Il Mosè in S. Pietro in Vincoli

Franco Di Pofi

ByFranco Di Pofi

20 Giugno 2023
Il Mosè di Michelangelo collocato nella Basilica di Pietro in vincoliIl Mosè di Michelangelo collocato nella Basilica di Pietro in vincoliIl Mosè di Michelangelo collocato nella Basilica di Pietro in vincoli

E’ “Il Mosè di Michelangelo”. Perle d’arte nelle chiese di Roma. Quartiere Monti

di Franco Di Pofi

Le catene, i vincoli che dfanno il nome alla basilica

Molti anni fa, un mio zio di Ceccano, ex seminarista, mi chiese se conoscessi la casa di Lucrezia Borgia, figlia di papa Alessandro VI. Ebbi la ventura di aver letto un libro nel quale veniva indicata la casa di tal Vannozza Caetani, amante di detto papa e madre di Lucrezia. Tra leggenda e realtà la casa è un palazzo la cui facciata, tappezzata d’edera o vite americana, si affaccia su via Cavour. Papa Borgia la donò alla sua amante. Si può dire che era una residenza di campagna circondata da giardini e da una vasta vigna. Notai una lunga e ripida scalinata e…incuriosito, dopo aver telefonato a mio zio e averlo reso edotto, mi accinsi alla scalata. Un pò di affanno e sbucai, passando sotto un arco, in una graziosa piazzetta. Ero sul Colle Oppio, quartiere Monti, il centro storico di Roma. Alla mia sinistra noto una chiesa che visiterò più volte passando, però, dal Colosseo evitando quei ripidi scalini. È S.Pietro in Vincoli. Il nome deriva da una leggenda.

Licinia Eudossia, figlia dell’imperatore d’oriente Teodosio II e moglie dell’imperatore d’Occidente Valentiniano III, nel 442d.c. ricevette, dalla madre, le catene che avevano tenuto imprigionato S.Pietro a Gerusalemme. Licinia le mostrò a papa Leone I; questi le avvicinò a quelle che avevano incatenato il santo a Roma nel carcere Mamertino. Miracolosamente le catene si unirono senza più dividersi.

Si trovano, in una caratteristica nicchia, sotto l’altare maggiore. E così: s.Pietro in Vincoli, ossia “in catene”.

Da questo accadimento prese corpo, in Licinia, l’idea di costruire una chiesa. Fu costruita su precedenti case e sull’area di una chiesa basilicale ( metà IV secolo), distrutta da un incendio. Nel tempo ebbe numerose modifiche. La più significativa risale a papa Giulio II nel XVI secolo.

Entrando si viene accompagnati, verso l’altare maggiore, da 20 colonne bianche di prezioso marmo greco tutte uguali, provenienti sicuramente da un unico tempio: cosa rarissima. Generalmente le colonne cosiddette di “spoglio”, nelle chiese antiche,  sono diverse; esse venivano da più templi.

Quasi alla fine della navata centrale, prima di giungere dove si trovano le catene, notai un gruppetto di persone sulla destra dell’altare che guardavano innanzi a loro e scattavano fotografie. Le catene le avrei viste dopo. Volevo guardare, subito, cosa attirasse l’attenzione di tante persone.

Era il Mosè di Michelangelo!

Il Mosè di Michelangelo
Il Mosè. Foto di Charmen

Giulio II (Giuliano della Rovere), papa dal 1503 al 1513 è stato uno dei papi più famosi del Rinascimento. Detto “il papa guerriero” o il “papa terribile”, con opportune alleanze, conquistò nuovi territori comandando personalmente l’esercito.

Famosa la sua frase rivolta ai francesi che volevano intervenire contro l’armata del papa: “vederò si averò sì grossi gli coglioni, come ha il re di Francia”. Si possono capire i rapporti, a dir poco burrascosi, tra Giulio e Michelangelo. Questo rapporto di amore-odio tra i due ci ha lasciato opere d’arte di incomparabile bellezza; basti pensare alla “Cappella Sistina”.

Nel 1505 Giulio II pensa, già, di farsi costruire una grandiosa tomba, nello stile degli imperatori romani, da collocare in S.Pietro. Decide di affidare l’incarico a Michelangelo; questi, entusiasta, si precipita a Roma da Firenze. Finito il faraonico progetto che prevedeva oltre 40 statue, il papa ci ripensò. Si disse che sarebbe stata cosa migliore costruire una nuova basilica di S.Pietro.

Il mausoleo divenne più modesto e fu collocato in S.Pietro in Vincoli in quanto Giulio II era stato lì cardinale.

Il mausoleo è sì più modesto, ma il Buonarroti creò uno dei più grandi capolavori della storia dell’arte: il Mosè.

Cominciato nel 1516, terminato 40 anni dopo. Nel 1542, a lavoro compiuto, Il grande artista pensò di girare la testa della statua(sic!). Uno dei probabili motivi è il voler distogliere lo sguardo di Mosè dalle sacre reliquie (le catene).

Dovette,così, sistemare la barba tirandola verso destra ; non sarebbe bastato il marmo. Il trono dove è seduto, venne abbassato di 7cm ; per appoggiare il piede sinistro strinse il ginocchio di 5 cm. Se si riflette solo un Genio poteva pensare e fare tutto ciò. Insieme alle corna sul capo di Mosè che sono fasci di luce, seppi tutto ciò che ho descritto anni dopo.

Ma quella volta?

Dò uno sguardo da profano al Profeta, alle due statue laterali, a Giulio sdraiato in alto e torno a fissare Mosè. Mi soffermo sul lato frontale, poi vado a osservare attentamente il suo volto.

Mosè… e affiorano i ricordi. La prima volta ne ho sentito parlare alle medie da Don Peppino, insegnante di religione nel mio paese (Ceccano). La fuga in Egitto, il mar Rosso, il Sinai, le tavole della legge. E mi sovviene Charlton Heston nel film “I dieci comandamenti.” Questo omone dalla folta barba, una lunga verga; potente, carismatico. Si erano ispirati a questo Mosè che ho difronte?

Così mi parve.

Quì il profeta è seduto! L’esiguo panneggio, una semplice tunica, lascia scoperte le braccia e un ginocchio e mette in risalto la prestanza fisica. Il suo aspetto è robusto, vigoroso; le braccia forti e muscolosi. Notevole è la folta barba che lui accarezza con la mano destra. La stessa poggia sulle tavole. È uno scalpello che “disegna” quella barba e piega il marmo nella parte inferiore della tunica e nelle dita del piede. La resa nel far risaltare le vene è… unica.

I suoi occhi! Il suo sguardo è un misto di sorpresa, delusione e ira profonda. (I critici lo definiscono “terribile”). Probabilmente Michelangelo ha fissato il momento in cui Mosè , tornato all’accampamento dopo aver ricevuto le tavole dei comandamenti da Dio sul monte Sinai, trova la sua gente adorante un vitello d’oro. Aronne, suo fratello, ascolta alcuni detrattori che ritenevano Mosè morto,  essendo passati 40 giorni dal momento che era andato via. Non credevano più e volevano un nuovo Dio: il vitello d’oro. Nel capolavoro di Michelangelo c’è tutto ciò. Egli coglie il momento nel quale Mosè nota il vitello, viene colto da un’ira incontrollabile e un attimo dopo spaccherà le tavole.

Sto andando via; dopo pochi passi ritorno per un’ultima occhiata. Fisso il viso di Mosè e, a voce sommessa, esclamo “Perché non parli”? Un altro ricordo! La frase la pronunciò Michelangelo dando una martellata alla statua su di un ginocchio.

Che caratteraccio!

Basilica di S. Pietro in Vincoli

Franco Di Pofi su UNOeTRE.it

Basilica di S. Pietro in Vincoli
Franco Di Pofi
Franco di Pofi

Nato a Ceccano il 16 maggio 1943, residente a Roma dal 1968. Sposato, due figli e cinque nipoti. Diploma di geometra conseguito presso l’istituto tecnico “Leonardo da Vinci” di Frosinone. Frequenta la facoltà di sociologia negli anni ’70 e facoltà di lettere ad indirizzo storico artistico negli anni ’90. Conosce francese e inglese, cominciato a studiare quando avevo già 50 anni. Funzionario Regione Lazio in pensione. Attivista politico nel P.S.D.I. dal 1963. Membro esecutivo provinciale giovanile (Frosinone). A Roma nel dicembre 1968 continua l’attività politica. Membro esecutivo provinciale, membro comitato centrale. Incarichi di governo: consigliere VIII circoscrizione, vicepresidente ospedale S.Eugenio, consigliere casa di riposo s. Francesca Romana. Interessi: storia dell’arte, letteratura, musica classica e operistica, teatro, cinema. Sport praticati: calcio, karate, sci. Ancora attivo nel tennis. Fanco Di Pofi su UNOeTRE.it


 

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Nato a Ceccano il 16 maggio 1943, residente a Roma dal 1968. Sposato, due figli e cinque nipoti. Diploma di geometra conseguito presso l'istituto tecnico "Leonardo da Vinci" di Frosinone. Frequenta la facoltà di sociologia negli anni '70 e facoltà di lettere ad indirizzo storico artistico negli anni '90. Conosce francese e inglese, cominciato a studiare quando avevo già 50 anni. Funzionario Regione Lazio in pensione. Attivista politico nel P.S.D.I. dal 1963. Membro esecutivo provinciale giovanile (Frosinone). A Roma nel dicembre 1968 continua l'attività politica. Membro esecutivo provinciale, membro comitato centrale. Incarichi di governo: consigliere VIII circoscrizione, vicepresidente ospedale S.Eugenio, consigliere casa di riposo s. Francesca Romana. Interessi: storia dell'arte, letteratura, musica classica e operistica, teatro, cinema. Sport praticati: calcio, karate, sci. Ancora attivo nel tennis.

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