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BANDIERE PD 350 260

BANDIERE PD 350 260Ermisio Mazzocchi sta lavorando ad un suo nuovo libro che ha per tema la vita del PD. Probabilmente il punto di osservazione sarà la personale esperienza di dirigente e militante di questo partito da lui svolta soprattutto in provincia di Frosinone.
Lo intervisto non per svelare anticipazioni, ma per conoscere il suo approccio a questo nuovo lavoro di scrittura. Senza troppi giri di parole dichiara che il racconto dovrà essere pienamente inserito nella vicenda nazionale di questo partito. Infatti, Mazzocchi traccia per UNOeTRE.it una breve storia del PD. «E’ impressionante, – dichiara con convinzione – la instabilità del processo politico di questo partito e la volatilità (per rimanere a una espressione educata) dei suoi dirigenti. Leggendo la storia di questi anni, ci si rende conto delle ragioni, e delle cause dello sfaldamento. L’assenza di identità del PD indubbiamente pesa, in modo assai cospicuo. Sto lavorando con tanta amarezza».

Nasce il PD  a guida Walter Veltroni

Partiamo da questa breve storia, come la chiami tu. Come si pervenne alla nascita del PD, alla sua costituzione? Quali furono le fasi ultime e i protagonisti dell’evento? Quali ricordi nel libro?

L’ho suddivisa in 3 periodi che corrispondono all’esperienza di 3 Segretari che si sono succeduti, Walter Veltroni, Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi.

Come si arriva all’elezione di Walter Veltroni (2007 – 2008)?

Nel 2003, Romano Prodi propose una lista unica in vista delle elezioni europee del 2004. La proposta venne accolta da: Democratici di Sinistra, la Margherita, Socialisti Democratici Italiani e i Repubblicani Europei. Nacque, così, la lista “Uniti nell’Ulivo”, con l’obiettivo di consolidare un percorso di unità tra le forze riformiste del centrosinistra anche in occasione di successive elezioni locali e nazionali, e di dar vita ad una vera e propria federazione.
La lista unitaria raccolse il 31,1% dei voti, eleggendo 25 euro-parlamentari, che si divisero tra due gruppi parlamentari: i DS e lo SDI nel Partito Socialista Europeo (PSE); la Margherita (che aveva costituito il Partito Democratico Europeo) insieme al MRE aderirono all’Alleanza dei Liberali e Democratici per l’Europa (ALDE).
Prodi sollecitò, quindi, la lista unitaria anche alle elezioni politiche del 2006, ma La Margherita (con l’80% dell’Assemblea) si dichiarò contraria, preferendo competere con il proprio simbolo, sostenendo che ciò avrebbe portato maggiori consensi.
Nel febbraio 2005 i partiti della lista siglarono un patto di federazione. La lista unitaria, così, si ripresentò alle elezioni regionali del 2005, tenute in aprile, ma soltanto in 9 delle 14 regioni chiamate al voto.
L’unità d’intenti dei soggetti promotori di questo progetto si consolidò in occasione delle elezioni primarie organizzate il 16 ottobre 2005 per scegliere il leader della nuova coalizione di centrosinistra, che prese il nome di L’Unione. I membri della federazione dell’Ulivo sostennero la candidatura di Romano Prodi, che voleva una piena consacrazione popolare, quale candidato proposto dal centrosinistra alla Presidenza del Consiglio per le elezioni del 2006.
Le primarie di coalizione si tennero il 16 ottobre 2005 . I votanti furono 4.311.000.
Prodi ebbe 3.182.000 voti (74,1%), secondo Bertinotti (Prc), terzo Mastella (Udeur).
L’esperienza delle primarie dell’Unione, fecero rilanciare l’idea di costituire un vero e proprio partito unitario. Così che anche la Margherita approvò, all’unanimità della sua assemblea, la decisione di presentare la lista unitaria dell’Ulivo sulla scheda per l’elezione della Camera dei deputati, e con il proprio simbolo al Senato.
Nel dicembre del 2006 viene pubblicato il Manifesto per il Partito Democratico, che enuncia i valori del nuovo soggetto politico, che dovrà essere approvato dai congressi nazionali dei due partiti principali, DS e Margherita, da tenersi nell’aprile 2007.
Il IV Congresso nazionale dei DS si svolge il 22 aprile 2007, approva con il 75,5% dei consensi degli iscritti il processo unitario per la formazione del nuovo partito. Ilwalterveltroni 350 260 min congresso dei DS fu caratterizzato da una pluralità di mozioni: “Per il Partito Democratico” favorevole al processo unitario; quella dell’ex cosiddetto Correntone, il cui referente era Fabio Mussi contrario alla formazione di un partito unico con i settori moderati della coalizione, raccogliendo il 15,1%; quella che ha come primi firmatari Gavino Angius e Mauro Zani, che sono fortemente critici verso il percorso di costituzione intrapreso, richiedendo un legame esplicito al socialismo europeo.

Il II Congresso della Margherita espresse il parere favorevole all’obiettivo di dare vita al Partito Democratico.
Il primo atto formale verso la costituzione del nuovo Partito venne effettuato il 23 maggio 2007 con la nomina di un Comitato promotore, il “Comitato 14 ottobre”, così chiamato con riferimento alla data in cui sarebbe stata eletta l’assemblea costituente del Partito Democratico.
Il comitato, composto da 45 membri, annoverava, oltre ad esponenti di DS e Margherita, anche politici provenienti da esperienze diverse.
Il 31 luglio 2007 il Coordinamento Nazionale delle primarie ufficializzava le candidature alla carica di Segretario Nazionale del PD di: Mario Adinolfi, Rosy Bindi, Pier Giorgio Gawronski, Jacopo G. Schettini, Enrico Letta, Walter Veltroni. Alla fine di settembre, l’Ulivo comunicherà ufficialmente l’apparentamento di Schettini con la candidatura di Gawronski.
Alle elezioni costituenti di domenica 14 ottobre 2007 partecipano 3.554.169 di votano.
Le liste collegate a Walter Veltroni ottenegono complessivamente 2.694.721 voti (75,82%) ed eleggono 2322 delegati all’Assemblea Costituente Nazionale su un totale di 2858 eletti, decretando automaticamente l’elezione di Veltroni a Segretario Nazionale del PD.
L’Assemblea Costituente Nazionale si insedia sabato 27 ottobre 2007 a Milano. I membri sono 2.858 eletti attraverso liste bloccate formate col criterio dell’alternanza uomo-donna.
Il primo Presidente dell’Assemblea Costituente Nazionale è Romano Prodi, fondatore dell’Ulivo e Presidente del Consiglio dei ministri in carica.
Nella riunione di insediamento viene formalizzata l’elezione di Veltroni a primo Segretario Nazionale e su proposta del segretario, l’assemblea approva la nomina di Dario Franceschini a Vice Segretario Nazionale del partito.
Il 16 febbraio 2008 a Roma, si svolge la seconda riunione dell’Assemblea Costituente Nazionale, in cui vengono approvati lo Statuto, il Manifesto dei Valori e il Codice Etico.
Lo Statuto prevede fra le altre cose la convocazione del primo Congresso entro ottobre 2009.
Il 13 aprile 2008 si vota per il Parlamento, in cui in cui la coalizione PD e Italia dei Valori è sconfitta da quella formata da Popolo delle libertà, Lega Nord, Movimento per l’autonomia, guidata da Silvio Berlusconi, che il 7 maggio 2008, accetta l’incarico di Presidente del Consiglio.
A seguito di questo evento Walter Veltroni si dimette da segretario del partito.
Il 21 febbraio 2009 si riunisce l’Assemblea Costituente che elegge Dario Franceschini nuovo segretario nazionale del PD.
La Direzione nazionale del PD fissa il nuovo congresso – «convenzione» secondo lo statuto del partito – per l’11 ottobre del 2009 e le nuove elezioni primarie per il 25 ottobre.

La “normalità” di Pierluigi Bersani

La stagione che vede Segretario Pier Luigi Bersani si aprì, nel 2009, con un confronto per le primarie di ben quattro candidature. Cosa caratterizzò quella campagna e poi quella successiva quando Bersani sconfisse Renzi?

Il 23 luglio 2009 il Comitato per il Congresso ufficializzò quattro candidature per la segreteria nazionale: quelle di Pier Luigi Bersani, Dario Franceschini, Ignazio Marino e Amerigo Rutigliano. Il 28 luglio, però, proprio quest’ultima candidatura viene respinta dallo stesso Comitato, poiché delle 1.542 firme presentate dal candidato, 500 sono risultate appartenenti a persone non iscritte al PD. Il giorno successivo la Commissione Nazionale per il Congresso annunciò anche che la quota degli iscritti che prendono parte alla prima fase congressuale è di 820.607.
I risultati definitivi dei congressi nei Circoli vennero divulgati l’8 ottobre dalla Commissione Nazionale: Pier Luigi Bersani ottenne 255.189 voti pari al 55,13%, seguito da Dario Franceschini con 171.041 voti pari al 36,95% e da Ignazio Marino con 36.674 voti pari al 7,92%.
Tutti e tre i candidati furono quindi ammessi a partecipare alle elezioni primarie del 25 ottobre 2009. Fu confermata in questa occasione un’ampia partecipazione popolare (3.102.709 votanti).
Vince Pier Luigi Bersani con 1.623.239 voti pari al 53%, seguito da Dario Franceschini con il 34% e Ignazio marino con il 12%.
La nuova assemblea nazionale elesse, il 7 novembre 2009, Rosy Bindi come suo presidente, dopo un lungo periodo di vacanza della carica in seguito alle dimissioni di Prodi. Lo stesso giorno furono eletti vicepresidenti dell’Assemblea del partito Ivan Scalfarotto e Marina Sereni e vicesegretario Enrico Letta.
L’8 novembre 2011, il presidente Silvio Berlusconi, prendendo atto del venir meno della maggioranza assoluta della sua coalizione di governo alla Camera, rimettere il mandato al Capo dello Stato
Le dimissioni vengono formalizzate il 12 novembre ed il giorno successivo Bersani esprime il proprio sostegno nell’eventuale, poi diventato certo, esecutivo guidato dal professor Mario Monti,
Il 25 novembre 2012 si svolgono le elezioni primarie della coalizione di centro-sinistra “Italia. Bene Comune” per l’individuazione del leader che guiderà la coalizione formata da PD, PSI e SEL alle consultazioni elettorali del 24 – 25 febbraio 2013.
I candidati del PD sono il segretario in carica Bersani, la consigliera regionale veneta Laura Puppato, il sindaco di Firenze, Matteo Renzi; il presidente della Regione Puglia e presidente di SEL, Nichi Vendola, l’assessore al bilancio del comune di Milano e deputato di Alleanza per l’Italia, Bruno Tabacci.
Il primo turno delle primarie, svoltesi il 25 novembre 2012, vede un’affluenza al voto di più di 3.110.210 milioni di elettori.
Bersani, risulta al primo posto, ottenendo 1.395.096 voti, pari al 44,9% dei consensi, segue Renzi con 1.104.958 voti pari al 35,5%; Vendola con 485.689, pari al 15,6%, Puppato con 80.628 pari al 2,6% e Tabacci con 43.840 pari all’1,4%.
Domenica 2 dicembre 2012 si svolge il ballottaggio tra i due candidati più votati.
Bersani ottiene 1.706.457 voti, pari al 60,9% dei consensi, Renzi ottiene 1.095.925 di voti pari al 39,1%.
A seguito di questi risultati, Bersani è il candidato premier del centro-sinistra alle elezioni politiche italiane del 2013.
Il 29 e 30 dicembre 2012 il PD ha svolto le primarie per la scelta del 90% dei candidati parlamentari che sono andati a comporre le liste in vista delle elezioni politiche, mentre il restante 10% (in genere inseriti come capilista) è stato composto da personalità stabilite direttamente dal segretario Pier Luigi Bersani. Hanno partecipato, in quest’occasione, 1,2 milioni di persone. Sempre il 29 dicembre è stato presentato lo slogan della campagna elettorale: L’Italia Giusta.
Alla Camera il PD ottiene il 25,4% dei voti in Italia, che sommati con i voti delle circoscrizioni estere ne fanno il primo partito. Anche al Senato è il primo partito con il 27,4%. pierluigi bersani 350 260 min
Alla Camera la coalizione di centro sinistra ottiene il premio di maggioranza con il 29,6%, mentre al Senato il 31,6% ottenuto non consente di avere un numero di senatori sufficiente a formare un governo.
Nel complesso il PD perde quasi 4 milioni di voti rispetto alle precedenti Elezioni Politiche del 2008, quando invece ottenne 12 milioni di consensi.
Il 19 aprile 2013, dopo la mancata elezione di Franco Marini e Romano Prodi a Presidente della Repubblica, nonostante la loro scelta come candidati ufficiali del partito, Rosy Bindi si dimette con effetto immediato dalla carica di presidente del PD.
Poco dopo, anche Pier Luigi Bersani annuncia la propria intenzione di dimettersi da segretario, con effetto a partire dall’elezione del nuovo Capo dello Stato. Il giorno dopo, 20 aprile, Giorgio Napolitano viene rieletto Presidente.
Le dimissioni di Bersani diventano operative e contestualmente si dimette l’intera Segreteria Nazionale.
Dopo le difficoltà incontrate dal mandato esplorativo di Bersani, e le sue successive dimissioni, l’incarico di formare il governo è affidato a Enrico Letta, esponente vice segretario del Partito Democratico, dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il 24 aprile 2013.
Letta riesce a formare in pochi giorni una maggioranza formata dal PD, dal PdL e da Scelta Civica.
Il Governo Letta è il 62º della Repubblica Italiana, il primo della XVII legislatura, in carica a partire dal 28 aprile 2013, giorno in cui ha prestato giuramento.
La fiducia è stata ottenuta sia alla Camera che al Senato, rispettivamente il 29 e il 30 aprile del 2013.

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L’ingannevole illusione del 40%

Il quinquennio 2013 – 2018 che impegna Matteo Renzi e percorso da sussulti di gioia e di lllusioni, che precedono la più dura sconfitta che il centrosinistra potesse avere in Italia. Come pensi di affrontare questa triste stagione?

In seguito alle dimissioni di Pier Luigi Bersani, l’11 maggio 2013 Guglielmo Epifani viene eletto nuovo segretario dall’assemblea del partito con 458 voti, pari all’85,8% dei voti validi, su 534.
L’8 dicembre 2013 si svolgono la primarie per eleggere il nuovo segretario.
Partecipano 2.814.881 elettori e tre candidati.
Matteo Renzi che vince con 1.895.332 voti pari al 67,55%, segue Gianni Cuperlo con il 18% e Pippo Civati al 14,2%.
Il 15 dicembre 2013 la nuova assemblea nazionale, proclama segretario Matteo Renzi e sempre lo stesso giorno, elegge Gianni Cuperlo come suo presidente, dopo un periodo di vacanza della carica in seguito alle dimissioni di Rosy Bindi.
Ancora il 15 dicembre 2013 sono stati eletti vicepresidenti dell’Assemblea del partito Matteo Riccie Sandra Zampa, mentre il 28 marzo 2014 sono stati nominati vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani.
Il 21 gennaio 2014 il presidente del PD Gianni Cuperlo annuncia le sue dimissioni, dopo essere entrato in contrasto con il segretario Matteo Renzi riguardo alla discussione sulla riforma della legge elettorale.
Il 27 febbraio 2014 il Partito Democratico, dopo anni di discussione, decide il suo ingresso ufficiale nel Partito del Socialismo Europeo. La decisione è stata presa dal direttivo del partito con 121 sì, 1 solo no, e 2 astenuti (su un totale di 125 presenti
Il 13 febbraio 2014 il premier Enrico Letta viene sfiduciato da una mozione di Matteo Renzi nella Direzione Nazionale del Partito Democratico, con un documento in cui si chiedeva un cambio dell’esecutivo; Letta si dimette il giorno dopo.
Il 17 febbraio seguente, Renzi riceve l’incarico dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di formare un nuovo “governo di larghe intese”.
Dopo aver sciolto la riserva, il 21 febbraio il segretario del PD presenta contestualmente i ministri del nuovo esecutivo da lui presieduto, giurandoMatteo Renzi 350 260 min il giorno successivo dinanzi al presidente della Repubblica presso il Quirinale.
La notte tra il 4 e il 5 dicembre 2016, preso atto della sconfitta nel referendum, Matteo Renzi conferma le proprie dimissioni da presidente del Consiglio.
Il 7 dicembre 2016 il Senato approva la legge di Bilancio con 166 sì, 70 no ed 1 astenuto, dopodiché Renzi sale nuovamente al Quirinale dove rassegna le proprie dimissioni e quelle del governo da lui presieduto, rimanendo in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Il Presidente Mattarella incarica Paolo Gentiloni, già ministro degli affari esteri del Governo Renzi, di formare un nuovo governo. Gentiloni scioglie positivamente la consueta riserva ed accetta l’incarico. Nasce, così, il governo Gentiloni.
Il 19 febbraio 2017, Matteo Renzi rassegna le proprie dimissioni anche da segretario del PD aprendo così la fase congressuale e il Presidente del partito Matteo Orfini viene così nominato reggente ad interim.
Il 20 febbraio 2017 si consuma lo strappo della minoranza del PD, avversaria del segretario dimissionario Matteo Renzi. Dopo un lungo periodo di scontri e accuse un gruppo di dirigenti e parlamentari, guidati da Pier Luigi Bersani, Enrico Rossi e Roberto Speranza, escono dal PD e fondano Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista.
Mentre Michele Emiliano, presidente della Puglia e fino all’ultimo in linea con gli scissionisti, decide di restare e sfidare Renzi per la conquista della segreteria del PD. Successivamente anche il ministro della giustizia Andrea Orlando si candida alla segreteria del partito.
Il 30 aprile 2017 Matteo Renzi vince le primarie con il 69,17% dei voti. L’assemblea del partito lo proclama segretario pochi giorni dopo.
Alle elezioni politiche del 4 marzo 2018 si assiste a una forte flessione nei voti per il Partito Democratico, che ha riscosso il peggior risultato della sua storia attestandosi su un consenso di circa il 18% sia per la Camera sia per il Senato.
A seguito dell’esito deludente, il segretario Matteo Renzi ha annunciato per la seconda volta le proprie imminenti dimissioni.
Le dimissioni vengono formalizzate il 12 marzo 2018 davanti alla Direzione Nazionale del partito, che nomina Maurizio Martina segretario ad interim.
All’Assemblea Nazionale del 7 luglio 2018 il segretario reggente Maurizio Martina si candida come segretario e viene eletto seduta stante, con il compito di guidare la fase congressuale straordinaria aperta dal suo stesso intervento.

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ByIgnazio Mazzoli

Nato nel 1943. Fondatore e direttore di UNOeTRE.it. Risiede a Veroli in provincia di Frosinone. Lazio. Italia.

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