Quando la voce dell’umanità e dell’empatia tace, si fa sentire quella dell’arte
di Tania Castelli – Dinanzi alla tragedia dei naufragi dei migranti nel Mediterraneo e nell’Atlantico, molti artisti hanno sentito il bisogno di esprimersi e dedicare loro una opera d’arte.
Quando la voce dell’umanità e dell’empatia tace, in favore delle leggi e dei trattati internazionali, maggiormente si fa sentire quella dell’arte, dando corpo al sentire personale degli autori e delle persone comuni al tempo stesso, che sempre meno concordano con le politiche anti immigrazione e xenofobe.
Due di queste mi hanno particolarmente colpito: “La Zattera di Lampedusa” di Jason De Caires Taylor e “La voce dei sommersi” di Ennio Morricone. Entrambe dedicate alla tragedia del 3 ottobre 2013 avvenuta a mezzo miglio dalle coste di Lampedusa.
Jason DeCaires Taylor – “La Zattera di Lampedusa” – Museo Atlantico di Las Coloradas, Yaiza – Lanzarote (Canarie).
L’eco-scultore Jason DeCaires Taylor, già autore del Parco sottomarino di Grenada e del Musa – Museo subacqueo della Isla de las Mujeres in Messico, nel 2016 ha realizzato il Museo Atlantico nell’area sottomarina di Las Coloradas del Comune di Yaiza nei pressi di Lanzarote (Canarie). Questo è il primo museo sottomarino d’Europa (14 metri di profondità) in cui l’artista racconta i dilemmi del mondo contemporaneo con 34 statue e due gruppi scultorei: una coppia che affonda mentre scatta un selfie e l’opera principale “La Zattera di Lampedusa”, dedicata alla strage in mare dei migranti.
Di particolare forza espressiva quest’ultima opera, ispirata a un dipinto di Théodore Géricault, è costituita da 13 soggetti posti su di un gommone apparentemente alla deriva e rappresenta i terribili viaggi della disperazione, con donne, uomini e bambini lasciati in balia del mare, dove si possono verificare decessi e si viaggia per giorni con i cadaveri.
Una testimonianza dolorosa con cui l’artista mette tutti dinanzi alla responsabilità collettiva di un eccidio che si consuma nell’indifferenza dell’occidente.
Alla notizia del naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 a mezzo miglio da Lampedusa, in cui morirono 386 migranti, Ennio Morricone, uno dei più grandi compositori del nostro tempo, ha composto di getto “La voce dei sommersi”, una partitura di 5 minuti e mezzo di struggente e rara potenza evocativa.
In essa il Maestro esprime la disperazione dei naufraghi, la loro solitudine profonda e dignitosa tanto nelle necessità di vita che li spingono a partire, quanto nella infausta fine invece di trovare salvezza da guerre, fame, persecuzioni, terrorismo e sofferenze di ogni genere.
Mescolando il rumore del mare sempre più tumultuoso, cori vibranti e dolenti e particolari armonie, ci narra una storia purtroppo ancora infinita e lo fa mediante una sorta di canto di affrante sirene che si spegne tra i flutti.
“All’inizio volevo chiamarlo “cantico” dei sommersi. Ma chi è morto non può cantare, dobbiamo onorarne la memoria” (Cit. E. Morricone)
Ennio Morricone (60 years of music – edizione musicale “UNIVERSAL CLASSIC(A” – 2016) >>
Vi invito ad ascoltare questo brano bellissimo e terribile insieme, facendolo vostro, divenendo anche voi corpo e voce di chi, ora in fondo al mare o dentro anonime tombe, voce non ha più.
La voce dei sommersi – Ennio Morricone
Cinque minuti di musica e voci. Le grida dei disperati trascinati via dalle onde, a poche centinaia di metri da terra. Sono l’omaggio di Ennio Morricone ai migranti morti nella tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013.
già pubblicato sul CiesseMagazine n.13 del 31 luglio ’20
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