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art18 390x280Articolo 18: sacrosanto

Ora chi di dovere rimetta tutto a posto quello che è stato tolto ingiustamente. lo dice l’Europa, il jobs act lede i diritti dei lavoratori.
Il jobs act era ed è un regalo ingiustificato fatto da quella politica e da quei partiti che lavorano solo per i padroni-padrini.

Non è giuridicamente vincolante ma è politicamente importante la decisione del Comitato dei Diritti sociali del Consiglio d’Europa a Strasburgo in tema di jobs act. Richiama infatti il governo italiano al rispetto dell’articolo 24 della Carta sociale europea, che sancisce il diritto di ogni lavoratore ingiustamente licenziato di ricevere una tutela effettiva, e realmente dissuasiva nei confronti del datore di lavoro. (scrive Riccardo Chiari su ilmanifesto.it)

Diritti negati. Il Comitato dei diritti sociali di Strasburgo richiama il governo italiano al rispetto dell’articolo 24 della Carta sociale europea, che sancisce il diritto di ogni lavoratore ingiustamente licenziato di ricevere una tutela effettiva, e realmente dissuasiva nei confronti del datore di lavoro. Soddisfatta la Cgil, che aveva presentato il reclamo. Maurizio Landini: “Con il jobs act sono stati ridotti dei diritti, e quindi è necessario che quelle leggi sbagliate vengano cambiate”.

La decisione del comitato dei diritti sociali del Consiglio d’Europa a Strasburgo in tema di jobs act è nei fatti un altro colpo di piccone alla controriforma Poletti-Renzi, che cinque anni fa cancellò le tutele dell’articolo 18 per i nuovi assunti.

La decisione del Comitato di Strasburgo, come osserva il giuslavorista Giovanni Orlandini, va ad aggiungersi a quella della Consulta, che due anni fa aveva bocciato la disciplina del jobs act in tema di licenziamenti illegittimi, perché predeterminava l’indennizzo in base all’unico criterio dell’anzianità di servizio.

Ma anche dopo le modifiche del 2018, spiega ora il comitato dei diritti sociali, la controriforma Poletti-Renzi rimane in contrasto con la Carta sociale europea, perché esclude a priori la possibilità di essere reintegrati, e fissa l’importo massimo dell’indennizzo al lavoratore: 36 mesi di retribuzione per gli addetti di imprese medio-grandi, e 6 mesi per quelli delle piccole imprese. E questo impedisce al giudice ogni possibilità di valutare e di riconoscere l’eventuale danno supplementare subito dal lavoratore a seguito del licenziamento.Maurizio Landini 350 260 min

«Questo è il risultato di un reclamo collettivo presentato dalla Cgil nel 2017, con il sostegno della Confederazione europea dei sindacati – ricordano da Corso d’Italia – e il Comitato di Strasburgo ha accolto tutte le contestazioni fatte dalla nostra Consulta giuridica. Riconoscendo che il jobs act è in contrasto con l’articolo 24 della Carta sociale europea, che sancisce il diritto alla reintegra per ogni lavoratore ingiustamente licenziato. Oppure, se questa non è concretamente praticabile, un risarcimento commisurato al danno subito, senza ‘tetti’ di legge».

Ora il commento di un soddisfatto Maurizio Landini: «Il Comitato dice che il jobs act viola dei diritti, a partire dal fatto che se uno è licenziato ingiustamente deve avere un congruo risarcimento senza tetti, e la possibilità che il giudice possa decidere anche per il reintegro. Ora troverei utile che si tenesse conto di quello che dice l’Europa anche per quanto riguarda i vincoli sociali che ci pone, oltre a quelli economici e finanziari».

A seguire un’osservazione di carattere generale: «Il problema non è che ha ragione la Cgil, ma che sono stati ridotti dei diritti, e che quindi è necessario che quelle leggi sbagliate vengano cambiate. Questo è un messaggio molto chiaro perché si riapra una discussione sui licenziamenti, sia individuali che collettivi, e per quello che ci riguarda si reintroduca il reintegro di fronte al licenziamenti ingiusti».

Infine un ulteriore documento all’esecutivo di Giuseppe Conte: «Noi abbiamo depositato in Parlamento una Carta dei diritti, che chiede di fare un nuovo Statuto dei diritti di tutti i lavoratori, anche di quelli che oggi hanno rapporti di lavoro autonomo. Ora vorremmo che a cinquanta anni dello Statuto dei lavoratori, che festeggeremo il 20 di maggio, non sia semplicemente ricordato ciò che non c’è più, ma che questa diventi l’occasione per ridare ai lavoratori e lavoratrici italiani un nuovo Statuto».

 

fonte: Riccardo Chiari da ilmanifesto.it

 

Diritti dei lavoratori

 

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