Il male oscuro dei socialisti europei

Aldo Pirone

ByAldo Pirone

12 Maggio 2024
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Almeno un’autocritica alla base delle proposte


di Aldo Pirone

Il male oscuro dei socialisti europei
Il male oscuro dei socialisti europei

MALE OSCURO Mentre in Italia la campagna elettorale per le elezioni europee è immersa nelle turpitudini italiote tutte giocate, come sempre, in chiave nazionale e nazionalistica, a Berlino sabato scorso 4 maggio i socialisti europei di 33 partiti riuniti nel Pse hanno presentato il loro programma in uno scenario scenografico tutto baci e abbracci.

A leggere il loro programma per il prossimo europarlamento si rimane interdetti e preda di un certo scoraggiamento sconfinante nello sconforto.

Premetto che, come è noto, in alcuni dei paesi rappresentati nel Pse come Gran Bretagna, Norvegia, Irlanda del nord non si voterà perché non aderenti alla Ue, mentre altri paesi come l’Italia, l’Ungheria, il Belgio di partiti rappresentati nel consesso socialista ne hanno due.

In 20 punti di programma il Pse tende a svicolare dalle questioni più controverse come l’immigrazione e non dice nulla di sostanziale sulla necessità di andare oltre la governance europea basata sull’unanimità e imboccare decisamente la strada del federalismo.

Per cui anche i lati positivi del programma indicanti l’obiettivo di un Europa “sociale, democratica, sostenibile” rimangono come caciocavalli appesi alla volta delle buone intenzioni che, come è noto, lastricano la via dell’inferno.

Il fatto è che il programma del Pse sarebbe dovuto scaturire da un’autocritica o almeno da un ripensamento profondo della propria subalternità alla temperie neoliberista degli ultimi decenni per delineare decisamente una svolta che ponesse la scelta di una strumentazione federalista e democratica dell’Ue in connessione con un programma sociale ed economico neokeynesiano in grado di mettere i socialisti europei in sintonia con il federalismo storico e di sinistra di Altiero Spinelli, Eugenio Colorni, Ernesto Rossi, Ursula Hirschmann.

E in grado oggi di contrastare efficacemente, da una parte, le destre europee, populiste e demagogiche, nazionaliste e xenofobe e, dall’altra, confrontarsi e gareggiare con le istanze federaliste europeiste neo liberali recentemente esplicitate e caldeggiate da Mario Draghi.

Certo nel programma socialista c’è il rifiuto dell’austerità ma poi anche i socialisti, seppure in ordine sparso, hanno approvato lo scorso mese il patto di stabilità e crescita che contrasta non poco con quel rifiuto.

L’unica decisione politica del Pse è stata la proclamata indisponibilità ad accettare una qualche alleanza con le destre cui sarebbe propensa una parte dei popolari più di destra.

Una cosa senz’altro positiva e apprezzabile, ma da guardare come un minimo sindacale se non inquadrata nel federalismo neo keynesiano di cui l’Europa della Ue avrebbe estremo bisogno.

Sperando sempre, inoltre, che tale intendimento, tanto solennemente annunciato, sia onorato senza qualche opportunistico ripensamento mascherato da realismo politico.

Anche la “comune difesa europea” è appesa in aria se intanto, tra l’altro, manca, non dico una comune politica estera europea, ma solo una decisa iniziativa comune diplomatica di “pace giusta” per far cessare la guerra in Ucraina.

E un’altrettanto forte ed esplicita iniziativa comune contro la vendetta israeliana che si esplica quotidianamente nel massacro dei palestinesi a Gaza, cominciando col riconoscere come Ue lo Stato palestinese.

Di fronte a queste scelte urgenti e cogenti la proclamazione dettagliata del ruolo di pace dell’Europa basata sulla democrazia rispettosa dello stato di diritto, pur apprezzabili e condivisibili, rimangono al di sotto delle necessità e denotano il male oscuro del Pse: il condizionamento nazionalistico, cosa diversa da quello nazionale, dei partiti del Pse.

Il sovranismo, anche quello moderato e moderatissimo, liberale e liberista, che ha governato fin qui l’Ue, è una brutta bestia che ha messo il vento nelle ali al mostro assai più orribile della destra illiberale e autoritaria.

Per combattere efficacemente la brutta bestia in Europa il Pse e i partiti nazionali che vi aderiscono devono liberarsene innanzitutto dentro di sé.


Il Partito Socialista Europeo

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