L’ARTE TROVATA PER CASO. Rubrica
di Serena Galella
Oggi, nel lontano 2004 a Crema, debuttava la costola femminile della Banda degli Artisti di Strada italiani al Festival “La Donna è Mobile”. Per l’occasione di un festival tutto al femminile, l’organizzatore e promotore Gigi Russo chiese a me e Angelika Georg di collaborare nella direzione artistica dell’iniziativa e di proporre a tutta la banda di donne di creare uno spettacolo per l’apertura del festival.
Non ci siamo fatte scappare l’occasione.
Nasce la mitica banda Le Vedove Allegre s.r.l., che per oltre sei anni ha continuato ad esibirsi in rassegne nazionali e non solo.
La Spagna, dove la morte non è un tabù, ci ha ospitate in più occasioni, tra cui il Festival Internazionale Fira de Tarrega dove ci hanno viste arrivare con i nostri bizzarri abiti neri, lumini, carro funebre, corona di fiori e scenografie mobili per le figure acrobatiche.
Di quel debutto, diciassette anni or sono, ho voluto festeggiare non solo il ricordo, rintracciandole e proponendo loro un piccolo revival.
Al mio invito hanno risposto quasi tutte, un successone!
Dopo undici anni dall’ultimo spettacolo ad Arezzo, una volta parcheggiato il carretto, divisi gli strumenti e gli oggetti di scena, ci siamo salutate. Di sicuro non avremmo mai immaginato di ritrovarci dopo tanto tempo e in un momento così drammatico, a raccontarci in video conferenza.
L’allegrezza, scelta sposata da subito dalla compagnia e le battutine sui nostri capelli bianchi, sugli occhiali ormai sul viso di ognuna, hanno lasciato il posto al racconto di questi anni, di come si sia trasformato il nostro percorso nel tempo.
La forte emozione e l’intimità immediatamente ristabilita, ci ha permesso di aprirci e raccontarci come se ci fossimo salutate la sera prima.
Aver vissuto questa lunga avventura insieme, aver fatto, creato, lottato, voluto, perseguito un sogno, ci fa stare una di fronte all’altra, senza filtri, ancora oggi.
Lo spettacolo di questa assurda compagnia, che coinvolgeva tredici attrici/musiciste provenienti da tutta Italia, in tempi in cui ci si esibiva al massimo in trio, è stato ed è un unicum nel panorama del teatro di strada italiano.
Il successo di uno spettacolo dissacrante, musicato in ogni scena, che ironizzava su una delle paure assolute come la morte era uno choc per il pubblico e non solo. Non tutti gli organizzatori italiani sono stati all’altezza di reagire e cogliere l’opportunità. In quegli stessi anni i festival erano proiettati verso le compagnie straniere, senza accorgersi della qualità del prodotto “nostrano”.
Anche perché lo choc lo creavamo già arrivando, con famiglie al seguito, il giorno prima dell’esibizione per montare e provare lo spettacolo itinerante nelle vie della città.
Le donne di questo anomalo gruppo, in quel periodo, hanno dato alla luce nove meravigliosi bimbi che portavano con loro, allattandoli dietro le quinte. C’è stata anche chi ha fatto la tripletta!
Nei sei anni di attività non abbiamo mai fatto uno show uguale all’altro.
Le Vedove hanno creato una rete di collaborazioni con altre artiste che di volta in volta, anche a seconda dello strumento mancante o del personaggio, sostituivano le mamme incinte o impossibilitate a partecipare perché impegnate con la propria compagnia.
Sì, perché ognuna di noi portava avanti il proprio lavoro con il proprio gruppo o in solo, impossibile pensare di guadagnare con uno spettacolo così impegnativo, con tante artiste, una tecnica e fonica e con spese di viaggio da recuperare.
Coraggiose? No. Eroiche.
Non ci sono stati altri spettacoli come il corteo funebre delle Vedove Allegre e dopo tanti anni, chi di noi ha avuto l’opportunità di lavorare all’estero, ci ha raccontato dell’unicità di questo lavoro, che resta nella memoria dei tanti che lo hanno apprezzato.
Indimenticabile la serata a San Giovanni in Persiceto, dove abbiamo chiuso il festival, dando la possibilità anche agli artisti di vedere lo show. Divertiti e orgogliosi ci hanno seguite fino all’ultima sosta, assieme ai mariti delle vedove che hanno sempre supportato questo ensamble … abbandonandosi a gesti apotropaici.
Le Vedove son tornate!
Non abbiate paura, a noi non piacciono gli slogan vuoti, le false sorellanze e le appartenenze di facciata. Siamo abituate a sporcarci le mani e metterci la faccia ed è ancora così, in tutto quello che facciamo. Oggi, oltre ad essere artiste siamo insegnanti, organizzatrici di festival, partecipiamo ai bandi del FUS (almeno ci proviamo), siamo in cassa integrazione, continuiamo a far partorire altre donne e a crescere figli come liberi cittadini di un mondo senza frontiere. Con mamme così, non hanno scampo.
Qualcuna non ama la tecnologia, qualcun’altra era impegnata ad occupare i teatri perché in prima linea nella battaglia dei lavoratori dello spettacolo.
C’è stata anche chi non ha potuto rispondere al mio appello per ritrovarci, perché se n’è andata e non lo sapevamo.
Il cancro ci ha già portato via due musiciste ma, senza retorica, sono sicura che si saranno fatte due grasse risate rivedendoci insieme. Quando hai condiviso così tanto, anche un solo spettacolo insieme, resti sempre parte della Premiata Ditta Le Vedove Allegre.
Angelika Georg mi ha scritto: “Quello che abbiamo vissuto con le vedove era materiale da film (tragicomico, drammatico, frivolo, reale, complicato, pieno di vita vera) in confronto lo spettacolo era piccola cosa, anche se era grandioso. Magari un giorno qualcuno va a cercare tra la documentazione di archivio e ci prova a realizzarlo”.
Avrei voluto raccontarle una ad una, ma sono tante e hanno molto da dire!
Prima o poi le intervisto, così come ho fatto con Rita Pelusio tempo fa.
Per il diciassettesimo anniversario del debutto abbiamo deciso di omaggiarvi con un video, in cui lanciamo il nostro ritorno e con un pezzo di repertorio.
Donne vere, genuine, toste quanto basta e artiste anche nel vivere.
Buona visione!
Video
Nuovo video delle Vedove Allegre: https://youtu.be/YFQzMXg-evA
Link debutto: https://youtu.be/EMYPJv_u3Sg
Le Vedove Allegre – Show reel: https://youtu.be/8f8Ky1xvPMs
Serena Galella scrive anche per CiesseMagazine del quale cura la rubrica dell’arte
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