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La Morte del PCIdi Guido Liguori – Nell’autunno 1989 Achille Occhetto annunciava alla Bolognina la volontà di porre fine alla pluridecennale esperienza del Partito comunista italiano per dar vita a una nuova formazione politica. Per molte e molti fu un fulmine a ciel sereno, la lacerazione improvvisa di una comunità che aveva avuto un posto importante nella vita di moltissimi militanti. Si trattava in realtà del culmine di un processo che sottotraccia covava da tempo (soprattutto dalla morte di Enrico Berlinguer), attraverso cambiamenti politici e culturali molecolari. Questo libro indaga, quasi come una inchiesta poliziesca, gli elementi, gli indizi, che prepararono e determinarono la «morte del Pci», soprattutto a partire dalla nomina a segretario di Occhetto, nel 1988. E le vicende che seguirono alla Bolognina, le discussioni, le polemiche, gli avvenimenti che si susseguirono per oltre un anno, fino a quando il XX congresso del Partito non decise di ratificare definitivamente la proposta del segretario.

Iniziò così, con la fine del Pci, la trasformazione (oggi lo possiamo dire: in peggio) di tutto il sistema politica italiano. Si accentuarono in modo catastrofico fenomeni già in atto. Dal tramonto del partito di massa alla crescente irrilevanza del Parlamento, dall’importanza sempre più accentuata del leaderismo, della comunicazione semplificata e superficiale della politica, alla diminuzione della partecipazione e dei votanti. Soprattutto iniziava con la fine del Partito comunista italiano la sempre minor presenza e rilevanza degli interessi operai, della voce dei lavoratori, nel dibattito pubblico e nella lotta per la difesa degli interessi collettivi.

Le radici di molte di queste trasformazioni sono registrate nel dibattito che accompagnò la «morte del Pci». Il revisionismo storiografico e ideologico viene ricostruito qui in molte delle sue tappe: dalla nuova lettura “filogirondina” della Rivoluzione francese e dalla relativizzazione della Rivoluzione d’Ottobre alla presa di distanze verso l’eredità di Togliatti, dall’accantonamento del ruolo e della statura di Gramsci alla ricerca di nuovi numi tutelati (Rosselli, Silone), di altre tradizioni, di altri autori di riferimento.

Con la morte del Pci, infatti veniva meno una lettura della società basata sulla lotta delle classi contrapposte, si assumeva l’individuo e i diritti individuali come il riferimento teorico e politico del principale partito della sinistra italiana. Che così presto divenne una «sinistra invertebrata», condannandosi a una progressiva impotenza.

Tutto questo era stato previsto e denunciato dai politici e dagli intellettuali che si contrapposero a Occhetto. Il variegato «fronte del NO» composto da Natta e Ingrao, Tortorella e Cossutta, Chiarante e Lucio Magri non seppe proporre una alternativa unitaria allo scioglimento del Partito, ma vide con largo anticipo che la rimozione della propria storia e del proprio nome avrebbe portato il più grande Partito comunista dell’Occidente alla progressiva irrilevanza: un partito radicale di massa che inevitabilmente doveva perdere il sostegno delle masse, la fiducia dei lavoratori, la militanza appassionata di tante e tanti che avevano dato tempo energie e risorse alla costruzione di una impresa collettiva: la costruzione di una società più giusta e solidale. Col Pci tutto ciò moriva e per molto tempo era destinato a non rinascere.

Ma il mondo ha ancora bisogno di socialismo. Di fronte alle contraddizioni e agli squilibri sempre più forti, solo una via alternativa e diversa da quella capitalistica può ridare speranza e creare una «volontà collettiva». Occorre crederci, e tentare ancora. Anche a partire da quelle che sono state le idee-guida del Pci, che questo libro riassume con chiarezza e vuole rilanciare al pubblico odierno: conservare la memoria di un grande passato è passaggio fondamentale per ricostruire il futuro in modo diverso.

 

Guido Liguori insegna Storia del pensiero politico contemporaneo presso l’Università della Calabria, è presidente della International Gramsci Society Italia (IGS Italia) e capo-redattore della rivista di cultura politica Critica marxista. E’ tra i fondatori di Futura Umanità, Associazione per la Memoria e la Storia del Pci.

 

La Morte del PCI, Bordeaux Edizioni, prezzo di copertina € 11,90. Dal link che segue si può acquistare il libro

https://www.bordeauxedizioni.it/prodotto/la-morte-del-pci/

 

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