Perle d’arte nei musei di Roma. Antonio Canova
di Franco Di Pofi
SCULTURE Avevo 12 o 13 anni quando sentii parlare di Paolina Bonaparte e della scultura che fa bella mostra di sé, al centro di una delle numerose stanze del museo in oggetto.
Fu mio zio paterno, ben conosciuto a Ceccano per le sue numerose attività (commercio, sport, politica locale), che, raccontandomi un aneddoto che lo riguardava, mi fece conoscere Paolina.
In un giorno qualsiasi dell’anno 1938 mio nonno gli disse “domani andiamo a Roma”.
Presero il treno, scesero alla stazione Termini e giunsero a Villa Borghese… a piedi. E così il ritorno.
Ed è un bel pò di strada! Due cose di quella gita si ricordava: le vesciche sotto i piedi e il seno nudo della sorella di Napoleone immortalato nel capolavoro di Antonio Canova. D’altronde aveva solo 12 anni!
Raccontava questo aneddoto così spesso che generò in me una curiosità quasi morbosa.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Dopo aver attraversato vari secoli di storia dell’arte, finalmente arrivai all’ottocento e mi imbattei in… Antonio Canova, uno dei più grandi scultori dell’epoca e non solo.
Tra tutte le sue meravigliose opere è facile indovinare quale mi colpì. La statua di Paolina e il suo seno nudo.
Sorella minore di Napoleone, rimasta vedova a soli 23 anni, sposò il principe Camillo Borghese di una delle più antiche nobiltà italiane. Donna molto bella, fu oggetto di numerosi, oggi li chiameremmo “Gossip” per il suo comportamento “anticonformista” e “irrequieto”.
Indro Montanelli ebbe a dire di lei “l’unica Bonaparte che preferiva l’amore al potere e lo faceva con tutti, qualche volta anche con il marito “. “Gossip “?
Resta il fatto che, nell’anno 1805, si denudò per essere oggetto di una scultura che sarebbe stata ammirata nel corso dei secoli, a iniziare dai suoi amici e contemporanei.
L’opera suscitò scalpore a causa della forte sensualità, ma Paolina alle critiche rispondeva ironicamente. A una nobile che le disse “Come! Avete posato nuda davanti a Canova?” Rispose “ma la stanza era ben riscaldata” a un’altra “ogni velo può cadere dinanzi a Canova”.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Ma fu il marito, Camillo Borghese che volle esporla!
Figlio di Marcantonio e Anna Salviati. Principe di Sulmona, apparteneva, come già detto a una delle più importanti famiglie della nobiltà italiana.
Famoso, per noi, per aver sposato la sorella di Napoleone. Al servizio dei francesi si trasferì a Parigi nel 1803, dove conobbe Paolina che viveva, dopo essere rimasta vedova, con il già famoso fratello che di lì a poco sarebbe diventato imperatore.
Camillo era ricco, nobile e di bell’aspetto. Queste doti convinsero Napoleone a concedere la mano di sua sorella al nobile italiano.
Fu un matrimonio, per così dire, felice e appassionato, ma ben presto si risolse in una sorta di promiscuità con numerosi amanti.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Tuttavia la rottura avvenne per un fatto doloroso: la morte del piccolo figlio per malaria.
Paolina incolpò il marito di aver mandato il bambino a trascorrere l’estate a Frascati dallo zio di lei e la calura fosse stata la causa della malattia. Non divorziarono mai.
Si separarono fisicamente nel senso che lei seguì il fratello per tutta l’Europa e perfino all’Elba. Camillo andò a Firenze con la duchessa Lante della Rovere. Dieci anni dopo, convinti dal papa, si riunirono. Paolina morì tre mesi dopo.
È sepolta nella cappella Borghese in santa Maria Maggiore.
Fu proprio nel primo anno di matrimonio che Camillo, molto innamorato di Paolina, pensò di farle un regalo eccezionale che sarebbe divenuto immortale.
Vedeva sovente il grande scultore Antonio Canova e si può immaginare come gli venne l’idea di una scultura che ritraesse la moglie. Non sappiamo chi pensò al seno nudo. Sappiamo che Paolina ebbe grande parte nel concordare alcuni particolari con l’artista.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Canova doveva riprodurre nel marmo le bellezze dell’avvenente principessa e chi più di una dea sarebbe stata la scelta migliore. Pensò a Diana “vergine cacciatrice”. Alla sonora risata di Paolina capì che non era il caso. E così fu “Venere vincitrice” la dea più bella e la più… “vivace”.
Canova terminò l’opera nel 1808. Camillo la trasportò a Torino dove aveva un incarico di stato. Successivamente, portata ed esposta a Roma nel palazzo Borghese, fu da Camillo, nel 1820, ritirata e chiusa in una cassa.
Avrebbe dovuto farlo già dal 1818 quando Paolina gli scrisse una lettera in merito: …[so che talvolta consentite a qualcuno di vedere la mia statua di marmo. Sarei lieta che questo non accadesse più, perché la nudità della statua sfiora l’indecenza. È stata creata per il vostro piacere, ora non più…]
Camillo la ritirò due anni dopo a causa della servitù che lucrava facendo pagare il biglietto d’ingresso (sic) e poi perché qualche voce era giunta al papa.
Nel 1838 fu portata a Villa Borghese e nel 1889 nella sala 1 del piano terra.
Nel cuore di Roma, Villa Borghese offre 80 ettari di verde con alberi secolari, laghetti, giardini, immensi spazi liberi e numerosi musei, tanto da essere chiamata “Villa dei musei”. Non è esagerato dire che è uno dei luoghi più romantici e accoglienti del mondo.
La nostra meta, dove visiteremo la statua di Paolina Bonaparte, è uno dei musei italiani più importanti e ammirati per la varietà di opere eccezionali dipinte o scolpite da grandissimi artisti.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
È “La galleria Borghese”.
I Borghese, ricca famiglia senese, acquistarono un appezzamento di terreno che diventò un grande parco. Nel 1605, eletto papa Camillo Borghese (Paolo V ), si cominciò a costruire una villa. Già prima di essere ultimata, il Cardinale Scipione, nipote del papa, vi trasferì opere d’arte.
Nel 1891 tutte le opere di Palazzo Borghese vennero trasferite in un piano della villa. Nel 1902, la stessa, venne acquistata dallo Stato e trasformata in Museo.
Malgrado Camillo vendette (vendette?) al cognato Napoleone, qualcosa come 500, arrotondato per difetto, di pezzi darte, oggi ci vogliono, ugualmente, più giorni per visitare al meglio due piani colmi di opere.
Antonio Canova
Canova nasce a Possagno ( Treviso ) nel 1757 muore a Venezia nel 1827.
Dopo l’apprendistato in codesta città, nel 1779, si trasferisce definitivamente a Roma dove era stato per brevi periodi. Quì può approfondire lo studio dell’arte del mondo antico. Si innamora dell’arte greco romana e aderisce con entusiasmo alla nuova arte, figlia delle dottrine illuministiche e delle rivoluzioni: il neo classicismo.
Esso si pone come obiettivo il ritorno all’antico. Gli esempi sono i grandi artisti greci e anche l’arte del Rinascimento. Il movimento è contro l’esasperazione e le esagerazioni del barocco e gli eccessivi virtuosismi del rococò.
Si ritorna alla sobrietà dei disegni, alla bellezza ideale. Niente drammi, né sentimenti. Canova è stato il più grande interpetre dell’arte neo classica. Venne chiamato “il nuovo Fidia” (grandissimo scultore greco).
Ma se osserviamo, con cognizione, l’opera in oggetto e ricordiamo qualcun’altra come “Amore e psiche” ( al Louvre ) , ci accorgiamo che l’arte di Antonio è sì neo classica, ma si differenzia nettamente dall’arte fredda degli altri esponenti.
Attinge agli esempi dell’arte antica, non esagera nei “moti dell’animo,” ma le sue opere contengono ugualmente significati di sentimenti intimi. In sintesi ritengo che Canova sia l’unico artista della sua epoca che riesce a incantare anche il visitatore più distratto.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Venere vincitrice
Entro nella sala 1 del piano terra. È la prima volta. Vengo attratto, immediatamente, dalla scultura di un marmo particolarmente bianco e lucido. È lei!
Finalmente vedrò il seno tanto decantato da mio zio. Sì, è la prima cosa che ho guardato. Ma finì tutto lì. Ormai vaccinato, potetti esaminare la seconda volta, anni dopo, il capolavoro di Antonio Canova. Partiamo dalla mela che Paolina tiene nella mano.
Avevano, come detto, concordato, l’artista e Paolina, che la stessa sarebbe stata rappresentata come Venere, la dea più bella, la dea dell’amore. Perché vincitrice? Il riferimento è a un episodio mitologico: la dea della discordia, non invitata al matrimonio della madre e del padre di Achille, lascia una mela sul tavolo dei commensali con un biglietto “alla più bella “.
Giunone, Venere e Minerva rivendicarono il premio. Giove, non volendo prendere una decisione (era coinvolta la moglie; conflitto di interessi?) decise di far giudicare a un mortale.
Alla promessa di Venere di avere la donna più bella del mondo, Paride (il prescelto) scelse costei. La più bella era Elena, moglie di Menelao. Venere vincitrice. La guerra di troia era fatta!
Non è solo il seno che dà alla statua una carica di sensualità, ma è tutto l’insieme che ti prende tanto da farti fare più giri intorno a essa; ogni tocco di scalpello è mirato a quello scopo.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Paolina era innamorata di sé stessa e le faceva piacere essere ammirata, desiderata e invidiata e Camillo era gratificato dal mostrare le grazie, la bellezza della moglie. Canova ha interpretato i desideri di costoro in modo tale che c’era una fila di “pubblico pagante” per godere della visione di Paolina. Ed era solo marmo! Già la posa è studiata per raggiungere il fine suddetto.
Il grande artista pone Paolina su di un divano che verrà chiamato “Agrippina” (dai mobilieri di fine ‘800), che ha, sicuramente, visto nei musei capitolini. È una statua rappresentante Agrippina maggiore (nonna di Nerone) seduta su di un divano.
La posa della suddetta è tutt’altro che “erotica”. Il contrario di Paolina che è distesa in una posa languida, le gambe accavallate, coperte appena da un sottile velo che lascia intravedere un piccolo tratto di pube e dei glutei.
Al famoso seno nudo si aggiungono il ventre e le braccia. Come detto, in una mano c’è la mela, ma l’altra è significativa di tutta l’opera. Canova mette ad arte due cuscini per tenere alto il gomito in modo tale che la mano possa sorreggere il capo. Mi sono chiesto: perché?
Poteva mettere un cuscino e la mano a coprire almeno una parte del seno. Una magnifica opera d’arte, ma sarebbe stata priva dell’impatto emotivo chiesto da Camillo. Così la mano tiene ferma la testa e il busto eretto e Paolina si erge fiera; il suo sguardo superbo e malizioso, rivolto allo spettatore,sembra dire “eccomi guardate, sono la più bella.”
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Tutto ciò nella sinuosità della curve del corpo. È certamente un’opera neo classica, ma chi può negare che è altamente coinvolgente, che non è affatto algida, che è immagine di vitalità, che induce a sentimenti facilmente intuibili, e, in ultimo, il candore della pelle, lisciata da una particolare tecnica, rende il marmo un corpo caldo.
I particolari
Il viso bellissimo è sicuramente neoclassico! Anche se abbastanza somigliante è fortemente idealizzato. È quando mi soffermo sul materasso che mi viene in mente qualcosa di già visto. Certo! Sono i materassi che scolpiva Gianlorenzo Bernini. Vedi “l’ermafrodito dormiente” (al Louvre) “la beata Albertoni” a Roma (chiesa di San Francesco a Ripa).
Le pieghe del velo non sono lo “tsunami” di Bernini, ma nemmeno la rigidità del classico. Sono delicatamente modulate quasi a sfiorare il corpo di Paolina.
Se Bernini piegava il marmo come il “pongo”, Canova lo accarezza. E queste carezze sembrano indugiare nel vezzo di qualche reminiscenza barocca. I capelli riccioluti fermati da un’elegante fascia; il braccialetto lavorato all polso; le nappe dei cuscini; i rilievi dorati del letto; gli eleganti teli che scendono dallo stesso e sono ornati da cimose finemente lavorate che paiono ricami.
È tutto neoclassico? Ho qualche dubbio. Ed è proprio questo che rende grande Canova. Scolpisce nell’epoca neoclassica, ma i suoi capolavori sono personalizzati, sono unici. È l’eterno fascino delle sue opere.
Sculture: Paolina Bonaparte Borghese
Nato a Ceccano il 16 maggio 1943, residente a Roma dal 1968. Sposato, due figli e cinque nipoti. Diploma di geometra conseguito presso l’istituto tecnico “Leonardo da Vinci” di Frosinone. Frequenta la facoltà di sociologia negli anni ’70 e facoltà di lettere ad indirizzo storico artistico negli anni ’90. Conosce francese e inglese, cominciato a studiare quando avevo già 50 anni. Funzionario Regione Lazio in pensione. Attivista politico nel P.S.D.I. dal 1963. Membro esecutivo provinciale giovanile (Frosinone). A Roma nel dicembre 1968 continua l’attività politica. Membro esecutivo provinciale, membro comitato centrale. Incarichi di governo: consigliere VIII circoscrizione, vicepresidente ospedale S.Eugenio, consigliere casa di riposo s. Francesca Romana. Interessi: storia dell’arte, letteratura, musica classica e operistica, teatro, cinema. Sport praticati: calcio, karate, sci. Ancora attivo nel tennis. Fanco Di Pofi su UNOeTRE.it
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