Un leader carismatico per il suo carattere estroverso
di Augusto Anticoli
RICORDO. Un pezzo di storia della comunità di Giuliano di Roma ci ha lasciato! E’ venuto a mancare un personaggio della vita sociale che per simpatia e spirito di goliardia non aveva uguali, Giuseppe Sperduti, per tutti Peppino il moretto.
Condoglianze alla famiglia! R.i.p.”Così il 16 gennaio l’annuncio sui social della scomparsa di Peppino, un giulianese conosciuto anche fuori dai confini locali, soprattutto nei paesi limitrofi”.
Giuseppe Sperduti è nato a Giuliano di Roma il 17 aprile 1941, secondo figlio di Giovanni (21/4/1910 – 9/1/1978) e Ginevra Sperduti (24/7/1914 – 21/12/2000).
Il fratello maggiore Luigi nato a Giuliano il 26/3/1936, ex poliziotto ed ex pugile dilettantistico (una sera hanno trasmesso in TV un suo incontro), a Giuliano aveva iniziato a lavorare nella farmacia prima di arruolarsi in polizia.
Tra le varie località ha prestato servizio a Chioggia e a Corleone, negli anni d’oro della mafia, esperienza che lo segnò tantissimo e che probabilmente favorì anche la sua emigrazione in America all’inizio degli anni ‘70, più precisamente nel Nevada, presso la città di Henderson vicino a Las Vegas.
Sposato con Theresa (vivente, nata in America ma anch’essa di origini italiane) con tre figli: Jennifer, Anthony e Luigi jr. A lui si deve la genesi del soprannome “moretto”, poichè scuro di carnagione. E Peppino lo ha appunto ereditato come fratello di Gigi il Moretto.
Il fratello minore è il sacerdote Antonio, che ha lasciato Giuliano da bambino per entrare nel seminario dell’ordine salesiano, dove ha svolto il ruolo di professore e preside nelle varie scuole Salesiane, principalmente nell’istituto Villa Sora di Frascati.
Ora si trova a Roma in pensione presso l’istituto Pio XI.
Peppino ha iniziato la sua attività lavorativa come manovale edile per poi trasferirsi a Col di Nava come cameriere presso una struttura alberghiera guidata da un parente giulianese.
Al suo ritorno a Giuliano, prima di tornare a fare il manovale con il costruttore Cristoforo, ha lavorato a Roma, sempre come cameriere, presso l’hotel Capranichetta a piazza di Monte Citorio. A metà degli anni ’70 è stato assunto in FIAT presso lo stabilimento di Piedimonte San Germano, come operaio in catena di montaggio, in pensione, inizi 2000.
In piazza Peppino era un leader carismatico per il suo carattere estroverso, che rappresentava il suo modo di essere, socievole anche oltre i limiti del bon ton.
Non per malanimo ma per la sua voglia di esternare la sua originalità caratteriale, fatta di eccessi verbali, con linguaggio colorito, che travalicavano i confini del galateo, soggettivi e senza remore, al cospetto del mondo esterno, facendogli perdere, altresì, i freni inibitori a causa anche della malattia neurologica che, purtroppo, negli ultimi anni lo ha destabilizzato.
L’esagerazione finalizzata allo sfottò per scherzare con animo di buona persona che in tal modo manifestava i propri sentimenti in allegria. Proverbiale l’etichetta che appiccicava ad amici e conoscenti, per prenderli in giro con simpatia: “forodano”, ovvero, forestiero, campagnolo.
“Vattene e torna fuori in campagna, stò forodano!”. Un comportamento sui generis, il suo, sempre con la battuta pronta, per creare una reazione nell’interlocutore discutendo con fervore, in compagnia.
Ricordo di Giuseppe Sperduti, detto Moretto
Peppino assieme al mitico Antonio Cutonilli, Ciappetta, autista di corriere e altri amici, erano amanti della buona cucina, accadeva che programmavano una gita ai castelli romani, per una giornata in spensierata compagnia dove abbinavano turismo ed enogastronomia.
A proposito degli amici, la mamma lo metteva in guardia così: “Peppino, Peppino, gli amici, gli amici!”, era il monito di “Za” Ginevra, affinchè fosse cauto e non esagerasse in baldorie da comitive.
Una parte importante della vita di Peppino era rappresentato nella militanza politica con il P.C.I. di cui era seguace e tesserato nel sindacato di sinistra, C.G.I.L. Era un membro attivo nelle feste del partito comunista prima e dopo il cambio del nome: erano le feste dell’Unità a Giuliano con il suo impegno nell’apparato logistico.
Peppino era popolare anche a Villa S. Stefano, probabilmente per anni il giulianese più conosciuto a Villa dopo il suo amico Antonio Carinci, Cuccheo, il quale si occupava dei fuochi artificiali nelle feste patronali dove immancabile era la loro presenza.
L’ingresso di Peppino, nella piazza e nel bar di Villa, era scenograficamente fragoroso, grazie alla sua verve debordante che travolgeva gli avventori con pepate battute da cui scaturivano pungenti risposte.
Ricordo di Giuseppe Sperduti, detto Moretto
Peppino partecipava a cene con amici comuni di Giuliano con quelli di Villa tra i quali Violanto e Cencio. Inoltre ha partecipato alle gite estive organizzate dal Comune di Villa; insomma, era benvoluto, nonostante tutto.
Tanto che lo ripeteva in continuazione agli amici della piazza, che, scherzando, lo aizzavano in proposito: “a S. Stefano mi vogliono bene e ho tanti amici!”
Negli ultimi anni per via dell’amicizia con mio padre e della confidenza nei suoi confronti, lo etichettavo in rima e scherzando così: il pittoresco Peppino il moretto!
Così lo ricorda il nipote, Stefano Guglielmi, con un bel ritratto, personale e sociale:
“I suoi hobby erano la pesca che ha praticato per diversi anni, amava giocare a carte con i conoscenti del bar. Curava un piccolo orto nella casa di campagna a Santa Lucia con un po’ di animali da cortile, prima di trasferirsi definitivamente a Giuliano, quando fu colpito da un meningioma benigno che lo costrinse ad un intervento cerebrale per la rimozione nel 2012 e che provocò la perdita della memoria a breve termine.
Era incredibile come ricordasse tutto quanto accaduto prima del 2012, ma non riuscisse a ricordare nemmeno se ti avesse incontrato un minuto prima.
La sua indole era quella di bontempone che non risparmiava prese in giro e battute a nessuno, ma senza nessun altro scopo che quello di divertirsi e far divertire.
Era Juventino, motivo ulteriore di sfottò e prese in giro in paese. In casa era quello che rallegrava la giornata ed era sempre pronto a fare battute e scherzi e ad accettarli, ridendo.
Il suo animo era buono e non avrebbe mai fatto male ad una mosca, si è sempre dimostrato generoso nell’aiutare gli altri quando ne avevano bisogno e non disdegnava di offrire da bere quando era in compagnia”.
La dipartita di Giuseppe Sperduti ha colpito la comunità giulianese poichè è stato veramente un protagonista della vita popolare del paese: un personaggio sociale che con il suo stile brioso unito al carattere vivace e benchè fuori dagli schermi convenzionali, ha creato empatia soggettiva.
Mancherà la sua vivacità da vicino rumoroso, mancherà il sorriso stampato in volto, mancherà lo sfottò mai banale e superficiale. Tutto ciò, mancherà a noi tutti e alla comunità giulianese, che, sopportando la sua esuberanza, ne siamo certi, gli voleva intimamente e sinceramente bene!
Ringraziamenti a Stefano Guglielmi per info biografiche e materiale fotografico.
Ricordo di Giuseppe Sperduti, detto Moretto
Augusto Anticoli
Augusto Anticoli. Autore. Le sue note biografiche sono a fondo pagina
Villa Santo Stefano su UNOeTRE.it a cura di Augusto Anticoli
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