di Antonella Necci – Poldino Cap. 10. Il discorso aveva diverse facce. Ognuna con le sue ragioni. Tuttavia non riusciva a mandare giù che Marinelle gli avesse nascosto la verità, sia pure per il suo bene.
Non era un bambino, e in fin dei conti era ancora lui lo sceriffo in carica di Anagnon -sue-la-mer. Chi avrebbe osato fargli del male?
“Marinelle, perché lo hai fatto? Questo tuo senso di protezione mi sembra eccessivo. E non mi piace nemmeno il fatto che tu mi abbia mentito.”
La fissò imbronciato, e lei ricambiò il broncio con un sorriso abbagliante. Lui vacillò per un istante. Il suo rigore si piegò di fronte al fascino della donna che ancora amava. Oggi più di ieri. Ne stava avendo la conferma in quel medesimo istante.
“Sarebbe servito a qualcosa dirti la verità prima che tu venissi a scoprirla per tuo conto? Almeno hai vissuto qualche ora in più lontano dai dolori di stomaco di cui adesso stai soffrendo. Ti ho evitato la mancanza di appetito che in questo momento hai e che non ti fa gustare il mio soufflé ai funghi porcini Vorlend che ti avevo preparato.” Si interruppe e lo fissò.
Poldino si sentì in colpa. I funghi gli piacevano. I piatti a base di funghi anche. Solo che dopo l’apparizione di quel pomeriggio di Peppino gli era passata fame e sete.
“Hai ragione. Beh, dammene una porzione piccola. Prima che il soufflé si sgonfi. Ha un aspetto invitante.”
Marinelle lo serví con un sorriso angelico. Lo guardò mangiare una prima porzioncina. Lo serví di nuovo e di nuovo, finché il soufflé non fu raso al suolo. Come la bottiglia di vino rosso e frizzante che lei e Robert avevano prodotto nella loro azienda agricola. O ranch, come qui si chiamava.
“Marinelle, tu sei un diavolo tentatore. Mi hai rimesso al mondo. Questo vinello scorre giù che è un piacere. E il soufflé, poi, che bontà. Avevo davvero fame. “
“Bene. Ora che ti senti più disponibile alla conversazione, ti racconterò quale piano avrei in mente per affrontare tutti i tuoi amici, si fa per dire, che in comitiva sono giunti qui. Intanto è chiaro che sapevano dove trovarti. Di sicuro Frank avrà indagato o ti avrà sguinzagliato dietro uno dei suoi fedelissimi. Non sei al sicuro quando ti muovi da solo. Qui non sei ad Anagnon e gli spazi sono sconfinati. Se ti dovesse accadere qualcosa, ci vorrebbero giorni prima di ritrovarti.
Da domani ti sposterai solo con Davillè. E non fare quella faccia. È un uomo fidato. Anche se non vi piacete, ciò non significa che ti farà del male. Lui è esperto di questi luoghi. Ci ha vissuto qualche anno della sua infanzia. È stato lui, infatti, che ci ha dato l’idea di stabilirci qui. Perciò da domani seguirai Davillè. La sera te ne andrai al pub. Anche se dovessi incontrare qualcuno della lieta comitiva, mi raccomando. Non accettare le loro provocazioni. Risolveremo tutto con il torneo, come abbiamo fatto due anni fa. Del resto gli scagnozzi di Frank, insieme agli indecisi della tua maggioranza, non mi sembra che costituiscano un problema così grande. E avevano un senso circoscritti dentro alle Mura Medioevali di Anagnon. Che importanza vuoi che rivestano in questa radura sterminata? “
Poldino la fissava con sguardo ebete, intontito dalla grande abbuffata di soufflé e vinello fresco, e affascinato dalle parole che uscivano così delicatamente da quella bocca piccola e ben disegnata collocata in un punto strategico su quel visino d’angelo. Chi lo avrebbe detto che quella ragazza era stata un generale dell’armata russa? Almeno così i suoi informatori avevano scoperto, perché Marinelle non parlava mai del suo passato. E tantomeno con lui.
Il discorso quindi non faceva una piega. L’unica nota stonata sarebbe stata Davillè, che a confronto con l’allegra comitiva, gli sembra un grande amico. Il problema era dover diventare la sua ombra. Seguirlo in quel pub puzzolente di vino, birra, liquoroso, dai tavoli appiccicosi di tutte le schifezze che gli astanti rozzi mangiavano e bevevano. Ma questo suo senso di snobberia lo nascose abilmente a Marinelle.
Dopotutto non sarebbe servito a nulla. Stavolta toccava a lui obbedire agli ordini.
“In quanto tempo pensi di risolvere la questione?” Le chiese non appena riuscì a biascicare le parole.
“Entro fine Agosto se ne ritorneranno ad Anagnon per la festa del loro santo patrono. Quindi prima del loro rientro. Dobbiamo convincerli che se continuano ad opporsi e a minacciarti non fanno che il loro male e non il tuo. E che il loro santo patrono li punirà. Vedrai che non avranno scampo. Metteremo su un bel Torneo Santo. Li metteremo KO e li constringeremo a chiederti scusa. Ritornerai ad Anagnon da trionfatore. Oltre a rubare a Frank i suoi fidati collaboratori. Che ne pensi? “
“Che ne penso? Sembra coerente anche se non sono così sicuro che riuscirò in ciò che dici. “
“Gli scagnozzi di Frank stanno con lui per i soldi. Se riusciamo a convincerli che sei tu il più forte e il più potente, vedrai che si piegheranno ai tuoi voleri. Prezzolarli come faceva Frank non è un problema. Il problema è comprarne la fedeltà.”
Comprarli non era complicato? Ma che diceva Marinelle? E con quali soldi? Le casse dello Sceriffato di Anagnon erano ben vuote ora che erano stati investiti gli ultimi denari per la festa del santo patrono ed era stato chiamato quel cantante del Nord del paese, che nessuno conosceva e che parlava pure con un accento antipatico assai. Tutto per seguire quegli infedeli della maggioranza che adesso stavano in comunella con gli scagnozzi di Trippotto. Tutte queste riflessioni le tenne per sè. Annuí a Marinelle e le disse SI. Poi crollo nel sonno più profondo accasciandosi sul tavolo.
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