Ma.. “la notte più lunga eterna non è”
di Aldo Pirone
ELEZIONI Non è facile dare un giudizio complessivo dei risultati delle elezioni europee. Il loro intrecciarsi con le situazioni nazionali specifiche dove a dominare sono state tematiche nazionali presenta notevoli difficoltà.
Il tema europeista è stato sovrastato da quello sovranista, quello pacifista ha funzionato a intermittenza.
Il voto in Europa
Le considerazioni principali da fare secondo la mia opinione sono le seguenti.
La partecipazione al voto sul piano europeo è stata più bassa del 2019. Questo è il primo handicap che rende difficile se non impossibile il decollo di un federalismo europeo progressista e solidale.
Vero è che l’assalto sovranista delle destre è stato contenuto (hanno preso solo 6 seggi in più l’Ecr della Meloni e zero Id di Salvini), – il confronto è con l’ultima composizione dell’europarlamento febbraio 2024 – le destre e il Ppe non hanno la maggioranza, ma le ombre sono pesanti e incombono soprattutto se si considerano gli equilibri interni ai singoli paesi europei dove la destra è già in grande spolvero. L’ultima notizia viene dall’Olanda dove è stato fatto un governo di destra con l’estremista islamofobo Geert Wilders.
La sinistra socialista e quella alternativa prendono meno seggi (ne perde 5 S&D e 1 la Gue), perdono pesantemente i liberali di Renew e i Verdi. Solo il Ppe avanza conquistando 8 seggi in più. Il gruppo misto o dei non appartenenti ad alcun gruppo politico fa il vero exploit passando da 51 a 100 100 seggi. Ma le ombre si fanno pesantissime se si considera che la Francia è espugnata dalla Le Pen, la Germania unisce al tracollo della Spd l’avanzata di Afd diventata secondo partito, e la riduzione dei verdi e dei liberali. Inoltre nell’area tedesca l’Austria vede al primo posto il partito nazionalista e xenofobo del fu Haider.
Elezioni europee. Risultati difficili
Insomma il nucleo forte franco-tedesco sul quale si è costruita l’Europa del dopoguerra vacilla tanto che Macron ha indetto nuove rischiose elezioni a breve – qualcuno dice perfino spericolate – dell’Assemblea nazionale per capire chi rappresenterà la Francia al tavolo dei 27 che determineranno le nuove cariche apicali in condominio con l’europarlamento come il presidente della Commissione europea, l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e i singoli membri della Commissione Europea.
Insomma un bel rompicapo dove si cercherà di mettere d’accordo il diavolo nazionalista con l’acqua santa democratica e federalista uscita assai male dalle elezioni. Tra questo ginepraio cercherà di infilarsi Giorgia Meloni per lesionare tramite il Ppe e Ursula von der Leyen un’eventuale intesa antifascista larga che stando ai risultati gode di 453 seggi più i 36 della Gue, per piazzare il suo commissario Ue. Anche la Le Pen, se riuscirà a prevalere nelle elezioni anticipate francesi, farà la stessa cosa.
Poi ci sono i risultati italiani
Il confronto politicamente più corretto è con le elezioni del 2022. Anche qui l’astensione è stata prorompente. Meno del 50% è andato a votare. L’astensione ha drogato i risultati della destra. L’aumento complessivo di circa il 4% copre la perdita di voti in assoluto, un milione e duecentosessanta mila voti:: 600.000 la Meloni, 370.000 Salvini, 291.000 Tajani. Tra parentesi il clownesco Salvini aveva detto che gli bastava prendere un voto in più ne ha persi varie centinaia di migliaia.
Di contro l’area della sinistra Pd + Avs ne ha guadagnati 750.000 (250 mila Pd e ben 500 mila Avs) per cui, calcolando anche il tracollo del M5s, l’opposizione progressista arriva al 40% e al 42,20 allargando il conto alla lista pacifista di Santoro.
Dentro quel fronte, l’area della sinistra sta sopra il 33%, sebbene essa non sia affatto omogenea per posizioni politiche su questioni non secondarie come l’invio di armi all’Ucraina.
Per andare oltre c’è da vedere cosa succederà nell’area dei fratelli coltelli Bonino, Calenda e Renzi rimasti senza quorum. Starei in guardia nel proclamare una supremazia delle opposizioni in generale, meglio essere prudenti.
Mentre a vedere come è andata nella Circoscrizione sud in rapporto all’autonomia differenziata del trio Meloni, Salvini, Tajani penso che quella parte d’Italia sia già all’opposizione.
Tuttavia rimane quel 47% che percentualmente rafforza la Meloni paragonato al tracollo di Macron e Scholz. Rafforzamento osannato non solo dai gazzettieri della Capa ma assunto acriticamente anche da commentatori e politologi che dovrebbero guardare di più dentro i risultati reali.
Come diceva Brecht “la notte più lunga eterna non è” e qualche luce italiana, tra tante ombre, si riesce a intravvedere.
Elezioni europee. Risultati difficili
Flussi Elettorali da Istituto Cattaneo
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Aldo Pirone. Giornalista. Vive a Roma. Redattore di Malacoda
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