Cittadini, uniamoci!
di Alessandro Liburdi
LA PARTECIPAZIONE Quello che è successo una settimana fa lo sappiamo tutti e io non aggiungerò il mio commento personale perché i commenti alla vicenda, perché se siamo qui siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda; però ecco permettetemi di dire una sola cosa su quanto successo: le colpe dei singoli e la delinquenza criminale di un sistema che è esploso prepotente l’altro giorno si conoscono e saranno consegnate alla storia; ma quanto successo, badate bene, è successo anche perché è mancato il senso di una comunità collettiva che in questi anni si è liquefatto: migliaia di ceccanesi hanno smesso di guardare alla loro terra, hanno preferito il disinteresse e l’indifferenza, hanno preferito farsi abbindolare da chi ha propinato loro un mondo fantastico, in cui la loro città veniva ridotta ad un paese da fiaba, a un gigantesco luna park fatto di feste, sagre paesane e mangiate goderecce di ogni tipo (d’altronde, solo per limitarci all’ultima estate, sono stati spesi 200 mila euro in feste: senza alcun rendiconto!).
E allora, cambiamolo noi, il nostro tempo: perché i ceccanesi devono tornare ad essere le sentinelle della loro comunità; non più coloro che delegano ma coloro che partecipano attivamente per il rilancio della loro terra!
Perché, badate bene, il solco della democrazia è stato tracciato dai grandi del passato: il governo del popolo lo fa il popolo, lo fanno i cittadini, a piccole dosi quotidianamente, e non andando una volta l’anno ad apporre la propria croce su un simbolo di partito per compiacere il vicino di casa o in base a clientelismo, voto di scambio in base e logiche di interesse personale e privato che non hanno niente a che fare col bene collettivo!
La partecipazione popolare è libertà
Dobbiamo tornare a partecipare tutti quanti insieme! Il tempo delle deleghe è finito!
È finito il tempo della fiducia personale incondizionata da riporre ai capibastone, ai neofeudatari che prendono il potere solo per mantenerlo! Bisogna ricominciare a prendersi per mano, a discutere anche animatamente ma farlo insieme, insieme e lealmente.
Basta col clicktivismo, con l’indignazione social da leoni di tastiera! Quando sarà passata la sbornia mediatica, quando sarà finita quest’onda emotiva senza precedenti, che – se ci fate caso – si è già trasformata in pettegolezzo in rotocalco di terz’ordine, quando sarà il tempo di ripartire, e quel tempo è adesso, cominciamo a chiederci cosa possiamo fare noi per Ceccano: se vogliamo che Ceccano cambi, dobbiamo cambiarla tutti quanti insieme!
Tornare a partecipare, questo vi chiediamo: perché la libertà è partecipazione, come fantasticava Giorgio Gaber, ma è altrettanto vero che sarà la partecipazione a ridarci la libertà perduta!
La partecipazione popolare è libertà
E, a proposito di libertà, fatemi adesso parlare di cultura. Su questo punto non siamo ancora usciti in pubblico, ma a breve diffonderemo un nuovo punto programmatico proprio sul tema, sulle cose che si possono – e si devono! – fare per la cultura a Ceccano.
Perché, diciamocelo, Ceccano ha un patrimonio storico-artistico per nulla secondario; è solo che i ceccanesi se lo sono scordato, abbagliati da qualche convegno qua e là che ha avuto lo stesso effetto di una pioggia nel deserto.
Noi non discutiamo su D’Annunzio e i Sindici, su San Tommaso e sui templari: sono iniziative senz’altro interessanti, e in grado di illustrare la nostra città, ma sono state estemporanee, singole passerelle, passeggiate istituzionali in cui qualche tappeto rosso è stato srotolato solo per compiacere lo squallido ego di un’amministrazione concentrata solo sullo sperperare a perdizione.
La partecipazione popolare è libertà
È mancata, insomma, una progettualità a medio-lungo termine; sono rimaste confinate, nei tempi e nei modi, e non hanno mai dato seguito ad altri eventi simili.
Ed è questo, quello su cui vogliamo porre l’attenzione come collettivo. A Ceccano, come è noto, ribaltando la benamata battuta tremontiana, con la CultuVa si è solo ed esclusivamente mangiato.
Molti hanno parlato di Ceccano come di una città tornata, con il modus operandi che ormai tutto conoscono, a un’epoca chiamata come Medioevo: sbagliano!
Magari fossimo tornati davvero al Medioevo, dico io: al Medioevo delle biblioteche e degli amanuensi, dei monaci e degli esperti di diritto, dei re in grado di parlare in latino e in greco…
La partecipazione popolare è libertà
No, signore e signori: Ceccano in questi 10 anni è sprofondata in un’arretratezza culturale e spaventosa degna forse delle prime rozze forme di pseudo civiltà preistoriche: la nostra è diventata la città della clava e della spada, delle frecce incendiarie e delle intimidazioni da clan sui cittadini indifesi, una città in cui la tribù dei potenti, quella dei sacerdoti del palazzo, ha costruito un sistema amministrativo in cui la cultura, portatrice di libertà e di bellezza, doveva essere denigrata, spogliata, svilita fino al ridicolo!
Sarebbe bastato poco, per ridonare alla nostra comunità una Ceccano attraente, bella da vivere, pulsante di cultura, e invece niente: il Castello dei Conti è stato usato solo come salone delle cerimonie, Castel Sindici col suo parco è rimasto lì con la sola area attrezzata per i cani risultante dal l’iniziativa del Comune, l’Antares non ha riaperto i battenti in modo sistematico; per non parlare della nostra amata Biblioteca, cuore pulsante di ricerche e di studi di giovani liceali e universitari e di vecchi appassionati che negli anni è stata lasciata sfiorire, con cambi di accesso e gestione degli orari di ingresso a dir poco ignobili, per non parlare della sporcizia e dei disagi arrecati a coloro che come noi hanno organizzato nell’Auditorium degli incontri con la cittadinanza.
E allora, riprendendo il discorso, conviene cambiare marcia, bisogna cambiare tempo: dico, cambiare tempo verbale.
La partecipazione popolare è libertà
Non più condizionale al passato, ma condizionale al presente: perché si può fare, perché si deve fare.
Si può, per esempio, ridare lustro al Castello con la realizzazione di un museo archeologico, e di un’ala dedicata fra l’altro ai ceccanesi vittime del nazifascismo e martiri della Resistenza e delle prime lotte operaie; si può mappare il patrimonio delle residenze storiche di Ceccano e di tutte quante le chiese, del centro e della campagna, e inserirlo in progetti che coinvolgano le scuole del nostro comune; si può intanto riprendere possesso e valorizzare lo spazio incredibile della Mediateca, che in altri Paesi europei ci invidierebbero e che invece da anni giace lì quasi marcescente e viene riattivata solo pochissimi giorni all’anno.
Perché la cultura, a differenza di quanto pensato da molti, può creare sviluppo, anche economico, richiamando una vitalità che a Ceccano in questi anni è scomparsa.
Restate sintonizzati, ci faremo sentire a breve!
La partecipazione popolare è libertà
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