di Maria Giulia Cretaro – Tanto è già stato detto poco è stato fatto. La schiuma che in più occasioni ha invaso il corso del fiume Sacco negli ultimi mesi, ha portato alla pubblica attenzione la drammaticità della situazione dell’omonima Valle.
Per dovere d’informazione e sensibilizzazione, UNOeTRE.it ha dedicato il pomeriggio del 25 Gennaio ad un tavolo di interventi specifici, volti ad analizzare questo dramma ambientale sotto molteplici aspetti.
Numerose le adesioni giunte al cospetto della redazione da politici, associazioni e tecnici. A sostegno di una causa comune, che da anni affligge il territorio.
Moderatore dell’incontro, Padre Antonio Mannara, parroco di Santa Maria a Fiume, dove si è tenuto il dibattito. Dopo aver ripercorso il significato simbolico che il fiume ha nella Bibbia e del suo valore assoluto, il parroco ha passato la parola alla Dottoressa Margherita Eufemi, membro della Facoltà di Scienze Biomediche presso l’Università La Sapienza di Roma.
Il suo intervento ha chiarito gli agenti chimici che ad oggi interessano il corso del Sacco. Il Beta Lindano, l’inquinante più noto, produce effetti sull’organismo difficili da debellare con i canonici chemioterapici. Il suo lavoro, messo a punto con un team di esperti, mira a fornire dei dati utili per dar vita a nuovi studi. La dottoressa ha infatti precisato che, vivendo questo territorio e come dipendente pubblicata pagata con soldi pubblici, ha un dovere morale e sociale riguardo questo tema. L’Eufemi, ha ricordato l’importanza delle Associazioni, che sull’argomento hanno sempre tenuto alto l’interesse, della collaborazione con i presidi sanitari e quella della mozione Muroni: oltre ogni colore politico è un veicolo per rendere il tema di interesse nazionale. “La ricerca è speranza” ha concluso la ricercatrice, auspicando l’inizio di un’azione di bonifica, vitale per la depurazione del Sin.
Parola poi al Professor Pietro Alviti, docente del Liceo di Ceccano, il quale ha ripercorso le tappe storiche che hanno portato all’attuale condizione. Dai 5 depuratori che dovevano vedere la luce negli anni 80, di cui solo quello di Ceccano è stato realizzato agli attuali valori diffusi dall’Ispra riguardo la città fabraterna. “Lo sguardo multifocale al tema, così come la sensibilizzazione della popolazione a nuovi metodi di combustione, è il modo per migliorare la drammatica situazione”.
Proprio per la centralità che Ceccano riveste in questa triste narrazione, non potevano mancare le parole del suo primo cittadino. Il Dott. Roberto Caligiore ha da subito chiarito come nel depuratore Asi confluiscono i residui di troppe aziende, non essendoci altro da Colleferro in giù. In qualità di sindaco ha ribadito il suo sostegno al coordinamento locale precisando che “a dover cambiare è la responsabilità politica, imprenditoriale e dei cittadini. Purtroppo le nostre azioni come sindaci sono limitate ed imposte, grazie ai nostri sforzi però e a quelli di molti cittadini, finalmente la Procura ha aperto un’indagine per Disastro Ambientale Plurimo.”
La voce politica è arrivata anche dall’assessore di Ceprano, Elisa Guerriero,da tempo impegnata sia per il suo ruolo in giunta che per quello di ingegnere ambientale, nella battaglia a salvaguardia della Valle del Sacco. Un intervento dunque il suo, mosso da competenze tecniche oltre che amministrative. ”Attualmente il Sin non include nelle sue tematiche l’aria. In più i 53 milioni stanziati per la tutela e futura bonifica, interesseranno anche aree lontane dallo sversamento del Sacco ma comunque intaccate dagli agenti inquinanti”, così ha argomentato l’assessore. La Guerriero non ha mancato di sottolineare i tempi lunghi che la bonifica chiederà, ricordando però la vitale importanza del coordinamento dei sindaci.Uno strumento questo, che sorpassando le appartenenze politiche, consente di avere una panoramica del territorio uniforme in maniera sinergica. Per le risposte chiare bisogna attendere l’accordo di programma, già impostato il 20 in Provincia, specialmente per capire come si intende riqualificare questo ampio bacino.
La mozione dell’Onorevole Rossella Muroni, la cui votazione alla Camera potrebbe segnare una svolta nella questione Sacco e filo conduttore dell’evento, è stata illustrata dal Direttore di UNOeTRE.it, Ignazio Mazzoli. Un’analisi da cui emergono tre punti centrali. Gli sversamenti devono poter essere controllati e sanzionati dagli organi amministrativi più vicini. In secondo luogo, va affrontato il problema della cultura imprenditoriale; a rispetto dell’articolo 41 della Costituzione, non può esserci conflitto tra diritto al lavoro e quello alla salute.
Infine, il penale non deve essere opinabile, il reato ambientale deve essere adeguatamente sanzionato e punito, quindi meglio descritto dalla giurisprudenza.
Un tavolo di consistenti opinioni che non ha tagliato fuori associazioni e società civile, raccogliendo anche interventi dalla platea. Le parole della Dottoressa Emanuela Piroli, affidate alla lettura di Valentino Bettinelli, sulle patologie che affliggono queste zone, quelle del già sindaco di Ceccano Antonio Ciotoli, che ha ricordato come da anni il problema inquinamento sia chiaro.Tra i temi più ricorrenti, la necessità di alfabetizzazione di massa. Come ha infatti sottolineato Roberto Rosso (Re.tu.va.sa) “non si possono solo limitare i danni, quando si è chiuso qualche occhio di troppo in passato. Bisogna tornare ad educare al rispetto dell’ambiente e a sensibilizzare riguardo i piccoli gesti quotidiani”.
Non sono mancati i mea culpa, come quello che Antonella Spagnoli (Rifondazione Comunista Ceccano) ha mosso alla sinistra per la poca vicinanza ai cittadini e le mancanze per la tutela ambientale.
Tanti concetti diversi, tutti convergenti verso la stessa soluzione: riabilitare un territorio martoriato da una industrializzazione feroce che ha fagocitato terra e persone, lasciandosi dietro detriti ingombranti e bocche affamate. L’ex sindaco di Serrone , Maurizio Proietto ha sottolineato con forza di avere coscienza che lungo le rive del Sacco producono tante aziende agricole di ortaggi che tutti mangiamo. Non ci sarà una unica soluzione immediata, ma mettendo insieme i tanti dati e le tante menti ed energie pronte a lavorare, ci si può non arrendere alla morte di questo territorio.
Partiamo dalla mozione presentata dalla Muroni, che da due mesi giace in Parlamento e con i giusti suggerimenti potrebbe essere la chiave di volta. È un dramma nazionale, non solo di un’area geografica.
27 gen ‘19
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