Il come e perché del debito pubblico italiano in pillole. Piccola guida di UNOeTRE.it
Abbiamo illustrato con le 4 pillole già pubblicate come sia menzognera la narrazione dei tecnocrati finanziari, delle élite politiche e dei media mainstream circa la vorticosa ascesa del nostro debito pubblico. I 2.217,7 miliardi al 31 dicembre 2016 – non dipendono dal fatto che per decenni tutte e tutti noi abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. La realtà, come descritto con i dati fino ad ora, è molto diversa da quella raccontata.
La pillola n° 4 è la riprova che certe privatiozzazioni hanno solo una motivazione ideologica (privato è meglio. bah?) e nessuna ragione che dimostri vantaggi di efficienza e di convenienza sociale (luce, acqua, gas, sanità, scuola sono la prova evidente a tutti che i costi sono aumentati e in qualche caso di molto e la qualità dei servizi niente affatto è migliorata). Nel caso delle banche, poi, l’esplosione del privato, pare proprio fuori da ogni ragione. Il servizio che una banca deve offrire dovrebbe essere “sociale” secondo l’articolo 41 della Costituzione e perciò pubblico per eccellenza. Ma non lo è. Che senso hanno tutte queste banche e banchette in guerra fra di loro senza vantaggi reali per il cittadino utente?
La quinta “pillola”: «La privatizzazione dei benefici e la socializzazione delle perdite.»
«Con la crisi del 2008, la truffa del debito pubblico viene trasformata in una vera e propria trappola.
La crisi, scoppiata negli Usa in seguito allo scoppio della bolla dei subprime, ha immediatamente coinvolto il sistema finanziario internazionale e si è riverberata con particolare intensità sulle banche europee.
Il salvataggio pubblico delle banche private europee ha visto, nel periodo 2008-2011 caricare sui bilanci degli Stati almeno 2.000 miliardi di euro, aggravando ulteriormente il problema del debito pubblico (e in particolare del rapporto debito/Pil), per poi poterlo trasformare nella chiave di volta per approfondire le politiche di austerità, la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dello stato sociale, la mercificazione dei beni comuni.
Dal 2008 si è verificato un grande travaso dai debiti privati a quelli pubblici, finendo per far crescere in maniera esponenziale quest’ultimi. Se nel 2007 il debito sovrano nell’eurozona era pari al 25% del Pil, nel 2014 è giunto al 94%, (negli Usa nello stesso periodo è passato dal 55% a oltre il 100%). Di fatto, dopo decenni di sbornia liberista, incentrata su libero mercato e privatizzazioni, gli Stati hanno salvato l’economia di mercato facendo pagare il conto alle fasce deboli della popolazione, secondo il tradizionale adagio «si privatizzano gli utili e si socializzano le perdite».» (dal volume di Marco Bersani: “Dacci oggi il nostro debito quotidiano. Strategie dell’impoverimento di massa”)
A domani, la nostra sesta “pillola”: «Le specificità italiane»
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