SANITA’ VOCI DAL TERRITORIO
Isabella Mastrobuono: «Cacciata perché non ero manipolabile…»
La volgare, aggessiva e violenta chiassata svolta a Frosinone il 1° giugno di questa’anno, ormai da più parti si disvela nelle sue reali e concrete motivazioni, ben diverse dai depistaggi tentati fino ad ora che la vorrebboro figlia di un’anomala manifestazione di tifoseria calcistica. Da più organi di stampa giungono note che indicano argomenti ben più seri all’origine di quella baruffa: candidature regionali o fors’anche nazionali, contratti assicurativi, biodigestori, gestione di istituzioni sanaitarie, da ultima arriva questa importante dichiarazione bomba rilasciata all’AdnKronos da Isabella Mastrobuono, già Direttore Generale della Asl di Frosinone, (dove era arrivata a seguito di un concorso) dal febbraio 2014 al luglio 2015, prima che le subentrasse il commissario straordinario Luigi Macchitella, firmatario della delibera pubblicata in esclusiva dall’Adnkronos con la quale si consentiva la proroga dei servizi assicurativi della Asl di Frosinone.
«Ricordo ancora il viavai di politici nel mio ufficio, a chiedere favori, a spingere persone, a farsi vedere per sondare il terreno. Finché si trattava di un paziente in difficoltà da assistere non mi tiravo indietro, per il resto ho sempre detto no nel modo più assoluto e sulle loro intromissioni sono stata feroce.
Oggi la lite violenta, le polizze sanitarie rinnovate senza una gara. Come faccio a stupirmi? Questo è solo il primo passo per scoperchiare il vaso di Pandora.
Sono stata cacciata perché non ero manipolabile, piacevo tanto ai cittadini (raccolsero mille firme per farmi restare) ma per niente alla politica locale. Il fatto che mi abbiano mandato via nel silenzio più generale del Pd è una vergogna».
A parlare è Isabella Mastrobuono, direttore generale dell’Asl di Frosinone (dove era arrivata a seguito di un concorso) da febbraio 2014 a luglio 2015, prima che le subentrasse il commissario straordinario Luigi Macchitella, firmatario della delibera pubblicata in esclusiva dall’Adnkronos con la quale si consentiva la proroga dei servizi assicurativi della Asl di Frosinone.
«A un certo punto la situazione è diventata molto difficile e il presidente della Regione Lazio, anche allora era Zingaretti, mi disse di venire via da Frosinone, che non era il caso di restare lì, e di andare a Roma a fare il direttore generale dello Spallanzani.
Era il luglio 2015 quando fece l’annuncio della mia promozione nella Capitale», racconta l’ex dg. E in una nota poi diffusa da tutte le agenzie di stampa, il governatore annunciava: «Si è deciso di rivedere la governance degli Ircss attualmente amministrati da un Commissario unico e abbiamo scelto di nominare due direttori generali, uno per lo Spallanzani e uno per l’Ifo. Per questo per guidare l’Istituto nazionale malattie infettive ho richiesto la disponibilità alla dottoressa Isabella Mastrobuono, in considerazione del suo curriculum e della sua esperienza professionale, ricordando anche il suo passato di allieva del professor Guzzanti, padre putativo dell’Istituto».
Una nomina, però, poi finita nel nulla. Ma quello era solo l’inizio. «Dopo circa un mese, un mese e mezzo – continua all’Adnkronos la Mastrobuono – hanno detto a noi direttori generali che dovevamo fare la valutazione a 18 mesi, che nel mio caso scadevano i primi di novembre.
Contrariamente ai miei colleghi, a me dissero che avrei dovuto dimettermi perché non avevo passato la valutazione, nonostante tutte le cose che avevo fatto. Mi dissero che se non mi fossi dimessa mi avrebbero rovinato. E così hanno fatto.
Il 3 novembre sono stata così cacciata per non aver raggiunto gli obiettivi. Ovviamente non sono rimasta a guardare: ho presentato ricorso al Tar, che mi ha dato ragione. Nonostante la decisione del Tribunale di farmi riavere il posto, non hanno dato seguito alla delibera mantenendo Macchitella (firmatario della delibera pubblicata dall’Adnkronos sul consenso ai rinnovi delle polizze sanitarie, ndr) commissario straordinario, addirittura togliendomi dall’elenco dei direttori generali della regione Lazio.
A quel punto si è pronunciato il Consiglio di Stato, ribadendo il raggiungimento degli obiettivi e l’illegittimità del mio allontanamento, obbligandoli a reintegrarmi nell’incarico di direttore generale della Asl pagandomi 250mila euro – sottolinea – lo stipendio cioè dei 18 mesi come dg, i contributi pensionistici più gli obiettivi.
A quel punto, avendo vinto anche al Consiglio di Stato, sono stata dal giudice del lavoro per il danno d’immagine. Altri 250mila euro. Hanno pagato tutto.
Da lì sono andata a Bolzano, poi in Calabria, ora sono il referente unico di parte per il Pnrr nominata dal Presidente della provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher. Ho fatto tante cose sul territorio, il primo hospice pubblico della Regione, le case della salute, a Pontecorvo la prima Rems d’Italia.
Dalla mia avevo i cittadini – conclude l’ex dg – ma contro avevo tutta la politica locale. Per loro nessun favore, nessuna concessione.
Quando ho letto di questa storia ho pensato: uno più uno fa due, per quanto mi riguarda ho sempre tenuto la politica lontano dall’azienda. Questa probabilmente è stata la ragione per la quale hanno mandato via me, il mio direttore sanitario e amministrativo. Questa storia non mi ha stupito affatto».
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