conseguenza di uno stacco con la realtà del paese. Gli strumenti di queste operazioni sono finiti per essere gli eletti e il tesseramento. I primi interessati a svolgere ruoli autonomi, non rendendo conto a nessuno sul territorio, se non a quelli che sono i meccanismi elettivi (gruppo, aree di appartenenza ecc.). Il secondo utilizzato a secondo dei momenti necessari a metter in campo “eserciti” schierati su fronti contrapposti per la conquista di voti o di sostegni per il governo del partito.
Ma i numeri sono numeri
Certo, ma sono anche variabili. Tra il 2010 e il 2016, l’anno più basso di iscritti si ebbe nel 2012 con 3.793 iscritti e il più alto nel 2017 con 8.527 iscritti. Tutti legati ad avvenimenti congressuali o di assemblee elettive. La questione che si pone non sono tanto le anomalie legate più a contingenze locali, ridotte spesso a conflitti di varia natura, quanto piuttosto alle motivazioni di adesione a un partito. Se la scelta di aderire al PD non è legato a un interesse condiviso, partecipato e sollecitato a essere principale protagonista del futuro del suo partito, gli iscritti finiscono per essere semplici testimoni senza volto e senza voce. Così ci allontaniamo dall’essere nel gorgo del popolo italiano. Il risultato di Orlando ha spostato l’attenzione su cosa deve essere un partito. E’ un inizio, un incipit, un germe che porterà frutti salubri su la mensa del partito.
Tu hai sostenuto Orlando. Ti ritieni soddisfatto?
Il risultato del 16,5% in provincia di Orlando è un segnale di molti rivolto a una volontà di uscire da schemi usurati e non utili a un nuovo partito. Non è una eccezione o un incidente di percorso, ma una profonda convinzione che questo è possibile. La partecipazione a suo sostegno di molti giovani, lascia intendere che le nuove e incontaminate generazioni che si ritrovano nel PD, guardano a un partito che abbandona le pratiche correntizie e pone al centro ruolo e progetti di un partito della sinistra italiana, indispensabile alla democrazia e al progresso del paese. Soddisfatto di un risultato perché apre una riflessione e una discussione su la natura del partito, che non ci sarebbe stato senza questo risultato. Rispetto per gli altri e nessuna strumentalizzazione né la demonizzazione di alcuno. Solo un democratico confronto privo di astio e diffidenza.
A Cassino Orlando non ha presentato la lista per i delegati alla Convenzione provinciale. Una protesta?
Il PD a Cassino ha smarrito la sua funzione politica e si è frantumato disperdendo il suo potenziale di credibilità e di forza propulsiva nell’interesse dei cittadini con una proiezione su tutta la provincia per l’importanza che assume questa città in tutta l’area centromeridionale del Lazio. Non si deve dimenticare che nelle elezioni comunali il PD non era presente con il suo simbolo ed è un partito commissariato da dieci mesi. Le assemblee per la elezione del segretario nazionale potevano essere una occasione per impostare un rinascita del partito. Gli avvenimenti che si sono succeduti, dalle dimissioni del segretario come commissario a un tesseramento veloce e fuori misura, con strascichi di polemica, ha lasciato perplessi e si è ravvisato l’inopportunità, in coerenza con la posizione di Orlando, di lanciare un messaggio non di protesta, ma di un appello, apprezzato da molti, a ritrovare le ragioni di stare in un partito. Credo che si debba partire da qui per riaprire un percorso di costruzione di un partito all’altezza dei compiti che lo aspettano a Cassino. Le difficoltà sono enormi, ma non impossibili a essere superate.
Ora si preparano le primarie per il 30 aprile. Come prevedi il risultato?
Le primarie cambiano l’ambiente della competizione elettorale perché partecipano tutti i cittadini, iscritti e non iscritti. I cittadini sono molto più sensibili a capire le ragioni di una proposta, liberi da condizionamenti di schieramento interno al partito e svincolati da un patto di appartenenza alle diverse correnti. Il confronto sale nella qualità e nella credibilità dei candidati e i cittadini hanno la possibilità di giudicare su quanto ha fatto chi ha governato il partito e il paese e di verificare le loro proposte programmatiche. Il Coordinamento provinciale per Orlando attiverà numerose iniziative con la presenza di dirigenti nazionali e di rappresentanti di rilievo come Zingaretti. Spero in un risultato altamente positivo, convinto che queste primarie consentono un rapporto più ravvicinato con i cittadini di una provincia che ha bisogno di uscire da un tunnel oscuro e che non sono per nulla propensi ad ascoltare le sirene della demagogia, ma molto interessati alla sostanza dei loro problemi e della loro soluzione.
Una considerazione su le elezioni di Frosinone. E’ pronto il PD?
Il passaggio è cruciale per il futuro di questa città che impoverisce di giorno in giorno e non trova una sua bussola di orientamento nell’individuare il percorso per la ripresa di una sua funzione nel territorio provinciale. L’avversario è il centrodestra, verso il quale occorre portare un attacco politico nel merito delle sue deficienze e sostenere con convinzione le proposte progettuali che Fabrizio Cristofari, un candidato a sindaco all’altezza di questo compito, presenta con il suo programma su cui convergono il PD e il PSI e altre forze sociali. Il sostegno a Cristofari del Circolo del PD di Frosinone è senza riserve e farà la sua parte con una lista di ampia rappresentanza sociale e di affidabile credibilità. Il PD si appresta con molta determinazione a svolgere una campagna elettorale con un impegno che ha già dimostrato con i suoi consiglieri comunali nella sua azione di opposizione e oggi di smascherare tutte le inadempienze dell’amministrazione Ottaviani. Ci sono tutte le condizioni per una vittoria del centrosinistra e di Cristofari a sindaco della città.
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