SessOssessione in USA e politica

Stefano Rizzo

ByStefano Rizzo

21 Ottobre 2024
Gateway MegaChurch 114 Campus*Gateway MegaChurch 114 Campus*

Storia di libri proibiti e di pastori libidinosi


di Stefano Rizzo

SessOssessione in USA e politica
SessOssessione in USA e politica L’allora presidente Donald J. Trump posa, bibbia in evidenza, di fronte alla chiesa St. John’s Episcopal Church, nota come la chiesa dei presidenti, 1 giugno 2020, (Official White House Photo by Shealah Craighead)

SESSOSSESSIONE L’ossessione per il sesso (sia sessuofobia o sessuomania) non è certo una prerogativa americana.

È diffusa in tutto il mondo, ma in America si presenta con caratteristiche particolari legate alle sue origini puritane (i Puritani – si ricorderà – erano i membri di una setta protestante perseguitata in Inghilterra che furono tra i primi a trovare rifugio nel nuovo mondo).

Dai tempi di Adamo e Eva ogni forma di proibizione alimenta il desiderio della cosa proibita. In America, dove le proibizioni per quel riguarda la sessualità sono durate molto a lungo (le leggi contro la “sodomia”, ad esempio, sono state abrogate solo nel 2003) e si sono radicate nella psiche collettiva più che in Europa e in altri paesi, sono da sempre fioriti i luoghi “proibiti” – anche se in realtà molto frequentati – nei grandi centri urbani e nelle piccole comunità agrarie. 

Non parliamo dei molti locali diffusi in tutto il paese dove ragazze seminude si esibiscono nella lap dance e nella pole dance, né dei peep shows nei quali si possono ammirare, senza essere visti, giovani donne mentre si svestono con mosse insinuanti.

Del resto, come racconta la bella serie televisiva di David Simon, The Deuce, è proprio negli Stati Uniti, nel quartiere di Manhattan da cui la serie prende il nome, che nasce la fiorentissima industria del cinema pornografico, per poi diffondersi, come tante altre “invenzioni” americane, in tutto il mondo.

E neppure è il caso di soffermarsi sugli innumerevoli casi di molestie sessuali che la cronaca riporta quotidianamente nei luoghi di lavoro, nel mondo dello spettacolo, e nella politica (Donald Trump è uno dei casi più eclatanti), da cui come riflesso di indignazione è nata la nuova consapevolezza di #MeToo.

Parliamo invece di due ambiti che dovrebbero essere lontanissimi dall’ossessione per il sesso e di conseguenza da queste varie forme – tipicamente, anche se non esclusivamente, americane – di sessualità distorta: le chiese protestanti e le biblioteche. 

Tutte le chiese, comprese quella cattolica, si presentano come luoghi molto lontani da ogni forma di sessualità, che non sia legata al matrimonio. Ma evidentemente il frutto proibito esercita anche su un certo numero di “operatori religiosi” un’attrazione cui non sanno resistere.

Negli ultimi decenni abbiamo appreso quanto gli abusi sessuali (in particolar modo quelli nei confronti di minori) fossero frequenti in molte diocesi cattoliche da parte di preti e vescovi, ma non si pensava che il fenomeno potesse essere esteso anche alle chiese protestanti; in queste il pastore, uomo o donna, è generalmente sposato e quindi se, come diceva san Paolo, “è meglio sposarsi che bruciare”, si poteva supporre che in lui (o lei) non bruciasse il desiderio sessuale, a parte quello coniugale legittimo.

Le chiese protestanti americane che fanno riferimento alle varie denominazioni “ufficiali” (battisti, metodisti, pentacostali, presbiteriani, anglicani…) hanno, al pari di quella cattolica, una struttura gerarchica, cioè sono sottoposte alla supervisione di un vescovo, e sono diffuse in tutti gli Stati Uniti.

Le chiese evangeliche indipendenti invece rispondono soltanto al loro pastore (e, se del caso, ai fedeli); si tratta di decine di migliaia di chiese, presenti soprattutto negli stati del Sud e del Midwest, molte sono piccole chiese di campagna con poche centinaia di fedeli, molte altre, le megachurch, hanno decine di migliaia di fedeli che si riuniscono in sale grandi come una sala da concerto e sono guidate da un pastore che somiglia più ad una rock star che ad un predicatore tradizionale. 

Fin dagli anni Ottanta, cioè da quando con Ronald Reagan nasce il fenomeno dell’evangelismo politico di destra (c’è sempre stato in America un filone di cristianesimo fondamentalista, ma senza chiare propensioni politiche), la stragrande maggioranza delle chiese evangeliche invitano i propri aderenti a votare per il Partito repubblicano; il che non sorprende dal momento che molte di loro si trovano in stati governati dai repubblicani.

Ciò che loro preme soprattutto realizzare politicamente è la difesa di quelli che considerano i “valori cristiani”: divieto di aborto in ogni circostanza, divieto di rapporti sessuali prima e fuori del matrimonio, obbligo di fedeltà coniugale, rifiuto di forme di famiglia diverse da quella tradizionale e di identità di genere non ricomprese nel binomio maschio/femmina.

Per questi motivi, dal momento che il Partito democratico è da loro visto come il partito della permissività e della sessualità peccaminosa, le chiese evangeliche sono disposte ad appoggiare politicamente chiunque, particolarmente nel Partito repubblicano, li assicuri che perseguirà i loro obbiettivi e manterrà fede ai loro “valori” – anche quando si tratta di un uomo dalla dubbia moralità sessuale (e non solo) come Donald Trump (lo stesso Trump, da presidente, acquisì particolare merito tra gli evangelici nominando tre giudici conservatori e sessuofobi che puntualmente hanno abolito il diritto di aborto dalla costituzione).

Il problema è che, come spesso capita, chi propugna questi elevati valori (ancorché discutibili) è il primo a non rispettarli.

È notizia di questi giorni che in Texas, dove sono concentrate moltissime chiese evangeliche (6.500 nella sola zona di Dallas), diversi pastori regolarmente sposati sono stati costretti a dimettersi a causa di relazioni extraconiugali, in alcuni casi con ragazzine minorenni; altri hanno dovuto lasciare per sospette ruberie, ma questo rientra più o meno nella norma di qualunque organizzazione dove gira denaro. 

Tra i fedeli che, seppur “peccatori”, guardano al proprio pastore come un modello da seguire lo shock è stato enorme. Non avrà dirette conseguenze politiche perché in Texas la maggioranza repubblicana è così ampia da essere a prova di scandali, anche religiosi.

Ma certo, se incomincia a incrinarsi il rapporto tra evangelismo e destra politica che costituisce una componente essenziale del blocco di potere repubblicano, potrebbe aprirsi una diversa (e meno sessuofobica) fase della politica americana.

Due padri pinguini e loro piccolo
Due padri pinguini e loro piccolo**

Il secondo esempio dell’ossessione sessuofobica politico-religiosa americana è tratto da quanto sta succedendo da alcuni anni nelle biblioteche scolastiche e cittadine del paese.

Perché è appunto sulle scuole e sulle biblioteche che la destra religiosa repubblicana ha ora deciso di concentrare i propri sforzi per combattere due perniciose derive che (secondo loro) minacciano l’identità americana: la teoria critica della razza e la teoria di genere, proibendone l’insegnamento, o anche solo la diffusione, nelle scuole di ogni ordine e grado. 

Ora, la teoria della razza non è altro che la storia delle vergognose vicende razziali americane raccontata in modo meno edulcorato e consolatorio per fare comprendere ai giovani come sia possibile che ancora oggi il razzismo alligni in molti aspetti della vita quotidiana, dal lavoro, alla scuola, alla ricerca di una casa.

Mentre la teoria di genere (gender theory) non è altro che un modo per insegnare ai ragazzi che la loro identità sessuale non è esclusivamente binaria – o si è maschi o si è femmine – e che essere gay o lesbiche o transgender non è una colpa né qualcosa di cui vergognarsi. Apriti cielo!

A raffica in migliaia di scuole proibizioni e divieti: sono cose di cui non bisogna parlare per non turbare le giovani coscienze, è stato detto. Gli insegnanti che lo fanno vanno licenziati e i libri che lo dicono vanno espulsi dalle biblioteche.

Naturalmente i democratici non sono rimasti a guardare. Poiché in ogni consiglio di istituto o comitato di gestione di una biblioteca, anche se a maggioranza repubblicano e bigotto, c’è sempre qualche democratico di visioni un po’ più aperte, ne sono nati scontri verbali, qualche volta fisici, denunce e ricorsi legali.

**Ciononostante negli ultimi mesi sono stati messi all’indice decine di migliaia di titoli “scabrosi”, come la storia illustrata di una simpatica famiglia di tre pinguini, composta da due padri e un piccolo pinguino, e le loro avventure; o la storia di un ragazzo che gradualmente scopre di avere un attaccamento particolare, ricambiato, per il suo migliore amico.

Siccome censurare questi libri viola la libertà di espressione sancita dalla costituzione, dopo vari tentativi bocciati dai tribunali, si è fatto ricordo a un’altra tecnica di espulsione: il “ringiovanimento”

Ogni biblioteca periodicamente si libera dei libri troppo usurati o che non vengono mai richiesti: è una prassi normale. A differenza della decisione di togliere un libro sgradito dal catalogo, che costituisce una forma di censura e richiede comunque una decisione pubblica da parte della commissione preposta, il “ringiovanimento” può essere eseguito dal bibliotecario in piena autonomia (che poi lo faccia di sua spontanea volontà o sotto la minaccia di licenziamento è altra cosa).

Dopo di che anche nel caso dei libri ringiovaniti sono fioccati i ricorsi e le azioni legali ed è probabile che prima o poi la questione arrivi alla corte suprema; la quale, essendo a maggioranza di destra e sessuofobica, con tutta probabilità sentenzierà contro i libri e a favore della protezione dei “giovani innocenti”.

E così, l’America che un tempo era stata il faro della libertà religiosa e della libertà di espressione scende un altro piccolo gradino verso l’ipocrisia e l’intolleranza.

*Immagine di copertina: Gateway Church di Southlake, in Texas, la più grande megachurch americana, di recente al centro di uno scandalo. Robert Morris, pastore senior della chiesa, nonché consigliere spirituale dell’ex presidente Donald Trump, ha dovuto rassegnare le proprie dimissioni, dopo che una donna lo ha accusato di averla ripetutamente molestata. Cindy Clemishire, ha affermato che i fatti in questione risalgono al 1982, quando lei aveva solo 12 anni e Morris 21.

fonte Ytali.com

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Stefano Rizzo

ByStefano Rizzo

Stefano Rizzo. Giornalista, romanziere e saggista specializzato in politica e istituzioni degli Stati Uniti. Già Sovrintendente dell'Archivio storico della Camera dei deputati, ha insegnato per diversi anni Relazioni internazionali all'Università di Roma "La Sapienza". E’ autore di svariati volumi di politica internazionale: Ascesa e caduta del bushismo (Ediesse, 2006), La svolta americana (Ediesse, 2008), Teorie e pratiche delle relazioni internazionali (Nuova Cultura,2009), Le rivoluzioni della dignità (Ediesse, 2012), The Changing Faces of Populism (Feps, 2013). Ha pubblicato quattro volumi di narrativa; l’ultimo è Melencolia (Mincione, 2017)

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