ASSOCIAZIONE GENITORI TARANTINI
Per formare i giovani su ILVA bisogna tenere corsi sul rispetto della legalità
Niente da fare. L’idea di voler mettere sotto scacco un intero territorio, mostrandosi come il “benefattore”, ha proprio messo radici solide nella testa dei dirigenti dell’acciaieria tarantina.
E’ notizia di oggi che l’A.D. di Acciaierie d’Italia, Lucia Morselli, ha incontrato venti studenti delle quinte classi del Pacinotti-Fermi che affronteranno un periodo di formazione professionale in azienda.
Lucia Morselli e Arturo Ferucci, direttore delle Risorse Umane, hanno accompagnato gli studenti e il dirigente scolastico alla scoperta dello stabilimento, nell’ambito dell’alternanza Scuola-Lavoro.
Per tre settimane, e per un totale di 72 ore a studente, gli allievi dell’Istituto si aggireranno in quello che Lucia Morselli ha definito, in un recente passato, lo stabilimento più moderno e sicuro d’Europa e che per noi resta ancora lo squallido esempio di come la produzione possa prendere il sopravvento sulla salute e sull’ambiente.
Se non fosse drammaticamente assurdo, ci sarebbe da ridere nell’apprendere che gli studenti dedicheranno la prima delle tre settimane alla formazione obbligatoria in materia di “salute e sicurezza sui luoghi di lavoro”, nell’azienda con una altissima percentuale di incidenti, spesso mortali, che sta cadendo a pezzi, che ancora oggi, con la produzione al minimo, rappresenta un rischio inaccettabile per la salute di lavoratori e cittadini.
Nelle due settimane successive, gli studenti, sulla base del loro indirizzo di studi, verranno assegnati a diverse aree lavorative, seguiti da insegnanti e tecnici dell’industria.
E’ inaccettabile che giovani della nostra provincia debbano frequentare una azienda altamente inquinante che non offre la totale sicurezza personale, come più volte accertato dalle indagini sui vari incidenti verificatisi in questi anni all’interno dell’area dell’acciaieria.
“Il lavoro nobilita”, si dice, ma il lavoro che nobilita è solo quello che non danneggia se stessi e gli altri; non c’è nulla di nobilitante in un’attività che procura danni alla salute e all’ambiente.
I nostri giovani meritano altro; i nostri giovani meritano di più. Il loro percorso scolastico non è necessariamente legato a quell’industria produttrice di inquinamento incompatibile con la vita e la salute.
Come associazione Genitori tarantini, chiediamo ai genitori di questi ragazzi di tutelarli, di affiancarli nella scelta di un futuro diverso da quello imposto dalla collusione del Governo con l’azienda.
Vogliamo sperare che un minimo di buon senso prevalga e che il dirigente scolastico, Vito Giuseppe Leopardo, ci ripensi per il bene degli studenti a lui affidati, per il loro futuro, per una Taranto che torni ad essere amata da tutti i tarantini, ad iniziare dai più giovani, qualsiasi sia il loro percorso scolastico. Le ripetute violazioni delle norme in materia di sicurezza sul lavoro hanno fatto del siderurgico tarantino una fabbrica da sempre dispensatrice di morte. Il colmo si è raggiunto in occasione dell’incidente che è costato la vita ad un operaio di 35 anni, Alessandro Morricella, bruciato vivo. Ebbene, in questo caso, secondo la Procura di Potenza, il rappresentante della proprietà degli impianti, e cioè il commissario Laghi, in concorso con il Procuratore di Taranto, Capristo, fecero di tutto per affossare l’inchiesta.
Se si vuole formare i giovani su ILVA bisognerebbe tenere corsi sul rispetto della legalità.
Associazione Genitori tarantini
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