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Unire le lotte contro disoccupazione ed emarginazione in Ciociaria

500giorniperavere giustizia 350 260di Luciano Granieri - Venerdì 28 agosto organi di informazioni e istituzioni locali, sono state invitate presso la tenda dei lavoratori della ex Multiservizi per essere informati sulla situazione della loro estenuante lotta. All’incontro era presente anche una delegazione del Comitato Vertenza Frusinate . Un movimento organizzato da lavoratori licenziati ex dipendenti di alcune fabbriche della Provincia fra cui la Videocon, la, Marangoni, la Tekna.

Si è naturalmente notata l’assenza di consiglieri e assessori comunali, ma credo che nessuno si aspettasse una loro massiccia presenza. Siamo alla fine di una calda estate e per le maestranze della ex Multiservizi, giunte ad oltre 500 giorni di presidio sotto la tenda montata davanti al Comune di Frosinone, le novità sono poche o nulle. Nonostante sentenze favorevoli ai dipendenti - inerenti ad anomalie nei contratti stipulati dal Comune con le cooperative di tipo B che si stanno occupando di quei servizi, una volta erogati dalla Multiservizi - nonostante la disponibilità di altri Enti, (Comune di Alatri, Regione, Provincia, una volta precisatene le competenze) a costituire una nuova società in grado di riassorbire i lavoratori in presidio sotto la tenda, il sindaco di Frosinone Ottaviani, si rifiuta categoricamente di ottemperare ai suoi doveri di Capo dell’Ente consistenti nell’assicurare la dignità di un lavoro a cittadini che prima la possedevano e che oggi, anche grazie a lui, l’hanno persa.

Di queste problematiche si è discusso presso la tenda diventata ormai un'icona della lotta alla disoccupazione nella nostra Provincia. Non solo i lavoratori della ex Multiservizi reclamano la dignità di un lavoro, ma altre 115.000 mila persone, nel territorio, sono costrette a condurre una vita di umiliazione perché disoccupate. Una piaga che riguarda tutte le categorie produttive, dall’industria, ai servizi, al terzo settore. Una piaga locale figlia però di una dinamica globale e perdurante da diversi decenni.500 giorni per avere giustizia

La costante e devastante depredazione da parte del capitale finanziario dei redditi da lavoro, l’appropriazione indebita sempre maggiore delle risorse derivanti dai salari dirottate al profitto finanziario, stanno creando miseria, povertà e umiliazione presso la classe lavoratrice in tutta la Nazione. La Provincia di Frosinone non fa eccezione, anzi è uno dei territori più flagellati.

Anche qui, come nel resto d’Italia, è iniziato l’assalto del capitale finanziario ai pubblici servizi. Non potendo dissanguare ulteriormente le attività tese a produrre merci, la voracità di lobby e multinazionali sta puntando alla messa a profitto dell’erogazione di servizi essenziali per la collettività. Acqua, sanità, trasporto pubblico, energia, sono il bottino da sottrarre al pubblico controllo e far fruttare come galline dalle uova d’oro, producendo così il deterioramento dei servizi e l’aumento smisurato di bollette e tariffe. Quelle stesse bollette incubo di chi, essendo disoccupato, non sa come pagare, e neanche può curarsi in caso di malattia. Corresponsabili della svendita dei servizi pubblici ai privati sono gli Enti, i sindaci, i Presidenti di Provncia e Regione. L’incondizionata resa della maggioranza dei sindaci della Provincia, a cominciare da quello del Capoluogo, alle prepotenza di Acea, all’imposizione di un atto aziendale della Asl che favorisce l’espandersi della sanità privata, è una prova eclatante di quanto sostenuto.

A queste problematiche complesse non possono rispondere solo i lavoratori della Multiservizi, pur indomiti nella loro permanenza sotto la tenda. E’ necessaria una mobilitazione globale di tutti: disoccupati, precari, studenti e lavoratori. Ecco perché venerdì 28 era presente anche una delegazione del Comitato per la Vertenza Frusinate. Anche i membri di questo comitato hanno manifestato, occupato autostrade, sono saliti sui tetti per difendere il proprio posto di lavoro. Nonostante ciò, nonostante l’impegno preso dai diversi politici locali per la risoluzione positiva della loro lotta, la condizione di questi lavoratori è più o meno la stessa di quelli della Multiservizi.

E’ quindi emerso chiaramente come la lotta per la difesa dei diritti, il lavoro innanzi tutto, deve essere il più possibile partecipata e condivisa. Gino Rossi del Comitato Vertenza Frusinate e Paolo Iafrate dei lavoratori della ex Multiservizi, hanno annunciato l’inizio di un percorso comune per tentare di scardinare il giogo della disoccupazione che attanaglia il nostro territorio. L’unione di queste lotte è un fatto estremamente importante perché si proietta verso un fronte rivendicativo più ampio e in grado di aggregare altri movimenti, associazioni e cittadini . Ulteriori incontri sono stati pianificati volto ad organizzare iniziative di lotta più incisive, a partire da una manifestazione contro i sindaci della Provincia i quali, oltre a regalare i servizi pubblici alle lobby private, non hanno mosso un dito in difesa del lavoratori licenziati, anzi, nel caso di Nicola Ottaviani la causa dei licenziamenti viene proprio dalla volontà del Primo Cittadino del Capoluogo. La speranza è quella di riuscire ad ottenere risultati tangibili grazie all'impegno congiunto di tutti i disoccupati della Provincia.

Di seguito il link alla pagina di Aut-Frosinone su cui l'articolo è stato pubblicato http://aut-frosinone.blogspot.it/2015/08/unire-le-lotte-contro-disoccupazione-ed.html?spref=fb

 

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Occupazione: Ciociaria maglia nera. Urge vertenza territoriale

bandiere pcdi 350 260dal PCdI Frosinone - I dati relativi all'anno 2014 della disoccupazione nel Lazio sono drammatici: 329.000 cittadini senza lavoro, con un aumento dell' 8,7% rispetto al 2013, ovvero, in numeri assoluti, 26.300. La provincia di Frosinone riporta un 27,5% di rispetto al 2013. E' la maglia nera del Lazio. La nostra provincia vanta il triste primato nel Lazio anche per quel che riguarda l'occupazione femminile. Se a ciò si aggiunge che i redditi delle famiglie non tengono il passo con l'inflazione, allora è inequivocabile constatare che la provincia si sta impoverendo. Gli ultimi dati dimostrano che, nel 2014, il reddito delle famiglie è diminuito dello 0,9%, provocando la perdita del potere d'acquisto in modo consistente. Siamo in presenza di un crollo economico della nostra provincia rispetto ad altri territori del Lazio. Noi comunisti vogliamo mettere al centro del dibattito politico la crisi del nostro territorio che è drammatica. Solo l'intervento pubblico può dare una scossa per ripartire. In questo quadro è importante costituire una vertenza territoriale che possa ridare una speranza ai giovani che, con la disoccupazione giovanile al 50,2%, è stata loro tolta la speranza del futuro.

Le politiche del governo si sono dimostrate errate, profondamente ingiuste e totalmente inefficaci. Noi comunisti proponiamo che la Regione Lazio metta la centro del suo programma di sviluppo economico la nostra provincia, con un piano provinciale che dia slancio al turismo e all'ambiente. Che sappia agevolare l'accesso al credito, favorire lo sviluppo nell'agricoltura attraverso la valorizzazione dei prodotti tipici, della ricerca tecnologica per nuovi prodotti per i nuovi mercati. Le risorse si possono e si devono trovare nella riduzione della spesa regionale attraverso la creazione di una struttura regionale molto più snella ed efficiente.

Il segretario provinciale del Pcdi, Oreste Della Posta

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La Resistenza diffusa. Anche la Ciociaria ha i suoi caduti

3martiritoscani 6gen14Il brano che segue è stato letto per la prima volta a Frosinone presso Il Centro anziani Messia, il 27 gennaio 2014 in occasione della giornata della Memoria. E' importante per le nuove informazioni che contiene, sconosciute ai più, ma anche perchè è un'anticipazione di un nuovo libro che Lucia Fabi e Angelino Loffredi stanno per dare alle stampe e unoetre.it è onorato di essere il primo a pubblicare questi nuovi approfondimenti della nostra storia locale che contengono passi molto toccanti, di grande umanità.

di Lucia Fabi e Angelino Loffredi - Uccisioni tedesche in Ciociaria. 

Il 27 gennaio del 1944 nelle contrade Farneta e Campogalliano di Castro dei Volsci gli abitanti del luogo alle ore 9 vedono arrivare alcuni soldati tedeschi su carri ippotrainati. Vengono per razziare paglia e fieno. Sono accompagnati da un delatore ceccanese, lo stesso che li ha accompagnati anche in altre contrade. Costui viene riconosciuto, colpito a bastonate e preso in ostaggio. Gli stessi tedeschi, pochi in verità, intimoriti da una reazione imprevista, numerosa e decisa guidata da Margherita De Carolis recedono dai loro propositi e tornano al presidio.
Il mattino seguente il comandante del presidio stesso ordina la rappresaglia, inviando sul luogo circa 40 armati con l'ordime di uccidere il primo uomo incontrato nella località. La vittima è Nicola De Giuli, guardia di finanza, colpito da una scarica di mitra sull'uscio della propria abitazione. Mentra la mamma corre in suo soccorso i tedeschi approfittano per entrare nella casa e asportarne tutto quello che c'è da mangiare. Ferito, il De Giuli viene portato presso l'ospedale di Alatri, dove rimane 5 giorni. Viene riportato a casa ove muore il 3 febbraio.
Nella stessa giornata i germanici completano la rappresaglia uccidono la responsabile della ribellione Margherita De Carolis con un colpo di pistola.
Sempre a Castro dei Volsci, il 30 gennaio il campo di azione delle ruberie si sposta in contrada Camarone. La popolazione in allarme, di fronte all'ennesima razzia reagisce questa volta a colpi di fucile ferendo lievemente un maresciallo e in modo grave un soldato semplice.
Immediata scatta la rappresaglia che porta all'arresto nella stessa località di sette persone.
Nelle stesse ore simile rappresaglia avviene nelle campagne di Ceprano
A Ceprano il rastrellamento tedesco scatta alle 5 di mattino in contrada Monticelle, zona posta al confine fra Falvaterra e Ceprano. E' la feroce reazione ad un fatto accaduto due giorni prima in quel territorio.
Procediamo con ordine: il 28 gennaio i tedeschi rastrellano 18 bovini. I contadini reagiscono anche con le armi. Capitanati da Franco Valeri, aspettano i tedeschi vicino alla passerella posta sul Sacco. Questi sottoposti ad un fuoco di sbarramento, abbandonano il bestiame prima e poi alzate le mani si arrendono. Tutti, compreso un ferito, comunque dopo una discussione fra i contadini, vengono lasciati liberi. Due giorni dopo 200 tedeschi all'alba provenienti anche da Pastena chiudevano in una morsa tutta la zona. Pochi contadini riescono a fuggire e fra questi Franco Valeri ma i bovini di nuovo vengono razziati, tutte le case messe a soqquadro, qualcuna bruciata e tutti gli uomini arrestati.

Rocco Rossi arricchisce di altri importanti particolari il rastrellamento alle Monticelle e i vari momenti della giornata del 30 gennaio " Alle 5 di mattino i tedeschi avevano circondato la zona e radunato circa 80 persone. Poi i prigionieri furono caricati su dei camion e portati verso Via Ripi, e li furono reclusii in un campo,( Convento dei Carmelitani ) messi in fila e "selezionati": in pratica veniva fatto un cerchio in fronte con una matita a quelli che secondo i soldati erano stati in qualche modo coinvolti nell'episodio del giorno prima. Tra questi c'ero io e mio fratello Francesco, mentre un altro mio fratello Arduino nato nel 1915 non fu marchiato: Francesco fu direttamente incolpato di far parte del gruppo che aveva attaccato i tedeschi, mentre probabilmente era stato soltanto visto alle Monticelle da qualche soldato che vedendo una volto "noto" forse lo aveva scambiato con uno degli assalitori anche perché in effetti Francesco somigliava ad uno degli assalitori;io invece fui marchiato perché avevo lavorato per i tedeschi qui a Ceprano(come molti uomini) e siccome scaricavo spesso munizioni ed armi ero accusato di aver fornito armi agli assalitori
Noi prigionieri fummo poi trasportati a Arce e messi in una casa nella quale restammo fino a sera; poi fummo portati alle carceri di Paliano".
I rastrellati nel territorio di Ceprano sono 63 mentre nel territori di Falvaterra e Pastena ne vengono rastrellati 9 Tutti costoro vengono duramente maltrattati e condotti dapprima nel convento dei Padri Carmelitani di Ceprano ove vengono raggruppati con i rastrellati nel territorio di Castro dei Volsci e dopo un sommario interrogatorio, quattordici di questi trasferiti ad Arce e successivamente reclusi nel penitenziario di Paliano.

Le fucilazioni di Paliano

Subiscono due processi il 28 marzo e il 14 aprile presso il Tribunale Militare di Velletri. In questa data viene dichiarata la" condanna a morte mediante fucilazione da eseguirsi il 29 aprile per i " politici" Giovanni Ceccarelli, Alfredo Andreozzi, Giovanni Ricci, di Castro dei Volsci e Costantino Valeri di Ceprano".

Condanna inoltre con pene variabili tra i sei e i dieci anni di lavori forzati in Germania Francesco Rossi, Luigi Ignagni e Luigi Ricci.. Ma la sentenza viene rimessa al giudizio di Kesserling il quale accetta la fucilazione dei primi quattro ma ritiene mite la seconda.
Dopo il verdetto Giovanni Ricci, 26 anni, contadino di Castro dei Volsci scrive alla madre:
" Il 29 aprile sono avuto la sentenza di morte così cara mamma mi raccomando di darmi la seconda benedizione e mi raccomando di stare condenda, il destino è stato così nostro Iddio ci aiuta nell'altro mondo. Cara mamma io spero che ritornino i miei fratelli Antonio, Umberto ed Angelo.. se ritornano gli dici che si ricordano di me qualche volta se mi vogliono far dire qualche Messa. Tu mamma datti coraggio più che puoi io spero che Iddio ci aiuti in quell'altro mondo. Non ho più che dirti ricevi i miei saluti e baci tuo figlio Giovanni"

Alfredo Andreozzi, 31 anni di Castro dei Volsci scrive alla moglie
" Carissima moglie ti scrivo questa lettera per darti le mie notizie. E' arrivato il momento mi hanno respinto la domanda di grazia di non aver potuto fare la vita assieme. Datevi coraggio mi raccomando ai miei figli di non abbandonarli per noi è stato questo destino. Confortatevi in famiglia. Non fate lite con nessuno cercate di lavorare alla meglio ricordatevi di me altro non mi prolungo".

Giovanni Ceccarelli, 29 anni sempre di Castro dei Volsci scrive al padre.
" Caro padre mio il mio desiderio che si riunisse la mia famiglia con la tua così potresti educare i miei figli come hai fatto con noi per questo momento nel quale leggerai questa mia lettera saranno senza padre. Ancora una volta mi raccomando a te sei mio padre questo è l'ultimo desiderio della vita mia. Cara madre rivolgo a te ai miei figli e mia moglie. Fate come sono stato io. Statti contenda io muoio contendo, che sono innocente. Vado a riabbracciare la croce di Iddio, sempre contento. Io non posso dirti più nulla, attenta ai miei figli, mettetevi insieme".

Alle 7 del giorno stabilito, assistiti da don Camillo Pesciotti, cappellano del carcere di Paliano Valeri, Andreozzi, Ceccarelli, Giovanni Ricci sono passati per le armi presso la Contrada Mole..
Assieme a loro i tedeschi uccidono anche il partigiano Calogero Pidalà , un siciliano della provincia di Messina, catturato proprio il giorno precedente presso il Ponte Sacco, fra Valmontone e Colleferro

Qualche giorno dopo Luigi Ricci, fratellastro di Giovanni insieme a Luigi Ignagni e Francesco Rossi compaiono nuovamente davanti alla corte marziale, giunta appositamente da Velletri che condanna a morte Francesco Rossi.
Alle rimostranze del cappellano del carcere il quale afferma che non si puo ritornare su una sentenza emessa, il comandante del forte risponde come aveva detto il giudice che aveva sostenuto l'accusa
"Se non erano amati i tedeschi dovevano dare in Italia delle lezioni esemplari per essere temuti e garantirsi cosi le spalle"
Nella mattina presto del 16 maggio Francesco Rossi viene fucilato in un luogo isolato della campagna, nei pressi della località San Procolo. Non conosciamo i motivi per cui per gli altri due la sentenza viene confermata.

Riportiamo gli ultimi istanti di vita di Francesco Rossi:
" Alle tre venne a prelevarlo il plotone di esecuzione.. non venne legato e cosi libero fatto salire insieme a me sul camion. Si giunse a S. Maria di Pugliano, dove si fece sosta per proseguire a piedi fino al posto stabilito per l'esecuzione molto lontano da dove ci trovavamo. Giunti sul posto in contrada Zangati a ridosso di un poggio era pronta una fossa. Fu come gli altri legato alla palina issata sulla fossa, e alle 4,30 cadeva colpito dal piombo tedesco dopo avermi detto " Fa sapere a mamma che io sto qui".

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Un Marchese del Grillo anche in Ciociaria

BANDIERE PD 350-260di Valerio Ascenzi - Tesseramenti annullati, anagrafe degli iscritti del 2013 inesistente e un congresso di fatto mai svolto. Una classe politico–dirigente provinciale che si è autoproclamata sulla presunzione del possesso di una determinata percentuale di rappresentatività che gioca sullo scacchiere per cercare di prendere decisioni che, con la politica apparentemente c'entrano poco.
Un partito in cui le regole sembrano essere sempre di più un optional, da far rispettare solo "a quei poveracci dei semplici iscritti", mentre chi detiene il potere (di fatto o di facciata), può farsene beffe e continuare ad infrangerle a suo piacimento. L'ennesima riprova dello stato di caos interno al PD è la nomina della nuova segreteria di Matteo Renzi, in cui lo statuto del PD, che all'art. 9 l'iscrizione a chi ha militato o ha concorso per movimenti avversari del PD, è stato completamente preso a pernacchie dal pinocchio fiorentino.

«Io fo ddritto lo storto e storto er ddritto: pòzzo vénneve a ttutti a un tant'er mazzo: Io, si vve fo impiccà nun ve strapazzo, ché la vita e la robba Io ve l'affitto». Sembra di sentirli parlar così i big di questo partito. Sembra di sentir parlare così soprattutto alcuni "giovani", che si mettono su un piedistallo affibbiandosi ruoli che nessuno gli ha conferito democraticamente. Gli stessi che a confronto con la cruda realtà della vita, fuori dalle stanze di un partito che non ha contatti con la società, verrebbero cannibalizzati dalla società stessa. Come molti sapranno, ma molti altri no, quelle sopra sono le parole di Giuseppe Gioacchino Belli, estrapolate dal sonetto "Li soprani der monno vecchio". Sognava chissà un mondo nuovo, ma di sicuro non come quello partorito dalla fantasia di Aldous Huxley.Alberto Sordi - Marchese del Grillo
"Li soprani der monno vecchio" è il sonetto da cui Mario Monicelli e Alberto Sordi presero ispirazione per il personaggio di Onorio del Grillo, il marchese che rispondeva alla plebe con le parole del Belli: "Io sò io, e vvoi nun zete un cazzo". Noi semplici cittadini, magari tesserati di un partito al quale teniamo e al quale vogliamo contribuire con la forza delle idee, per questa gente non siamo nulla. Le regole fatte in luoghi lontani dalla società, le regole di un partito come il PD, ci vengono fatte accettare al momento dell'iscrizione. Ma poi possono essere infrante solo da chi detiene il potere.
E allora da anni si assiste a: tesseramenti fatti dopo tempo massimo, considerati comunque validi perché fatti da uno degli uomini o delle donne di potere in un determinato territorio, mentre tesseramenti fatti in tempo utile sullo stesso territorio non sono stati considerati validi; anagrafe dei tesserati del 2013 scomparsa; un congresso svoltosi peggio del conclave in Vaticano (li almeno hanno eletto di recente qualcuno più a sinistra del PD). Pesi diversi e misure diverse a seconda dei luoghi in cui è più forte e radicato l'uno o l'altro, ma anche l'uno o l'altra, esponenti del PD provinciale. Tra questi c'è chi ha la forza della "fuffa" (intesa come l'aria fritta nell'eloquenza) accompagnata al controllo di centri di potere e chi ha solo la "fuffa". Si arrampicano sugli specchi, inviando comunicati stampa in cui si cimentano nell'arte del mirror climbing (l'arrampicarsi sugli specchi). La cosa che fa ancor più sorridere è che inviano questi comunicati sulla stampa locale, parlando in codice e mai spiegando le cose come stanno. Così facendo inviano messaggi cifrati (che spesso vengono fraintesi per mancanza di capacità di codifica di chi invia e di decodifica di chi riceve) ad altri esponenti.
Guerre interne, invidie che poi confluiscono in accordicchi e accorducci, volti a superare solo i problemi personali che un politico ha nei confronti dell'altro. Nel frattempo, per far vedere quanto pesano aizzano la base dei militanti fazione contro fazione. Spaccano interi circoli in due o tre "mozioni" (le chiamano così) per poi far vedere il loro peso. Vanno alla ricerca di accordi esterni al PD, come nel caso dell'elezione del presidente della provincia, cercando la mediazione con consiglieri comunali che non appartengono al PD, promettendo la luna, la tessera del PD (chissà quanto poco vale, se la vogliono dare a tutti quelli che dicono loro e chi vuole impegnarsi no!?).
È così che si creano anomalie come ad Anagni, dove un militante del partito, esponente di una associazione, viene dapprima lasciato da solo a trattare con un candidato sindaco diverso dal PD, e poi abbandonato a se stesso quando il PD decide di appoggiare l'attuale sindaco. Questo militante concorre con una lista civica a sostegno di un'altra coalizione. Finite le elezioni però vorrebbe tornare nel PD. Ma ad impedirglielo, secondo i censori sarebbe l'art. 9 dello Statuto, che vieta a chi milita o a chi ha concorso con movimenti e partiti avversari del PD, di essere tesserato per almeno due anni dall'atto di "insubordinazione". Ma poi ci ritroviamo in segreteria nazionale Stefania Covello, la cui biografia su wikipedia parla di lei solo dal 2013 in poi, come se la sua storia politica precedente non esistesse. Ma la rete non perdona: la Covello, figlia di un ex senatore Dc calabrese (viva il rinnovamento), sarebbe stata eletta consigliere comunale a Cosenza nelle file di Forza Italia. Cambiamo verso: si, di fianco sempre più verso il berlusconismo. La nuova segreteria nazionale di Renzi (e sottolineiamo di Renzi, non del PD) è l'ennesimo schiaffo alla politica. Di sicuro ora il PD troverà soluzioni ai problemi italiani.

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Gavioli è a Bruxelles poi sarà qui da noi in Ciociaria

Eleonora Sevi riceve la petizione di Gavioli di Fausta Insognata Dumano - Martedì 16 settembre 2014, una data che entrerà nella storia delle lotte per la difesa del diritto al lavoro. Stefano Gavioli, l'intellettuale single proletario mantovano, dopo tredici giorni in bicicletta è entrato nel Parlamento europeo, ha consegnato la petizione alla Vicepresidente della commissione lavoro Eleonora Sevi.
La petizione rivendica il diritto al lavoro per i cinquantenni rottamati dal sistema lavorativo, ma troppo giovani per la pensione. Questa manifestazione è singolare nel suo genere, noi siamo cresciuti con immagini di lotte e vertenze, presidi davanti alle fabbriche, tende e megafoni, bandiere, immagini frequenti che sono entrate nel nostro immaginario collettivo tanto da non accorgersene più. Stefano non è andato al Parlamento UE per "il suo caso personale". Stefano ha portato la voce di una generazione privata anche dei sogni. Una generazione dove la precarietà ha distrutto ogni certezza. Il se è l'incipit di ogni frase, se trovo un lavoro, il presente indicativo utilizzato come congiuntivo, il presente indicativo che non ha futuro.

Stefano Gavioli e Eleonora SeviLa precarietà distrugge anche i sogni, persino sognare diventa precario....restituire il diritto a sognare la vita da pensionati, il diritto a sognare senza l'angoscia del vivere senza lavoro, abbrutiti dall'umiliazione di essere considerati scarti della società, dei vuoti a perdere. Stefano ha portato in Parlamento tante vertenze, con lui sono entrati i diseredati di questo secolo. Stefano dopo questa singolare iniziativa si riposerà qualche giorno, ma nella sua agenda c'è già un nuovo impegno, sarà ospite di unoetre.it per parlare di lavoro in una provincia come Frosinone dove il dramma del lavoro è un'emergenza sociale.

Le foto che corredano questo articolo sono del quotidiano "L'Altra Mantova"

 

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Il Telefono Rosa in Ciociaria

Telefono Rosadi Ignazio Mazzoli - Il Telefono Rosa, un nome ed un simbolo ormai nel panorama delle associazioni di volontariato in Italia. Offre aiuto a tutte le persone (donne, anziani, adolescenti) che abbiano subito violenza fisica, psicologica, economica, sessuale, mobbing e stalking. Sono sette gli sportelli nel nostro paese uno di questi è quello di Ceccano, gli altri sono a Roma, Torino, Verona, Mantova, Perugia, Napoli e Bronte in provincia di Catania. In una rosa nazionale così ristretta lo sportello di Ceccano acquista un valore di rilievo. Nella rassegna delle Associazioni presenti in questa provincia era doveroso incontrarlo. Mercoledì 30 ottobre sono stato ricevuto nella sede dello sportello in via Via S. Francesco, nella bella struttura della Mediateca di Ceccano, poco dopo il campo sportivo. Qualche cartello stradale sarebbe molto utile per individuarne più rapidamente i locali. Arrivo mentre la Presidente Patrizia Palombo, insegnante elementare con due consulenti, la dottoressa Angela Spano, Mediatrice familiare e l'Avvocato Cristiana Cialone, civilista e penalista stanno affrontando un caso molto delicato di truffa ai danni di una famiglia con una tossidipendente in "terapia" presso un centro autodefinitosi di disintossicazione che "cura" la dipendenza da droghe con le "vitamine e lo sport" a modici prezzi di qualche migliaia di euro a visita. Sembra che gli siano stati versati già 20.000 euro. Mi chiedono di attendere cosa che faccio volentieri perché mi consente di constatare la reale attività che si svolge in questo sportello di Ceccano e la varietà degli interventi. Infatti, poco dopo lo stesso terzetto di operatrici si occupa dei disagi di una coppia. Sono presenti moglie e marito che affrontano questo colloquio di mediazione familiare, con molto garbo e serenità. Almeno cosi è apparso a me che stavo in un'altra stanza. Forse non tutti gli incontri saranno così pacati, ma certamente gli intervenuti dovevano sentirsi a proprio agio dal momento che parlavano di sé aprendosi e mettendo allo scoperto i proprio sentimenti. Sono certo che si è trattato di una prova di grande professionalità. Qualche dato di questo Telefono Rosa, che sta a Ceccano (ma è una struttura provinciale a cui si rivolgono anche da fuori del nostro territorio): 34 operatrici, erano 13 nel 2008, una media di circa mille telefonate l'anno, un centinaio di interventi in corso, colloqui ed incontri 5 giorni a settimana anche se in orari diversi, ascolto telefonico 6 ore al giorno ed un numero per le emergenze. Come vive questa organizzazione e come si selezionano i suoi dirigenti ed operatori? In una videointervista corale sono registrate le risposte alle domande rivolte alla Presidente Palombo ed alle Consulenti Spano e Cialone, ma è interessante cogliere il senso delle loro risposte anche in questo scritto. L'avvocata Cristina Cialone che cura gli aspetti delle necessarie azioni legali e giuridiche ha insistito molto nel sottolineare come il loro agire debba rispendere all'esigenza di fornire un intervento integrato in cui gli atti di tutela dei diritti offesi non siano mai separati dalla ricerca attenta delle comprensione dei sentimenti mortificati e della psicologia delle persone che allo sportello si rivolgano. Le intervistate hanno cura di rendere evidente il problema sempre da risolvere in una concreta attività di assistenza: riuscire ad assicurare il reinserimento nella vita quotidiana dopo il superamento delle fasi di conflitto (il classico passata la bufera la vita continua), riuscendo a preparare assistite e assistiti a come affrontare e contrastare la rete di pregiudizi e di diffidenza. Bisogna saper acquisire la capacità di interpretare e gestire le situazioni quotidiane delle persone in difficoltà per renderle fiduciose e disposte ad aprirsi, per esporre e raccontare il loro doloroso, quotidiano travaglio. Nelle parole della dottoressa Angela Spano insistente è stata la sottolineatura ai temi dell'attenzione psicologica e della conoscenza degli ambienti di vita di chi ha bisogno di aiuto. Alla conclusione dell'intervista la presidente Patrizia Palombo è ritornata su un tema apparso subito molto importante: la formazione. Nel Telefono Rosa ogni volontaria deveBenincia le violenze prima fare un corso di formazione ed un tirocinio a fianco di operatrici già sperimentate. La preparazione diligente ed approfondita è sicuramente il segreto del buon esito degli interventi operati. "Nessuna di noi può far parte di altre realtà associative o essere un'attivista politica" precisano le intervistate che così definiscono l'identità dello sportello di Ceccano e della provincia di Frosinone: "noi siamo una sede distaccata del Telefono Rosa nazionale, per questo il nostro sportello ha accettato interamente lo statuto, ma per il resto è completamente autonomo, anche economicamente. Tutte le consulenze sono gratuite, essendo un'associazione senza scopo di lucro". Nacque, questo sportello, nel 2007-2008 dopo che il Telefono Rosa nazionale fece un'analisi dei bisogni nel territorio, rintracciando l'opportunità che in Ciociaria ce n'era il bisogno. Così la Provincia propose un progetto e Ceccano fu il primo a rispondere positivamente. Gli accordi infatti iniziarono nel 2004, ma ci sono voluti tre anni per aprirlo. Ceccano è andato ugualmente avanti nonostante tutte le difficoltà e il Comune ha dato gli spazi, la linea telefonica, tutti gli strumenti per lavorare. Quale sostegno vorreste alla vostra attività? E' stata la domanda conclusiva. La risposta non ha incertezze: reperire fondi è la difficoltà più grande. Stiamo andando avanti a contributi, con la quota che ogni socio versa, e che ci da la possibilità di operare, ma oggi chiediamo alle Istituzioni che stabiliscano, per questo tipo di volontariato, norme che rendano obbligatoria e qualificata la formazione di chi opera . No deve esserci spazio per l'improvvisazione. Questo è il sostegno che vogliamo.

Alcune info: Telefono interno: tel: 0775 1886011, cellulare per emergenze: 348 6979882 Come si raggiunge: Treno FS stazione di Ceccano e Autobus Cotral. Giorni di apertura e orari: lunedi, martedì e venerdì dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00; mercoledì e giovedì dalle 15.00 alle 18.00. Ascolto telefonico e comunicazione e-mail: dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00: 0775 1886011. Email:

Questo articolo è stato pubblicato anche sul quotidiano L'Inchiesta il giorno sabato 2 novembre 2013

Il video dell'incontro con Patrizia Palombo, Angela Spano e Caterina Cialone

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Sezze, terra di Ciociaria

A.De Witte Piazza Montanara a Roma 225di Michele Santulli - Sezze, terra di Ciociaria. E' questo il titolo che una associazione culturale di Sezze di concerto e con la partecipazione del Comune hanno dato ad una manifestazione che prenderà l'avvio sabato 22 e si protrarrà per due settimane. La manifestazione verte sulla esposizione di una serie di opere d'arte raffiguranti il costume ciociaro messe disposizione da alcuni collezionisti: si tratta in verità di una selezione molto accurata di acquarelli dell'Ottocento che illustrano personaggi e ambientazioni dell'epoca che gettano luce chiara su quella vestitura immortalata dalla gran parte degli artisti europei e che accomunava tutto il territorio a Sud di Roma, la Ciociaria.

In una piccola sala invece saranno esposti una decina di opere, oli ed acquarelli, che hanno come oggetto la figura del vero brigante ciociaro, cioè quelli di Sonnino e di Itri, i masnadieri autentici, assaltatori di diligenze e di viaggiatori ignari, attivi fino al 1823 all'incirca e poi annientati e messi a tacere dalle autorità borboniche da un lato e da quelle papaline dall'altro. Nella medesima saletta saranno esposte anche le riproduzioni di alcune opere di artisti importanti dell'epoca che illustrano una curiosità succulenta degli abiti dell'ottocento e cioè il costume di Sezze, cioè l'abito indossato dalla donna setina ma quella borghese: una appassionata del luogo è riuscita ad individuare e poi a scovarne le tracce in musei e gallerie attraverso un'opera di ricerca laboriosa e attenta. E quindi portare alla luce un documento dell'epoca veramente ricco di sorprese che assieme al costume di Nettuno, quello di Frascati e quello di Albano gettano luce caratteristica su questo aspetto della vità di quei giorni.

Molto allettante a mio avviso è anche la serie di incontri letterari e storici che la organizzazione è riuscita a mettere assieme, a corredo ed illustrazione delle opere esposte: sabato 22 e sabato 29 gli oratori ritracceranno i confini della patria comune delle località al di quà e al di là dei Lepini e degli Ausoni e degli Aurunci, ne ricorderanno la comunanza anche attraverso l'onomastica e la toponomastica, ne richiameranno alla memoria la secolare migrazione interna specie dalle località della Valcomino e del Cassinate verso Terracina, verso Sezze, verso Velletri, Anzio, Nettuno e naturalmente verso Roma, illustreranno la vicenda dei briganti annidati sui Lepini, sugli Ausoni e sugli Arunci... Un argomento particolare sarà sviluppato da qualificato oratore che getta luce, ed è la prima volta che avviene in un pubblico consesso, su quali saranno le prospettive e le evoluzioni del territorio con la scomparsa delle province, se i sindaci saranno in grado di comprendere e di valutare il nuovo contesto: in realtà è il momento della ricompattazione e della riunificazione, sotto un solo nome e una sola stella, del territorio ora spezzettato tra Frosinone, Latina e Roma.

Un ulteriore motivo di interesse e di attrattiva, questa volta gastronomico, è la costatazione che Sezze è la capitale del carciofo e in verità di una qualità partcolarmente prelibata detta cinara: e in questo periodo avrà luogo la fiera del carciofo che come ogni anno richiamerà migliaia di visitatori e di acquirenti del prezioso frutto che rammenta, grazie alla sua bontà, le virtù preziose della ninfa Cinara che osò respingere le avances priapee dell'insaziabile Zeus.

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Ciociaria: situazione storica eccezionale

Ciocie calzaturedi Michele Santulli - Con la scomparsa delle province questa regione storica italiana si trova ora davanti ad un bivio di portata come suol dirsi storica, prima inimmaginabile. Salvo le solite eccezioni alla regola, quello che le province hanno rappresentato per il destino dell'Italia si vede in giro, basta aprire gli occhi, se ancora si sa leggere: quello che hanno rappresentato per la Ciociaria in particolare è una catastrofe e uno sfacelo, in ogni settore della vita pubblica: ma la sciagura più grande e il disastro maggiore sono stati la cementificazione arrembaggistica e più che selvaggia dell'ambiente e del paesaggio, togliendo e tagliando al futuro gran parte delle possibilità di evoluzione attrattiva e civile e produttiva. Chiediamoci: l'edilizia scolastica, le strade, il turismo, la cultura che più direttamente dipendono dalla provincia, si citi una sola scuola, una sola iniziativa culturale o turistica, una sola strada che non sia un immondezzaio o una pista africana, esiste un solo punto di richiamo e di gratificazione? Zero totale. Per non soffermarci sulla corruzione e sullo sperpero delle risorse pubbliche. I dis-amministratori delle province ciociare hanno tolto le spiagge, hanno tolto i pochi fiumi, hanno, e continuano, a togliere le poche campagne, hanno mandato in rovina o ignorato e negletto l'ambiente e il territorio, le antiche architetture. Hanno avvelenato le campagne. E depravato gli animi; un disastro e un massacro criminali perpetrati nella indifferenza generale dei cittadini pur personalmente interessati e per iniziativa beneaugurante, salvo le immancabili eccezioni, di politici sciagurati e scellerati.

Se si ha coraggio e responsabilità, ora il potere decisionale è in mano ai sindaci, sono loro che ora hanno l'onere della gestione del territorio e della vita pubblica, il loro ruolo si è grandemente qualificato e allo stesso tempo, ancora più determinante e risolutivo è divenuto il suffragio motivato dell'elettorato. Che cosa è dunque la Ciociaria? E' l'immenso territorio che si estende a Sud dei Castelli Romani e partendo dai Monti Ruffi e Simbruini è racchiuso tra gli Appennini e il Tirreno e a Sud delimitato dal fiume Garigliano. Ai tempi di Augusto Imperatore era tutto un territorio fino a Napoli e si chiamava Campania, nel corso dei secoli si divide in due: Campania vera e propria e Campagna di Roma. Quest'ultima si innestava, sostituendolo, sull'antico concetto di Lazio o Latium che fino alla fine del 1800 non andava oltre la linea Tevere-Aniene. Poi nel 1927 e anni successivi tutto questo territorio fu ripartito tra le neo-costituite province di Frosinone e di Latina e della provincia di Roma: venne frantumata e sbriciolata una regione che per secoli e secoli, salvo che per la Terra di Lavoro settentrionale, era stata una e unica sotto una medesima autorità. Destini comuni e radici comuni secolari. La decomposizione completa è avvenuta in queste ultime decadi. Eppure è incredibile quante e quali sono le prove e tracce, pur se non convissute, presenti sul territorio a testimoniare e a provare questi secolari legami e vicinanze.

Ora con la scomparsa delle province si apre lo scenario della ricompattazione e riunificazione.
I tre Sindaci, di FR di LT e di Roma, se consapevoli e consci della incredibile e inimmaginabile occasione -nonché responsabilità- nelle loro mani, hanno la facoltà di rimettere assieme e di ricostituire una unità col nome di: Ciociaria che, si badi bene, non equivale a un tornare indietro come se S.Pietroburgo la si volesse richiamare Leningrado o l'Iran tornasse a essere Persia o la Thailandia il Siam: infatti 'Ciociaria' è una proiezione del passato nel futuro: essa non è mai esistita come entità amministrativa o politica o geografica o di altra natura però è stata la regione ideale che dagli Appennini al Garigliano all'antica Via Appia ha tenuto assieme e contraddistinto folkloricamente e, pare incredibile, culturalmente tutto il territorio, anche grazie agli apporti di vario genere causati e arrecati dalla persistente e continua immigrazione stagionale o stanziale soprattutto dalle località della Valcomino e del Cassinate, unificante e omologante: 'Ciociaria' concetto ideale e spirituale, al di sopra delle parti, suscettibile di spegnere sul nascere tutte quelle discussioni e amenità e insensatezze e diatribe che si andrebbero inevitabilmente ad innestare e innescare a proposito della preminenza o del ruolo di prima donna -perché di ciò si tratta- di LT o di FR o anche di Roma: si immagini, inoltre, che cosa sarebbero capaci di ingarbugliare i politici nostrani dei quali per decenza non facciamo nemmeno i nomi.

Chiamare col nome di 'Ciociaria' l'antica compagine territoriale oggi smembrata in tre province non si farebbe che ripristinare quanto la Storia ha tenuto assieme per secoli e secoli in perfetta armonia e simbiosi. Si aggiunga altresì che probabilmente questo è il solo territorio in Italia ad essere sprovvisto di un connotato storico, una denominazione propria: le Langhe, la Capitanata, il Salento, la Lunigiana, il Cilento ecc. e qui da noi? Senza identità e senza storia: il nome Ciociaria, "questa nobile regione matrice di Roma", darebbe finalmente un connotato uniforme e storico e conosciuto al territorio oggi anonimo e impersonale. Quindi un solo passato comune, un solo avvenire comune, un solo obbiettivo comune.

L'appartenenza amministrativa di oggi è un dettaglio che non è in grado di cancellare la realtà secolare sancita dalla storia e, non si dimentichi, documentata e continuamente ricordata, tra l'altro, da migliaia di opere d'arte pittoriche che confermano la omologazione di cui fin qui, senza menzionare Libero de Libero, Giuseppe De Santis, Alberto Moravia, Anton Giulio Bragaglia, e tanti altri, cantori della Ciociaria e senza menzionare altresì le centinaia e centinaia di libri di viaggio su questi territori scritti nel corso dei secoli e anche la presenza su tutto il territorio di nomi e maggiormente di cognomi che provano e attestano una simbiosi e comunanza inimmaginabili. E' stata solo la insipienza e la improntitudine dei ciociari stessi e delle loro istituzioni a non saper appropriarsi dovutamente del significato e a onorarlo e a dargli dignità. Epperciò il termine Ciociaria è rimasto solamente un concetto folklorico, a sottolineare le affinità delle vestiture che accomunavano, dove più dove meno, tutta la popolazione dagli Appennini alla Via Appia.

Ora è la grande occasione o la grande illusione.

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