Nell’autunno del 2017 Aldo Tortorella. già dirigente del PCI, in occasione dei 100 anni della Rivoluzione d’Ottobre così rifletteva: «Noi abbiamo assistito in questi giorni alla dura sconfitta eletto-rale della Spd, dopo il crollo del partito socialista francese, la crisi di quello spagnolo, gli arretramenti delle socialdemocrazie nordi-che. Sono state tutte sconfitte certamente spiacevoli ma non imme-ritate e non impreviste. Non era spirito di setta o sentimento nostalgico quello che mosse alcuni di noi della sinistra a prevedere che la perdita della ragione costitutiva del movimento socialista e comunista — e cioè l’opposizione, certamente da aggiornare continuamente, al modello economico e sociale capitalistico e alle sue conseguenze sulla vita dei lavoratori e del popolo — avrebbe portato alla sconfitta e al prevalere delle tendenze peggiori. La rinascita di tendenze demagogiche e persino di pericoli fascisti e nazisti viene anche dall’abbandono della maggior parte delle sinistre della loro funzione originaria, che comporta innanzitutto una scelta di vicinanza ai bisogni delle classi tenute nella subalternità.»
Questa condotta è certamente la coseguenza di un’altra considerazione delle stesso Aldo Tortorella: «Tenere viva con serio studio la memoria storica delle vicende del movimento operaio socialista e comunista nelle sue diverse forme e dunque del Pci, che ne fu parte autonoma e originale, non dovrebbe essere considerato unicamente un interesse delle formazioni che si dicono di sinistra, un interesse peraltro stolidamente negato da quelle nate sotto il segno della damnatio memoriae. Tra l’altro, chi ha abbracciato questa pratica dicendosi innovatore non ha fatto al¬tro che imitare, oltre che pessimi modelli antichi, un tragico co-stume dell’età staliniana, quando la cancellazione delle immagini vi-sive dei capi dell’ottobre, a partire da Trotsky, precedeva o seguiva la cancellazione fisica.
Non solo non si può intendere il ‘900 senza questa parte della sua storia, ma non si può capire la genesi del presente senza uno studio attento e critico dello straordinario, variegato e spesso con-traddittorio patrimonio di idee, di esperienze e di tragedie del mo-vimento socialista e comunista. Se non si capisce bene, si agisce male.»
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