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UIL: Il mercato del lavoro in Ciociaria al tempo del Covid

 

 “Crescono gli occupati ma sale il divario di genere. Più disoccupazione tra i giovani”

UilFrosinone 350 minFrosinone e la sua provincia chiudono il 2020 con 161mila occupati. Un numero in crescita di seimila unità (pari al 3,9 per cento) rispetto al 2019, quando i lavoratori e le lavoratrici avevano raggiunto le 155 mila unità. Sembra una piccola isola felice quella che emerge dal dossier che la Uil del Lazio e l’Istituto di ricerca Eures hanno realizzato su dati Istat per analizzare il mercato del lavoro nel Lazio al tempo della pandemia e che la Uil di Frosinone ha approfondito focalizzandosi sulla Ciociaria. Ma il rischio che la felicità sia sfuggente è concreto. Su scala regionale la pandemia ha infatti falcidiato 47mila posti di lavoro: per ritrovare una contrazione simile bisogna riportare indietro le lancette del tempo di ventisette anni, quando nel lontano 1994 si registrarono 49mila occupati in meno rispetto al 1993.

Escluso il frusinate, gli altri territori del Lazio hanno pagato pesantemente le chiusure, le zone rosse e le altre misure studiate per frenare la corsa del virus. I numeri sono impietosi: -2,8 per cento gli occupati nella Capitale, -1 per cento a Rieti, -0,6 a Latina e -0,3 a Viterbo. Sono state le donne ad essere più investite dall’onda lunga innescata dal covid: in tutta la regione si sono registrate 33mila lavoratrici in meno rispetto al 2019.

“Il gender gap è aumentato ovunque - spiega Anita Tarquini, Segretaria della Uil di Frosinone - ma da noi il divario di genere ha raggiunto il valore più alto del Lazio. Il tasso specifico di occupazione tra gli uomini ha raggiunto il 64,4% contro il 36,6% delle donne, con uno scarto di quasi 28 punti, peraltro in aumento di 2,4 punti percentuali sull’anno precedente”.

La ripresa occupazionale della Ciociaria è stata trainata dall’agricoltura (+14,3%) e dall’industria “in senso stretto” (+20,5%), che è riuscita così a compensare il drastico calo subito dall’edilizia (-19,7%). Segno più anche per il terziario (1,2%). SfogliandoAnita Tarquini 350 min il dossier si scopre poi che tra il 2019 e il 2020 i disoccupati di Frosinone e provincia sono diminuiti del 20,9%, passando da 25.800 a 20.400, con un calo di ben il 36,8 per cento. “Un dato che richiede attenzione - sottolinea Tarquini – perché il nostro territorio conta anche un numero molto elevato di inattivi, pari a 133 mila unità, assegnando alla Ciociaria (escludendo la provincia di Roma) il negativo primato di territorio con il più alto numero di donne e uomini che non hanno lavorato né cercato un’occupazione durante il 2020, in larga misura perché sfiduciati sulle possibilità di trovarlo”.

C’è poi la disoccupazione giovanile, salita a livello regionale al 32,2 per cento, con 2,6 punti percentuali in più rispetto al 2019. “E che tra Frosinone e provincia - prosegue l’esponente sindacale - è cresciuta del 2,9 per cento, passando da un anno all’altro dal 29,3 al 32,2 per cento. Altro campanello di allarme sono le ore di cassa integrazione: tra ordinaria, straordinaria e in deroga, sono state concesse quasi 27 milioni di ore di Cig che hanno messo al riparo dal licenziamento più di 15mila tra lavoratrici e lavoratori. E infine ci sono le richieste per accedere al reddito di cittadinanza. Oltre 30mila ciociari ne hanno percepito almeno una mensilità”.

“I numeri della Ciociaria che emergono dal dossier - conclude Tarquini - devono essere il punto di partenza per ricostruire il futuro, il dopo pandemia. Se la vocazione manifatturiera del territorio e la specializzazione di alcuni comparti ha permesso all’economia della provincia di resistere alle ricadute economiche dell’emergenza sanitaria, è evidente che su questi settori vanno concentrati gli sforzi affinché diventino sempre più innovativi e quindi competitivi. Un esempio concreto è il settore chimico farmaceutico, che è già in grado di produrre i vaccini anticovid. Un settore che, con oltre 4,4 miliardi di euro di esportazioni, rappresenta i due terzi delle vendite all’estero della provincia, contribuendo per il 40 per cento all’export settoriale della regione (per il 55,8% generato dalla vicina Latina). E se la pandemia ha penalizzato i giovani e le donne, è altrettanto evidente che su loro bisognerà concentrare gli sforzi per assicurare un futuro dignitoso a migliaia di persone. Il rischio che non possiamo correre è di sedersi su risultati parziali che però non assicurano una crescita economica strutturale”.

 

 

 

 

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Tarquini (Uil Frosinone): “Ciociaria terza provincia per contagi..."

Sindacati. UIL Frosinone

Infortuni Covid sul lavoro. Tarquini (Uil Frosinone): Numeri inquietanti nell’ultimo trimestre

UilFrosinone 350 minPer capire quanto il virus possa incidere sulla qualità della vita delle lavoratrici e dei lavoratori del nostro territorio può aiutare un numero: 471. Tanti sono stati i contagi da covid nel 2020 contratti nella Ciociaria lavorando. I numeri emergono dall’approfondimento che la Uil di Frosinone ha realizzato - elaborando i dati Inail - per fare il punto su questa specifica tipologia di infortuni durante la pandemia. “Lo scenario del nostro territorio - spiega Anita Tarquini, Segretaria della Uil di Frosinone - è inquietante: se a fine ottobre erano 185 le denunce per infezione covid, a fine novembre le stesse erano cresciute fino a 365, per poi sfondare ampiamente le quattrocento unità a fine dicembre. Praticamente stiamo parlando di 286 contagi certificati nell’ultimo trimestre, che sommati a quelli dei periodi precedenti corrispondono al 6,4 per cento di tutti quelli registrati nel Lazio”.

Da gennaio a dicembre 2020 all’Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro sono arrivate infatti dalla nostra regione 7381 segnalazioni di infezioni covid, 28 quelle divenute mortali. Due di queste sono avvenute nella nostra provincia, altrettante nel territorio pontino, 23 a Roma e una nell’area reatina. Infermieri, medici operatori socio sanitari e socio assistenziali sono state le professioni più colpite dal virus.

“Tornando alla Ciociaria - prosegue l’esponente sindacale - dal nostro approfondimento emerge che nel corso delle due ondate pandemiche le più esposte alle infezioni di origine professionale causate dal nuovo coronavirus sono state le donne con 296 infortuni censiti, 214 tra gli uomini. La fascia di età con più casi (210) è stata quella tra i 50 e i 64 anni, 179 gli eventi registrati invece tra i trentacinquenni e i quarantanovenni. Mentre le infezioni tra gli under 35 sono state 83, 12 tra gli over 64”.

“La nostra area si colloca al terzo posto per contagi accaduti sul posto di lavoro - conclude Tarquini - dopo Roma con 5863 casi,Anita Tarquini 350 min Latina (487) e prima di Viterbo (316) e Rieti (244). Focalizzandoci per un attimo sulla zona a sud di Roma, notiamo come i territori del pontino e della Ciociaria da gennaio a dicembre abbiano insieme registrato 958 denunce, mentre quelli a nord della Capitale, ovvero la Tuscia e il reatino, 560 segnalazioni. E’ molto probabile che questi numeri siano destinati a crescere per effetto del loro consolidamento. Va poi aggiunto che molte persone sfuggono alle statistiche ufficiali perché non assicurate Inail. Ma è fin troppo chiaro che in questo periodo di emergenza sanitaria lavoratori e lavoratrici stiano pagando un conto salatissimo. E questo deve spingere tutti noi del sindacato a chiedere al governo il rispetto della salute e della sicurezza sul lavoro implementando le misure di tutela. Serve quindi un salto culturale, che la Uil in tutte le sue articolazioni, dal nazionale al regionale, fino ai territori, vuole contribuire a realizzare per ridurre il più possibile i rischi che le persone si ammalino di lavoro e che di lavoro possano morire”.

 

 

 

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In Ciociaria il titolo italiano di trampolino elastico degli Allievi-1

Notizie sportive

Leonardo De Pastena riporta in Ciociaria il titolo italiano degli Allievi-1 di trampolino elastico

di Tommaso Cappella
De Pastena e Tiziana Cerroni CeccanoAncora una volta l’Acrobatic Sport porta in Ciociaria il titolo italiano, categoria Allievi1 di trampolino elastico federazione ginnastica, grazie alla vittoria di Leonardo De Pastena il quale, già nella qualificazione interregionale, si era imposto al vertice della classifica. L'allievo, allenato da Tiziana Cerroni e dal suo staff, composto da Riccardo De Pastena e Loredana Masi, porta a casa un risultato importante a dimostrazione che la società ormai, al decimo anno di fondazione e con una nuova spettacolare palestra nel Comune di Prossedi, sforna piccoli talenti e piazza a livelli nazionali atleti di alto livello. Nella finalissima in un parterre senza pubblico, distanziati e turni con ingressi contingentati, non è stato facile per il giovane Leonardo, classe 2011. Partito in leggero svantaggio, dopo un errore all'ultimo salto del suo esercizio obbligatorio, è riuscito a non perdere la concentrazione per il successivo. Un libero che gli ha permesso di salire sul gradino più alto del podio. Con le nuove regole per il Covid-19 e tempistiche ridotte dai successivi turni, la società organizzatrice ha preferito non procedere alla premiazione con la tanto attesa medaglia e inno nazionale a dimostrazione, che purtroppo il Covid-19 ha imposto regole molto rigide che cambiano profondamente anche il modo di gareggiare. Sempre nella stessa gara anche le ragazze junior si sono piazzate in finale con Arianna Marcoccia classificatasi al 6° posto, Veronica Iannarilli all’8°, Rachele Compagnone al 12°, mentre Aurora De Santis ha ben figurato alla sua seconda gara gold nella classifica interregionale.

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Arpino. Uno dei gioielli della Ciociaria

 La Ciociaria

 Qualcuno dice: "Miracolo della natura ad Arpino!

di Michele Santulli
arpinoarcoasestoacuto rett370 minArpino, Arpino, quale massima occasione perduta! Un gioiello urbanistico e storico come i più celebrati specialmente della Toscana e dell’Umbria ma con una sola pregiudizievole negatività nefasta: trovarsi in Ciociaria e, ancora peggio, nel capoluogo tra i più sgangherati e cementificati del Paese, come le statistiche annualmente confermano. Ma qui ci arrestiamo, senza importunare il sonno colposo e le malefatte o le cose-fatte-male di certi sindaci e segretari e di certi squinternati uffici tecnici, salvo le immancabili eccezioni, che si sono alternati negli anni alla non-guida della sfortunata città, come si legge guardandosi attorno.

Alle pendici di Monte S.Girolamo che si distende ai piedi di Civitavecchia e che degrada dolcemente fino alla Via Agrippa, fino a pochi anni addietro e per secoli percorso da suggestivo sentiero di comunicazione Arco-Acropoli, oggi meglio non descriverlo, si trovano solo piccoli oliveti che lo ricoprono intieramente per tutta la estensione. E in realtà in questo dolce declivio si respira e si gode una temperatura ed atmosfera particolari, senza parlare della veduta che vi si osserva. E se oggi si ha piacere ad inoltrarsi sulla cosiddetta Via Greca e ci si arresta davanti ad un cancelletto del vecchio muro intorno all’oliveto, alzando lo sguardo, di fronte e in corrispondenza, a tre-quattro metri in linea d’aria, si assiste ad un vero e proprio miracolo della natura: un piccolo vecchio pero tutto fiorito, in piena effiorescenza, fiori bianchi quali gemme preziose, già dai primi di ottobre!
Un dono impagabile della natura.

 

 

 

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Costumi: quello ciociaro e gli altri

 

 

Ciociaria

Il costume ciociaro e gli altri costumi

di Michele Santulli
Costumi ciociari 350rett minTorniamo su una pagina incredibile della Storia dell’arte e della tradizione europea. Si sa che lo scozzese, il tirolese, il bavarese, l’olandese e qualche altro sono i costumi regionali considerati più noti e sempre attuali. Eppure il solo più illustrato dalla maggior parte degli artisti europei, dai maggiori ai minori, per almeno centocinquantanni, il più conosciuto, è un altro: il costume ciociaro cioè la vestitura che gli artisti europei vedevano addosso a uomini e donne sia a Roma e sia nelle località al suo sud e naturalmente a Parigi e Londra. Pertanto avviene che tutti conoscono il costume scozzese, quello tirolese, quello bavarese, olandese ecc. e nessuno o quasi nessuno quello ciociaro, pur se infinitamente più documentato. Meglio ancora : tutti i visitatori dei musei al mondo conoscono e ammirano il costume ciociaro e la sua unicità: solo che non sanno come si chiama e dove si indossa! E qui naturalmente tocchiamo il punto dolente: come mai tale vistosa discrepanza? Come mai se ne ignora il nome? E a questo proposito rinviamo il lettore curioso al libro: IL COSTUME CIOCIARO NELL’ARTE EUROPEA DEL 1800. Naturalmente le istituzioni nazionali e ancora di più quelle locali ciociare sono state, e sono ancora colpevolmente ignave e ignare e continuano a dilapidare una realtà di richiamo universale e di sicura attrazione, a parte l’alto valore culturale: a conferma della insipienza gestionale e della completa abulia, basti prendere atto che in Ciociaria non esiste nelle istituzioni nemmeno un quadro d’epoca che illustri il costume ciociaro! Ed è detto tutto, quanto a sensibilità culturale e soprattutto a consapevolezza storica.

Laddove in Scozia, in Austria, in Baviera il costume è perfino vivo e attuale e viene indossato in ogni manifestazione pubblica o sociale, normalmente e naturalmente, consapevoli anche di rispettare e coltivare la propria memoria storica e le proprie radici, senza esibizionismi e affettazione, in Ciociaria si direbbe che si proceda all’inverso e all’incontrario: il costume ciociaro non solo non si conosce e tanto meno si indossa e fa parte della vita sociale e pubblica: non esiste! Mentre altrove è ragione di prestigio e di onore indossarlo in tutte le pubbliche e civili ricorrenze, qui in Ciociaria è onta, motivo di vergogna, tale e tanto è il livello (in)culturale. La scuola di ogni ordine e grado rappresenterebbe sempre la via maestra per a svolta, al conseguimento di tale civile finalità, qualora consapevole ed informata.

Una riprova della incivile depressione su questo argomento che attanaglia la Ciociaria in generale e la provincia di FR in particolare è venuta fuori anche l’estate passata, stagione ricca di manifestazioni e celebrazioni le più varie: e proprio nel territorio dove il costume ciociaro è nato, e non solo il costume, nella Valcomino, tutto si è commemorato e festeggiato fuorché la propria storia e la propria tradizione: è difficilmente accettabile che i Sindaci abbiano ignorato completamente e totalmente ‘la memoria’ dei propri Comuni, cioè il tessuto storico della propria tradizione, rimettendosi in toto a quanto gli organizzatori delle varie iniziative hanno proposto e fornito, senza riguardo e richiamo alcuno a tale memoria storica, a tale ‘identità’. Cioè è biasimevole, per esempio, che ad Atina o Picinisco o Gallinaro, si svolgano tutte le iniziative che si desiderano e nessuna che illustri e ricordi agli ospiti e ai turisti e agli abitanti dei luoghi stessi qualche pagina della storia o qualche personaggio particolare e quindi continuamente tenere viva la propria memoria e le proprie radici. Giustamente, di fronte a tale deplorevole insensibilità e sicuramente anche ignoranza dei fatti storici, come si può pensare alla valorizzazione del tradizionale costume?

 

 

 

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Ciociaria e brigantaggio contadino

 I briganti sono parte importante della storia d'Italia. Qui c'è una storia di Ciociaria

Briganti nel 1860 mindi Romeo Fraioli - Il brigantaggio contadino che per ben dieci anni, dal 1860 al 1870, imperversò in quasi tutto il Mezzogiorno d’Italia, rappresentò una componente rilevante sul processo di formazione prima, e di consolidamento poi, dello stato unitario italiano, che fu costretto immediatamente a misurarsi con il brigantaggio contadino. Provocato essenzialmente dalla grande delusione di vaste masse contadine che videro tradite le speranze per una rapida soluzione della questione demaniale, nel 1861 esplose in una violenta rivolta armata.

L’esercito e la guardia nazionale soffocarono parzialmente e con sproporzionata durezza la rivolta contadina che subito si trasformò, per dirla con Franco Molfese, in un brigantaggio di massa che si elevò fino al livello della guerriglia anti-unitaria e sociale. Lo stato unitario dovette ricorrere alle leggi eccezionali, allo stato d’assedio permanente e all’impiego massiccio quanto logorante dell’esercito per venirne a capo, ma al prezzo di gravi perdite di vite umane e di ingenti distruzioni di ricchezza agraria. Accanto a questo tipo di brigantaggio cosiddetto politico, si affiancò anche un brigantaggio di necessità, provocato dalla povertà dei coloni agricoli, dalla rapacità e la protervia dei nobili e dei signori, dall’ignoranza in cui versava la popolazione, dalla mancanza di senso morale, dalla corruttela negli impiegati, nella magistratura, nei pubblici funzionari. Tante volte avevo sentito raccontare dalla mia suocera di un suo nonno diventato brigante per forza, costretto a trascorrere otto anni della sua vita sulle montagne. La durata della ferma di leva allora era proprio di otto anni, un periodo lunghissimo che incideva drammaticamente sull’economia delle famiglie contadine, private così di braccia necessarie per la propria sopravvivenza. Il fatto è ben descritto dal Conte Alessandro Bianco di Saint Jorioz sul suo trattato sul Brigantaggio alla Frontiera Pontificia dal 1860 al 1863.

“A questo proposito mi cade in acconcio di dimostrare, che i cattivi risultati della leva in certi paesi, e l’aumento del brigantaggio alla frontiera non proviene sempre dall’avversione che i giovani possano avere pel servizio militare o la politica del Governo, ma che questa calamità da ben altre cause provengono. In primo luogo dirò come certa Apollonia Forte, madre di soldato sbandato e brigante Antonino, "che trovasi ancora assente (1864 n.d.r.), abbia rivelato che detto suo figlio, all’epoca dello sbandamento generale dei soldati borbonici, si ritirava a casa gravemente infermo. Poco tempo dopo essendosi pubblicato l’ordine che tutti gli sbandati dovessero marciare, onde ultimare la loro ferma di servizio nell’Esercito Italiano, ed il detto suo figlio trovandosi ancora ammalato epperciò inabile alla marcia, facevasi rilasciare, onde ritardare la sua partenza di qualche giorno, una dichiarazione dal medico curante, il quale gli suggeriva di presentare tale fede medica al signor Modesto Pompei, segretario del Municipio di Pico, onde venisse trasmessa a chi di dovere per legalizzare la sua assenza. All’atto della presentazione di detta fede il signor Modesto Pompei le avrebbe risposto: Tuo figlio farà il soldato quando la mia testa cadrà per terra, e statene pur certa che non marcerà, ma io non voglio perdere il frutto delle mie fatiche e de’ miei disturbi; facendole con queste parole capire, che egli voleva qualche regalia in compenso dell’esenzione dal servizio militare che avrebbe procurato a suo figlio Antonino. A tale promessa la suddetta Apollonia Forte fu sollecita di portare al detto signor segretario dieci uova, del cacio e venti così dette muzzacelle (sorta di cacio fresco). Non contento di questo mandava dire alla predetta, che sarebbe suo figlio arrestato se non gli portava altre cose; e costei per quiete sua e del figlio gli portò mezzo tomolo di grano, che detto Modesto Pompei non volle accettare dicendole che egli non era un pellegrino per andare alla questua. Allora l’Apollonia Forte aggiunse un altro tomolo di grano e così oltre al su accennato le veniva estorto un tomolo e mezzo di grano; e non tralasciava egli di lagnarsi ancora col dire che se gli avesse regalato cinquanta piastre, non gli avrebbe dato niente di troppo, in confronto del servizio che gli rendeva: ma protestando costei di essere povera e non poter dar altro, venne licenziata coll’ingiunzione di non far parola con chicchessia dell’avvenuto. Qualche tempo dopo suo figlio Antonino vedendo che, malgrado le promesse fatte e le regalie, veniva non ostante chiamato sotto le armi, indispettito di vedersi in cotal modo gabbato fuggì, e datosi alla montagna è a tutt’oggi ancora latitante”.

Nel registro dal titolo: Briganti e Squadriglieri nella Provincia di Frosinone, conservato presso l’Archivio di Stato di Frosinone, Direzione di Polizia, Antonino Forte detto Sportaro di Domenico di anni 24, nato a Pico, di professione contadino, risulta essere affiliato alla banda Conte. Dopo la morte di quest’ultimo è certo il suo passaggio alla banda Sergio come si rileva da atti di processi politici e brigantaggio, conservati presso l’Archivio di Stato di Caserta. Giovanni Sergio con la sua banda di briganti scorazzava nel 1862 il territorio di Fondi, Pastena e Pico, proprio al confine tra la provincia di Terra di Lavoro e lo Stato Pontificio. Tornato indenne dopo otto anni di brigantaggio alla vita comune dei campi, Antonino Forte sposò Mariuccia, da cui ebbe ben 17 figli. L’ultima di questi, Ascenza Forte, deceduta nel 1991, è stata di questi fatti spesso ammirata narratrice.

 

 

 

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M5S e fermate Alta Velocità in Ciociaria

 M5S. "A distanza di circa un anno si realizza nostra proposta"

M5S logo minRoma, 23 aprile – “Apprendiamo con favore la notizia del protocollo siglato oggi da Regione, Ferrovie dello Stato e Ministero dei Trasporti che porterà, tra le altre cose, l’Alta Velocità in provincia di Frosinone, annunciata per la prossima estate, così come proposto in una nostra mozione del 10 luglio 2019 a prima firma di Loreto Marcelli. A distanza di circa un anno siamo felici di vedere finalmente concretizzarsi il progetto da noi promosso. Un segnale di speranza in un momento difficile in cui lo stop delle attività e degli spostamenti legati all’emergenza sanitaria covid-19 ha messo a dura prova cittadini e territori”.

Così in una nota i consiglieri regionali M5S del Lazio. “Si tratta di un progetto che, soprattutto se affianciato ad una capacità di visione di medio-lungo termine e a un lavoro di coinvolgimento delle comunità locali, può rappresentare uno strumento di sviluppo del territorio, sotto diversi profili – spiega il consigliere regionale 5stelle, Loreto Marcelli – Penso ad esempio al rilancio dell’economia locale, dall’aumento del valore immobiliare ai benefici sul turismo legato alle bellezze naturalistiche, paesaggistiche e culturali della Ciociaria. Così come le ripercussioni positive sulla mobilità lungo la tratta da e verso Roma, i cui tempi di percorrenza saranno notevolmente ridotti. Finalmente un segnale di attenzione per la provincia di Frosinone, che possa rappresentare un primo passo di un piano di azioni condivise per la valorizzazione delle tante potenzialità del nostro territorio”.

 

 

 

 

Modulo nuovo di Autocertificazione per ottemperare alle disposizioni dell'emergenza coronavirus da SCARICARE, STAMPARE e COMPILARE

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Le "Sardine" anche in Ciociaria

la ciociaria non si lega 1 dic 19 400 mindi Valentino Bettinelli - Un caldo sole di mezzogiorno ha accompagnato le Sardine ciociare accorse domenica mattina a Frosinone. Piazza Giuseppe Garibaldi è stato lo scenario perfetto per la pacifica manifestazione del capoluogo. Un nutrito numero di donne, uomini, e anche tantissimi tra bambine e bambine, hanno colorato la mattinata spenta del centro storico frusinate.

Tra cori e tante piacevoli ripetizioni del canto di “Bella ciao”, il popolo delle Sardine ha mostrato la sua presenza anche in ciociaria. Al grido di “La Ciociaria non si Lega”, i tanti manifestanti hanno contestato l’incessante crescita del clima di odio e razzismo, imperante in Italia. Imbarbarimento socio-culturale che ha un responsabile, la Destra sovranista e oscurantista, guidata dal duo Salvini-Meloni. Proprio richiamando i valori democratici e antifascisti della nostra Costituzione, le Sardine ciociare hanno mosso i loro primi passi nel panorama locale. Da sottolineare un forte afflusso di quella che è meglio nota come società civile; dall’operaio, al professionista, dalla casalinga all’imprenditrice, dai docenti agli studenti. Un mare multiculturale, dove le classi vengono rappresentate nella loro totalità, raffigurando un quadro eterogeneamente colorato, dove la presenza in piazza rappresenta la pennellata d’artista di una popolazione stufa di cedere alla paura del diverso e all’odio.la ciociaria non si lega 1 dic19 350 min

Apprezzabile anche il richiamo, in occasione della ricorrenza annuale, alla sensibilizzazione sul tema dell’HIV. È sempre importante che iniziative di tale portata sociale siano utili ad informare su tematiche trattate sempre con molta sufficienza, soprattutto tra le più giovani generazioni.
La risalita della corrente dell’odio delle Sardine ciociare è iniziata. Continuare a manifestare, scendendo in piazza e mostrando a tutti i nostri valori, è un imperativo categorico per tutto il popolo del centrosinistra italiano. Anche i partiti svolgano il loro compito con capacità; è necessario intercettare le richieste di migliaia di italiani che non si sentono rappresentati dai sovranisti dell’ultim’ora, ma che allo stesso tempo cercano leader in grado di accompagnare la loro risalita, in direzione ostinata e contraria a quella intrapresa da una parte di Paese che a loro non appartiene.
È giunto il momento di essere Sinistra e rivendicare i valori che sono il fondamento della nostra Repubblica. Le piazze, compresa quella di Frosinone, hanno indicato la strada. Adesso sta a chi può smuovere ancora di più le acque; è l’ora di Agire e non solo di parlare con filosofie poco accattivanti.

La Ciociaria, come gran parte d’Italia, non vuole legarsi e non vuole abboccare all’amo dei fascisti di oggi. Andare avanti insieme è l’unico modo per riuscirci.

 

 

 

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Ma c'è vita in Ciociaria fra alleati di governo?

Sala del Consiglio MinistriIn questo autunno, La7Tv ci ha riproposto stralci del film Fahrenheit 11/9. Documentario del 2018 scritto e diretto da Michael Moore che riprende un tema caro al regista: le elezioni presidenziali negli Stati Uniti d'America del 2016, già documentate nella sua precedente pellicola “TrumpLand” per raccontare l’avvio della presidenza di Donald Trump.

 

  1. Sentirsi popolo
  2. Il Governo Conte Due
  3. Al PD bisogna chiedere

Sentirsi popolo

Nel film si parte da un grave e inoppugnabile scandalo, quello della crisi dell'acqua di Flint (città del Michigan negli Stati Uniti), gravemente contaminata dal piombo che provocò una spaventosa diffusione di “Saturnismo”, malattia causata dalla corrosione delle antiquate tubature dell'acqua per colpa del malgoverno di politici senza scrupoli, che hanno messo in grande pericolo la salute di migliaia di bambini del Michigan. Moore si chiede come sia possibile uscire dall'attuale situazione politica e vede una possibile risposta per un riscatto nazionale nei movimenti giovanili sorti in seguito al massacro alla Marjory Stoneman Douglas High School e che rivendicano il controllo delle armi.

Si tratta di due drammatici spunti che tuttavia permettono a Moore di documentare una lunga teoria di iniziative popolari di movimento e partecipazione. Il film infatti si dipana attraverso la rappresentazione di numerosissime interviste ai promotori dei più svariati movimenti, fra di essi ce n’è uno che afferma convintamente “senza individuazione dei disagi e senza l’organizzazione della rivendicazione per superarli non c’è speranza di futuro”.flint acquainquinata nelle case 400 min
Mi scuso per questa lunga premessa introduttiva che mi è sembrata importante per porre una questione costantemente dimenticata e trascurata dai partiti, dagli organi di stampa, insomma dal dibattito corrente che cerca le cause della crisi politica e istituzionale italiana e non solo, dappertutto, meno dalle cause che la generano. Si parla di democrazia interna ai partiti (importantissima), di metodi di comunicazione (molto sofisticati oggi), di simpatia e antipatia dei protagonisti, della spettacolarità delle iniziative, ma mai si domanda di cosa soffre la gente che non si riconosce nelle scelte di chi governa e perché.
L’huffingtonpost.it di qualche giorno titolava «la rabbia non risparmia più nessuno” Taranto, operai totalmente disillusi. Non si fidano di Conte, né di Emiliano. "Dov'è Di Maio, il garante dell'accordo?"».

Vale ancora la constatazione fatta da tanti osservatori una manciata di settimane fa: lo scenario politico è cambiato? E’ diverso dall’imbarbarimento politico sollecitato da.
Ad esempio, l'atteggiamento verso i migranti è in parte cambiato, non vengono più tenuti in ostaggio sulle navi. Il meccanismo è ancora approssimativo e fragile ma forse siamo vicini alla svolta tanto attesa: accoglienza, regole per il flusso dei migranti, nuovo contesto europeo. Conte ha incontrato i sindacati dopo anni di sostanziale ostracismo. È andato in queste ore nell’inferno dell’Ilva, dando un segnale di comportamento nuovo.
Anche con l'Europa il clima è cambiato. (per continuare a leggere. Vai in alto sotto la foto grande e clicca sul titolino successivo)

 

Il Governo Conte Due

La composizione del governo e il suo programma non destano grandi entusiasmi. Anzi è bene guardare ad occhi aperti i difetti e i pericoli della situazione, per evitare di ritrovarci a regalare tra qualche tempo a Salvini una vittoria immeritata. Tuttavia, un conto è vedere con lucidità i limiti del secondo governo Conte, altro è lavorare per logorare la nuova maggioranza.

Oggi la crisi drammatica dell’Ilva è la causa scatenante del manifestarsi di quale sia la fragilità di questa maggioranza di governo (M5S-PD-LEU-ItaliaViva). Una città avvelenata dalle polveri sottili con tre funerali a settimana, spesso di giovani e giovanissimi e 20.000 lavoratori-cittadini che rischiano di perdere il lavoro richiedono una grande capacità di governo, di senso politico, di abnegazione per il bene comune.
E’ chiaro quanto vale l’Ilva? Non solo una città avvelenata, 20.000 posti di lavoro persi e famiglie sul lastrico, ma un colpo mortale al sistema industriale italiano che è prevalentemente manifatturiero e ha bisogno di acciaio. Questo significa l’Ilva oggi.

Come ci stanno i partiti in questa maggioranza? Non bene a osservare l’eccessiva conflittualità. Essa è un danno sicuramente ma non è la causa del male. C’è un variegato mondo insoddisfatto della soluzione di governo (preferiva la Lega al governo?) che sembra avere oggi simpatie per quanti escono dal Pd, vagheggiando alternative, da Calenda a Renzi . La continua inesauribile polemica non è la causa delle difficoltà fra alleati, è la mancata individuazione consapevole del pericolo e delle cause del disagio.Governo conte dimaio franceschini speranza governo pd m5s leu 400 min
Qualche domanda va rivolta al PD: questo partito che sta tentando di mostrarsi serio, può pensare che il suo ruolo sia solo quello di pensare ai conti di bilancio che tuttavia in questa circostanza sono assai importanti? Parlare di aver scongiurato, meno male, una tassa IVA sul nostro groppone di ben 23 miliardi non basta. Si rischia così di apparire, a chi soffre, solo per quelli che hanno buoni rapporti con una UE che poi non sembra molto intenzionata a cambiare. Bene non essere isolati come ci aveva condannato Salvini, ma qui in Italia bisogna trovare soluzioni ai drammi della mancanza di lavoro, di una sanità sempre più privatizzata e perciò costosa e per pochi, quindi, di una mobilità individuale su strade disastrate o pubblica efficiente solo per i ricchi e… se si vuole si può continuare. I costi di vita in questa Italia sono quelli di un paese per i più ricchi e che premia l’egoismo privato. Lo scontro Calenda-Telese non è solo colore da talk show in cui i presenti sono sollecitati a tifare per il liberista. Sono due idee di mondo, che come sanno e possono si scontrano, ma lo scontro è vero.

Il silenzio di questo PD è preoccupante, perché nessuno più lo interpreta come “garbo istituzionale” ma è visto come mancanza di idee e proposte e, soprattutto, lontananza dai cittadini e dai territori. Altro che leader!
Il governo sarà effettivamente capace di andare oltre le buone maniere e di intavolare un dialogo positivo non solo con i sindacati ma con i soggetti sociali in generale? Questo vorrebbe dire introdurre novità sociali rilevanti, nuove priorità dell'azione di governo, impegni forti su investimenti e occupazione, diritti di chi lavora. Bene, ma il PD è capace di stare nella protesta, anzi di promuoverla, non contro il governo, ma per condividere con la gente, il popolo le difficoltà e trovare insieme le possibili soluzioni (vedi il film di Michael Moore vecchie verità riaffermate in forma nuova). Non se ne può più di suggeritori di buone maniere e di fair play o anche solo di corrette metodologie. Sono tutte astrazioni. Il funzionamento della democrazia italiana è decisivo e la partecipazione attiva e costante rappresenta il miglior contrassegno della sua qualità ed efficienza. (per continuare a leggere. Vai in alto sotto la foto grande e clicca sul titolino successivo)

 

Al PD bisogna chiedere

Ma ancora al PD bisogna chiedere: Che fa nei territori? Qui in provincia di Frosinone non c’è segno di vita. Ma quanta inerzia! Non solo del PD.
La destra ciociara è la più condizionata da Casa Pound (Sora, Anagni, Frosinone). C’è solo l’ANPI in campo. Dopo la vergognosa astensione sulla Mozione Segre che ha indignato tutto il mondo, come si può dimenticare che la destra, qui, in questo territorio ha il 57%? Il frusinate è ammalato gravemente di disoccupazione. Diritti del lavoro mortificati o peggio negati e disoccupazione che si cronicizza sono le manifestazioni anticipatrici di ben più gravi difficoltà e rischi che impongono di non minimizzare le minacce autoritarie. La nostra politica locale fatta di partiti che stanno al governo del Paese e della Regione che fa? Luigi Carlini qualche giorno fa con amarezza franca e genuina denunciava: «Ogni territorio in crisi ha il suo parlamentare che tira l'acqua al suo mulino, invece da noi vengono a farsi i selfie. Non è che la "coperta" è sempre corta e il denaro lo mandano alle altre aree di crisi complessa più virtuose, cioè dove politici, sindacato, comuni e tutte le istituzioni fanno squadra per proteggere il proprio territorio e nella nostra area di crisi complessa FROSINONE/RIETI c'è un tale disimpegno che si rischia la chiusura del "rubinetto?» Chi è pronto a impegnarsi per dimostrare il contrario?Provincia Fr 350

La nuova maggioranza di governo quale dialogo ha innescato fra le forze politiche che qui in provincia la rappresentano? Nessun dialogo.
Soltanto ieri un segnale, che non so definire, giunge da un incontro fra due deputati del M5S Luca Frusone e Enrica Segneri e il presidente dell’Asi. Nel comunicato reso pubblico si parla di «Favorire un nuovo modello con al centro la Green economy e la nuova strategia del governo per la realizzazione del green new deal, così come lo sviluppo dell’Economia circolare come traino per il rilancio del Paese sono stati i temi affrontati inizialmente.» Che senso ha discutere di temi politici prioritari fra soggetti non egualmente abilitati a proporre e definire programmi e scelte che appartengono alle forze politiche, ai sindacati ed alle Istituzioni? Fa una brutta impressione questo incontro che si fa interpretare per l’inizio di un “dialogo” con una fetta di partito o meglio fra fette di partiti anziché con l’intero quadro delle forze politiche impegnate nel Governo del Paese. È un incontro privato? Mai visto che rappresentanti di partiti non incontrano i loro omologhi in un quadro di alleanze di governo per affrontare delle “novità”?
Se questi sono argomenti per provare ad affrontare seriamente la crisi, proporre politiche attive per il lavoro perché partiti, sindacati, associazioni attraverso i loro organi rappresentativi non si assumono la responsabilità di svolgere pubblicamente un confronto e dare il via ad un nuovo dialogo fra loro e con i cittadini?
TUTTI, INTORNO AD UN TAVOLO PUBBLICO

 

 

 

 

 

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6 punti per una "mozione" sui rifiuti in Ciociaria

discarica cerreto 350 260di Gaetano Ambrosiano* - Chiediamo ed inoltriamo all'attenzione dei Sindaci della Provincia ed in Primis alla persona del Sindaco Nicola Ottaviani che al momento ci è sembrata la persona più lucida riguardo le problematiche nella gestione del rifiuto, questo al di là delle ideologie politiche, quale massimo rappresentante del capoluogo la valutazione e considerazione di un concetto elementare principio di responsabilità secondo cui ogni territorio ha il dovere di “chiudere” il ciclo dei propri rifiuti sul territorio stesso, senza scaricarne i costi su altri territori. Non si può infatti fare i virtuosi con gli inceneritori degli altri, come fanno diverse province e regioni italiane. Ed allo stesso modo questo diritto dovrebbe essere rispettato dalla nostra provincia nei confronti di altre le quali per loro inadeguatezza nel risolvere il problema a breve trasporteranno parte dei loro rifiuti alla SAF - Società Ambiente Frosinone.

Disponendo nel concetto di principio a difesa di un territorio già di per se devastato da uno stato ineccepibile nel suo essere inquinato, a maggior veduta dagli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto il fiume Sacco. Chiediamo che i Comuni mettano a voto il divieto e non consenso al conferimento dei rifiuti provenienti dalla Provincia di Roma questo a tutela del nostro stato di salute del territorio ma anche in quello che deve essere un inizio del non cadere in una pericolosa programmazione di una industrializzazione del rifiuto che a quanto pare sia l’obiettivo di alcuni indirizzi provenienti dalla politica. Il divieto di importazione va dunque assolutamente mantenuto. Ma il principio di responsabilità vale anche per chi lo proclama. Insomma: accanto al divieto di importazione, per la Provincia di Frosinone dovrebbe anche valere il divieto di esportazione dei propri rifiuti verso territori esterni. Tale divieto non vale naturalmente per i materiali recuperati nella raccolta differenziata e avviati al riciclo e al riutilizzo, anche attraverso la loro trasformazione in altro tipo di materiale. Vale invece assolutamente per il deposito in discarica e per lo “smaltimento” attraverso trattamento termico, cioè attraverso incenerimento, sia in inceneritori che in cementifici o altro. In questo caso si tratterebbe semplicemente di “esportare l’inquinamento” provocando emissioni in altri territori. Questo contraddice il principio di responsabilità, che va applicato in un’ottica globale. Sarebbe politicamente e eticamente ipocrita avviare a discarica o incenerimento all’esterno della provincia rifiuti di cui noi siamo responsabili.

Per questo al ciclo dei rifiuti va applicata la “verità dei costi ambientali”.

Negli ultimi tempi sono apparse sulla stampa diverse affermazioni secondo le quali rifiuti della nostra provincia, addirittura raccolti inizialmente negli appositi contenitori verrebbero poi comunque mischiati non rispettando il codice dei rifiuti, come ci vediamo costretti ad esportare l’umido per mancanza di servizio e questo con aggravio dei costi per la comunità e su questi fatti crediamo vada va fatta assoluta chiarezza al contrario di quelle che sono le dichiarazioni del Sig.Buschini, già Ass.Ambiente Regione Lazio e attualmente Presidente del Consiglio della stessa, a cui ricordo che l'esportazione dell'organico con aggravio di costi per i contribuenti è dovuto ad una incapacità nella programmazione di gestione dell'impianto della SAF , che come testimoniato dal programma Report era sotto infrazione dalla comunità Europea per non avere a norma la gestione dell'impianto riguardo il trattamento dell'organico.

Ma tengo a precisare che è dal 2012 che la Regione Lazio non attua un piano rifiuti per la nostra Regione e che nelle ultime gestioni dell'impianto SAF,parliamo di almeno due anni nell'ordine di tempo, provenivano da Roma circa 300tonnellate giornaliere da Roma che paradossalmente da quello che oggi leggiamo sull'informazione i Sindaci nell'assemblea avevano votato si al conferimento con molti sindaci del Partito Democratico che oggi gridano all'allarme rifiuti. La discarica di Roccasecca in località Cerreto aveva fatto domanda e ricevuto il via circa due anni fa un autorizzazione ottenuta dalla domanda in circa 20 giorni, come Zingaretti aveva concesso finanziamenti per circa 12milioni di euro per il revamping del Termovalorizzatore di Colleferro per poi cederlo in una vendita a ribasso, onestamente tutta questa grande attenzione nelle problematiche della Valle del sacco non c'è ma leggiamo una politica nel pieno dell'ipocrisia e dell'ignoranza nella conoscenza della problematica. Ora cercheremo di capire il ruolo nel Presidente della Provincia Pompeo se arriveremo a dei fatti concreti o ai soliti tavoli di incompetenza assoluta come ci hanno dimostrato negli ultimi 10 anni non parliamo di qualche mese ma di 13 anni se consideriamo il fatto delle mucche e di circa 40 se valutiamo il dramma della valle del sacco. Come anche vorremo sapere quando verranno bonificati tutti i siti industriali dismessi e se possibile avere conoscenza nello stato dei depuratori ASI anche se il Presidente DeAngelis e' più interessato ad una vocazione manageriale commerciale che Industriale come dovrebbe essere nelle sue competenze, il cortocircuito in quelli che sono i ruoli degli ENTI è sempre più profondo.

Per tutti questi motivi chiediamo una mozione di riferimento nei seguenti punti:


1) Di porre un divieto all’introduzione di Rifiuti da altre Province.

2) Che venga progettata e programmato un piano Rifiuti in quella che viene chiamata la Sostenibilità Circolare del rifiuto Urbano.

3) Che si dia conoscenza in modo dettagliato di quanti rifiuti e di quale categoria vengono attualmente esportati verso territori esterni alla provincia in codici e quantitativo per essere alla fine avviati a discariche, incenerimento o qualsiasi altro tipo di smaltimento (ad eccezione di quelli che entrano nel riciclaggio e vengono trasformati in altri prodotti) in impianti sia pubblici che privati.Tra i rifiuti da considerare: fanghi, impurità da raccolta differenziata (soprattutto plastiche, e se sì, di che tipo), quote di rifiuto organico che non riescono a trattare i nostri impianti, e qualsiasi altro tipo di frazione) e che sia data conoscenza nei quantitativi (produzione) e trattamento (capacità) dei rifiuti industriale nella produzione e procedura di conferimento sia di tipo consortile che privata.
4) Si richiede inoltre di indicare le quantità con un criterio omogeneo che coinvolga l’intero territorio, nel modo di consentire di farsi un’idea precisa di quanti e quali rifiuti “esporti” la provincia di Frosinone in un significativo lasso di tempo.
5) Se possibile, si chiede anche di indicare i costi economici di questi smaltimenti, sia che ricadano a carico di privati che di enti pubblici, nostri o esterni.
6) E se esiste, oltre le parole, il progetto di riqualificazione dell'impianto SAF una società partecipata con un assemblea di Sindaci che sono eletti dal popolo residente nella provincia di Frosinone con tutto il diritto di essere a conoscenza ed informati nello stato delle cose e che si torni all'audizione pubblica nell'assemblea dei Sindaci la SAF non è e non cade in una gestione privata.

Ed Inoltre la Regione quando avrà intenzione di avviare un concreto Piano dei Rifiuti con lo smantellamento dei vecchi inceneritori oramai obsoleti nella tecnologia e nello smaltimento delle discariche presenti sul territorio con il ripensare oramai come avviene in tutta Europa in un reale ciclo chiuso dei rifiuti con l’ausilio delle nuove tecnologie imperanti ad impatto zero.

 * *Segretario provinciale di Art 1

 

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