Al borgo di Bard è arrivato il circo!
di Loredana Ferri – Il Forte di Bard è una fortezza arroccata sulla cima di una collina all’inizio della Valle D’Aosta.
Sulle alpi era appena iniziata l’estate.
Una sera, arrivarono sotto una vigna aggrappata su una montagna rocciosa dei circensi, con i loro variopinti carrozzoni.
Da lì si apriva una vallata e un ponte di pietra sotto il quale scorreva un fiume.
Sotto quel ponte fluivano le acque disciolte dai ghiacciai e sembravano fiamme guizzanti azzurre.
Il cielo era un manto di velluto blu e al centro c’era un foro perfetto dove, da sempre, pendeva una grande moneta d’argento chiamata… luna.
Sulla sponda del fiume dormiva il piccolo borgo di Bard.
Sotto quella luce argentata brillavano le sue case di pietra, con i loro tetti d’ardesia.
Sopra il borgo, costruito su una grande roccia, un Forte.
Tutto sembrava fondersi in un blocco possente e impenetrabile.
Da circa un mese era appena terminata una sanguinosa guerra e il borgo con i suoi abitanti ne portavano ancora i segni.
L’uva di quella vigna ancora acerba profumava l’aria della notte e si univa all’odore acre del fumo ancora vivo dalle bocche dei cannoni del Forte.
La mattina seguente, il piccolo popolo del circo, scese dalla vigna per allietare sul sagrato della chiesa i bardesi.
Sfilarono per portare gioia e conforto tra le strette viuzze: I fratelli acrobati Roen, Mimi’ la funambula, Polin la contorsionista con il suo ombrellino giallo, Battista il violinista, Sebastian il giocoliere e altri artisti.
Gli abitanti al passaggio invece di aprire le finestre incuriositi, preferirono tenerle chiuse persiane e porte.
Solo un’anziana donna ebbe il coraggio di aprire una cigolante porticina e avvicinandosi a Sebastian con un filo di voce, gli spiegò che i suoi concittadini per via delle tante guerre erano caduti nella disperazione convinti che in quel borgo nessuno avesse più una nuova speranza di vita.
I loro animali erano stati catturati dai soldati per sfamarsi. Finita la guerra, molti di loro erano rimasti rinchiusi dentro le prigioni del Forte e così anche il suo uccellino blu. Di notte i loro lamenti erano strazianti dietro le sbarre di ferro delle prigioni e presto sarebbero morti di fame.
Nessuno in paese sarebbe stato in grado di liberali, le scale per arrivare al Forte erano andate distrutte.
Detto questo, l’anziana donna con la testa china rientrò in casa.
Sebastian e i suoi amici si guardarono negli occhi e in silenzio ritornarono nei loro carrozzoni sulla vigna.
Anche quella sera la luna posava delicatamente la sua luce argentata sui tetti del borgo.
Sebastian seduto su una roccia fumava la sua pipa e mentre contemplava la vallata, continuava a pensare alle parole di quella donna.
Conosceva benissimo cosa significava non possedere nulla. Ogni giorno con i suoi compagni dovevano affrontare una vita dura e umiliante.
Per non farsi abbattere e andare avanti custodiva dentro di se, la speranza e sarebbe stato lieto di regalare questo sentimento a tutti gli abitanti del borgo.
La mattina seguente Sebastian vide che sul Forte sventolava lo stendardo del borgo ridotto a brandelli con ricamati dei pesci.
A quel punto, rivolgendosi ai suoi compagni di viaggio, disse con fermezza: «Andiamo a liberare gli animali dal Forte. Presto… facciamoci venire un’idea, dopotutto, siamo degli artisti e la fantasia di certo non ci manca!».
Così sfilarono per le vie di Bard svegliando con la loro musica gli abitanti. Questi, finalmente, uscirono dalle loro case e si riversarono sul sagrato della chiesa.
Gli acrobati si misero uno sulle spalle dell’altro poi lanciarono una fune lunghissima che si andò ad agganciare sull’asta dello stendardo.
Mimi’ con un balzo volò sulla fune in punta di piedi.
Passo dopo passo arrivò davanti a una finestrina e s’infilo’ tra le sbarre.
Una grossa chiave pendeva attaccata a un chiodo.
Mimi’ la prese e scese dentro le buie prigioni.
Aprì la prima porta e uscirono delle capre, poi ne aprì una seconda e uscirono delle mucche.
Nella terza, delle galline con un gallo.
Nell’aprire l’ultima porta Mimi’ non poteva credere ai suoi occhi: seduta su uno sgabello c’era quell’anziana donna.
Avvicinandosi a Mimi’ la ringraziò e si trasformò proprio davanti a lei in un gigante e bellissimo uccello blu.
Si caricò sul dorso tutti gli animali e volò planando dolcemente sul sagrato della chiesa.
I bardesi erano increduli dell’accaduto vedendo i loro animali in salvo.
Per ringraziare i circensi fecero una gran festa e per mesi bevvero vino, mangiando pane e lardo.
Nel borgo ritornò così la voglia di vivere.
Le donne rammendarono a nuovo il loro stendardo logorato e gli uomini ricostruirono la scala distrutta che portava al Forte dove i loro figli ora giocano… alla guerra!
In alto la grande tela di Marc Chagal intitolata “La Vita”.
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