di Loredana Ferri – “Le mie vesti color del cielo sono onde che s’infrangono sul prato, dove nel silenzio della notte, raccolgo stelle”. È così che mi parla questa tela lunga e stretta di Plinio Nomellini, dal titolo “Le lucciole”.
Quando osservo il cielo stellato, in qualsiasi periodo dell’anno, mi appare come un’idea bizzarra. Il grande manto che sovrasta le nostre teste sembra che sia stato messo al posto giusto, per calmare gli animi agitati del giorno trascorso. Con il naso all’insù guardo quell’idea singolare, che mi fa sognare un sogno, che vi vado a raccontare…
Mentre la donna vestita color del cielo raccoglieva le stelle, una goccia di pioggia precipitò sul capo di una bimba di nome Samira.
Come una lacrima scese lenta, scaldandole e accarezzandole il cuore. Proseguendo, le solleticò l’estremità delle dita della mano destra. Tra queste, teneva stretta una matita; la goccia continuò il suo percorso scivolando fino alla sua punta. Non contenta decise da dove si trovava di fare un capitombolo, srotolandosi si spalmò su un foglio di carta. Dapprima trasparente e cristallina, mutò diventando un ampio campo color della notte, sopra, sparsi, dei punti gialli dalle svariate dimensioni. Quella goccia trasformata era un sogno, che a sua volta divenne l’idea di Samira. Nacque così un bel disegno bizzarro e singolare, ma allo stesso tempo semplice.
Un bel disegno va messo in mostra, dove tutti lo possono ammirare! Così Samira decise di attaccarlo su un’anta del suo armadio. Soddisfatta del suo lavoro, lo andò ad ammirare sdraiata nel suo letto. Poco dopo, uno sbadiglio improvviso le fece chiudere gli occhi, cadendo in un sonno profondo.
In quell’istante alla donna che si trovava sul prato, successe un fatto strano. Si accorse che dalle mani le sfuggivano quegli astri raccolti con tanta devozione. Come un brutto scherzo svanivano nello stesso momento anche le stelle del disegno, fino a non rimanerne più una. Per fortuna Samira dormiva e quindi non si accorse dell’accaduto. La donna incredula alzò il capo, vide che le sue stelle volavano leggere verso le nuvole, intimidite e commosse fecero largo a quei punti luminosi, sistemandosi a loro piacimento. La donna iniziò a correre dietro a quelle stelle impazzite, fino a farle perdere l’orientamento, quando una pietra fermò la sua corsa, cadendo al suolo stremata. Si sollevò di scatto scrollandosi di dosso la terra e la polvere dal vestito, riprendendo lentamente coscienza si accorse di essere finita sulle sponde del fiume Rodano. In lontananza sull’altra sponda vedeva brillare il paese di Arles. Per un istante le parve che il cielo stellato e il borgo con le sue luci a gas, fossero caduti dentro quello specchio d’acqua Sette stelle luminosissime intanto formarono una figura sul fondo blu del cielo. ” Che meraviglia e mai questa?” esclamò ad alta voce. ” È…un carro!” Esclamò’ la donna sbalordita. “Brava!” Rispose una voce dietro una siepe. “Chi sei, … chi parla!” Disse la donna intimorita. “Sono Vincent il pittore del paese, questa notte è troppo bella e la renderò immortale su questa tela!” “E tu, come ti chiami?” Gli chiese Vincent. ” No, non dirlo, conosco il tuo nome, ti chiami… Luna!”. Luna, aveva dimenticato di essere la luna, contenta che il pittore l’avesse riconosciuta, si sedette su quella pietra che poco prima la fece cadere. Vincent, a quel punto trasse dalle tasche della sua giacca pennelli e colori e cominciò la sua opera.
Ad Arles intanto un maestro di una piccola orchestra di soli archi saliva sul palco. Inchinandosi verso gli spettatori raccolse gli applausi, poi… il silenzio.
Il maestro, voltandosi verso l’orchestra diede il preludio con un sol maggiore di un allegro. Dall’altra parte della riva Luna e Vincent avvolti dal silenzio, incantati da quello scenario, fecero un sobbalzo. ” Riconosco questa musica, è La Piccola Serenata Notturna di Mozart!” Disse Luna. ” Ricordo quell’estate del 1787, quando Mozart nella penombra della sua camera la stava componendo, avvicinandomi a quella finestra lo aiutai a vedere meglio il suo spartito diventando più bianca e luminosa, ah… che momento memorabile, fu proprio un’idea geniale!” Le stelle a quel punto iniziarono a brillare e pulsare sempre più nel buio della volta celeste, ipnotizzate da quella melodia. La musica continuò con una romanza soffice e tranquilla, gli astri iniziarono a cullarsi da una parte all’altra. Seguì un minuetto e infine, un rondò. Il pubblico sotto il piccolo palco non seppe resistere, compresi Luna e Vincent che si lasciarono trasportare in una danza vorticosa. Il cielo e terra erano uniti da un’allegriaLe lucciole di Plinio Nomellini contagiosa. Inaspettatamente anche il pennello del pittore prese il sopravvento e con una frenesia incontrollabile si fece prendere da quel rondò, spalmando qua e là spessi colpi di colore.
Si sa, che tutte le belle cose finiscono in fretta. Il maestro, infatti, finì soddisfatto la sua esecuzione salutando nuovamente con un inchino i cittadini e l’orchestra e se ne andò. Il paese ripiombò nel silenzio della notte, gli abitanti ubriachi da quelle note tornarono nelle loro abitazioni. Tra le viuzze intrinseche del paese si sentiva che qualcuno fischiettava ancora quella melodia. Poco dopo, rimasero solo le rane a gracidare sul fiume. Luna e il pittore, stremati, si addormentarono sul prato, furono i momenti più belli della loro vita, per quindici minuti dimenticarono le disgrazie loro e del mondo. Le stelle, come i lampioni delle luci a gas del paese lentamente andavano ad affievolirsi; la scenografia del cielo cambiò, un nuovo giorno stava arrivando. Luna decise di lasciare Vincent ai suoi sogni, salendo su una barca remò verso l’altra parte del mondo portando con sé le sue stelle ricordandosi di lasciarne alcune per Samira, restituendole al suo disegno. Mentre Luna si allontanava, Venere brillava ancora nel cielo oramai schiarito. A est, debole spuntava il sole incontrandosi per un attimo con la luna. Ora uno si trovava accanto all’altra e la luna disse al sole: “A presto amico mio, prenditi cura in questo giorno degli esseri umani, questa sera al mio ritorno sarò una nuova luna, portando a loro straordinari sogni e rinnovate idee”.
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