Il voto del 2019 è sotto la lente di tutti gli analisti nazionali. Vediamo di riuscire a leggere quello espresso nello spazio dove viviamo.. la comunità frusinate, nel Lazio.
418.116 elettori; 251.174 votanti 60,07%; schede nulle 5.884; schede bianche 5.703: schede contestate 9. Questi voti si suddividono come segue:
Lega Salvini Premier 96.671 (40,35%); M5S 44.494 (18,57%); PD 38.536 (16,08%); FdI 21.319 (8,90%); FI 19.472 (8,13%). La destra arriva a 137.462 voti (57,38)], la sinistra si ferma a 43.179 (18%)], anche aggregando altre piccolissime formazioni e non proprio definibili di sinistra, a mala pena sfiora il 20%, ma è una forzatura.
Diverso il quadro che emerse dalle urne nel 2014: 427.063 Elettori; 253.001 votanti cioè il 59,24 %) Schede bianche 7.989; Schede non valide (bianche incl.) 20.300 che cosi destinarono le loro preferenze: PD 86.328 (37,10%); FI 56.764 (24,39%); M5S 51.172 (21,99%); FdI 9.616 (4,13:); Lega Nord 3.401 (1,46%); L’altra Europa con Tsipras 6.808 (2,93%); Italia dei Valori 1.317 (0,57%); Verdi Europei- Green Italia 1.298 (0,56%) [9423 (4,6%)]
L’inversione dei rapporti di forza è compiuta: la Lega è il primo partito d’Italia. Lo è anche in provincia di Frosinone. La destra a pié pari si appropria o meglio si riappropria (?) della provincia di Frosinone. Leggere quello che accade qui potrà esser utile anche fuori di qui? Provo trattando separatamente due questioni: le scelte operate e i comportamenti dei partiti, delineando il quadro generale che tutti possiamo vedere intorno a noi. (in 3 articoli separati: questo, Partiti ed altro, Il Pd)
Destra e centrodestra raccolgono 137.462 voti pari al 57,38%; centrosinistra e sinistra raccolgono 43.179 pari al 18% e se si volesse aggiungere qualche verde comunque non si arriva neppure al 20% pieno. E, se centrosinistra e sinistra sono un manipolo allo sbando, ce dell’altro, non c’è più il “centro” in provincia e non solo. Il ceto medio che votava quel tipo di centro non c’è più. Deluso e sfiancato dalle promesse non mantenute e dalla malapolitica, ora cerca risposte a destra. Un brutto segno.
Cioè, in generale, a 15 secondi di distanza lo stesso elettore vota Matteo Salvini e sindaci come, per esempio, Marco Galli, Simone Costanzo, Simone Cretaro, Enrico Pittiglio…. Roba da infarto per qualcuno? Ma no! Accade. Che strana contraddizione, dall’aggressività disumana di Salvini all’ipermoderazione dei sindaci (quella che impedisce loro qualunque coraggio verso la STO di Acea Ato 5 o nel Comitato dei Sindaci per governare la Asl, o nella gestione privatizzata dei rifiuti e in generali nei confronti di Regione e Ministeri, o nel chiedere con la dovuta fermezza a Enel che sistemi le reti e le cabine della fornitura di energia elettrica a dovere tanto da non avere lunghissime interruzioni di erogazione alla prime quattro gocce di pioggia o al primo tuono con fulmine), ma comunque sono e restano le uniche orecchie che ascoltano il cittadino. Almeno l’ascolto qui c’è. Sicuramente le amministrazioni locali meritano una trattazione a parte. La farò.
Torno al voto europeo. Rappresenta un quadro politico in cui il “centro” non c’è più. Possiamo pure considerare che esso sia fagocitato in qualche formazione, ma, tuttavia ugualmente non c’è con una sua identità come in precedenza. Significa qualcosa?
Penso proprio di sì. Quella cosiddetta moderazione che ha sempre voluto indentificarsi con il centro mediatore che governa non è più ricercata dagli elettori, ma solo da anacronistici inseguitori collocati nei vertici di alcuni partiti.
Questo centro, che ha ricercato e ancora ricerca d’identificarsi nella rigorosa austerità “europea” ha distrutto le politiche per il lavoro ed ha privato di diritti ceti fragili e ceti medi per la prima volta, è oggi identificato con i responsabili del disastro. La rincorsa al centro non paga più. Soprattutto ora dopo l’esperienza del “centro” delle “larghe intese”. Le ricordate quelle tanto care a Napolitano e a Renzi? L’ossessione della quadratura dei conti non viene apprezzata dagli elettori, perché quei conti non li riguardano. Quel far di conto che ha premiato banche e grande finanza non esercita alcun rassicurante interesse per chi è senza lavoro, per chi ha perso diritti sociali, reddito e prospettive di vita. I Calenda di questa stagione parlano di un far di conto che non torna a chi non sa come sopravvivere. «La paura del “baratro” non ha inciso. Hanno continuato a fare effetto, invece, le altre paure, quelle propinate dalla Lega e da Fratelli d’Italia della Meloni. (Lucia Annunziata)» (alcune paure sono indotte da vere e proprie invenzioni menzognere, indimostrate, come quella che definisce le navi delle ONG in accordo con gli scafisti e operino per l’immigrazione clandestina. Non esiste neppure una prova, infatti proprio sabato 1° giugno è stata dissequestrata anche la nave “Sea Watch”).
Se, poi, passata la paura, perché il sovranismo in Europa non è prevalso, è da sciocchi e sprovveduti tornare a respirare, riproponendo rigori e norme ormai respinte dal voto: pareggi di bilancio, risanamenti forzati e forzosi, occorre cambiare non solo linguaggi, ma adottare misure nuove, diverse e di contrasto alla povertà, alla mancanza di diritti ed alla mancanza di ascolto dei bisogni. Quale forza di convincimento possono avere discorsi di aritmetica contabile per chi non trova lavoro da anni, ma è costretto ad arrangiarsi giorno dopo giorno e non ha interlocutori credibili?
Jean Paul Fitoussi (economista francese premio Nobel)*, scrive ne “Il teorema del lampione o come mettere fine alla sofferenza sociale …”: «la UE sbaglia sempre, come prende fiato ricomincia come prima a sbagliare». Come pure rincara la dose Thomas Piketty (altro economista francese)* che dopo questo voto ha affermato: «L’ingiustizia favorisce i populisti». E già!
La speranza è dura a morire a fa fare i “tentativi” più diversi e anche sbagliati e forse pure pericolosi, ma il voto sta tutto qui, dentro questa sagra delle diseguaglianze.
Occorre far ripartire una dialettica reale nella società e fra i partiti. Partiti con tutti dentro non servono, perché lì i potenti sopraffanno gli altri, come non servono pulviscolari formazioni in grado di gratificare solo qualche capetto, ma non hanno alcuna capacità attrattiva. Sono solo demotivanti.
Molto pungente questo post di Margherita Eufemi, che trovai subito dopo l’esito elettorale su Facebook: «La formica che odiava lo scarafaggio votò per l’insetticida. Morirono tutti quanti, anche il Grillo che si era astenuto». Contiene delle verità. Ora, tuttavia, occorre affrontare I problemi, che restano tutti interi e forse anche più gravi se seguirà una crisi di governo e il voto anticipato.
*cioè entrambi europei
Seguono: I partiti e altro, il PD e non solo.
aggiornato il 18 giugno ’19 alle 8,20
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