Lotte e Vertenze
Ci rivolgiamo in particolar modo al sindacato nel suo insieme
di Ivano Alteri
Qualche giorno fa è stato pubblicato un appello sottoscritto da singoli cittadini (me compreso), associazioni e alcuni giornali locali (v. qui: https://www.unoetre.it/lavorosocieta/lotte-e-vertenze/item/8898-appello-alle-forze-politiche-sociali-e-sindacali-territoriali.html), rivolto alle forze politiche e sociali e alle istituzioni territoriali, col quale si chiedeva un forte coinvolgimento del territorio nella imminente discussione in sede nazionale in vista dell’allogazione delle ingenti “risorse Covid” provenienti dall’Europa.
I firmatari ritenevano e ritengono che quella attuale sia un’occasione storica irripetibile, per il Paese e per il territorio del Frusinate, utile ad imprimere una svolta radicale al loro storico andamento claudicante. Mai, infatti, era accaduto di avere tante risorse disponibili e una tale congiuntura politica per una loro diversa allocazione, che non fosse la solita distribuzione a pioggia tra i soliti noti del “prendi i soldi e scappa”. Una volta tanto si può dire “ce lo chiede l’Europa!”, senza essere tentati di mettere mano alla pistola.
L’appello, come si diceva, era rivolto a tutti i gradi di rappresentanza del territorio e dal territorio, ma, in particolar modo, era rivolto al sindacato nel suo insieme, inteso quale primo livello di rappresentanza sociale.
Esso, ovviamente, aveva ed ha quale scopo esplicito quello di attirare sul nostro territorio le risorse necessarie ad edificare opere materiali e immateriali che superino finalmente i suoi limiti strutturali, che lo emancipino dalla sua atavica condizione di minorità economica, sociale, culturale, esistenziale.
Ma ve ne era e ve ne è anche uno meno esplicito, secondo il mio sentire, riguardante la condizione democratica di fondo, che vede il nostro territorio particolarmente sofferente. Non è un mistero, infatti, che nel corso dei decenni esso abbia sofferto di una rappresentanza assai carente a tutti i livelli, tale per cui i suoi interessi sono stati molto spesso mortificati, sacrificati per interessi altri, non sempre cristallini.
Molte delle cause di tale condizione hanno origine dalla nascita stessa della Provincia di Frosinone, ma esse non hanno mai smesso di perpetuare i loro nefasti effetti per tutto il tempo, sino ad oggi. La “costante” che si può individuare nell’intero fenomeno consiste nella sistematica esclusione popolare da ogni decisione.
Tale esclusione mostra due aspetti, distinti e speculari: la scarsa propensione a rappresentare da parte dei rappresentanti; la scarsa propensione a partecipare da parte dei rappresentati. È un circolo vizioso che ha portato di catastrofe in catastrofe, senza soluzione di continuità.
Oggi, e da qualche decennio, a questa già poco amena condizione si aggiunge un elemento più generale, altrettanto distruttivo, consistente nella scomparsa dei partiti quale luogo di partecipazione, e nella loro trasformazione in luogo di carriera individuale e affari di gruppo. Senza alcuna polemica, che pure non ci starebbe male, è importante segnalare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che tale distacco tra rappresentanti e rappresentati, tale baratro venutosi a creare tra politica e cittadini, può portare a disastri immani, sul piano politico e sociale, con una terrificante crescita esponenziale della conflittualità interindividuale e collettiva; fino a paventare non augurabili rotture del tessuto nazionale.
Quest’occasione storica di avere ingenti risorse e congiuntura politica favorevole, dunque, non può, non dovrebbe riguardare soltanto l’edificazione di quelle opere necessarie ad un sano e solido sviluppo economico, bensì anche una nuova strutturazione della condizione politica e sociale del territorio e del Paese, che nel territorio dovrebbe avere la sua più solida e consona origine. Il sindacato nel suo insieme, essendo il primo livello di rappresentanza sociale, può svolgere nel contesto un ruolo di primaria e irrinunciabile importanza.
In quell’appello, infatti, non erano enumerati le opere e gli interventi specifici, non si entrava nel merito delle cose da fare, non si chiedevano spazi di visibilità per questo o quello; si auspicava implicitamente, invece, che il sindacato, con le sue strutture capillarmente distribuite sul territorio, tornasse a tessere la trama del primo scampolo di tela necessario a ricostruire l’intero tessuto territoriale e nazionale, senza il quale la politica, di qualsiasi colore essa sia, non può che esprimersi in termini di dominio, e mai in termini di egemonia.
La presenza sindacale sul territorio, quindi, non dovrebbe consistere più soltanto nell’apertura di sportelli erogatori di servizi, pur necessari, ma in una presenza capillare e costante per l’erogazione del primo tra tutti i servizi: la rappresentanza degli interessi del popolo. Né c’è da temere che questo impegno alteri il ruolo del sindacato, poiché esso è e deve rimanere quello di rappresentante sociale. Aiuterebbe, invece, a rimettere in moto i meccanismi della partecipazione e della rappresentanza, senza i quali ben difficilmente saranno mai realizzate politiche che possano definirsi, anche lontanamente, popolari.
Un sindacato di nuovo protagonista è necessario al territorio e al Paese.
Frosinone 19 ottobre 2020
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