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Ceccano: Chi si ricorda dell'ambiente urbano?

PSI CECCANO. Partiti 

Sollecito sulle problematiche ambientali

psi 350 minPassa il tempo ma le abitudini restano le stesse di sempre: strade impraticabili per l'immondizia sparsa dappertutto, erbacce che riducono la carreggiata e macchine che sfrecciano come missili senza che si tenga minimamente conto dell'incolumità di chi frequenta queste stradine per camminare e tenersi in forma, parola grossa se si pensa che si respirano miasmi derivanti da rifiuti non correttamente smaltiti, lasciati in balia degli eventi atmosferici e della noncuranza di tutti.

Nel caso specifico mi riferisco a Via Cosa, dove è presente un restringimento della carreggiata dovuto ad una frana, mai messa in sicurezza, all'accumulo di rifiuti e la totale prevalenza, sulla strada, di erbacce che limitano la viabilità e rendono pericoloso il transito. Se poi si pensa che il limite di velocità su questa strada non viene quasi mai rispettato il rischio che avvengano incidenti, anche gravi, aumenta esponenzialmente. Tengo a precisare che anche Via mulino San Rocco e le strade interne sono interessate dallo scempio delle immondizie abbandonate, dell'amianto scaricato e lasciato lì e altri rifiuti gettati abusivamente. Chiedo all'amministrazione di non fare solo promesse e propaganda ma di agire con azioni concrete affinché il decoro urbano sia il biglietto da visita di questa ridente cittadina.

I cittadini di Ceccano meritano rispetto, e avere trascuranza del territorio è una totale e inaccettabile mancanza di serietà che, da parte dell'amministrazione non si può tollerare. Vi invito ad essere più presenti sul territorio affinché vengano presi in considerazione i vari problemi, farlo solo in occasione della campagna elettorale non costituisce un scambio di sinergia tra la cittadinanza e l'amministrazione, é il solito predicare bene e razzolare malissimo.

Sezione PSI “Sandro Pertini” di Ceccano- Angelo Belli, iscritto.
Ceccano, 23 Luglio 2021
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Tar Lazio: La batteria 12 dell'Ilva va fermata

 TARANTO. EX ILVA

 “La cittadinanza attiva oggi vince..."

coke batteria12 exIlva 390 minAlessandro Marescotti
(AGI) - Taranto, 21 lug 21. “L'ordinanza del Tar Lazio ci dà sostanzialmente ragione. La batteria 12 dell'Ilva va fermata”. Lo dichiara Alessandro Marescotti, portavoce dell’associazione ambientalista Peacelink che in giudizio si è costituita “ad opponendum” chiedendo il mantenimento del decreto del ministro della Transizione ecologica relativo all’anno fermata della batteria 12 della cokeria dell’ex Ilva di Taranto perchè l’azienda non ha ultimato entro fine giugno scorso le prescrizioni ambientali. Acciaierie d’Italia aveva invece chiesto al Tar Lazio la sospensiva del decreto del ministro Roberto Cingolani. Per Peacelink, “è un importante risultato ottenuto con la mobilitazione dei cittadini che hanno incalzato il ministero della Transizione Ecologica. Fin dall'inizio - dice Marescotti - abbiamo chiesto infatti il rispetto della legge e delle scadenze del piano ambientale”. “La cittadinanza attiva oggi vince - conclude Peacelink -. Vince contro le pretese dell'azienda di continuare a produrre nonostante tutto, nonostante la grave situazione sanitaria dovuta all'inquinamento. Impianti fuori norma, come la cokeria 12, non possono continuare a produrre. Noi continueremo perché la ragione è dalla nostra parte e perché i cittadini hanno diritto alla salute”. (AGI)

TA1/PIT

 

 

 

 

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ART UNO sul biodigestore

CAPOLUOGO. Partiti

Non affrontare la questione del biodigestore solo con un Sì o un No

ArticoloUNO fondorosso min 1In questi giorni, si sono avute varie manifestazioni di contrarietà o di silenziosa approvazione, da parte di amministratori e non solo, alla annunciata locazione sul territorio cittadino di un biodigestore per il trattamento finale dei rifiuti.

Riteniamo che tali espressioni, a favore o contro, pur importanti e legittime nell’ambito delle rispettive visioni, siano posizioni di troppo corto respiro per poter incidere sostanzialmente sulle condizioni della città e del territorio provinciale in generale.

Infatti, a nostro parere, il biodigestore non costituisce una soluzione, pur necessaria, del problema, ma solo l’ennesimo intervento spot sull’annosa e cruciale questione della gestione dei rifiuti.

Al contrario, sarebbe invece necessario un approccio organico, soprattutto tenendo in primaria considerazione un aspetto drammatico della condizione territoriale, strettamente legato alla gestione dei rifiuti: la condizione ambientale del territorio e le tragiche ripercussioni sulla salute dei cittadini.
È noto a tutti che il nostro territorio risulta essere il più inquinato d’Italia. Tuttavia, mentre si continua con una certa sadica tenacia a distruggerlo in ogni modo, sembra che nulla possa intervenire per invertire la tendenza in una situazione che da tempo si è fatta mortifera; se non gli annunci di finanziamenti, tanto strombazzati quanto irrealizzati, per l’ormai famigerato risanamento della Valle del Sacco.

Consideriamo essenziale, perciò, che tutte le forze politiche e la cittadinanza attiva associata esigano che nessun nuovo intervento sul territorio sia programmato, per quanto tecnicamente e tecnologicamente sostenibile, senza aver prima:
1) programmato, progettato, e avviato a realizzazione un serio Piano di Risanamento per la Tutela del Paesaggio e dell’Ambiente, per la salute nostra e delle generazioni future;
2) ri-posto tempestivamente in discussione l’intero piano dei rifiuti regionale per essere radicalmente revisionato, al fine di definire con chiarezza: a) una più efficiente ed efficace filiera dei rifiuti del Lazio; b) il rispettivo ruolo in essa di tutti i territori della Regione, con relativi ed eventuali impegni e ristori;
3) discusso e definito in sede locale, con le istituzioni, i partiti, le organizzazioni sindacali dei lavoratori e dei datori di lavoro, la cittadinanza attiva associata, un dettagliato e realistico Piano di Sviluppo Territoriale che abbia al centro la dignità delle persone e il rispetto della Natura, anche in vista dei finanziamenti provenienti dall’Europa previsti nel PNRR.

Come risulta evidente, quindi, affrontare la questione del biodigestore con un semplice Sì o un semplice No non consente di focalizzare adeguatamente la nostra attenzione sulle questioni strutturali importantissime che riguardano la città e il territorio, né tanto meno di affrontarle.

Sulla base di quanto sopra esposto, esprimiamo di conseguenza la nostra contrarietà non pregiudiziale né conclusiva all’annunciata locazione del biodigestore sul territorio della città di Frosinone, auspicando che altre forze politiche, istituzioni, organizzazioni e associazioni spingano nella medesima direzione strategica da noi qui solo accennata.

Frosinone 1° luglio 2021

Ivano Alteri e Alberto Gualdini
Commissari della Sezione Articolo Uno di Frosinone

Avv. Vittorio Vitali
Consigliere Comunale di Frosinone di Articolo Uno

 

 

 

 

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Valle del Sacco: per Frosinone e Anagni due biodigestori anaerobici

AMBIENTE&INQUINAMENTO

 Comitati ed associazioni hanno partecipato ai lavori, espresso una posizione negativa

di Ina Camilli
Biodigestore Wikipedia 380 minIl vuoto pianificatorio a cui la Regione ha esposto la valle del Sacco non si risana con incursioni di investimenti privati, ma con politiche positive a salvaguardia della collettività, che potevano già e possono sempre vedere protagonisti i Comuni.

Nei giorni scorsi c’è stato un botta e risposta in diretta tra i Sindaci di Frosinone e Anagni, Comuni che si sono candidati ad ospitare l'ennesimo impianto industriale in materia di rifiuti, da più parti ritenuti insalubri, proposto da cordate finanziarie in grado di spostare centinaia di milioni di euro.

Ottenute intanto queste due autorizzazioni, la valle del Sacco si ritroverà una centrale energetica, che tratterà quasi 100.000 tonnellate annue di rifiuti organici di provenienza urbana ed industriale, e in grado di stoccare il biometano producibile dalla fermentazione anaerobica di tali scarti per migliaia di metri cubi.
Si pensi per esempio ad un serbatoio grande quanto un palazzo di 4/5 piani con appartamenti di 300 mq di superficie, pieno zeppo di gas ad altissimo potere detonante.

E' proprio sul potere detonante del biometano che puntano le cordate finanziarie interessate alla sua rivendita in rete o ad hub esterni, liquefatto e trasportato su camion.
Il rispetto dell’ambiente, mai è stato, per certi amministratori pubblici, un problema qui in valle del Sacco e non lo sarà neanche in questo caso. Quindi semaforo verde ed ogni meccanismo che possa incepparsi può e deve essere sbloccato: da tempo sono a lavoro i manager ed i tecnici di A2A, che sembrerebbe non abbiano convinto gli anagnini e le forze politiche, a parte il Sindaco, pervaso da un fervore miope al punto da non dolersi del silenzio dell'ASL, convinto di non voler neanche lui esprimere il suo parere sanitario, in qualità di massima autorità in materia di salute pubblica comunale.

Se il Sindaco si dichiara apertamente favorevole e l'ASL non batte ciglio, questi sono segni evidenti che inceppamenti non ve ne potevano essere.
In questi mesi e giorni infuria non tanto la polemica tra cittadini, opposizioni consigliari e Amministrazione comunale, quanto la protesta. Gli anagnini avrebbero voluto dire la loro, come cittadini attivi, in una inchiesta pubblica che, seppur obbligatoria per Comuni o raggruppamenti comunali con più di 40.000 abitanti (Anagni, Paliano e Colleferro, tanto per fare un esempio concreto), non risulta ancora chiesta da nessuno di costoro all'Ente regionale procedente. Istituto e/o strumento previsto proprio per la tutela del territorio a fronte di situazioni impattanti, causa di gravi conflitti sociali e di ingiustizia ambientale.
Invece si può parlare solo tramite articoli di giornale e sui blog on line con l’idea di far arrivare questi messaggi ai tanti funzionari in grado di operare liberamente, scevri da condizionamenti.

Su un punto non si può che concordare tutti, senza paura di essere smentiti: se il pubblico, i Comuni, avessero saputo fare la loro parte avviando per tempo atti di pianificazione a livello locale dei servizi di gestione e trattamento dei rifiuti, prevedendo negli anni politiche di riduzione della produzione di scarti alimentari, progettando soluzioni impiantistiche diffuse (compostaggio domestico, di comunità, di prossimità e piccoli impianti comunali) si sarebbe potuta evitare ogni rimostranza.
E chi protesta in Consiglio comunale o in pubblico viene strumentalmente accusato di essere affetto dalla sindrome di Nimby (non nel mio cortile) quando invece proprio i rappresentanti del territorio hanno favorito la diffusione della cultura e della pratica di ignorare quanto accade nel giardino del vicino.
Questa sindrome è insita nelle soluzioni fortemente centralizzate, come quella proposta da SAF e A2A, caldeggiate politicamente da più parti: le pressioni ambientali e logistiche sul territorio più impattanti, oltre agli aspetti della sicurezza della popolazione per gli ingenti stoccaggi di biometano, sono rappresentati infatti dagli altrettanto ingenti trasporti dei rifiuti in ingresso e dei rifiuti digestati in uscita.
La nuova frontiera del trasporto su gomma!

Laddove la pianificazione e la gestione responsabile della cosa pubblica sono barattate con semplici capitolati di appalto a volte copia e incolla, finalizzati a condurre procedure di esproprio e privatizzazione dei servizi locali. Pilatescamente la politica se ne "lava le mani", delegando al privato e alle logiche del profitto sottese a queste gestioni ogni possibile guadagno, a scapito della qualità della vita delle comunità.
Ogni cosa viene pagata con le tasse dei cittadini sempre più alte e con esse la salubrità dei nostri territori è sempre più martoriata.

La situazione è drammatica, eppure c’è scappato un sorriso. il Sindaco Natalia, in un recente confronto pubblico, riportando i dati dei tecnici di A2A ha parlato di circa 7 camion al giorno: sembrerebbe però che non si sia tenuto conto del peso specifico dei rifiuti trasportati per cui i mezzi, facendo bene i conti, sarebbero almeno 10 volte di più....ogni giorno.
L’altro impianto di produzione di biometano ottenuto dalla digestione anaerobica della frazione organica da raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani interessa il Comune di Frosinone, proposto dalla Maestrale srl, impianto che non ha ancora ottenuto la VIA (valutazione di impatto ambientale), ma l’iter amministrativo è quasi arrivato a conclusione. La terza Conferenza di servizi è convocata presumibilmente per il 15 luglio 2021 (si terrà in presenza?).

Comitati ed associazioni hanno partecipato ai lavori, espresso una posizione negativa, depositato osservazioni e da tempo contestano con determinazione questo progetto.
Il Sindaco di Frosinone vuole avviare l’inchiesta pubblica?
Il Comune di Frosinone, a differenza di quello di Anagni, ha evidenziato il mancato parere della Asl e rilasciato parere negativo sotto il profilo sanitario, richiamando il principio di precauzione a tutela della salute degli abitanti della sua città, l’effetto cumulativo con riferimento alle emissioni in atmosfera e la propagazione di emissioni odorigene.
Come il collega anagnino, Ottaviani non ha prodotto un parere tecnico sul progetto, né richiesto una indagine ambientale. Insomma, non è rinviabile una seria volontà di opporsi.

I fronti restano contrapposti. Da un lato le Istituzioni, che dovrebbero tutelare il benessere delle loro comunità, dall’altro i cittadini con le opposizioni comunali, pronti a difendersi.
Si stanno scontrando non due visioni diverse sulla cosiddetta economia circolare o sulla tecnologia degli impianti, ma un orientamento che è già un cambiamento non certo culturale, bensì economico, dove la politica si fa grande imprenditrice.

E’ già accaduto che società private, attraverso partnership con aziende pubbliche, abbiamo costituito gruppi economici, finalizzati ad ottenere finanziamenti statali. Poi una volta ottenuti, accade che il privato ceda la gestione e la proprietà, addossando ai Comuni il peso di scelte imprenditoriali insostenibili.
Il nuovo modello di sviluppo che si vuole imporre nella valle del Sacco, da Artena a Patrica, esclude totalmente i cittadini dal processo di autodeterminazione e di partecipazione attiva.

I corpi sociali, diversamente organizzati e strutturati, attivi nella valle del Sacco, sono stanchi di sollecitare gli amministratori pubblici a rispettare il mandato ricevuto, ad osservare le regole e ad applicare le leggi. Troppo spesso infatti “salta” qualsiasi forma di loro reale e preventivo coinvolgimento.

E’ la parte politico-istituzionale che deve assumersi la responsabilità di ascoltare i cittadini, creare le condizioni per sedersi con i vari rappresentanti ad un Tavolo per prevenire, pianificare e condividere il futuro della valle del Sacco.
2.2.2021

Ina Camilli, Per la Redazione

 

 

 

 

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Colleferro: Amazon e le rivelazioni di Report

DIRITTI DEL LAVORO E LEGALITÀ

Le strade di Report ci portano a conoscere meglio Amazon e come opera

di Ina Camilli
comitatoresidenticolleferro 350 minAmazon, il colosso americano con il più alto valore dell’e-commerce internazionale, è stato oggetto di una inchiesta da parte del gruppo di lavoro di Report.

Con un’ampia ricostruzione sulla nascita a Seattle della piattaforma online, il servizio ripercorre i passaggi che hanno portato alla crescita della multinazionale negli USA, fino a diventare, con il diffondersi della pandemia, ancora più ricca e potente.
In pochi anni Amazon si classifica come il più forte gruppo internazionale, in grado di condizionare gli interessi economici mondiali.
Fa sempre molto discutere la sua strategia complessiva che, diventata dominante, influenza le scelte degli operatori del mercato e dei consumatori, nonostante vi siano state negli Stati Uniti posizioni politiche contrarie a Jeff Bezos e in Europa si siano registrati impacciati tentativi di far pagare le tasse ad Amazon, che ha sede in Lussemburgo, dove le politiche fiscali sono molto più convenienti.
La puntata si conclude in Italia, dove Amazon ad ottobre scorso ha aperto la sua ultima sede, nel Polo logistico di Colleferro.
Il servizio è andato in onda lunedì 14 giugno 2021, su Rai3 (https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Il-nostro-caro-Amazon-1ad001b0-ca68-4eeb-a2a7-a2b7fff1fb9e.html).

AMAZON COLLEFERRO
Report è un programma di informazione promosso dalla rete pubblica nazionale RAI3 che, attraverso il giornalismo investigativo, studia e approfondisce situazioni complesse e poco conosciute per favorire una presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica su risvolti nascosti della realtà.
Prima del viaggio negli Usa, il gruppo di inchiesta di Report si è recato a Colleferro per conoscere i luoghi e i protagonisti del Polo logistico, balzato agli onori della cronaca anche per la giusta protesta degli ex lavoratori Amazon.
Nei mesi precedenti avevamo sollevato, quasi isolati, una serie di dubbi su connessioni, interessi e silenzi, che l’inchiesta giornalistica ha posto con maggiore capacità, restituendoci un senso di giustizia civico.

SPL srl
La politica, quasi segretamente, ha cominciato ad avviare l’operazione immobiliare intorno al 2017, che presenta aspetti comuni alle speculazioni finanziarie compiute da società di comodo, con sede in paradisi fiscali.
Non vengono pubblicati molti atti ma ricostruendo i passaggi si arriva alla società mista pubblico-privata SPL srl (Sistemi e Progetti Logistica) che vende a Vailog srl i terreni del Polo logistico di via Palianese. Sono 51 ettari, dove la società costruisce dei megacapannoni, che poi vende ad Amazon.

SPL srl è una società fiduciaria e risulta schermata, cioè intestata a soci fittizi, dietro i quali agirebbero soggetti occulti.
Nel 2005 il Consiglio comunale di Colleferro ratifica l’Accordo di programma tra Regione e Comune e approva la variante per realizzare il Centro logistico multimodale, presentato da SPL srl nel 2002.

Il giornalista, Emanuele Bellano, chiede al Sindaco di Colleferro, Sanna, se conosce il nome del titolare di SPL srl, di cui il Comune ha una compartecipazione. “Ci siamo sempre posti le stesse domande che si pone lei. Non siamo giunti a grandi risultati.”

Ma, un giornalista è un professionista che ha il dovere dell’informazione, cerca la notizia, raccoglie i dati, racconta la verità e vorrebbe lasciare una impronta sul futuro.
Il Sindaco è un ufficiale del Governo, rappresenta l’Ente e una comunità, riceve un mandato elettivo per tutelare gli interessi generali. Non può limitarsi a porsi domande senza risposta e non facendolo compromette il futuro del territorio. Il Comune di Colleferro non conosceva gli investitori e non se ne è preoccupato.

Gian Gaetano Bellavia, esperto di antiriciclaggio, chiosa: “Colleferro ha fatto una partnership con ignoti”, nonostante il Consiglio comunale avesse richiesto il controllo degli aspetti patrimoniali del soggetto proponente, SPL srl (Deliberazione 16.5. 2005, n. 50).
Non si conoscono le date della compravendita, il prezzo di acquisto dei terreni di proprietà di SPL srl e “sul bilancio non risultano plusvalenze”.

Il Sindaco di Colleferro dal 16.1.2020 “chiude” la discarica; in realtà è scaduto il contratto di gestione e la Regione blocca i conferimenti, ma lascia aperta la discarica: con questa operazione i terreni “abbandonati” del Polo logistico acquistano valore. Questo spiega la clamorosa risonanza della “chiusura” con un lucchetto.
E’ Sanna a rispondere: “Vailog li ha acquistati quando la vita della discarica è finita”.

Quindi quando e a quanto vengono venduti? Prima o dopo la chiusura della discarica? A quanto ammonta il contributo straordinario dovuto al Comune di Colleferro? Come sarà patrimonializzato dal Comune?
Nell’Albo pretorio risulta solo che il 30.7.020 il Comune ha rilasciato alla società il permesso a costruire in variante, con una semplice licenza edilizia, e tutta l’operazione non è stata dibattuta in Consiglio comunale.

EX LAVORATORI SOMMINISTRATI
Amazon apre a Colleferro sotto un forte pressione mediatica con la promessa di nuova occupazione in vista delle imminenti elezioni amministrative del settembre 2020. Amazon promette 500 posti di lavoro che in campagna elettorale diventeranno circa 2000. Questa prospettiva azzera qualsiasi spazio di discussione sulla problematica sanitaria e ambientale.
I contratti sono stipulati da Adecco, non da Amazon; gli assunti sono sottoposti ad un forte turn over e vengono privilegiati i cosiddetti “lavoratori svantaggiati” (categoria che comprende disoccupati, giovani, donne, ecc.)
Lo scopo è quello di aggirare il limite di legge del 30% tra lavoratori determinati e indeterminati. I precari sono all’oscuro dei riflessi di questa clausola e gli viene suggerito di autodichiararsi “lavoratori svantaggiati”.
Pochi mesi dopo, a molti precari – l’azienda non ha reso noti i numeri - il contratto non viene rinnovato.
Gli ex somministrati fanno scioperi, manifestazioni e assemblee in piazza. Chiedono spiegazioni e garanzie al Sindaco ed alla Regione, ma la risposta non arriva, mentre il turn over prosegue cinicamente.
La crisi del settore commerciale subisce un’accelerazione, a cui la categoria tenta di rispondere a livello locale riorganizzandosi in associazione. Non basterà per resistere perché non ci può essere competizione: Amazon elimina la concorrenza. Chi sono poi questi consumatori che nel post lockdown hanno soldi da spendere?

AMMINISTRAZIONE COMUNALE
Dopo il servizio di Report il Sindaco Sanna promette una grande operazione trasparenza: “È giusto che i cittadini possano approfondire” scrive su FB. In realtà sembra solo avere bisogno di una platea verso cui provare a discolparsi, trovare una via di fuga, la stessa che ha cercato quando il problema davanti ai media nazionali era l’abbandono dell’ospedale di Colleferro.
L’Amministrazione comunale rifugge dal contraddittorio e confronto democratico. Le nostre richieste di informazioni e accesso agli atti sono rimaste lì, al protocollo, senza risposta. Se avesse voluto rivolgersi e coinvolgere la cittadinanza non aveva bisogno di aspettare Report e di far passare anni.

IMPATTO SANITARIO AMBIENTALE
L’espansione di Amazon in Italia, come in tutto il mondo, si basa sullo sfruttamento estrattivista dei territori e della forza lavoro, in forme spesso al di fuori dei limiti legislativi.
Benché Amazon si autorappresenti come un’azienda impegnata nella riduzione dell’impatto ambientale, attraverso studiate campagne di green-washing, la realtà del suo operato sui territori dimostra il contrario.
Le emissioni che la sua attività sprigiona nell’aria sono elevatissime, come le conseguenze sul consumo di suolo, dovuto alla costruzione di enormi magazzini e centri di smistamento.

I dati sulla qualità dell’aria del 29.5.2021, certificati da Arpa Lazio sul controllo ambientale, non sono a norma ed evidenziano tra le zone più critiche la valle del Sacco, inclusa tra i siti da bonificare (SIN).
Gli inquinanti principali si confermano essere il biossido d’azoto il particolato Pm10 e il benzopirene. In 16 Comuni peggiorano le condizioni, tra questi Colleferro, che sono in classe 1, la peggiore.
Non solo la situazione a Colleferro non è migliorata rispetto al passato, ma questi dati smentiscono le rassicuranti parole dell’Assessore all’Ambiente, Calamita.

Purtroppo, le uniche ricerche consultabili in merito all’impatto ecologico di Amazon sono finanziate dall’azienda stessa: è questionabile l’influenza della committenza sull’attendibilità dei dati presentati.
Pur non avendo a disposizione evidenze provenienti da studi indipendenti sull’effettiva impronta ambientale del capitalismo di Amazon, è possibile rintracciare la logica che guida i vertici dell’azienda nella scelta dei territori dove insediarsi: aree già permeate da rilevanti nocività derivanti da un passato industriale e per questo più svalutati e quindi ricattabili, anche sotto il profilo occupazionale.
Come si preferisce ricorrere all’uso di forza lavoro interinale, in particolare di “lavoratori svantaggiati”, esternalizzando i costi della sicurezza sul lavoro, allo stesso modo Amazon decide di edificare le proprie infrastrutture in zone già inquinate, addossando alla collettività i costi ambientali e presentandosi come un attore meno nocivo della precedente industria.

Questa dinamica emerge chiaramente a Colleferro che da “città fabbrica” con l’arrivo di Amazon diviene “città logistica”, con i cittadini inconsapevoli dei costi per la salute umana e non umana che questo comporta.

Un falso storico, una forzatura che non ha dietro un progetto comune, creato allo scopo di rispondere al bisogno di identità di luogo di una giovane comunità nel suo contesto, ma le radici culturali non possono affondare nell’ingiustizia ambientale, nello sfruttamento del suolo, nel precariato, nell’anonimato societario e nei silenzi dell’Amministrazione comunale.

Colleferro, 18.6.2021
*Ina Camilli Rappresentante Comitato residenti Colleferro

 

 

 

 

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Medici di Famiglia per l'ambiente e Valle del Sacco

 AMBIENTE INQUINAMENTO SANITA'

LETTERA APERTA INVIATA AL MINISTRO DELLA TRANSIZIONE ECOLOGICA , AL MINISTRO DELLA SALUTE, AL GOVERNATORE DEL LAZIO

Associazione Medici di Famiglia per l'Ambiente
Dott Luigi Montano minIl 30 settembre 2016 al Convegno Scientifico organizzato dall’Associazione Medici di Famiglia per l’Ambiente alla Villa Comunale a Frosinone, è intervenuto quale relatore il dott. Luigi Montano, uro-andrologo coordinatore del progetto “EcoFoodFertility”. Quel giorno ha avuto inizio la collaborazione scientifica tra l’Associazione dei Medici per l’Ambiente ed il dott. Montano per cui la Valle del Sacco è stata inserita, insieme alla Terra dei Fuochi ed a Brescia-Caffaro, nel progetto finanziato dal Ministero della Salute all’Asl di Salerno con la partecipazione dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Brescia, Milano, Napoli, del CNR e dell’ENEA. Referenti, nel progetto, per l’Associazione Medici di Frosinone la dott.ssa Marzia Armida ed il dott. Benedetto Iannello. A febbraio 2021 pubblicati i primi dati del Trial Multicentrico randomizzato su circa 350 giovani maschi sani dai 18 ai 22 anni, non fumatori, non bevitori, non esposti professionalmente e omogenei per indici di massa corporea di tre aree ad alto inquinamento d’Italia (Terra dei Fuochi,Valle del Sacco, Brescia). Riportati nella pubblicazione importanti rischi riproduttivi nella popolazione giovane sana di queste aree, dove almeno un parametro seminale risultava alterato nella maggioranza dei casi, con il dato della motilità progressiva media degli spermatozoi inferiore rispetto ai parametri fissati dal manuale dell’OMS. “Un dato - dichiara Montano - già di base particolarmente preoccupante, dal momento che i criteri rigidi di selezione hanno permesso di scegliere i migliori, fra l’altro giovanissimi”. In particolare, i parametri peggiori in termini di qualità seminale sono stati riscontrati proprio nella Valle del Sacco.

Il 24 maggio 2021, su una delle più autorevoli riviste scientifiche internazionali in temi ambientali “Enviromental Pollution”, pubblicati i risultati della ricerca che ha comparato la presenza di Composti Organici Volatili (VOCs) nei liquidi biologici: sangue, urine e sperma degli adolescenti della Terra dei Fuochi e della Valle del Sacco. I composti più tossici si ritrovano maggiormente nel liquido seminale rispetto a sangue ed urine e tra questi, i peggiori, quelli particolarmente pericolosi per la salute si ritrovavano in concentrazioni maggiori nel liquido seminale dei ragazzi della Valle del Sacco rispetto a quelli della Terra dei Fuochi. Infine, dallo studio emerge che la maggiore presenza di tali inquinanti nel liquido seminale dei ragazzi provenienti dalla Valle del Sacco coincide con una qualità peggiore del liquido seminale degli stessi. “Questo preoccupa molto se si pensa che sono ragazzi all’inizio del loro periodo fertile”. Prosegue Montano: “considerando che la più bassa qualità del liquido seminale riscontrata in quest’area possa rappresentare uno specchio molto fedele della Salute Ambientale del territorio ed anche un indicatore di salute con potenzialità predittive per patologie non solo riproduttive, indicano quanto sia veramente urgente una vasta opera di bonifica della Valle del Sacco”.

Evidenze scientifiche queste riportate, che mettono i brividi ed aprono interrogativi inquietanti.
Se i giovani nati e vissuti nella Terra dei Fuochi, assurta da decenni alle cronache nazionali ed internazionali come uno dei territori più inquinati in assoluto per ogni tipo, genere e modalità di dismissione di sostanze tossiche ed emblema nell’immaginario collettivo della distruzione ambientale criminale, presentano indici biologici di compromissione da inquinanti migliori rispetto a quelli riscontrati nei giovani figli della Valle del Sacco, cosa è successo di peggiore, più grave, occultato e non considerato nella Valle del Sacco rispetto la Terra dei Fuochi, se questi sono i risultati?

Se il 10 giugno 2021 la Regione Lazio ad Anagni, nel cuore della Valle del Sacco ritiene compatibile con l’ambiente la costruzione di un bio digestore anaerobico per il trattamento di 84.000 tonnellate di rifiuti organici e prevede nel disposto a pag. 28 che: “I flussi gassosi in uscita dalla superficie dei biofiltri possono contenere principalmente, in termini di sostanze inquinanti, S.O.V. (sostanza organica volatile) [nota: la stessa ritrovata nello sperma dei ragazzi ammalati], S.I.V. (sostanza inorganica volatile), polveri, ammoniaca, acido solfidrico, composti inorganici del cloro e del fluoro...l’attività temporale di tali emissioni…. praticamente per 365 giorni l’anno ed h24”, chi sono e chi sono stati i decisori ed in conto di quale considerazioni rilasciano le autorizzazioni?

Se a Frosinone ed a Patrica vogliono insediare similari biodigestori di rifiuti organici per trattare rispettivamente 50.000 e 100.000 tonnellate annue, alla luce dell’evidenze scientifiche ultime in cui l’infertilità riscontrata, oltre che ineluttabile castigo, rappresenta una condizione patologica indotta, quale la responsabilità in capo ai Sindaci nell’accettare tali insediamenti nel territorio? I giovani maschi della Valle del Sacco devono restare oppure andar via e preservare la capacità riproduttiva?

dott.ssa Marzia Armida - Presidente Associazione Medici di Famiglia per l'Ambiente
dott. Giovambattista Martino Coordinatore Associazione Medici di Famiglia per l'Ambiente

 

 

 

 

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L’ambiente in Costituzione

DIRITTI COSTITUZIONALI

La Repubblica tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi

di Aldo Pirone
tutelaambyenteincostituzione PD 370 minIeri il Senato ha votato in prima lettura l’inserimento nella Costituzione della tutela ambientale. All’art. 9 dei princìpi fondamentali è aggiunto un terzo comma che recita: “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali”. Di conseguenza è modificato anche l’articolo 41 della Carta fondamentale, prevedendo che l’iniziativa economica non rechi danno alla salute e all’ambiente. Spetterà alla legge determinare i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini ambientali.

I voti a favore sono stati 224, 23 astenuti FdI (e Azione di Calenda) e nessun contrario. La modifica è frutto di un compromesso con la Lega, tuttavia è un evento positivo, atteso da anni. Il suo iter parlamentare sarà ancora lungo. Infatti, dopo l’approvazione della Camera, se non ci saranno modifiche, il testo dovrebbe avere ancora una lettura e relativi voti sia nell’uno che nell’altro ramo del Parlamento non prima di tre mesi.

A mia memoria è la prima volta che è modificato uno degli articoli dei dodici che illustrano i princìpi fondamentali della nostra Costituzione. Lo si fa per una questione diventata di estrema importanza per la salute pubblica e la sopravvivenza della nostra e delle altre specie: la salvaguardia dell’ambiente dalle manomissioni giunte al limite del non ritorno di una crescita economica che nell’ultimo quarantennio è stata di stampo neoliberista in Italia e a livello mondiale. Una crescita - non uno sviluppo - senza riguardi per nessuno: uomo, animale, vegetale che sia. Causa non secondaria della nascita di virus pandemici come il Covid 19. Una volta approvata definitivamente la modifica costituzionale bisognerà vedere la sua strumentazione legislativa ordinaria. E lì si aprirà la battaglia politica e culturale fra chi, progressista ed ecologista, vorrà applicare con coerenza il nuovo principio costituzionale e chi, conservatore, cercherà di eluderlo con varie argomentazioni e pretesti, ma sempre in nome dei diritti dell’economia preminenti su ogni altro aspetto della vita umana. E’ una musica che abbiamo già sentito durante la pandemia e di cui conosciamo tutti i suoi spartiti e variazioni ritmiche.

Ad eseguirla non è stata solo la destra a tutto tondo ma anche chi fra i potentati economici di lorsignori, non potendo resistere all’ondata green, cerca di cavalcarla in modo gattopardesco facendo passare per politiche ambientaliste, ispirate alla cosiddetta “transizione ecologica”, cose che con l’ecologia non c’entrano niente o assai poco. In questo senso il ministro Cingolani sembra abbia una predisposizione accentuata. La sua condotta concreta appare vieppiù ispirata dal celebre romanzo di Tomasi di Lampedusa che non alla missione di cui è stato investito e a cui è stato preposto.

A dare testimonianza delle ampie riserve mentali dei senatori di FdI sul testo approvato in Senato, è stata la loro astensione. I seguaci di Giorgia Meloni temono che la modifica costituzionale possa, in sintesi, danneggiare l’economia. Non gli viene in mente che l’attività economica possa non solo non essere d’ostacolo ma concorrere a uno sviluppo sostenibile rispettoso dell’ambiente e delle specie che lo abitano, e che tutto ciò debba garantirsi con una coerente e sapiente legislazione ordinaria. Tralascio le elucubrazioni di tal senatore La Pietra di FdI secondo cui il loro ambientalismo sarebbe di antica data perché per loro la terra è la patria. Che poi, unito a quello del sangue com'è uso da quelle parti ogni volta che si parla di immigrati, sarebbe un mito schiettamente nazista.

La logica è sempre quella che ha portato donna Meloni a contrastare i provvedimenti del Governo Conte contro la pandemia. Con Draghi è più prudente. Bisognerebbe fare un elenco di tutte le dichiarazioni, i comizi in parlamento, le bugie gridate sempre con voce stentorea che, in definitiva, non erano mirate a proteggere gli italiani dal Covid 19 ma la circolazione del virus dai provvedimenti del governo e delle autorità sanitarie ambedue preposti a salvaguardare la salute degli italiani.

Per fortuna le intemerate di “Giorgia” – e quelle del suo collega Salvini - sono andate a vuoto, altrimenti oggi parleremmo sì di riaperture ma dei loculi nei cimiteri.

 

malacoda 75

Aldo Pirone, redattore di malacoda.it

 

 

 

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Colleferro: la discarica è chiusa

COMITATO RESIDENTI COLLEFERRO

La rivalità tra Regione Lazio e Comune di Roma

di Ina Camilli*
comitatoresidenticolleferro 350 minAlla consueta “emergenza” estiva e crisi ciclica di Roma, da riferirsi alla mancata raccolta dei rifiuti, si aggiunge l’emergenza politica conseguente alla recente decisione della Giunta regionale di diffidare Roma Capitale e Città Metropolitana di Roma Capitale (proposta del 27.5.2021, n. 19323).

La diffida è stata decisa subito dopo che il Tar del Lazio ha respinto il ricorso proposto dalla Regione avverso il Comune ed ha sentenziato che la Capitale non può essere commissariata mediante lo strumento dell’ordinanza (sentenza Tar del 27.5.2021, n. 6274).
Zingaretti aveva contestato alla Raggi, mediante appunto una ordinanza, di non aver individuato il sito di discarica dentro i propri confini e, a seguito di tale omissione, aveva richiesto il commissariamento.

La Giunta Zingaretti, tenuto conto della decisione del Tar, ha fatto ricorso ai poteri ordinari e ha diffidato la Sindaca Raggi, chiedendole di adottare “atti obbligatori in materia di ciclo dei rifiuti” e di individuare entro 60 giorni - che scadono il 30 giugno - uno o più siti per localizzare e realizzare gli impianti di smaltimento al fine di garantire l’autosufficienza della Capitale.
La Raggi a sua volta ha risposto, tramite Ama, alla diffida regionale, inviando una nota al Prefetto di Roma per ribadire la sua opposizione.
Rigidità e rimpallo di responsabilità stucchevole, una messinscena dove la realtà ha superato l’immaginazione, considerati gli anni in cui Presidente e Sindaca hanno amministrato, senza arrivare a decisioni politiche concertate, capaci di approntare la soluzione al problema rifiuti di Roma.

Lo scontro politico-amministrativo è iniziato alcuni anni fa ed è stato portato avanti con tutti i mezzi, ricorrendo all’ampio armamentario offerto dall’ordinamento amministrativo, oltre che dai rispettivi studi legali e uffici stampa.
Neanche il Piano rifiuti è stata una risposta all’annosa controversia. La Regione ha approvato un documento carente proprio sotto il profilo della pianificazione, inadeguato, tardivo e superato, tant’è che è stato oggetto di contenzioso amministrativo con alcuni gestori privati.

Il Tar scrive che la Regione non ha ottemperato all’ordine giudiziale di individuare la rete integrata e adeguata di impianti, comprese le discariche, su cui si sono aperti lunghi ed estenuanti procedimenti anche con soggetti pubblici (Comune di Roma, Frosinone e Latina).
Tutti i territori regionali ed extraregionali che hanno impianti sono stati “requisiti” e i maggiori costi sono stati addossati agli utenti della Tari. Regione e Comune non sono riusciti a trovare una reale e leale collaborazione per la risoluzione corresponsabile del problema del ciclo dei rifiuti.
Il tour dei rifiuti è diventata la soluzione tampone alla mancanza di volontà politica di Regione e Comune che non hanno voluto fare sintesi per arrivare ad una scelta concordata, procedendo a colpi di ordinanze e chiamate di correità, con una visione della problematica dominata da un senso profondo di attesa, la nomina di un commissario deus ex machina.

La discarica di Colleferro
Durante l’attesa messianica, in questi giorni è partita la nota della Raggi al Prefetto di Roma nella quale indica tra le soluzioni possibili anche la “riapertura” di colle Fagiolara dal prossimo 20 giugno, “chiusa” ad opera di alcuni Sindaci della valle del Sacco, tra cui quello di Colleferro, Paliano e Genazzano, dal 16 gennaio 2020.
Da quel momento Roma non ha più avuto un sito di conferimento nel suo ATO (ambito territoriale ottimale) e la Regione non si è fatta carico di individuare una discarica alternativa, nonostante sia obbligata al rispetto del principio di autosufficienza degli ATO previsto dal Piano rifiuti, nel quale la Regione ha indicato colle Fagiolara come discarica al servizio della Capitale e della Provincia di Roma.
Siamo all’ingannevole apoteosi. A novembre 2019 la Sindaca Raggi parla al Consiglio regionale e a dicembre il Sindaco Sanna parla al Consiglio comunale di Roma. Tutto, tempi e luogo, dettagliatamente studiato e concordato.

Arriviamo ai nostri giorni. Sanna chiede alla Raggi di smentire di aver chiesto al Prefetto di Roma la riattivazione della discarica di Colleferro.
La Sindaca ipotizza la “riapertura ufficiale” di colle Fagiolara perché dubita che i Sindaci abbiano i poteri amministrativi per chiudere la discarica? Oppure reclama per la sua città la volumetria residua di circa 350 mila tonnellate, preservate per soddisfare le necessità locali? Così facendo sa di mettere in difficoltà il campo avverso.

La Regione Lazio
Dalla Valle del Sacco nessuno ha chiesto alla Regione di smentire il suo comunicato del 10 gennaio 2020, nel quale è stato ribadito che colle Fagiolara è a supporto del ciclo dei rifiuti di Roma e che il medesimo sito potrebbe essere utilizzato per il recupero della FOS (frazione organica stabilizzata).
Significa che si sta valutando se riservarsi altre entrate derivanti dal conferimento in discarica della FOS, come da progetto tra Lazio Ambiente spa e l’Università La Sapienza, posticipato a causa del Covid-19. L’entrata a colle Fagiolara di rifiuti speciali risulterebbe stimata in circa 10.000.000,00 €, in netto contrasto con le parole dei Sindaci.

Dal 2020 la monnezza di Roma e di Colleferro dove è stata portata? Fino a marzo 2021 sempre nella valle del Sacco, a Roccasecca, la discarica che doveva essere al servizio del solo ATO di Frosinone, e gli altri Tir spediti fuori Regione, a seguito di accordi extraregionali.
Scattano le richieste di commissariamento, di poteri sostitutivi e a marzo 2021 partono pure gli avvisi di garanzia per l’inchiesta Lozza-Tosini. La politica è finita in un vicolo cieco, proprio quello imboccato dal Presidente della Regione.

Zingaretti sa che la discarica di Colleferro è “chiusa”, che Roccasecca ha rinunciato all’ampliamento e che il Piano industriale di AMA spa non prevede la realizzazione di discariche necessarie alla chiusura del ciclo e alla gestione degli scarti in uscita dagli impianti di trattamento dei rifiuti di Roma Capitale.

I Sindaci della valle del Sacco
Se la discarica è chiusa, perché temono che venga riaperta?
I Sindaci minacciano il ricorso alla piazza e fanno appello alla resistenza. Più che una minaccia sembra un espediente per influenzare e spingere i cittadini ad una nuova mobilitazione, l’ultima chiamata prima del voto di autunno e prima di considerarli del tutto marginali.
Anche in questa circostanza la chiave per comprendere il teatrino della politica sta nelle prossime elezioni.
Non ci risulta che i Sindaci abbiano richiesto alla Regione il provvedimento definitivo di chiusura della discarica, lo stato delle garanzie fideiussorie e la convocazione della Conferenza di servizi per l’adozione di un atto finale, preordinato a produrre effetti giuridici certi.
Semplicemente la scadenza del contratto di servizio tra il Comune di Colleferro, proprietario del sito, e la società Lazio Ambiente spa, gestore della discarica, è stata spacciata per “chiusura”. Quest’ultima è frutto di un accordo, un “impegno” politico di Zingaretti, come ha dichiarato Sanna.
La “chiusura” dei cancelli della discarica con un lucchetto, anziché una determinazione regionale, rimane la più discutibile e controversa azione dell’Amministrazione colleferrina.

I nostri amministratori locali e regionali, senza eccezione alcuna, si sono nascosti a noi cittadini e non hanno finora voluto “chiudere” la discarica. Altrimenti sarebbe bastato chiedere l’attuazione dell’art. 85 della legge di stabilità del 2016, che prevedeva di definire le procedure per la chiusura (a esaurimento della capienza residua), e pretendere a gran voce politiche a favore della raccolta differenziata spinta.
Ora siamo ragionevolmente convinti che colle Fagiolara non riaprirà e che la Regione non cederà per troppe ragioni. La sua capacità residua ha un altro destino ed è quello di essere la discarica di servizio per i progetti impiantistici del Comune e della società regionale, che ha in programma di realizzare a Colleferro il compound industriale. E neanche questa è una vittoria per la nostra comunità.

Comitato e cittadini
Chiediamo chiarezza, che finora è meticolosamente mancata, da parte di tutti i soggetti che hanno una responsabilità nei confronti della cittadinanza e ce l’aspettiamo innanzitutto dal Comune di Colleferro, che deve sollecitare la Regione ad indire la Conferenza di servizi per l’avvio dell’iter procedurale. Dopo un anno e mezzo di blocco dei conferimenti, il sito deve essere chiuso davvero per mettere in sicurezza il corpo di discarica e garantire la sua conformazione statica.
Non siamo cittadini eterodiretti dalla politica dei Sindaci, ma corpi intermedi consapevoli dei propri diritti e interlocutori dotati di capacità critica e di valutazione.
Il problema non è attribuire le responsabilità, che sappiamo benissimo come sono ripartite, ma costruire soluzioni che rispettino tutti i territori.
“Suoneremo le nostre trombe e voi le vostre campane” quando avrete dato al territorio che lo chiede la chiusura effettiva e vera della discarica di Colleferro da parte della Regione.

8 Giugno 2021

*Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro

Contrada Fontana degli Angeli00034 Colleferro – Roma – cell. 3357663418

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Salute, Ambiente, Lavoro possono convivere?

VALLE DEL SACCO

Diretta video di Martedì 25 maggio 2021

LA DIFFICILE CONVIVENZA TRA SALUTE AMBIENTE E LAVORO

Martedì 25 maggio 2020, ore 18.00

Diretta online su Facebook al link .https://www.facebook.com/383574125041751/posts/4068970289835431/

 

Con Ina Camilli della Redazione di UNOeTRE.it ne parlano

 

Luca Vizzaccaro, coordinatore comitato ex lavoratori somministrati Amazon

Stefania Ventre, ex lavoratrice Amazon

Maria Grazia Bonfante, coordinatrice provinciale associazione Salviamo il paesaggio

Valle del sacco copertina 550 min

 

 

 

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Ceccano è una città che rispetta l’ambiente?

CECCANO. Partiti

Un'Amministrazione, che ancora non sa dare risposte concrete ma solo propaganda e chiacchiere.

Ceccano Ceccano cucuzzolo 390 minRispondere a questa domanda non è poi tanto difficile, almeno se parliamo dei cittadini, perché loro sì che rispettano l’ambiente, grazie a loro la percentuale di raccolta differenziata si attesta intorno al 75%. Infatti Ceccano è tra le Città più virtuose di tutta la provincia di Frosinone per quanto riguarda la raccolta differenziata.

Badate bene però, i meriti di questo non sono dell’Amministrazione ma dei cittadini, dei singoli, delle famiglie, dei commercianti, impegnati in prima persona a “fare” la raccolta differenziata. Sono loro che, con senso civico, selezionano e dividono ogni giorno l’immondizia da buttare; sono loro che la sera , quando chiudono la serranda del negozio oppure il portone di casa, mettono fuori i vari sacchetti differenziati tra umido, vetro, plastica, in base ai giorni corrispondenti la raccola. E come vengono ripagati i cittadini di tutto questo? Perché in un paese normale un cittadino virtuoso, che differenzia, dovrebbe essere premiato in qualche modo. A Ceccano non c’è nessun premio, nessuno sconto sulla tassa ai cittadini ,anzi, ci ritroviamo con lievi aumenti sulla bolletta. Durante l’ultimo consiglio comunale anche di questo si è discusso e le risposte date dal Sindaco non sono state, per noi, sufficienti a giustificarli.

Perché Diciamo questo? Perché il Sindaco e la sua maggioranza su questo spinoso argomento non hanno saputo fornire e provvedere ad un responso concreto, se non quello di giustificare l’aumento della tassa in quanto imposto dal Governo Nazionale, dovuto ad una sorta di spesa extra occorsa per tutelare e mettere in sicurezza dal covid19 i lavoratori della ditta incaricata della raccolta differenziata porta a porta. Questa spesa per la messa in sicurezza dei lavoratori non ha riguardato solo la Città di Ceccano, c’è stata in tutta Italia, ma non crediamo che in tutti i comuni d’Italia questo sovraccarico extra abbia potuto influenzare in modo cosi’ eclatante l’aumento finale sulle bollette e sfidiamo chiunque a dire il contrario.

Questa è solo una scusa per coprire l’incapacità di gestione riguardo l’argomento di cui stiamo scrivendo. In piu’ la maggioranza continua a giustificare gli AUMENTI CHE TROVEREMO IN BOLLETTA asserendo che sono aumentati i costi di trasporto sullo smaltimento dei rifiuti perché questi vengono portati a smaltire a Teramo e non piu’ a Colfelice. Il perché non si sa, dovremmo domandarlo al nostro Sindaco, visto che come tutti i Sindaci del consorzio fa parte della SAF, ovvero della società che si occupa dello smaltimento e non solo. Dovremmo chiederlo a lui visto che il bilancio della SAF, presumibilmente, è stato firmato anche dal Sindaco di Ceccano che ne fa parte.

Invece Caligiore rimpalla soltanto le proprie responsabilità, facendo il classico scarica barile e addossando la colpa a Tizio, a Caio, alla Regione, alla Nazione, agli Extraterrestri..etc, ma la verità è una sola, e lo ripetiamo: ci sarà un AUMENTO in bollettaBandieraprc 350 260 a carico dei Ceccanesi, cittadini virtuosi che invece di essere premiati vengono puniti. I cittadini di Ceccano , in oltre dieci anni di raccolta differenziata porta a porta, non hanno trovato un solo centesimo di sconto in bolletta, ne quest’anno nè negli anni precedenti, questo e’ il dato di fatto. Inoltre l’Amministrazione ha tagliato la raccolta dei rifiuti di un passaggio a settimana(Sabato), e se prima la raccolta veniva effettuata 6 giorni su 7, ora avviene 5 giorni su 7. Non ci vuole un genio per capire che i servizi sono diminuiti mentre i costi sono aumentati. Il disagio non riguarda solo i cittadini , ma anche i lavoratori della ditta preposta alla raccolta, i quali sono costretti a svolgere la stessa mole di lavoro che fanno in 5 giorni anziché 6, venendo pagati di meno.

Detto questo, possiamo aggiungere che le”isole ecologiche”, per le quali sono state spesi decine e decine di migliaia di euro, sono ancora lì, quasi tutte ferme e poco funzionanti. Per non parlare della sporcizia che si trova spesso e mal volentieri dietro ogni angolo della Città, dal centro alle periferie. Un'Amministrazione che si fa bella con il lavoro e lo spirito di iniziativa degli altri, con l’esempio di un Assessore all’ambiente che si precipita a scattarsi gli immancabili selfie nelle varie iniziative spontanee dei cittadini per ripulire i camminatoi a ridosso del fiume Sacco (vergognoso). Un' iniziativa, appunto, che non voleva né essere politica né essere strumentalizzata, ma che invece lo è stata. Lodiamo quindi i cittadini di Ceccano, le varie Associazioni di volontari che lavorano e si battono per una città pulita e sana, per una Ceccano che rispetti l’ambiente. Un plauso a loro, e un grande e grosso disappunto all’Amministrazione, la quale non riesce ancora a dare risposte concrete se non propaganda e chiacchiere.

 

Ceccano, 21 Aprile 202
il circolo 5 Aprile

 

 

 

 

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